Il grido di dolore di nostra Madre Terra
di Michele Boato
Non
si può affrontare oggi il tema della difesa dell’ambiente, del
paesaggio, della salute, senza sottolineare l’enorme novità
rappresentata dall’enciclica Laudato si’, pari, come importanza
storica, solo all’enciclica Pacem in terris del 1963.
L’enciclica
Pacem in terris, che interrompeva una sequela di documenti e di atti
ispirati alla “guerra fredda” tra occidente capitalista e oriente
comunista, ha segnato una svolta storica per la chiesa e per la
politica mondiale, in tema di pace, invitando al dialogo come unica
alternativa al suicidio mondiale per opera di una guerra nucleare.
Essa è uscita qualche mese dopo che l’intervento personale del suo
autore, papa Giovanni XXIII, è stato determinante per portare a
soluzione pacifica la crisi dei “missili a Cuba”, che era
arrivata ad un passo dalla catastrofe nucleare.
Così ora l’enciclica
Laudato si’ di papa Francesco, col suo linguaggio diretto, mette
tutti, credenti e non credenti, di fronte alle pesanti
responsabilità, personali e politiche, verso nostra Madre Terra, che
“protesta per il male che le facciamo”.
Questo documento segna
un’epoca con una priorità massima nella scala dei valori: l’epoca
della salvaguardia del Creato, che va “coltivato e custodito”,
l’epoca, scrive papa Bergoglio, dell’”ecologia integrale”,
che non vede più la specie umana al di sopra della natura (con la
missione di dominarla e utilizzarla ai suoi fini) ma all’interno di
essa, parte di essa.
Non è più il tempo dell’ecologia come pura
difesa estetica del paesaggio, o solo come attenzione nobile alle
specie in via d’estinzione. Il messaggio è chiaro: o ci si salva
assieme a nostra Madre Terra, o per noi non c’è futuro: si va
verso la nostra estinzione, non certo quella di tutto il creato.
Il
nuovo umanesimo che viene proposto comprende il diritto per tutti al
cibo e all’acqua [all'aria, al suolo], e questo implica una giusta distribuzione delle
risorse (senza privatizzazione dei beni comuni) e un nuovo stile di
vita: la “decrescita” per chi ha già troppo e la sobrietà come
valore universale.
E quindi, lodato sia questo nuovo Francesco, che
come il suo predecessore d’Assisi, non si perde in concetti
astratti, ma indica e pratica comportamenti di semplicità, cammina
con chiunque voglia salvare il nostro futuro e ci spinge ad
impegnarsi nel buongoverno della polis.