venerdì 29 novembre 2019

Tempo di Avvento: Attendere e Accogliere

Grazie a: 
Associazione Presenza Donna
Centro Documentazione e Studi

Brevi commenti ai vangeli di avvento a cura di Donatella Mottin

Per i credenti, le settimane dell’avvento vedranno, come momenti centrali, i testi dei vangeli della domenica. Testi che ci aiuterebbero sicuramente a vivere più in profondità i nostri giorni, se ne “masticassimo” qualche frase ascoltata, se si affacciassero tra tutte le cose, gli incontri e gli scontri delle giornate che ci porteranno al Natale. Ogni frase dei vangeli è stata scelta, meditata, pregata dagli autori prima di confluire nei testi, e non potendo soffermarci su tutte, lo facciamo su una per ognuna delle quattro domeniche di avvento.

1a domenica - Matteo 24,37-44
“Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”
Siamo spesso portati, ascoltando questo brano, a fermare la nostra attenzione sui segni da fine del mondo che vengono nominati e che provocano timore. Rischiamo di perdere di vista l’invito del brano che non è minaccia o giudizio, ma proposta di cammino: “Vegliate...”.
Gesù non presenta come negative le cose che tutte e tutti siamo chiamati a svolgere nel nostro quotidiano, come ricorda negli esempi relativi al diluvio, ma chiede di svolgerle in altro modo, con una consapevolezza diversa, senza lasciarsi prendere dalla ordinarietà della vita al punto tale da chiudere il nostro sguardo e non accorgerci di quanto sta accadendo. Un paio di capitoli dopo, Matteo nel suo vangelo ci racconta un’altra esortazione simile che ci aiuta a leggere anche questa: è l’invito alla veglia che Gesù fa ai suoi discepoli nel Getsemani: “Rimanete qui e vegliate con me” (Mt 26,38), mentre invece i discepoli si rifugiano nel sonno. Il richiamo a vigilare è quindi legato a un essere pronti, a tenere gli occhi aperti, capaci di cogliere il tempo che viviamo, senza lasciarci vincere dallo scoraggiamento e dalla paura. Assumersi la responsabilità di guardare con gli occhi di Dio quanto accade, sapendo che il suo è sempre uno sguardo di misericordia. La nostra attesa non può essere di pericoli, distruzioni, morti, noi attendiamo l’irrompere di Dio nella vita e nella storia, per trasformare le nostre vite e le nostre storie…

2a domenica - Luca 1,26-38
“E l’angelo si allontanò da lei”
Era giovane Maria e sicuramente con tanti sogni e progetti per la sua vita futura con Giuseppe a cui era promessa. In un momento, tutto sbiadiva fino a scomparire, a causa dell’angelo mandato da Dio nella sua casa, a Nazareth, cittadina mai nominata nelle Scritture, terra di confine dove la vita era intrecciata con quella di tanti pagani. L’angelo aveva parlato del concepimento di un figlio che sarebbe stato l’Altissimo, il figlio di Dio, ma era lei a dover scegliere, Dio rispettava la sua libertà.
Aveva chiesto spiegazioni Maria, perché non capiva, era turbata e si chiedeva il senso di quanto stava accadendo. Poi aveva detto il suo . E l’angelo si era allontanato da lei. Non la semplice costatazione di un fatto temporale, ma la descrizione in scarne parole dei giorni futuri: l’angelo non sarebbe più tornato a rispondere alle domande, a chiarire dubbi, a nominare eventi che dimostravano l’intervento di Dio come la gravidanza di Elisabetta. Non ci sarebbero più stati angeli nell’esistenza di Maria.
Come per ciascuna e ciascuno di noi: qualche istante di luce e poi la fatica della fede, a volte la sensazione di una pesante solitudine; chiarezze poche, dubbi tanti.
Maria trascorre tutto il resto della vita a rendere quel primo l’origine e il centro di tutte le scelte; spesso senza capire, custodendo nel cuore i fatti, gli incontri, gli avvenimenti, come ci ricorda l’evangelista Luca con una frase che potrebbe essere tradotta anche con: “Maria prendeva i pezzi e li metteva insieme”. Ci vuole una vita… anche per noi se, come Maria, vogliamo dire: “Ci sono mio Dio, e farò tutto quello che posso perché il tuo sogno per me, accada”.

