mercoledì 20 luglio 2011

6 e 9 agosto 1945 Hiroshima - Nagasaki: per non dimenticare

Comune di Vicenza
Assessorato alla Famiglia e alla Pace
 
6 e 9 agosto 1945
Hiroshima - Nagasaki
per non dimenticare

Il 6 Agosto di sessantasei anni fa, fu sganciata la prima bomba atomica della storia, che rase al suolo la città giapponese di Hiroshima. Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, la stessa sorte toccò a Nagasaki. Un orrore che ha causato più di 200 mila morti nei soli primi mesi successivi alla deflagrazione nucleare. Ad oggi le vittime, secondo alcune stime, sono oltre 350 mila.

PIAZZALE ESEDRA (Campo Marzo) a Vicenza
vicino al busto di Gandhi


Sabato 6 agosto 2011 ore 17,00
Arrivo della carovana “IN BICI PER LA PACE”
(DEF-VK – Associazione dei renitenti al servizio militare  della Baviera )
 gruppo di pacifisti tedeschi partiti da Monaco di Baviera
Incontro con le autorità cittadine e Flash Mob
Organizzato da “Beati i Costruttori di Pace” e “Presidio No Dal Molin”


Martedi 9 agosto 2011 ore 20,30
Incontro “IL NUCLEARE: ieri, oggi…e domani…?”
Proiezione di un filmato 
 intervento di  Michele Boato (“Ecoistituto Veneto Alex Langer”)
Organizzato da “Tavolo della Consultazione” e “Casa per la Pace”


6-7-8-9 agosto 2011 dalle ore 8.00 alle ore 12.00
Presenza silenziosa davanti ai cancelli della base USA
“Site Pluto” a Longare, Vicenza
Organizzata da Gruppo Presenza a Longare “Francesco Scalzotto”




 6 - 9 Agosto 2011
3ª edizione “PACE IN BICI” (Beati i Costruttori di Pace)
che si concluderà il 9 Agosto alle 11.00 davanti alla base USAF di AVIANO (PN),
dove sono tutt’ora depositati una cinquantina di ordigni nucleari

martedì 19 luglio 2011

6 agosto 1945. 9 agosto 1945. 6-9 agosto 2011.

Alle ore 8.15 del mattino del 6 agosto 1945 a Hiroshima fu sganciata la prima bomba atomica. Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945 a Nagasaki alle ore 11.02 del mattino un’altra bomba atomica fu fatta esplodere.

Anche quest’anno proponiamo un momento di riflessione in occasione dell’anniversario di quegli orribili avvenimenti che ancora scuotono, o dovrebbero scuotere, le nostre coscienze.

Le vittime di quelle barbarie si sommano nella storia dell’umanità alle vittime di tutte le atrocità compiute dall’uomo contro se stesso: ricordiamo la Shoah, ma anche Sabra e Shatila, i massacri a Falluja, a Gaza... 150mila morti in Iraq dal 2003 (forse molti di più), 300mila morti nel Darfur dal 2003, 120mila morti in India dal 1979, 50mila morti nel conflitto russo-ceceno dal 1999, 300mila morti in Colombia dal 1964...

Le immani tragedie delle due guerre mondiali portarono ad alcuni buoni e importanti intendimenti, oggi di fatto disattesi:
  • lo Statuto dell’ONU inizia così: “NOI, POPOLI DELLE NAZIONI UNITE, decisi a preservare le future generazioni dal flagello della guerra”...
  • la dichiarazione universale dei DIRITTI DELL’UOMO
  • la nostra costituzione all'Art.11 recita: “L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA”.
L'Art. 11 è UN RIPUDIO vincolante affinché il POPOLO ITALIANO NON OFFENDA PIÙ GLI ALTRI POPOLI.

Prevalgono le ragioni degli interessi economici sulle ragioni della coscienza, la menzogna sulla verità. Nonostante tutto quello che l’umanità ha sofferto e sta soffrendo, troppe “intelligenze” sono al servizio dei privilegi di pochi piuttosto che del bene per tutti, dello sterminio “scientifico” piuttosto che del progresso umano, della distruzione dell'ambiente piuttosto che della sua tutela. 
 


