giovedì 29 luglio 2010

Il nucleare: interrogativi etici.


Il nucleare: interrogativi etici.

La recente decisione governativa di soprassedere al risultato del referendum del 1987 e di riproporre la costruzione di centrali nucleari, ha rinnovato la discussione su questa forma di approvvigionamento energetico. Qui non si discutono gli aspetti tecnici, economici, giuridici, sociali del problema, ma vengono presentate alcune perplessità di carattere etico.

1.      Il vincolo morale del futuro: scorie e limitatezza
Il futuro si pone sempre più come orizzonte etico imprescindibile: non siamo responsabili solo delle conseguenze immediate del nostro agire, ma anche degli oneri che scarichiamo sulle generazioni future. L’industria nucleare lascerà quantità enormi di scorie radioattive da sistemare (dove non si sa), un gran numero di centrali a fine vita da demolire, l’impossibilità di costruirne di nuove per l’esaurimento del minerale sufficientemente ricco d’uranio da rendere conveniente l’estrazione che è molto energivora.

2.      L’etica della complessità e la virtù della prudenza
Una centrale nucleare è un impianto molto complicato e quindi molto vulnerabile. Aumentando la complessità, cresce anche il rischio di errore, di guasto, di imprevisti. Nessuna tecnologia è al riparo da cedimenti impensati. Si ricordino i disastri petroliferi (Exxon Valdez 1989, Prestige 2002, Golfo del Messico 2010) o gli incidenti nucleari molto frequenti anche dopo Cernobyl (1986), ma sottaciuti dalle aziende e dai governi per evitare (così si dice) allarmismi. Ci occorre più umiltà e più prudenza. Le tecnologie sono utili, ma fragili. La complessità è sempre un rischio, da correre solo se necessario. Non conosciamo e non dominiamo tutto.

3.      La concentrazione del potere
Chi produce energia ha in mano i destini di una società. Una produzione energetica massiccia e concentrata mette a repentaglio la democrazia. Già oggi le multinazionali del petrolio condizionano governi e politiche. Già oggi l’industria nucleare, anche civile, è controllata dai militari che ne usano i prodotti per costruire armi convenzionali (uranio impoverito) o bombe atomiche ed è coperta da segreti che ne rendono poco trasparente la gestione. Dovremmo sfruttare fonti di energia diffuse e a disposizione di tutti, come il sole o il vento o l’acqua o la geotermia. Lo Stato deve assicurare una rete elettrica (pure complessa, ricordiamo l’oscuramento del settembre 2003, ma questa sì necessaria) adatta alla distribuzione e allo scambio di infiniti punti produttivi. La democrazia reale passa anche attraverso questo.

4.      La colpevole pigrizia di passare ad un nuovo modello economico
L’energia nucleare ci illude ancora una volta che sia possibile uno sviluppo materiale infinito. Più ritarderemo il maturare di una coscienza collettiva circa i limiti del mondo, più procureremo infelicità a noi e ai nostri discendenti. L’acqua, l’aria, i minerali, l’energia, tutto è presente sulla terra in quantità finita e quindi necessita di lucidità programmatica e di giustizia distributiva. In caso contrario sarà la guerra e la fame: il nucleare serve forse a ritardare un po’ lo scontro (tra chi ha e chi non ha), ma non a scongiurarlo. Occorre una economia nuova: non più fondata sul falso presupposto dell’abbondanza, ma sulla realistica constatazione del limite. Una economia non più fondata sul liberismo-individualista, ma fraterna e frugale: tutta da inventare, ma per la quale merita di spendere intelligenza, amore e, per chi crede, fede.