3a domenica - Matteo 11,2-11
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”
Giovanni è in carcere, molto probabilmente consapevole che da lì non uscirà vivo. Aveva passato tutta la sua esistenza a richiamare alla conversione. Aveva battezzato con acqua, anticipando chi lo avrebbe fatto in Spirito. L’ultimo dei profeti che, in quanto tale, cercava di leggere il senso della storia e di dire la visione di Dio sulla realtà, manda a Gesù – tramite i suoi discepoli – una domanda drammatica: “Sei tu…?”. Giovanni aveva presentato il Messia come colui che portava la scure per tagliare ogni albero che non dava frutto e gettarlo nel fuoco, colui che avrebbe battezzato i giusti e distrutto con il fuoco i peccatori. Gesù non si comporta così, lui comunica vita anche ai peccatori, anche ai nemici… e Giovanni non comprende più.
La domanda del Battista è tremenda perché è la nostra stessa domanda: che Dio aspettiamo? In che Dio crediamo? Abbiamo sbagliato tutto?
Gesù prende come risposta, per chi lo ascolta e per Giovanni, parte del discorso di Isaia (35 e 61) solo per quanto riguarda le azioni che tendono a restituire la vita a tutti.
Il Messia è quel bimbo venuto, il Dio fragile, debole, il cui segno principale è la piccolezza e l’assunzione dei nostri limiti. È questa la buona notizia: la liberazione per ogni donna e per ogni uomo, la misericordia per tutte le situazioni, l’accoglienza di tutti i bisogni, le attese, le domande.
E beato chi non si scandalizza di questo Dio.

4a domenica - Matteo 1,18-24
“Giuseppe, suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”
Mentre Luca racconta l’annunciazione a Maria, Matteo narra l’apparizione dell’angelo a Giuseppe. In un unico versetto il testo ci dice che Maria si trovò incinta, prima di andare a vivere insieme al suo sposo, per opera dello Spirito Santo; poi viene presentato Giuseppe: un uomo giusto e pio. Questo termine “giusto” non era inteso – come è spesso per noi – in senso moralistico, ma veniva usato per indicare un ebreo fedele osservante di tutte le prescrizioni della legge. Proprio per l’osservanza a quella legge, Giuseppe avrebbe dovuto denunciare pubblicamente Maria, che sarebbe così andata incontro alla lapidazione. Ma egli non vuole farlo e pensa di ripudiarla in segreto, perché l’atto di ripudio consisteva in una semplice affermazione scritta che scioglieva il matrimonio.
Il fronte della Legge si incrina di fronte a una scelta d’amore: Giuseppe va contro alle proprie convinzioni e regole religiose e in questa breccia, provocata dalla sua scelta, può farsi spazio la parola e il progetto di Dio che dice a Giuseppe di non temere e prendere con sé Maria e il bambino.
Nel testo del vangelo che precede questo, viene narrata la genealogia di Gesù, con i nomi di tutti gli uomini che “generavano” i figli maschi della propria discendenza, come era usanza dire per gli ebrei. Questa lunga genealogia si interrompe con Giuseppe: egli, infatti, non “generò” Gesù; molto più semplicemente e profondamente, lo accolse.

primolunedìdelmese


mercoledì 27 novembre 2019

Una Legge di Bilancio per cambiare il Paese

dalla pagina http://sbilanciamoci.info/una-legge-di-bilancio-per-cambiare-il-paese/