Ci diamo appuntamento davanti ai cancelli di “Site Pluto”
base in territorio italiano ma sotto controllo USA, situata nel comune di Longare, Vicenza, avamposto delle guerre di aggressione in Afghanistan e Iraq, a difesa non nostra ma degli interessi economici USA nel Vicino Oriente e in Africa, a difesa dei privilegi di una piccola parte della popolazione americana

sabato 6 agosto dalle ore 8.00 alle ore 12.00 nel giorno di Hiroshima
domenica 7 agosto dalle ore 8.00 alle ore 12.00
lunedì 8 agosto dalle ore 8.00 alle ore 12.00
martedì 9 agosto dalle ore 8.00 alle ore 12.00 nel giorno di Nagasaki


il Gruppo presenza a Longare “Francesco Scalzotto”

martedì 12 luglio 2011

La valle si ribella PARTE 1: I "WHITE BLOCK"

da http://www.giornalismi.info/gubi/articoli/art_8857.html


La valle si ribella: I "WHITE BLOCK"

Parte I - 2 luglio: i "white block" assediano la cattedrale

In questo caldissimo luglio ad alta velocità di repressione, decido di "autoinviarmi" in Val di Susa per osservare con i miei occhi un fenomeno di resistenza popolare che interpella le coscienze di tutto il paese, chiamato a scegliere tra il disinteresse e l'impegno a difesa dei beni comuni.
E' così che mi metto in macchina e il giorno prima degli scontri scopro che le prime "barricate" di protesta sono già state innalzate lontano dai cantieri. A Susa, in pieno centro e proprio davanti alla cattedrale osservo barricate simboliche, fatte di striscioni, chitarre, ramoscelli di lavanda distribuiti ai presenti, testi e canti per pregare e meditare.
Dietro questo "assedio" della sede vescovile c'è la mano del gruppo "Cattolici per la vita della Valle", che la sera di sabato 2 giugno ha voluto pregare per chiedere "Giustizia, pace e salvaguardia del creato", con particolare attenzione verso quella parte del creato che rischia di essere devastata dal progetto TAV.
"Questa lotta ci ha insegnato a stare assieme - racconta Eugenio, uno dei partecipanti alla Veglia -. Abbiamo imparato a superare i recinti dei vari gruppi, ed è dal dialogo che nasce la nostra forza".
La veglia è guidata da Don Michele Dosio, che ha alle spalle un passato di prete operaio ed esperienze di "chiesa popolare" a Torino. "Siamo determinati a portare questa lotta fino in fondo - spiega Don Michele - ma siccome siamo credenti, oggi pregheremo anche per chi non la pensa come noi".
A margine dei canti e delle letture, la veglia è stata segnata anche dal conflitto con il vescovo di Susa, Monsignor Alfonso Badini Confalonieri (membro del Consiglio per gli affari economici della CEI) che ha negato l'utilizzo della Cattedrale costringendo il gruppo a pregare all'esterno.
Un divieto che ha "dato scandalo" a molti fedeli, anche in considerazione del contrastante "via libera" ricevuto dal parroco della Cattedrale don Ettore de Faveri, che pure avrebbe dovuto avere un suo "peso politico" in quanto direttore della rivista diocesana.
Una signora presente all'evento non riesce a trattenersi, e si avvicina a don Ettore: "sono arrabbiatissima, scriverò una lettera al Vescovo". Don Michele guarda il bicchiere mezzo pieno e durante la veglia spiega che "non è un caso se siamo qui a pregare fuori dal tempio: la nostra presenza ha un forte valore simbolico".
Sia come sia, non è la prima volta che il vescovo di Susa si dimostra poco sensibile alle ragioni della protesta, anche a quelle ragioni che affondano le loro radici nei valori del cristianesimo. Già a maggio, in occasione della costruzione di un pilone votivo nel presidio della Maddalena di Chiomonte, Monsignor Badini aveva annunciato la terzietà della sua Curia rispetto alla questione: "sulla Torino-Lione in Valle di Susa c'è libertà di pensiero e di coscienza, perché la Chiesa è di tutti, sia di chi è a favore, sia di chi è contrario alla Tav. E' giusto che la Chiesa non abbia una posizione ufficiale sull'opera perché deve rappresentare tutti".
Detto in altre parole, nonostante il dettato biblico che ci affida la terra come custodi lasciandone la proprietà a Dio, a detta del Vescovo Badini nella Chiesa Cattolica esiste una sorta di "par condicio" tra i "No Tav" e chi sostiene interventi sul territorio che molti credenti potrebbero considerare una violenza "contro natura" dal carattere blasfemo.
Una scelta di "non intervento", quella di Badini, che potrebbe sembrare fin troppo pilatesca, coerente con una Chiesa dove trovano posto i cappellani militari e la nonviolenza francescana, ma comunque è un passo avanti rispetto alle opinioni espresse un paio di anni fa da Severino Poletto, all'epoca arcivescovo di Torino, che spronò apertamente i politici torinesi ad essere più risoluti nella realizzazione della Tav.
L'iniziativa dei "Cattolici per la vita della Valle", le posizioni diverse e conflittuali emerse all'interno della Diocesi e l'esistenza di un fronte "No-Tav" tutto interno alla Curia di Susa non lasceranno traccia nelle cronache dei giorni successivi.
Purtroppo le minoranze di cittadini fanno notizia solo quando tirano sassi, e le minoranze cattoliche fanno notizia solo quando tirano acqua al mulino di qualcuno. Così va a finire che gli unici giornalisti presenti all'evento sono il sottoscritto e una collega che lavora per una rivista Svizzera. Eppure il numero dei presenti era paragonabile a quello dei manifestanti che il giorno dopo sarebbero stati sulle altre barricate, quelle con gli sbarramenti organizzati dal Governo anziché dalla Curia.
Mentre partecipo a questa preghiera spontanea e non riconosciuta dal Vescovo, mi chiedo come sarebbe il mondo se ciascuno facesse il suo mestiere, con i Vescovi che smettono di fare i politicanti e aprono le porte delle chiese per riprendere il loro ruolo di pastori alla guida del popolo di Dio (anche quando è autoconvocato) con i politici che la smettono di fare i chierici investiti da un potere divino e riprendono ad ascoltare con umiltà la voce del popolo italiano, con i poliziotti che smettono di fare le "guardie giurate" delle aziende e riprendono a difendere i cittadini, anche e soprattutto dal malaffare e dalle speculazioni in odore di Mafia.
E con questi pensieri che mi frullano in testa, vado a cenare a Bussoleno, in un noto ritrovo di "facinorosi No-Tav" dove gli unici "preparativi di guerriglia" a cui assisto riguardano la distribuzione di bandiere e fazzoletti col simbolo della protesta. Come "autoinviato" non posso esagerare con la nota spese, e per dormire mi basta parcheggiare la macchina in uno spiazzo tranquillo appena fuori Chiomonte e reclinare il sedile. Sono troppo stanco per scegliere quale spezzone di corteo seguire, e rimando la decisione al giorno dopo.
(Fine prima parte)

