venerdì 29 aprile 2016

TTIP: a che punto è il negoziato USA-UE

primolunedìdelmese 
anno XIX, n. 142
2 Maggio 2016, ore 20:30
salone Cooperativa Insieme, via Dalla Scola 253, Vicenza
Parcheggio adiacente. Le persone disabili sono pregate di contattarci per le indicazioni del caso.
In apertura dell'incontro, avvisi e aggiornamenti:
anche per questo, raccomandiamo puntualità!
TTIP:
a che punto è il negoziato USA-UE
Nella segretezza che contraddistingue l'iter negoziale fin dal suo inizio, continuano le trattative fra Stati Uniti ed Unione Europea sul controverso Accordo di Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership: TTIP, nell'acronimo in inglese). La "nuvola di parole" (vedi sopra) dà un'idea della complessità della questione e di quale sia la posta in gioco: in breve, il TTIP riguarda praticamente tutte le sfere della nostra vita sociale, lavorativa, economica, culturale, che la globalizzazione neoliberista intende assoggettare alla sua logica. Farlo passare per un semplice - si fa per dire - accordo di libero scambio commerciale è, dunque, quanto meno riduttivo. Obiettivo di tale trattato è, inoltre, ridisegnare sfere di influenza e alleanze internazionali. La mancanza di trasparenza e l'ignoranza al riguardo in cui viene mantenuta l'opinione pubblica è funzionale alla volontà di "non disturbare il manovratore" in questa fase cruciale del negoziato, che i fautori dell'accordo vorrebbero chiudere entro l'anno. Ma la materia è troppo delicata per lasciarla nelle mani di pochi. Per questo torniamo a parlarne con

Monica Di Sisto
portavoce della campagna STOP TTIP Italia, giornalista, vicepresidente di Fairwatch, docente di Modelli di Sviluppo Economico alla Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma.
Nell'incontro saranno illustrate le iniziative della campagna a livello europeo ed italiano,
e raccolte adesioni per la manifestazione nazionale di Sabato 7 Maggio 2016, a Roma.

Messaggio per la Giornata del 1° maggio 2016

Il lavoro: libertà e dignità dell’uomo in tempo di crisi economica e sociale”

Il dato prevalente è che il lavoro in Italia manca. Una scarsità che porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano. Si tratta di una deriva preoccupante messa in moto dal perdurare di una crisi economica stabilmente severa, da una disoccupazione che tocca diversi segmenti anagrafici e demografici (i giovani, le donne e gli ultracinquantenni), e da un cambiamento tecnologico che da più parti viene definito in termini di “quarta rivoluzione industriale”. Rispetto a questa situazione, non sfugge la pertinenza del richiamo alla responsabilità degli imprenditori formulata nell’Evangelii gaudium1, e ripresa nel Messaggio del Pontefice al Forum economico mondiale di Davos2; tuttavia, si possono prefigurare responsabilità più ampie e diffuse. A ben vedere, infatti anche i lavoratori hanno una responsabilità con la quale fare i conti: il lavoro, che ci sia o meno, tracima e invade le vite delle persone, appiattisce il senso dell’esistenza, così che chi non aderisce a questa logica viene scartato, rifiutato, espulso. Ecco la responsabilità che tutti ci troviamo a condividere: l’incapacità di fermarci e tendere la mano a chi è rimasto indietro. Intimoriti e atterriti da un mondo che non offre certezze, scivoliamo nel disinteresse per il destino dei nostri fratelli e così facendo perdiamo la nostra umanità, divenendo individui che esistono senza trascendenza e senza legami sociali. La ricerca della «giusta misura» è la missione consegnataci dal Papa nel Discorso per il ventennale del Progetto Policoro, quando ha invitato a riscoprire la «“vocazione” al lavoro», intesa come «il senso alto di un impegno che va anche oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della società, della vita»3.