Con la sua Controfinanziaria Sbilanciamoci! delinea una manovra economica alternativa a quella del Governo: massicci investimenti per il Green New Deal e drastica riduzione delle spese militari; consistente iniezione di risorse per istruzione e sanità e una politica fiscale che colpisca le rendite finanziarie e i grandi patrimoni; investimenti nel welfare e riduzione dei sussidi […]
La Campagna Sbilanciamoci! ha presentato oggi alla Camera dei Deputati la sua Controfinanziaria, giunta alla ventunesima edizione.
Come ogni anno il Rapporto di Sbilanciamoci! passa al setaccio il Disegno di Legge di Bilancio presentato dal Governo e delinea una manovra economica alternativa su diversi fronti: fisco e finanza, lavoro, previdenza e reddito, istruzione e cultura, ambiente, welfare e altraeconomia, pace e cooperazione internazionale.
Quest’anno sono 102 le proposte concrete e dettagliate che vanno in una direzione diversa da quella delle Leggi di Bilancio di questi anni: massicci investimenti per il Green New Deal e drastica riduzione delle spese militari; consistente iniezione di risorse per istruzione e sanità e una politica fiscale che colpisca le rendite finanziarie e i grandi patrimoni; investimenti nel welfare e riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi. Formuliamo nel nostro Rapporto l’urgenza di una seria politica per l’uguaglianza. Non è accettabile che nel nostro Paese aumentino così pesantemente le disuguaglianze: i provvedimenti contro la povertà sono certo necessari, ma serve qualcosa di più, una politica redistributiva e di sostegno dei redditi.
La nostra manovra 2020 è di 46,4 miliardi di euro, a saldo zero, senza che cresca il debito e includendo la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Con due avvertenze: la prima è che una intelligente politica di sforamento dei vincoli e dei trattati europei è comunque necessaria. Ad esempio, si dovrebbero scorporare dal computo del rapporto Deficit-Pil gli investimenti ambientali e sociali. La seconda avvertenza è che quanto prima bisognerà mettere mano alle aliquote dell’Iva. Non è accettabile che si paghi il 10% di Iva su una lattina di Coca Cola o su un barattolo di tartufo e il 22% sugli assorbenti.
La Legge di Bilancio del Governo Conte II è una manovra di galleggiamento, all’insegna del “vorrei, ma non posso”. La manovra alternativa di Sbilanciamoci! propone invece il coraggio del cambiamento: una Legge di Bilancio che va – radicalmente – nella direzione di una economia diversa e di un nuovo modello di sviluppo, con al centro il lavoro, i diritti, l’ambiente.
Non possiamo continuare a spendere ogni anno più di 19 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi (l’80% per le fonti fossili) e spenderne altri 12 nei prossimi anni per gli F35. Con quei soldi potremmo mettere in sicurezza il territorio e le oltre 9mila scuole del Paese che si trovano in condizioni degradate e che non rispettano le norme antincendio o di stabilità degli edifici.
Serve una politica economica che archivi l’austerità e rilanci la domanda e i consumi interni; che privilegi gli investimenti e la politica industriale invece che gli sgravi fiscali alle imprese e il mercato; che punti sull’innovazione e la ricerca e non sulla competizione al ribasso che mortifica i salari e precarizza il lavoro.
Il nostro Rapporto è a disposizione delle organizzazioni della società civile per incontri, iniziative e manifestazioni, dal Nord al Sud. Ed è a disposizione dei Deputati e dei Senatori, per i loro emendamenti, e del Governo, auspicando ripensamenti e innovazioni nel testo della Legge che sarà definitivamente approvata prima della fine dell’anno.
Un cambio di rotta è sempre di più necessario, per instradare il nostro Paese verso un futuro sostenibile, capace di creare lavoro, assicurare i diritti sociali ed economici a tutti e a tutte e contribuire a costruire in Europa una prospettiva di benessere e di solidarietà.

Cambiamenti climatici, le emissioni di gas serra continuano a crescere: nuovo record negativo

dalla pagina: https://scienze.fanpage.it/cambiamenti-climatici-le-emissioni-di-gas-serra-continuano-a-crescere-nuovo-record-negativo/

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha annunciato che le emissioni di gas serra hanno raggiunto un nuovo, storico record negativo. Le concentrazioni di anidride carbonica nel 2018 sono infatti state superiori rispetto a quelle del 2017, raggiungendo la soglia delle 407,8 parti per milione (ppm) contro le 405,5 ppm dell’anno precedente. Continuiamo a riscaldare il pianeta nonostante i proclami dell’Accordo di Parigi sul clima, avvicinandoci sempre più rapidamente al punto di non ritorno. 

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dalla pagina http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Clima-rapporto-UNEP-2019-la-Terra-verso-un-aumento-di-temperatura-di-3-virgola-2-gradi-Onu-non-si-puo-piu-aspettare-c0766ee4-e2dc-4d07-8404-ffc64954fa83.html

Rapporto UNEP 2019 Clima, la Terra verso un aumento di temperatura di 3.2 gradi. L'Onu: "Non si può più aspettare" Per il direttore esecutivo dell'Unep Andersen se non si agisce subito "l'obiettivo dell'1,5 gradi sarà ormai fuori portata prima del 2030", perché ogni anno di ritardo oltre il 2020 comporta la necessità di tagli più rapidi, che diventano più costosi, improbabili e poco pratici.

Il mondo è diretto verso un aumento della temperatura di 3,2 gradi dai livelli pre-industriali, col grande rischio di eventi climatici distruttivi. È il monito lanciato dall'ultimo rapporto dell'agenzia per l'ambiente dell'onu, l'Unep. Le emissioni, ricorda lo studio "Emission gap 2019", sono aumentate dell'1,5% all'anno nell'ultimo decennio, nonostante l'aumento dell'azione sul clima. 

Le emissioni globali di gas serra sono salite a 55,3 gigatonnellate di co2 equivalente nel 2018, e vanno tagliate del 7,6% ogni anno dal 2020 al 2030, per contenere entro fine secolo l'aumento medio della temperatura a 1,5 gradi, come auspicato dall'accordo di parigi sul clima. Se si punta a contenere l'aumento della temperatura globale entro i 2 gradi, gli stati devono triplicare i livelli degli obiettivi climatici che vengono aggiornati ogni cinque anni (Nationally determined contributions). 