5. Il principio di precauzione

Laddove c’è l’esigenza di prendere decisioni difficili in condizioni di incertezza scientifica e in presenza di rischi occorre applicare il “principio di precauzione”. “Ogni decisione deve essere presa in modo per quanto possibile trasparente e deve essere provvisoria e modificabile in base  a nuove conoscenze che vengano eventualmente raggiunte”. Si tratta, cioè, di un’istanza cautelativa, che si affianca peraltro anche all’esigenza di “promuovere ogni sforzo per acquisire conoscenze più approfondite” (469 CDSC). Per quanto riguarda l’energia nucleare, si sottolinea soprattutto l’esigenza di “elevare i livelli di sicurezza” (470 CDSC). Produrre energia deve essere sicuro ed al servizio di tutti. Alla luce del principio di  precauzione, come possiamo valutare l’opportunità del nucleare se gli accordi internazionali in vigore evidenziano la dipendenza dell’Oms (organizzazione mondiale della sanità) all’Aiea (l’agenzia Internazionale per l’Energia Atomica)? Vi è, infatti, il sostanziale divieto di produrre indagini autonome sugli effetti sanitari delle radiazioni ionizzanti. Questo ha prodotto uno spaventoso vuoto di conoscenze in qualsiasi istituzione pubblica.


Gabriele Scalmana, Silvio Piccoli e Antonio De Lellis

mercoledì 30 giugno 2010

ACQUA: grande dono di “sora nostra madre terra”

ACQUA:  grande dono di “sora nostra madre terra”


“Sora nostra madre terra”, così come l'ha definita il grande poverello Francesco d'Assisi, 
ci ha data l'acqua come bene essenziale, accanto al fuoco, all'aria, alla terra e tanti altri beni.

E noi umani l'abbiamo imprigionata in bottiglie di plastica e l'abbiamo accatastata nei magazzini delle multinazionali per poter venderla a caro prezzo.

“Sora nostra madre terra” ci ha data l'acqua come un bene comune da salvaguardare e da condividere tra tutti gli esseri viventi di questo pianeta terra.

E noi terrestri l'abbiamo resa un bene di pochi, sprecandola e usandola per i tanti e superflui privilegi, lasciando più di un miliardo e mezzo di assetati, senza accesso all'acqua potabile.

“Sora nostra madre terra” ha fatto scorrere l'acqua in forma di  torrenti, ruscelli e fiumi come  tante vene del pianeta per poter irrigare i campi e dissetare tutti gli esseri viventi.

E noi umani abbiamo seccato i ruscelli, dirottato i fiumi per poter fornire le cisterne delle grandi imprese delle acque, arricchendo i loro dividendi e impoverendo i tanti abitanti del pianeta.

“Sora nostra madre terra” ha fatto  scorrere  l'acqua in mille rigagnoli, sorgenti e pozzi per poter innaffiare bene il nostro organismo umano che è fatto da 60 a 70 per cento di acqua.

E noi terrestri l'abbiamo mercificata vendendola a caro prezzo, addirittura superiore alla benzina, escludendo gli ultimi e i poveri e portandola solamente sulla tavola dei ricchi.

“Sora nostra madre terra” ha sigillato un patto con l'umanità, garantendo l'acqua come un bene comune e un diritto universale di ogni essere vivente, senza escludere nessuno.

E noi umani abbiamo costretto l'umanità a tradire la terra, ledendo questo diritto universale e trasformando questo bene comune in bene di pochi, facendo divorziare l'umanità dalla terra.

“Sora nostra madre terra” è stanca di essere depredata, violentata e inquinata, e sta gridando che non ce la fa più a sopportare queste ferite profonde inflitte dagli umani.

Grazie, Francesco d'Assisi, perché sei ritornato tra noi e ti ritroviamo nel volto di tutte quelle persone, e sono tante,  che hanno accolto questo clamore di madre terra e sono impegnate oggi  per cambiare rotta, lottando affinché l'acqua ritorni ad essere un bene comune e un diritto di tutti. 

Insieme con tutte queste persone di buona volontà e del benvivere, e riunificati con tutti gli esseri viventi, ritorneremo a cantare e danzare per sempre il tuo cantico: “sora nostra madre terra”.

Padova 29 giugno 2010

Adriano Sella
(missionario e discepolo dei nuovi stili di vita)