L’educazione al lavoro
Oggi più che mai c’è quindi bisogno di educare al lavoro e la situazione è tale da richiedere una riscoperta delle relazioni fondamentali dell’uomo. Il lavoro deve tornare a essere luogo umanizzante, uno spazio nel quale comprendiamo il nostro compito di cristiani, entrando in relazione profonda con Dio, con noi stessi, con i nostri fratelli e con il creato. Bisogna, in altre parole, fuggire dall’idea che la vera realizzazione dell’uomo possa avvenire nell’alternativa “solo nel lavoro o nonostante il lavoro”. Il tempo dell’uomo è invece tempo operoso. Questa riflessione è valida per tutte quelle persone che guardano in modo disilluso e stanco alla propria vita lavorativa e, soprattutto, per tutti quei giovani che disperano di poter trovare un’occupazione o languono facendo un lavoro che non li soddisfa. Il pensiero è valido a maggior ragione per i datori di lavoro che gestiscono imprese, laboratori, botteghe e uffici con criteri esclusivamente utilitaristici. Il lavoro deve essere sempre e comunque espressione della dignità dell’uomo, dono di Dio a ciascuno.
Questo tema trova particolare espressione nell’elaborazione di percorsi educativi per le giovani generazioni da parte delle comunità cristiane con una precisa attenzione all’orientamento al mondo universitario. L’esperienza universitaria non può soggiacere unicamente alla logica economica di mercato e di preparazione di persone competenti nei campi della sola organizzazione del lavoro. La formazione culturale e l’elaborazione di esperienze spirituali e morali che plasmino l’identità della persona e aprano ai valori della giustizia, della solidarietà e della cura per il creato costituiscono le condizioni di base per una corretta e completa educazione al lavoro stesso.

Il binomio scuola-lavoro
Oltre a questo senso originario, la dimensione educativa del lavoro va ritrovata anche all’interno delle istituzioni formative, facendo in modo che scuola e lavoro siano due esperienze che si intrecciano e interagiscono: i giovani devono poter fare esperienze professionali il prima possibile, così da non trovarsi impreparati una volta terminati gli studi.
L’alternanza scuola-lavoro, così come è stata di recente riformata, rappresenta una leva fondamentale poiché permette a un numero sempre più ampio di giovani di capire quali sono le competenze e le capacità richieste dal mercato del lavoro. Inoltre, non bisogna dimenticare che questo genere di esperienze possono favorire anche lo sviluppo di una propensione all’auto-impiego: l’Italia non può continuare a sprecare l’intelligenza, il talento e la creatività dei suoi giovani, che emigrano nella speranza di essere accolti altrove. Occorre creare per loro spazi di sperimentazione, dove lasciare libera espressione alla creatività e all’intraprendenza: ci sono tanti piccoli, ma significativi segnali che mostrano quanto la collaborazione, la partecipazione e la solidarietà possano essere gli ingredienti di base per ricette imprenditoriali nuove, esperienze che rompono con la «globalizzazione del paradigma tecnocratico»4, senza per questo essere improduttive o economicamente fallimentari. L’esperienza del Progetto Policoro è prova reale e concreta delle possibilità che si schiudono ai nostri territori quando si sanno mettere all’opera5. Cooperative di servizi, start-up tecnologiche, aziende di agricoltura sociale, oltre a essere innovative per il prodotto proposto al mercato, sono spesso innovative anche nelle forme di produzione: aziende inclusive, solidali, basate sulla relazione e sulla valorizzazione del talento delle persone.

Interdipendenza culturale ed economica Nord-Sud
L’impegno nelle direzioni segnalate è peraltro necessario per porre argine a una delle disuguaglianze storiche dell’Italia. Il Meridione è una terra che nel corso dei decenni ha subìto un depauperamento economico e sociale tale da trasformare queste regioni in una seconda Italia, povera, sofferente e sempre più infragilita. L’emigrazione è il tratto macroscopico di questa situazione: negli ultimi dieci anni hanno abbandonato il Sud oltre 700mila persone, giovani, laureati, studenti, imprenditori tutte persone che, quasi sempre a malincuore, hanno lasciato la propria terra con l’amarezza di non poter contribuire alla sua rinascita6. Ciò che colpisce e inquieta di questa situazione è la mancanza di consapevolezza rispetto al fatto che il destino delle diverse aree del Paese non può essere disgiunto: senza un Meridione sottratto alla povertà e alla dittatura della criminalità organizzata non può esserci un Centro-Nord prospero. Non è un caso che le mafie abbiamo spostato gli affari più redditizi nelle regioni del Nord, dove la ricchezza da accaparrare è maggiore.
Sotto questo profilo, le misure da mettere in campo sono numerose. In prima battuta, è necessario prevedere uno strumento di contrasto alla povertà che poggi su basi universalistiche e supporti le persone che hanno perso il lavoro, soprattutto gli adulti tra i 40 e i 60 anni che non riescono a trovare una ricollocazione. Oltre a quanto già indicato circa l’incentivazione di forme di dialogo scuola-lavoro, bisogna dare spazio all’innovazione e alla creatività, creando le condizioni per un sistema produttivo capace di liberare la fantasia e le capacità dei giovani e di tutte le persone con buone idee. A ben vedere, lungo queste direttrici qualcosa si sta muovendo, sia a livello istituzionale sia dentro la società civile e il mondo dell’impresa. Tuttavia, la strada è ancora lunga perché l’Italia è stata per troppo tempo ferma: è giunto il momento di ricominciare a camminare, nessuno escluso, mettendo in pratica quell’«ecologia integrale», che è la base del nostro stare al mondo7.