Se invece si punta a +1,5 gradi, gli sforzi devono essere quintuplicati. A novembre 2020, in occasione della conferenza mondiale delle nazioni unite sul clima (Cop26) che si terrà a Glasgow, in Gran Bretagna, i paesi che hanno sottoscritto l'accordo di Parigi dovranno indicare nuovi ulteriori impegni di riduzione dei gas serra da raggiungere entro il 2030. 

Ma il direttore esecutivo dell'Unep, Inger Andersen, avverte che "non si puo' aspettare" sino alla fine del 2020. Dalle citta' alle regioni, agli stati, dai singoli alle piccole comunita', alle aziende, "ciascuno deve agire adesso" tagliando i gas serra quanto piu' possibile e quanto prima. Altrimenti, rileva Andersen, "l'obiettivo dell'1,5 sara' ormai fuori portata prima del 2030", perche' ogni anno di ritardo oltre il 2020 comporta la necessita' di tagli piu' rapidi, che diventano piu' costosi, improbabili e poco pratici. 

I paesi del g20 rappresentano in totale il 78% di tutte le emissioni, ricorda l'Unep, ma solo cinque si sono impegnati a raggiungere zero emissioni entro il 2050. 

giovedì 21 novembre 2019

21 novembre: Giornata mondiale della pesca, Turkson: i consumatori siano responsabili

dalla pagina https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2019-11/messaggio-giornata-mondiale-pesca-cardinale-turkson.html

Si celebra oggi la “Giornata mondiale della Pesca”, un’occasione per sottolineare l’importanza di un settore essenziale per la sopravvivenza e il fabbisogno alimentare di almeno 800 milioni di persone

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano


Ascoltare le voci dei pescatori e delle loro famiglie. È questa la priorità indicata nel messaggio firmato dal cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale, in occasione dell’odierna Giornata mondiale della pesca. Il Dicastero vaticano esorta, in particolare, ad affrontare il tema scelto per quest’anno, “Responsabilità sociale nella filiera ittica”, con l’approccio integrale promosso dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco che insiste sulla necessità di una ecologia integrale. Nel messaggio si invita anche ad “insistere sulla responsabilità sociale delle imprese”, dalle multinazionali alle piccole aziende familiari, e a creare “una sinergia tra le diverse autorità governative e marittime” per vigilare sulla tutela dei diritti umani”.

Responsabilizzare i consumatori

Ricordando l’enciclica Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI, nel messaggio si ricorda che si devono “responsabilizzare i consumatori, che con il peso delle loro scelte possono condizionare le decisioni e le scelte di mercato delle imprese”.

“È bene che le persone si rendano conto che acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico. C'è dunque una precisa responsabilità sociale del consumatore, che si accompagna alla responsabilità sociale dell'impresa (Benedetto XVI, enciclica Caritas in veritate)”

“È quindi urgente – si legge infine nel messaggio – che i governi, anche attraverso la collaborazione con organizzazioni internazionali e regionali e la società civile, affrontino la questione della responsabilità sociale nel settore della pesca, e più generalmente in tutti i settori che concernono i rapporti tra oceani e umanità”. Nel mondo sono direttamente impegnate nel settore della pesca e dell'acquacoltura circa 60 milioni di persone, tra le quali il 14 per cento donne.

21 novembre: Giornata Nazionale Degli Alberi

dalla pagina https://www.legambientescuolaformazione.it/eventi/festa-dellalbero-2019-2020


Festa dell'albero - a.s. 2019-2020


Giovedì 21 novembre rinnoviamo alle scuole l'invito a mettere a dimora nuovi alberi, piccole piantine o semi, per inaugurare una serie di azioni che ci accompagneranno per i prossimi mesi e anni in difesa del clima, per la salvaguardia del Pianeta e di chi ci vive.
Un albero per il clima è l'azione che invitiamo a fare quest'anno in occasione della Festa dell'Albero alle migliaia di classi che aderiscono all nostra storica campagna, andando anche a contribuire all'ambizioso ma realistico obiettivo posto dalla Comunità Laudato Si di piantare 60 milioni di nuovi alberi nel nostro Paese.
Per darci riscontro di quanto questa giornata di volontariato sia determinante per questa azione ecologica e nello stesso tempo educativa e sociale, vi chiediamo di fare una foto o un breve video della piantumazione e condividerla sui social con l’hashtag #changeclimatechange e di censire il vostro albero con un nome (dato dalla classe o dal gruppo che lo ha piantato), la specie di appartenenza, la localizzazione e una dedica sul perché si è deciso di piantarlo.
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CAMPAGNA NAZIONALE «UN ALBERO IN PIÙ»

Parte dalle Comunità laudato si' un appello per contribuire all'abbattimento dell'anidride carbonica in atmosfera. La strategia è quella di «piantare alberi: milioni, miliardi di alberi». Un invito rivolto tanto ai cittadini quanto al mondo delle istituzioni 

domenica 17 novembre 2019

Signor Ministro… e la Pace?