 

domenica 10 luglio 2011

L'indignazione e la speranza

da http://www.cadoinpiedi.it/2011/07/04/lindignazione_e_la_speranza.html

L'indignazione e la speranza

di Luca Mercalli - 4 Luglio 2011

Ieri ho partecipato alla manifestazione in Val di Susa. Eravamo in migliaia, a manifestare pacificamente il nostro dissenso. Sui giornali e dalla politica solo menzogne

Luca Mercalli Sono appena rientrato dopo 6 ore di marcia a Chiomonte. Incredibile, un serpente umano colorato e festante proveniente da tutta Italia percorreva i boschi verdeggianti della media Valsusa in una giornata calda e luminosissima. La stima minima è di 50.000 persone, quella massima 100.000, fate voi... Statale del Monginevro bloccata e autostrada pure.

In queste ore ancora si sparano lacrimogeni, un teatro osceno per un Paese civile nel museo archeologico del villaggio neolitico della Maddalena di Chiomonte, che la polizia ha usurpato come suo quartier generale. Lì, nel punto di contatto tra manifestanti e poliziotti io non sono stato, e qualche ferito c'è, qualche sasso è volato, qualche episodio da deplorare può darsi che ci sia, ma aspettiamo a parlare quando avremo sentito i racconti e visto i video di chi era lì... Il 412 della polizia ha volato sopra di noi come fossimo stati in Afghanistan, dalle 8 alle 18 almeno, e sono 100 euro al minuto... io non ci sto, è uno scenario surreale per aprire un cantiere.

Ciò che vi vorrei dire a caldo è:

1) già ora le prime pagine dei giornali titolano di guerriglia, di back bloc e altre amenità simili: si tratta di elementi del tutto marginali della giornata, ciò che conta, e che doveva essere oggetto dei titoli, è l'enormità della gente normale qui confluita, cittadini italiani ed europei, famiglie con bambini, pensionati, professionisti, docenti, medici, artigiani, studenti che da tutta italia (pullman da Pisa, Macerata, Udine, Bologna, Genova...) hanno affrontato levatacce e disagi, per venire a passare una domenica di civile indignazione insieme a noi. Chapeau a tutti loro, che dimostrano come vi sia una presa di coscienza sempre più vasta del problema dei beni comuni e una voglia individuale di "contare" qualcosa sul piano delle scelte. Mi sembra che politica e giornalisti siano terribilmente indietro, impegnati a proteggere i loro privilegi o tremebondi a sperare che il loro servilismo porti una promozione sulla scala sociale. Ma la gente sta correndo più veloce di loro. Ho parlato con centinaia di persone e ne ho tratto una grande impressione di competenza, di coraggio, di onestà, di passione. Altro che black-bloc!