Roma, 3 aprile 2016

La Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

1 Francesco, Esort. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, n. 203, dove si afferma: «La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo».
2 «L’attività imprenditoriale… ha la responsabilità di aiutare a superare la complessa crisi sociale ed ambientale e di combattere la povertà» (Id., Messaggio al Presidente Esecutivo del “World Economic Forum”, 20 gennaio 2016).
3 Id., Discorso ai gruppi del “Progetto Policoro” della Conferenza Episcopale Italiana, 14 dicembre 2015.
4 Id., Enc. Laudato si’, 24 maggio 2015, nn. 106-114.
5 Cf., Cei, Sviluppo civile e partecipazione. Venti anni di Progetto Policoro, GrafiSer, Troina (Enna) 2015.
6 Cf., Svimez, Rapporto 2015 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna 2015, pp. 113-130.
7 Più ampiamente, cf., Francesco, Enc. Laudato si’.

giovedì 21 aprile 2016

28 aprile ore 20.30: Preghiera al Mercato Ortofrutticolo con il vescovo Beniamino

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La ricorrenza del 1° maggio, festa del  lavoro e festa dei lavoratori, è una “festa” che ha a che fare con la Chiesa, con le nostre comunità, con l’Anno della Misericordia? Nell’incarnazione il Figlio di Dio sulla terra ha scelto la famiglia di un artigiano, come dice il Concilio: «Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo ha amato con cuore d'uomo» (GS 22).
Così il Cristo ci ha rivelato che ogni aspetto della vita umana, di ogni donna e uomo, riguarda anche la Trinità e ogni itinerario di salvezza ha un aspetto personale, ma sempre vissuto come popolo, come comunità.
Ogni comunità è formata da persone e, per vivere, ogni donna e ogni uomo ha il diritto - dovere di dedicarsi a un lavoro, che permetta vita dignitosa per sé e per la propria famiglia, e contribuisca al bene comune di ciascuno e di tutti.
Il 1° maggio è una festa celebrata in quasi tutto il mondo: ne nasce uno stimolo alla nostra vita di fede, alla responsabilità degli uni per gli altri cui il Signore ci ha chiamato. Anche una festa “civile” ci invita come cristiani a domandarci «che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?»  (Laudato si’ 160).
Oggi, senza nemmeno spostarci geograficamente, sperimentiamo la grazia di avere “il mondo in casa” e di poterci misurare con tanta varietà di desideri, percorsi, visioni culturali. Tale opportunità, difficile da realizzare ma non stupidamente da ignorare, può essere colta come dono e come compito, per comprendere meglio come declinare il Vangelo.
Ecco così che la “Commissione diocesana di pastorale sociale del lavoro, giustizia e pace, cura del creato” offre anche quest’anno un momento per riflettere e pregare insieme sul valore e significato del lavoro, sul posto che l’opera delle mani e della testa dovrebbe avere nella nostra vita: “Vivo per lavorare o lavoro per vivere?”.
L’appuntamento è per giovedì 28 aprile: il vescovo Beniamino presiederà alle 20.30 la preghiera al Mercato (di fronte alla chiesa di S. Giuseppe al Mercato nuovo in Vicenza), luogo quotidiano di intreccio tra persone e lavori. Le parole che ci guideranno nel percorso sono: Famiglia, Lavoro, Riposo, Relazioni… Come coniugarle? 
Sarà un momento semplice ma opportuno per riflettere sull’importanza del lavoro e del riposo come dimensioni necessarie per vivere relazioni positive con noi stessi e con gli altri. L’invito è quello di soffermarci su questa “festa” del lavoro e sul suo valore anche nei nostri incontri di comunità e in particolare nelle liturgie della Domenica, giorno del Signore e giorno della comunità, con un testo che verrà inviato a tutte le parrocchie della diocesi.