da Mosaico di Pace, Ottobre 2019, Editoriale "Signor Ministro… e la Pace?" di Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente Pax Christi Italia

dalla pagina http://www.donpaolozambaldi.it/2019/10/signor-ministro-e-la-pace-mons-giovanni-ricchiuti-presidente-pax-christi-italia/

Caro Ministro della Difesa Lorenzo Guerini,

Mi rivolgo a lei dalle pagine della rivista promossa da Pax Christi, Mosaico di pace, innanzitutto per augurarle buon lavoro e per chiederle che alcuni temi – cari a noi e a tante altre donne e uomini che credono nella pace – siano presi in considerazione da lei e dal Governo.
In queste settimane si è parlato molto di rispetto della Costituzione, ma non mi pare di aver sentito risuonare nelle aule parlamentari le parole:
pace, disarmo, riduzione delle spese militari.

Eppure sappiamo tutti come sia vitale mettere la pace al centro della vita politica.

Ce lo ricorda la Carta delle Nazioni Unite: “Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole…”.

Ce lo ricorda la nostra Costituzione, con l’art. 11: “L’Italia ripudia la guerra…”.

Eppure in Italia per le spese militari investiamo 25 miliardi di euro all’anno! 68 milioni al giorno, 2,8 milioni all’ora, oltre 45.000 euro al minuto!

Le ricordo inoltre che l’Italia entro la fine del 2019 può ancora uscire dal costosissimo progetto degli F35. Dal gennaio del prossimo anno non sarà più possibile. Come lei ben sa, gli F35 sono aerei da guerra, abilitati anche al trasporto di testate nucleari.

Un impegno di spesa di circa 10 miliardi. Il costo di ogni aereo si aggira sui 130 milioni di euro. E mi dicono che ci stiamo avventurando in un nuovo progetto di aereo militare: Tempest, ne abbiamo proprio bisogno?

E poi ci sono le bombe atomiche in Italia, nelle basi di Aviano e di Ghedi. Non sappiamo il numero esatto, ma abbiamo motivo di pensare che siano complessivamente alcune decine, o forse più. E per il prossimo anno è previsto l’arrivo di altre testate, le micidiali B61-12. Sono sul territorio italiano, ma nelle basi Usa e Nato, e di più non è possibile sapere.

Signor Ministro, tutto questo le pare rispettoso della Costituzione?

Rinnovo quindi l’invito a sottoscrivere il Trattato sulla messa al bando degli arsenali nucleari, firmato al Palazzo delle Nazioni unite il 7 luglio 2017, che entrerà in vigore solo se sarà ratificato da almeno 50 paesi e l’Italia non lo ha ancora fatto! Sarebbe un bel gesto di nuovo umanesimo.

“È immorale non solo l’utilizzo, ma anche il possesso di armi nucleari”, ci ricorda papa Francesco!

Signor Ministro, desidero sottolineare ancora un punto necessario per una società nuova e smilitarizzata: il pericoloso rapporto tra mondo scolastico e mondo militare.

Assistiamo sempre più frequentemente a presenze militari all’interno delle scuole e a visite scolastiche presso caserme o basi militari. Classi di bambini, talora anche piccoli, accompagnati a scoprire “eccellenze e primati tecnologici”, che di fatto tendono a coprire il vero volto della guerra che è distruzione e morte. Com’è  possibile educare alla pace in questo modo?

Non mi dilungo, infine, sulla situazione della Rwm di Domusnovas. Mi auguro che ci sia un impegno, in primis da parte del Governo e delle istituzioni statali, per una riconversione della produzione bellica, come da tempo chiediamo insieme a tante altre persone della società civile.

Le chiedo, dunque, di dare dei segnali chiari nella direzione della pace, del disarmo e del ripudio della guerra. Le ricordo che tra i promotori che hanno spinto all’approvazione di legge 185/90, che regola l’export di armi, c’era anche il mio predecessore alla presidenza di Pax Christi, don Tonino Bello, ben cosciente che quella legge era solo un piccolo passo verso un’altra che dovrebbe avere un solo articolo: “Le armi non si producono, non si vendono e non si comprano”.

Se non vogliamo che quanto scritto nella Carta delle Nazioni unite resti lettera morta, dobbiamo compiere scelte concrete di pace.

Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente Pax Christi Italia


venerdì 15 novembre 2019

Aumentano le calamità, non sono più «naturali»

dalla pagina https://ilmanifesto.it/aumentano-le-calamita-non-sono-piu-naturali/

Cambiamento climatico. Sempre più frequenti gli eventi estremi globali. Il livello del mare salirà un po’ ovunque



Chi studia l’evoluzione del nostro pianeta e della sua atmosfera sa che non bisogna scambiare l’evoluzione del clima con la variabilità meteorologica: un singolo temporale o l’occasionale giornata di sole in inverno dimostrano tutto e il suo contrario. È meglio collocare i singoli eventi in una prospettiva di lungo periodo, da cui trarre conclusioni più affidabili dal punto di vista statistico. E allora i dati sull’acqua alta a Venezia di questi giorni diventano ancora più allarmanti. Dal 1923, l’acqua ha raggiunto i 140 cm di altezza ventidue volte, ma dieci di questi eventi eccezionali si sono verificati nell’ultimo decennio. La tendenza al peggioramento è evidente e non riguarda solo Venezia.
GLI EVENTI ESTREMI, cioè inondazioni, uragani (ma anche i periodi di siccità) stanno aumentando di frequenza.
Valutare le conseguenze del cambiamento climatico non è facile. Più che l’aumento della temperatura media a livello globale al ritmo preoccupante di 0,1°-0,2° per decennio, ciò che spaventa è l’impatto locale del cambiamento climatico, che a seconda della regione può prendere anche forme molto diverse e persino opposte. Tuttavia, tra le poche previsioni valide a tutte le latitudini ci sono quelle relative al livello delle acque. Il mare salirà un po’ ovunque, com’è ragionevole per un fluido. Le cause principali sono lo scioglimento dei ghiacci che riverseranno negli oceani grandi quantità d’acqua oggi congelata, e il riscaldamento stesso, che riguarda la terra, l’atmosfera e anche i mari. Come ogni sostanza, anche l’acqua marina si dilata se si scalda.
Il processo di innalzamento è già iniziato e l’effetto sulle alte maree veneziane lo dimostra. Nel ventesimo secolo, il livello dei mari si è innalzato di una quota compresa tra gli undici e i sedici centimetri. A Venezia l’innalzamento si somma alla subsidenza, cioè allo sprofondamento del suolo anch’esso causato dalle attività umane. In totale, nel solo ‘900 l’acqua della laguna veneta è cresciuta di oltre trenta centimetri.
Ma il grosso deve ancora succedere. Entro il 2050, i climatologi si attendono altri venti o trenta centimetri di innalzamento delle acque. Secondo i modelli più accreditati, anche se si tagliassero istantaneamente le emissioni di anidride carbonica, entro la fine del secolo il livello globale degli oceani dovrebbe salire di un altro mezzo metro. Ma scenari peggiori (e più realistici) prevedono che l’innalzamento si avvicini ai due metri, con conseguenze catastrofiche per moltissime persone.
PER CAPIRE quante saranno occorre stimare la densità abitativa nelle zone costiere più a rischio. Ci ha provato una ricerca di pochi giorni fa, firmata dagli scienziati Scott Kulp e Benjamin Strauss dell’organizzazione no profit «Climate Central» e pubblicata sulla rivista Nature Communications.
Secondo le loro stime, basate sulle mappe digitali attualmente più precise, oggi 110 milioni di persone vivono sotto del livello di alta marea, e 250 milioni sotto il livello delle inondazioni annuali. Le proiezioni di Kulp e Strauss sono ancora peggiori, secondo i vari scenari. In quello più pessimista, (le emissioni continuano a crescere e il ghiaccio antartico diventa instabile) 630 milioni di persone vivranno al di sotto del livello delle inondazioni periodiche entro la fine del secolo: significa circa un essere umano su dieci, rispetto all’attuale popolazione mondiale. L’allarme lanciato dai due ricercatori fa riflettere, perché sono cifre tre volte superiori rispetto alle stime precedenti, fondate però su mappe meno precise. Tra i paesi più colpiti figurano Cina, Bangladesh, India, Indonesia. Mettere in sicurezza i destini di una simile massa di persone, destinata probabilmente a una migrazione forzata, è una delle sfide dell’umanità del futuro.
Che le coste siano le aree più vulnerabili al cambiamento climatico lo conferma un’altra ricerca recentissima, pubblicata sulla rivista Pnas dai ricercatori dell’università di Copenhagen sul danno arrecato dagli uragani sulle coste statunitensi nel periodo 1900-2018. Stavolta i ricercatori hanno usato i dati delle società assicurative, le prime a tenere regolarmente nota dei danni da calamità naturali. I numeri mostrano che le aree investite da uragani e alluvioni si sono notevolmente estese, doppiando ormai i valori di inizio ‘900.
LE ASSICURAZIONI sono un ottimo “termometro” della crisi: il cambiamento in atto ha una ricaduta molto concreta nell’aumento dei premi assicurativi nelle zone ad alto rischio. In una recente intervista al Guardian, il climatologo Ernst Rauch della compagnia di assicurazioni Munich Re ha lanciato un allarme sui costi già insostenibili della crisi: in molte aree del mondo (tra cui l’Italia) sempre più persone non possono più permettersi di assicurare i loro beni nei confronti delle calamità naturali. Ma ormai dovremmo smetterla di chiamarle «naturali».