2) tutti hanno ben chiaro, per vivere ogni giorno sulla propria pelle altre simili usurpazioni sui loro territori, che le priorità per il Paese sono altre, che nessuno vuole questi monumenti faraonici ma desidera interventi semplici, evidenti e efficaci sulla quotidianità. Tutti hanno ben chiaro che i tempi stanno cambiando in fretta. Nelle ore di marcia sotto il sole, i discorsi che sentivo fare erano dei rapporti dell'Asia con il mondo occidentale, della crisi delle risorse, dell'opposizione economia capitalistica-benessere, dell'impossibiltà della crescita continua, della crisi petrolifera... insomma, un campione interessante di pubbliche riflessioni sul presente e sul futuro.

3) speriamo che ognuno di loro stasera su facebook dica: "c'ero anch'io e vi spiego quali menzogne i giornali e la tv diffondono su di noi e su questa faccenda".

4) fino al 12 luglio 1980 non c'era il traforo autostradale, quindi sulla ferrovia attuale passavano tutte le merci e i passeggeri per la Francia, inclusa la navetta per le automobili Bardonecchia-Modane. Nel 1980 eravamo forse all'età della pietra? La ferrovia attuale bastava allora, basterebbe a maggior ragione in un mondo futuro con meno risorse. Ma Chiamparino è al delirio sviluppista e vede il Tav Valsusa come una fede: o il Tav o la terribile decrescita! Allora Tav sia. Aggiungo che un'opera di questo genere avrebbe un overhead di sistema enorme rispetto a opere più semplici e resilienti. In un'epoca postpicco petrolifero, l'imponente infrastruttura tecnologica ed energetica necessaria a garantire la sicurezza di un tunnel di 54 km con temperature interne di oltre 50 C, collasserebbe dopo pochi mesi, anche solo per via dei costi. Vedere Rutilio Namaziano... le mitiche strade di Roma, poco dopo la caduta dell'impero erano impraticabili per mancanza di manutenzione e si preferiva il periglioso viaggio via mare da Roma alla Liguria piuttosto che affrontare il fango dei tratturi maremmani...

5) finanziamento europeo: per ora, a inizio cantiere, si parla di sbloccare 671 milioni di euro, pari a circa il 4,5% del valore del progetto (calcolato dell'ordine dei 15 miliardi di euro, anche qui non ci sono mai numeri trasparenti). In caso di realizzazione successiva, si parla di ulteriore finanziamento EU del 30% della sola tratta internazionale, che escluderebbe quindi i circa 2 miliardi di euro della tratta di adduzione Torino-Chiomonte, interamente a carico italiano. Sono dati vaghi perchè è quel poco che si riesce a leggere sui giornali locali. Anche questo fatto dovrebbe indignare tutti: non c'è uno straccio di rapporto ufficiale che faccia chiarezza verso i cittadini. I promotori, che i dati immagino li avranno, con fior di tecnici pagati per far solo quello, tacciono, lasciando tutti noi a baloccarci con stime e supposizioni. Anche questo è strano: se avessero dati seri, certi e inoppugnabili a sostegno dell'opera, non pensate che avrebbero già convocato una conferenza stampa internazionale, spazzando via ogni nostra chiacchiera? Invece stanno nascosti nelle gallerie, lasciando che la gente si arrabbi, che i politici sfornino la loro retorica, che i pochi come noi che tentano di ragionare si spacchino la testa su dati faticosamente estratti qua e là.

6) la stretta alleanza politica bipartisan che mostra un tenacissimo blocco favorevole all'opera, è un altro elemento di sospetto. In genere il politico, massimamente quello italico, quando trova un muro invalicabile nei propri affari, lo aggira, scantona, sceglie altri obiettivi più facili, ma non si mette contro una marea montante di rabbia popolare che sta diventando un elemento incognito estremamente instabile. Qui invece sono passati vent'anni di proteste e continuano tutti imperterriti ad andare in rotta di collisione contro il massiccio d'Ambin. Butto lì, non è che devono aver fatto tante e tali facili promesse sulla divisione di questa appetitosa torta, che ora qualcuno ha la canna di fucile puntata dietro la schiena se non le mantiene e non paga pegno?

Ciao a tutti dalla Valsusa, qui comunque è una serata ancora molto calda. Speriamo che serva a qualcosa.