Commissione diocesana pastorale sociale:
lavoro, giustizia e pace, cura del creato

mercoledì 20 aprile 2016

Sostieni StopTTIP

dalle pagine
https://stop-ttip-italia.net/2016/02/24/fuori-il-ttip-dalla-mia-citta-scrivi-al-tuo-sindaco/
https://progressi.nationbuilder.com/sostieni_stopttip

[ TTIP = Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti ]
 
La campagna "Fuori il TTIP dalla mia città" continua a crescere in vista della manifestazione nazionale StopTTIP del 7 maggio a Roma  


Sharon Treat, ex parlamentare americana ed esperta di commercio internazionale ha sottolineato che “il TTIP è un vero e proprio attacco alla democrazia rappresentativa" perché le nuove regole sono prese in segreto da tecnici legati alle multinazionali, senza alcuna consultazione dei parlamenti.

Per questo motivo è importante che ognuno di noi dia un contributo per fermare il TTIP. Partecipa all'evento del 7 maggio e sostieni la manifestazione con una donazione, ci aiuterai a dare ancora più voce al movimento StopTTIP Italia. Puoi seguire gli eventi anche sul sito della campagna https://stop-ttip-italia.net/ e sui canali social.


Partecipa anche tu alla raccolta fondi per la campagna contro il TTIP.
Ogni iniziativa impegna centinaia di attivisti e volontari che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse per fare crescere dal basso l'opposizione al TTIP. Il tuo contributo è fondamentale per fermare l'accordo voluto dalle multinazionali europee e statunitensi. 

sull'argomento TTIP
Campagna Fuori il TTIP dalla mia città: #fuorittip
Aggiornamenti sulla campagna STOP TTIP  
TTIP: riguarda tutto e tutti! Preoccupa ed è pericoloso... 
Cos'è il TTIP
TTIP: che cos'è? Sapevatelo!

21 aprile: Testimoni di Pace nel '900

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martedì 19 aprile 2016

Adriano Sella: CAMBIO IN MEGLIO – proposte per stili di vita sostenibili


martedì 26 aprile 2016 alle ore 20.30
presso la chiesa di San Marco a Creazzo 
all'interno dell'annuale Sagra del Patrono (San Marco in Festa)

si svolgerà, un incontro con il missionario del creato e dei nuovi stili di vita, padre Adriano Sella. Autore di diversi libri e campagne di sensibilizzazione, don Adriano recentemente ha pubblicato un nuovo libro intitolato: “Dal grido al cambiamento – educhiamoci ai nuovi stili di vita con la Laudato sii”. Introdurrà la serata un componente della Commissione diocesana nuovi stili di vita, che presenterà anche una mostra sul tema. La serata, promossa dall'Unità Pastorale di Creazzo e dal Gas Creazzo (Gruppo di acquisto solidale) è aperta a tutti e tutte.

In un recente appello padre Adriano Sella e padre Alex Zanotelli scrivono:

Laudato si'! La bella enciclica di papa Francesco invita con forza tutta l'umanità a custodire la casa comune che è sorella e madre terra, mediante il mandato biblico del "custodire e coltivare" il giardino del mondo (LS 67).

Papa Francesco denuncia con forza i gravi problemi che stanno inquinando e degradando questa grande opera di Dio, che ci è stata data come dono e che rischiamo di consegnarla alle nuove generazioni come veleno. Due sono i clamori, secondo l'enciclica, che dobbiamo ascoltare e che esigono il cambiamento di rotta: il grido della terra e dei poveri.

"Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora" (Laudato si' n. 2).

Laudato si' dichiara, per ben 21 volte, che il nostro stile di vita è insostenibile e che bisogna puntare su un altro stile di vita (cap. VI), facendo richiesta, almeno 35 volte, di nuovi stili di vita che devono essere vissuti a tre livelli: personale, comunitario e politico.

Papa Francesco convoca tutta l'umanità a custodire con forza i beni di sorella madre terra, come l'acqua, dedicando addirittura 5 numeri dell'enciclica (LS 27-31): "Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani" (LS 30).

Laudato si' affronta anche il problema dell'energia fossile: "Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di biossido di carbonio e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione" (LS 26).

Laudato si' convoca tutta l'umanità a sentire una grave responsabilità verso il creato come l'opera di Dio e il giardino del mondo, nel custodire e coltivare la terra, l'acqua, l'aria e tutti gli altri doni di Dio Creatore.