mercoledì 13 novembre 2019

Il capitalismo secondo papa Francesco

dalla pagina https://www.famigliacristiana.it/articolo/discorso-di-papa-francesco-al-consiglio-per-un-capitalismo-inclusivo-11-novembre-2019.aspx

NON “AVERE DI PIÙ”, MA “ESSERE DI PIÙ”


Una missione e una necessità: passare da una "economia di esclusione" a un "sistema economico giusto". Proponiamo il discorso integrale del Pontefice al Consiglio per un Capitalismo Inclusivo pronunciato lunedì, 11 novembre 2019


Eminenza,
Cari fratelli e sorelle!
Porgo un cordiale benvenuto a ciascuno di voi riuniti per questo incontro dei Membri del Consiglio per un Capitalismo Inclusivo. Ringrazio il Cardinale Peter Turkson per le sue gentili parole rivolte a vostro nome.
Incontrando, tre anni fa, i partecipanti al Fortune-Time Global Forum, ho sottolineato la necessità di modelli economici più inclusivi ed equi che consentano ad ogni persona di aver parte delle risorse di questo mondo e di poter realizzare le proprie potenzialità. Il Forum 2016 consentì uno scambio di idee e informazioni volte a creare un’economia più umana e contribuire all’eliminazione della povertà a livello globale.
Il vostro Consiglio è uno dei risultati del Forum 2016. Avete raccolto la sfida di realizzare la visione del Forum cercando modi per rendere il capitalismo uno strumento più inclusivo per il benessere umano integrale. Ciò comporta il superamento di un’economia di esclusione e la riduzione del divario che separa la maggior parte delle persone dalla prosperità di cui godono pochi (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 53-55). L’aumento dei livelli di povertà su scala globale testimonia che la disuguaglianza prevale su un’integrazione armoniosa di persone e nazioni. È necessario e urgente un sistema economico giusto, affidabile e in grado di rispondere alle sfide più radicali che l’umanità e il pianeta si trovano ad affrontare. Vi incoraggio a perseverare lungo il cammino della generosa solidarietà e a lavorare per il ritorno dell’economia e della finanza a un approccio etico che favorisca gli esseri umani (cfr ibid., 58).
Uno sguardo alla storia recente, in particolare alla crisi finanziaria del 2008, ci mostra che un sistema economico sano non può essere basato su profitti a breve termine a spese di uno sviluppo e di investimenti produttivi, sostenibili e socialmente responsabili a lungo termine.
È vero che l’attività imprenditoriale «è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti», e «può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune» (Enc. Laudato si’, 129). Tuttavia, come ha ricordato San Paolo VI, il vero sviluppo non può limitarsi alla sola crescita economica, ma deve favorire la promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo (cfr Enc. Populorum progressio, 14). Ciò significa molto di più che far quadrare i bilanci, migliorare le infrastrutture o offrire una più ampia varietà di beni di consumo. Comporta piuttosto un rinnovamento, una purificazione e un rafforzamento di validi modelli economici basati sulla nostra personale conversione e generosità nei confronti dei bisognosi. Un sistema economico privo di preoccupazioni etiche non conduce a un ordine sociale più giusto, ma porta invece a una cultura “usa e getta” dei consumi e dei rifiuti. Al contrario, quando riconosciamo la dimensione morale della vita economica, che è uno dei tanti aspetti della dottrina sociale della Chiesa che dev’essere pienamente rispettata, siamo in grado di agire con carità fraterna, desiderando, ricercando e proteggendo il bene degli altri e il loro sviluppo integrale.
Cari amici, vi siete posti l’obiettivo di estendere a tutti le opportunità e i benefici del nostro sistema economico. I vostri sforzi ci ricordano che coloro che si impegnano nella vita economica e commerciale sono chiamati servire il bene comune cercando di aumentare i beni di questo mondo e renderli più accessibili a tutti (cfr Evangelii gaudium, 203). In definitiva, non si tratta semplicemente di “avere di più”, ma di “essere di più”. Ciò che occorre è un profondo rinnovamento dei cuori e delle menti così che la persona umana possa essere sempre posta al centro della vita sociale, culturale ed economica.
La vostra presenza qui è quindi un segno di speranza, perché avete riconosciuto le questioni che il nostro mondo è chiamato ad affrontare e l’imperativo di agire con decisione per costruire un mondo migliore. Vi esprimo la mia gratitudine per il vostro impegno nel promuovere un'economia più giusta e umana, in linea con i principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa e tenendo conto dell’intera persona, nonché della generazione presente e delle future. Un capitalismo inclusivo, che non lascia indietro nessuno, che non scarta nessuno dei nostri fratelli e sorelle, è una nobile aspirazione, degna dei vostri migliori sforzi.
Vi ringrazio per questo incontro e vi accompagno con le mie preghiere. Su tutti voi, sulle vostre famiglie e i vostri colleghi, invoco la benedizione di Dio, fonte di saggezza, di fortezza e di pace. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.

