domenica 6 settembre 2015

Immigrazione: consapevolezza del destino comune


Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
41^ edizione del Forum The European House – Ambrosetti

Cernobbio, 05/09/2015

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La logica emergenziale sta rendendo l'Europa più debole, i suoi cittadini più insicuri e produce diffidenze tra gli Stati membri. Occorre, al contrario, una visione adeguata di lungo periodo e consapevolezza del destino comune. Va sconfitta la paura e il senso della comunanza di interessi deve tornare ad essere la base della strategia continentale.
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Vorrei far riferimento a due questioni cruciali, rispetto alle quali avvertiamo che, oggi, l'azione dell'Europa manca di efficacia:
  • lo avvertiamo nelle carenze nella governance economica di questi anni.
  • lo avvertiamo di fronte alle tragedie, spaventose, di profughi e di migranti, purtroppo sempre più frequenti.
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Sull'altro versante di crisi, quello dell'immigrazione, le chiusure, illusorie, e le inerzie smentiscono drammaticamente i valori della nostra civiltà. Le immagini strazianti - come quelle del piccolo Aylan - confliggono con questi valori, anzi confliggono con la nostra stessa idea di umanità. La commozione a volte perfora la corazza dell'indifferenza, ma siamo lontani dalla percezione del carattere epocale e della dimensione del fenomeno migratorio. E' ancora lunga la strada di politiche comuni, di risposte all'altezza della sfida. Lo spettro che a volte compare è l'Europa della paura, dei muri, dei veti: è l'Europa che insegue e, così facendo, alimenta nazionalismi e populismi.
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Si tratta di un fenomeno [l'immigrazione] di portata inedita, con la prospettiva di flussi sempre più imponenti senza adeguate risposte strategiche. Per questo, in questi giorni, alcuni paesi fondatori hanno richiamato l'intera Unione ad assumere un'azione comune ed efficace.
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l'Europa è un percorso storicamente obbligato.
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Occorre connettere politiche serie e lungimiranti, che affrontino in primo luogo nelle opportune sedi internazionali, le cause immediate e remote all'origine dei fenomeni migratori, che rendano gestibili i flussi, possibile l'integrazione di chi cerca e trova lavoro, più sicure le nostre città. La serietà di queste politiche passa per una collaborazione con i Paesi più poveri, per investimenti che possano favorire la loro crescita e rimuovere le condizioni di invivibilità che spingono i loro cittadini a sfidare qualunque pericolo pur di giungere in Europa; spazio di benessere, di pace, di sicurezza dei diritti. Passa anche, naturalmente, per intese che riescano a stroncare la tratta di esseri umani e a colpire i trafficanti.
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L'alternativa non è tra la resa a un'invasione e la presunta difesa della ''Fortezza Europa''. L'alternativa è tra un'Europa protagonista del proprio destino e un'Europa che subisce gli eventi senza saperli governare.
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Il mondo è in movimento, sulle gambe di milioni di donne, uomini, bambini: un esercito inerme, che marcia alla ricerca della propria salvezza. Cosa possiamo opporre alle loro ragioni? Sono loro, che fuggono dalla violenza e dalla morte, il nostro nemico? O il nemico, piuttosto, va visto nelle guerre e nel terrorismo internazionale, variamente alimentato, che vanno contrastati con decisione, anzitutto sul piano della cultura e della libertà?
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Una politica comune europea - capace di relazioni economiche di pace nel Mediterraneo - è anche l'arma migliore di cui disponiamo nei confronti del terrorismo.
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In definitiva, più Europa. Non vuol dire più vincoli, più burocrazia. Più Europa è la consapevolezza che questa è la dimensione della sfida globale.
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leggi anche http://socialevicenza.blogspot.it/2015/07/lisis-sta-vincendo-non-e-vero.html