Dichiarazione congiunta: immigrati, basta rotte della morte

dalla pagina http://www.news.va/it/news/dichiarazione-congiunta-immigrati-basta-rotte-dell

La tragedia umanitaria che vivono gli immigrati richiede “una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse” perché la “protezione delle vite umane è una priorità”. È quanto si afferma nella Dichiarazione congiunta firmata a Lesbo da Papa Francesco, dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I e dall’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, al termine del loro incontro con i profughi sull’isola greca. Il servizio di Alessandro De Carolis:
2016-04-16 Radio Vaticana
Una “colossale crisi umanitaria” quale il mondo non ha mai visto dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale. E il mondo deve muoversi con solidarietà “immediata”, soprattutto rimuovendo i motivi scatenanti – guerre e violenze varie – che hanno innescato questo gigantesco e inarrestabile movimento di massa di immigrati e profughi.
Solidarietà, compassione, generosità La Dichiarazione congiunta che Papa Francesco, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e l’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronymos firmano sul podio dal quale hanno appena rivolto i loro saluti è scritta in certo modo con l’inchiostro della tragedia incontrata poco prima – il lento incontro col dolore senza più parole e i singhiozzi liberatori dei disperati con l’uomo della speranza, l’unico leader mondiale che abbia voluto raggiungerli e stare con loro sotto una tenda, conoscere visi e storie e lasciando distanze di sicurezza e muri a chi pesa con la bilancia della politica anche i grammi di umanità. “La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati”, afferma un passaggio della Dichiarazione, richiede “una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria” e le sue cause con “iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa”.
Impiegare ogni mezzo “Come capi delle nostre rispettive Chiese – affermano i tre firmatari – siamo uniti nel desiderio della pace e nella sollecitudine per promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Riconoscendo quanto già fatto in termini di assistenza, e ringraziando la Grecia per il suo impegno, il Papa e le due personalità ortodosse si appellano, scrivono, “a tutti i responsabili politici affinché sia impiegato ogni mezzo per assicurare che gli individui e le comunità, compresi i cristiani, possano rimanere nelle loro terre natie e godano del diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza”.
Eliminare le rotte della morte E necessari in modo altrettanto urgente”, incalza la Dichiarazione, sono “un più ampio consenso internazionale e un programma di assistenza per affermare lo stato di diritto, difendere i diritti umani fondamentali in questa situazione divenuta insostenibile, proteggere le minoranze, combattere il traffico e il contrabbando di esseri umani, eliminare le rotte di viaggio pericolose che attraversano l’Egeo e tutto il Mediterraneo, e provvedere procedure sicure di reinsediamento”.
Assistere i rifugiati di tutte le fedi L’orizzonte del documento congiunto si allarga nella parte conclusiva, arrivando a comprendere il conflitto mediorientale, per il quale i firmatari “insieme” implorano “solennemente la fine della guerra e della violenza”, una “pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case”. “Chiediamo alle comunità religiose – si afferma – di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative”.
Asilo temporaneo, status di rifugiato Ancora un esortazione viene rivolta a “tutti i Paesi” perché, perdurando “la situazione di precarietà”, estendano “l’asilo temporaneo” e concedano “lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei”, ampliando “gli sforzi per portare soccorso” e adoperandosi “insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso”.
La “priorità” della vita umana Riaffermando “con fermezza e in modo accorato” la decisione di “intensificare” i rispettivi “sforzi per promuovere la piena unità di tutti i cristiani”, Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronymos – citando la Charta Oecumenica del 2001 – si dicono desiderosi di voler “contribuire insieme affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa”. L’Europa oggi, sottolineano, “si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Dunque, “esortiamo la comunità internazionale a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose”.
(Da Radio Vaticana)

domenica 17 aprile 2016

16 APRILE GIUBILEO CON GLI AMMINISTRATORI

da La Voce dei Berici, Domenica 17 aprile 2016, p. 2

Campanile e Municipio per il bene comune

Il giubileo è come un grande “arresto” del mondo. Purtroppo è diventato solo un fatto “spirituale”, come se il restauro dell’anima fosse l’unica cosa che Dio chiede. Invece la Bibbia dice che Dio vuole il restauro dei processi concreti del vivere