domenica 10 novembre 2019

Azione Nonviolenta, “Diritti dell’infanzia”

dalla pagina https://www.azionenonviolenta.it/azione-nonviolenta-5-2019-anno-56-n-635/

Azione nonviolenta, 5 – 2019 (Anno 56, n. 635)

Numero monografico sulla “Diritti dell’infanzia” – E’ uscito il numero 5-2019 (settembre-ottobre) di “Azione nonviolenta”, rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, bimestrale di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
L’Editoriale di Mao Valpiana
La festa dell’infanzia che cambia il mondo
Vita e pace, diritti dei bambini
La Convenzione Onu sui Diritti dell’infanzia, in vigore da 30 anni, rappresenta un testo giuridico di eccezionale importanza poiché riconosce tutti i bambini e tutte le bambine del mondo come titolari di diritti civilisocialipoliticiculturali ed economici. Le conseguenze pratiche di questa nuova visione sono fondamentali: – nessun minore può essere discriminato per nazionalità, sesso, lingua, religione, opinione personale o dei genitori; – in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata, l’interesse del bambino deve avere la priorità; – gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini; – i bambini devono essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e gli adulti devono tenerne in considerazione le opinioni.
Per il diritto internazionale questa è una conquista recente ed importante, sancita nei codici, ma ancora lontana dall’essere applicata in tutto il suo potenziale rivoluzionario.
Ma per la nonviolenza il rispetto e l’attenzione ai minori, agli ultimi, ai più piccoli, è un fatto costitutivo originale. Mi ha sempre colpito la durezza che il Vangelo riserva a chi fa del male al mondo dell’infanzia. Gesù arriva addirittura ad augurare la morte a chi fa violenza ad un bambino. “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”. Una sentenza impietosa, una condanna capitale e senza appello. Parole che fanno da contraltare alla dolcezza riservata ai bambini: Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro appartiene il Regno di Dio”. E poi: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli. Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”. Ed infine: “Chi si fa piccolo come questo bambino, quello è il più importante nel Regno di Dio”.
Questa benevolenza verso il mondo dell’infanzia, la ritroviamo ugualmente nello sviluppo del pensiero filosofico e pedagogico di Aldo Capitini, che pone i fanciulli al centro del processo di liberazione nonviolenta: “il bambino è il figlio della festa; ogni data di nascita è un natale che non è soltanto un incremento della compresenza, ma è anche una prova del portare al massimo il nostro impegno al valore, al quale segue qualche cosa della realtà liberata“.
La nonviolenza rovescia i ruoli. Gli adulti non hanno il compito di educare i bambini, ma devono invece portare il mondo all’altezza del fanciullo, cioè rendere il mondo degno dei bambini e della festa che solo loro sanno celebrare in pienezza: “Non c’è cosa più ingannevole dell’accettazione abitudinaria di un ritmo immutabile; mentre fin ai fanciulli bisogna mostrare che questo tempo è quello dell’intensificarsi del ritmo degl’impegni straordinari alle aperture e alle aggiunte: credo che per millenni si siano perdute le occasioni di liberazione dell’uomo che i fanciulli portavano, appunto per aver imposto loro come assoluto e immodificabile quel ritmo che era lo schema di un’età adulta, chiusa, meccanica e presuntuosa. Da qui lo sforzo di Gesù di rendere tutti come fanciulli”.
E dunque, se saranno i piccoli a liberare l’uomo, se il mondo deve diventare degno della festa che i fanciulli sanno fare, il grande ostacolo da rimuovere è quello della guerra: là dove c’è guerra muoiono i diritti delle bambine e dei bambini. Il primo diritto è quello alla vita. Il secondo diritto è quello ad un futuro amico. Ma oggi questi diritti vengono loro negati: un mondo inquinato, la crisi ambientale, l’emergenza climatica, gli oceani invasi dalla plastica, scandalizzano i bambini. Per gli adulti che hanno compiuto questi crimini tremendi, che hanno rovinato il mondo dei bimbi, meglio sarebbe fosse loro appesa al collo una macina girata da asino, e fossero gettati negli abissi del mare.
IL DIRETTORE