La Bibbia collega il giubileo al debito (la legge giubilare, avviata dal suono di un corno, la troviamo in Lev 25). Il debito che un ebreo accumula nella sua vita non può schiacciarlo per sempre.
Ogni 50° anno tutto viene fermato. La macchina della storia ha un pulsante a disposizione: “Spegni!” Ma non è un pulsante automatico, ci vogliono uomini e donne a maneggiarlo. Ed è Dio stesso che comanda questa legge di sopravvivenza: ogni 50° anno ti fermerai, fermerai la fatica della terra (non la coltiverai), fermerai tutte quelle incrostazioni che non si scrostano da sole.
Il giubileo è come un grande “arresto” del mondo. Purtroppo è diventato solo un fatto “spirituale”, come se il restauro dell’anima fosse l’unica cosa che Dio chiede. Invece la Bibbia - terribilmente concreta - dice che Dio vuole il restauro dei processi concreti del vivere.
In questo “restauro” globale del mondo e degli uomini (gli schiavi godevano di un indulto giubilare … veniva restaurata la loro liberazione, la loro dignità) Dio non prevede che siano i governanti, il re, gli amministratori a mettere in atto il giubileo. Leggendo Levitico 25, un testo molto elaborato e quasi pedante nello stabilire le regole giubilari, troviamo una cascata di “tu” e di “voi”.
Il giubileo nasce da un dialogo di Dio con ogni ebreo che si dice credente: un dialogo personale con ciascuno (“tu”) e un dialogo popolare con tutta la comunità (“voi”).
La Bibbia precisa tre compiti giubilari: “Tu” conterai gli anni … “tu” farai echeggiare il corno, infine “voi” dichiarerete Santo il 50° anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Fare di conto, soffiare l’avviso, dichiarare che sarà liberazione per tutti e per tutto.
Contare gli anni sta a significare che il tempo non è un susseguirsi casuale (fortunato o infelice) da subire. “Tu” conterai! Ti darai dei ritmi, dei tempi, delle scadenze. Avrai una “agenda”. In secondo luogo userai il fiato per lanciare un segnale, una tromba, un suono di allarme per chi crede di essere al sicuro, e un suono di godimento per chi non ha più niente di sicuro. Infine la dichiarazione di un anno di liberazione: farete circolare ovunque la parola giubilare: sei libero! Una parola da dire alla terra, da dire agli schiavi, da dire a tutte le proprie fi ssazioni.
Perché un giubileo con i politici? Per prima cosa per ricordare a tutti che siamo persone (“tu”) e che le responsabilità di amministrare un territorio, una comunità, dei cittadini è un onore! L’onore di uscire dalla propria vita privata per diventare pubblici.
Il giubileo biblico, in sintesi, lo potremmo definire l’amministrazione del tempo, delle regole, dei ritmi, degli spazi. Se ciascuno va per conto suo, e lo fa senza fermarsi, rischierà di essere travolto e di travolgere.
Il secondo motivo per cui un giubileo con i politici può essere una buona occasione è che chi amministra ha bisogno di fare i conti, ha bisogno di un colpo di fiato, ha bisogno di dichiarare, ma anche che gli sia dichiarato qualcosa.
Non è male che chi amministra ritrovi la propria libertà di restituire alla amministrazione pubblica un volto più pulito, più trasparente, più collaborativo, più disinteressato, più sincero. In una parola potremmo dire che la città e chi la governa hanno bisogno di dialogo come energia di liberazione.
Don Matteo Pasinato 

LEVITICO 25 

Conterai
sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di qua-rantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese,
farai echeggiare
il suono del corno; nel giorno dell’espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra.
Dichiarerete
santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà.

venerdì 15 aprile 2016

Referendum 17 aprile: l’importante è partecipare

da La Voce dei Berici, Domenica 10 aprile 2016, p. 16

AL VOTO IL 17 APRILE
Le associazioni ecclesiali invitano ad andare alle urne

Acli, Azione cattolica, Cif non esprimono indicazioni di voto, ma forniscono materiale per orientarsi 

[ ndr: in realtà la Presidenza delle ACLI - Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani - ha deciso di aderire al comitato per il Sì al Referendum; leggi: Referendum 17 aprile sulle trivelle: le Acli per il SÌ ]

La data per il referendum sulle trivellazioni in mare è ormai prossima (si vota domenica 17 aprile) e gli indecisi dovranno sfruttare questi pochi giorni per farsi un’idea sufficientemente accurata della questione.
Va ricordato innanzitutto che il quesito del referendum del 17 aprile riguarda solo le trivellazioni in essere ed entro le 12 miglia dalla costa. Non riguarda le trivellazioni oltre le 12 miglia e neanche possibili nuove trivellazioni entro le 12 miglia che rimangono vietate per legge.
Se passa il sì, le varie compagnie petrolifere non potranno proseguire le attuali trivellazioni una volta terminate le attuali concessioni. Vedremo cosa sceglieranno gli italiani, al netto dell’astensione che aleggia sul voto, vista anche la scarsa informazione. Anche perché le divisioni a livello istituzionale sono state tante, da una parte per il conflitto Stato e Regioni e dall’altra per i tumulti all’interno della stessa maggioranza. In ogni caso non sono mancati comitati e associazioni che hanno provveduto a dare un indirizzo in maniera autonoma o quantomeno ad aiutare a formasi un’opinione. Nella nostra Diocesi non sono certo mancati. Tra questi, si schiera nettamente per il sì Pierantonio Verlato dell’Unione cattolica imprenditori e dirigenti. Un’opinione, la sua, a sorpresa; lui, che viene dal settore petrolifero: «Lavoro per il gruppo Exxon da anni e posso parlare con cognizione di causa. Non ha senso scavare vicino alle coste, perché i giacimenti sono limitati e stiamo andando verso una riduzione sempre maggiore del prezzo del petrolio; anche perché di questo combustibile ce n’è ancora tanto. I benefici sarebbero molto ridotti a fronte di rischi ambientali enormi».
A chi gli obietta che in Paesi vicini l’estrazione avviene comunque in acque territoriali, come per la Croazia nell’Adriatico orientale, risponde con un distinguo di base: «Là è diverso perché i fondali sono costituiti da dolomia e non da sabbia, pertanto sono più stabili». Altre realtà, invece, non hanno preso esplicitamente posizione, ma optato per un supporto informativo con le ragioni sia del sì che del no. «Come Acli Vicenza invitiamo innanzitutto a partecipare, l’errore principale è l’astensionismo – precisa il presidente Carlo Cavedon -. A favore del sì c’è la salvaguardia da incidenti dalle piattaforme, a favore del no il contesto occupazionale e il fatto che non si scavano nuovi pozzi». Idem dicasi per il segretario della Cisl vicentina Gianfranco Refosco: «Come sindacato vorremmo che si abbandonassero le semplificazioni eccessive ed eventuali decisioni per partito preso». Oppure Goretta De Battisti presidente del Cif regionale: «Noi invitiamo a votare, ma prima ancora a informarsi per essere consapevoli. Non forniamo pertanto indicazioni per l’una o per l’altra parte, inoltriamo solo circolari dalla direzione nazionale per spiegare il quesito». L’Azione Cattolica berica lo illustra nel proprio sito, mettendo in lista fatti, antefatti e prospettive da entrambe i fronti. «Aiutiamo a farsi un’idea, l’importante è essere presenti», ribatte la presidente Caterina Pozzato. Quanto al mondo produttivo vicentino vero o proprio, come Coldiretti e l’Associazioni di industriali, finora non sono state espresse opinioni esplicite o incoraggiamenti al voto.
Roberto Turetta

giovedì 14 aprile 2016

Don Albino e "Beati i costruttori di Pace": Referendum 17 aprile

Come associazione impegnata assieme a tanti altri per “la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato” desideriamo lanciare un appello per la partecipazione al referendum del 17 aprile.
Andare a votare è un diritto-dovere ed è lo strumento principe per esercitare la nostra cittadinanza in modo attivo e responsabile. Ci sentiamo quindi di rigettare in modo chiaro qualunque appello all’astensione e invitiamo tutti ad andare alle urne per votare, che siate per il SÌ o per il NO, visto che si è obbligati a raggiungere il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto.
Vorremmo sottolineare, accanto a tutte le motivazioni per il sì, la necessità per tutti di porre la priorità dei diritti della Terra, rispetto a tutti gli interessi e a tutte le esigenze umane.
È la Terra che dà la vita a tutti; non siamo noi a dare la vita alla Terra. In tutte le nostre scelte dobbiamo prima chiedere che ne viene alla Terra, al mare, ai pesci alla vita degli altri esseri, e dopo fare le nostre scelte. Per i cambiamenti climatici, per il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani siamo vicini al punto di non ritorno.
La COP 21 di Parigi a novembre 2015 ha mostrato che su questo c’è accordo unanime. Anche l’Italia ha sottoscritto l’accordo globale sul clima, impegnandosi a uscire dallo sfruttamento dei combustibili fossili e per investire in maniera seria e concreta sulle fonti rinnovabili.
Invitiamo tutti a moltiplicare in rete i messaggi per la partecipazione e per il sì.
Mostriamo a chi decide che la popolazione è cosciente della gravità e urgenza di scelte nuove.
È tempo di riconversione ora, domani sarà tardi. La nostra casa comune, il pianeta terra, ci chiede un cambio radicale nello stile di vita, ma anche nelle scelte politiche strutturali che riguardano il bene comune per tutti e ce lo chiede adesso.

Beati i Costruttori di Pace
-- 
Beati i costruttori di pace - Onlus
Via a. da Tempo 2 - Padova
Tel 049 8070522
www.beati.eu

mercoledì 13 aprile 2016

Campagna "Fuori il TTIP dalla mia città"

pagina https://stop-ttip-italia.net/2016/02/24/fuori-il-ttip-dalla-mia-citta-scrivi-al-tuo-sindaco/

[ TTIP = Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti ]
 
La campagna "Fuori il TTIP dalla mia città" continua a crescere.
Stiamo lavorando alla manifestazione nazionale StopTTIP del 7 maggio a Roma e questo venerdì presenteremo ufficialmente l'evento attraverso due incontri importanti:

  • All’università LUISS, a Roma, alle 11.00 si terrà il seminario di approfondimento “Il TTIP e le regole democratiche. Il caso agro-alimentare”. Sharon Treat, docente statunitense di diritto ambientale e analista di politiche pubbliche, chiarirà i rischi legati alla ratifica dell'accordo transatlantico. Parteciperanno all'incontro Campagna Stop TTIP Italia, Acli, Cia, Fairwatch, FLAI Cgil, Movimento Consumatori, Legambiente, Progressi, Slow Food;
  • Alla sala stampa della Camera dei Deputati, alle 14.30, si terrà la conferenza stampa di lancio della manifestazione nazionale, dal titolo “Cosa rischia l'Italia con il TTIP?” Ti invitiamo a seguire la conferenza stampa in diretta streaming, a partire dalle 14.30, dal link http://webtv.camera.it/home
Puoi seguire gli eventi anche sul sito della campagna https://stop-ttip-italia.net/ e sui canali social.

Campagna StopTTIP


sull'argomento TTIP
Campagna Fuori il TTIP dalla mia città: #fuorittip
Aggiornamenti sulla campagna STOP TTIP  
TTIP: riguarda tutto e tutti! Preoccupa ed è pericoloso... 
Cos'è il TTIP
TTIP: che cos'è? Sapevatelo!

Racing Extinction – Il mondo che scompare

DOCUMENTARIO 2014 – DURATA 90′ – USA

Il regista Louie Psihoyos assembla una squadra di attivisti per mostrare al mondo immagini mai viste prima, in grado di cambiare il modo in cui si guarda alle questioni inerenti agli animali in via di estinzione e alle estinzioni di massa …

dalla pagina http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/tv/2015/11/29/racing-extinction-il-mondo-che-scompare_1a962693-01d4-404c-8b45-5a817db0f601.html

''Andiamo verso l'estinzione di massa, serve che la gente lo sappia. Per aumentare questa consapevolezza nasce ''RACING EXTINCTION''. ''Voglio dire,  guarda a The Cove , stavano uccidendo 23.000 delfini e focene l'anno . Ora ne stanno uccidendo meno di 6.000, quindi il nostro documentario è riuscito a salvare più del 70 % dei delfini, solo negli ultimi anni. E' stato utile''.

martedì 12 aprile 2016

Serata di approfondimento sul terrorismo islamico

Mercoledì 13 aprile: “I tanti nomi di un nemico invisibile”

Mercoledì 13 aprile spazio all’approfondimento sul terrorismo islamico. Uno dei fenomeni che più inquietano il nostro tempo ma anche che maggiormente necessitano di reale comprensione, in una visione non appiattita su paure e ricatti emotivi.
“Al Qaida, Talebani, Boko Haram, Isis, Al Shabaab, Aqmi... I tanti nomi di un nemico invisibile” è il titolo della serata, che si svolgerà dalle ore 20.45 presso il Centro culturale San Paolo (Viale Ferrarin, 30 - Vicenza).
A guidare l’approfondimento saranno Romina Gobbo (giornalista, studiosa delle problematiche del mondo islamico) e Marco Di Liddo (analista, esperto in Peacekeeping and Security studies).

Associazione Presenza Donna
Centro Documentazione e Studi 
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Marco Di Liddo, nato a Matera nel 1984, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e ha un Master di II Livello in Peacekeeping and Security Studies all’Università di Roma Tre. È analista responsabile del Desk Africa, del Desk Balcani e del Desk Ex URSS e Responsabile Formazione presso il Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali di Roma). È docente presso la Scuola Ufficiali Carabinieri, il Centro di Addestramento e Specializzazione della Guardia di Finanza, il Master di II Livello in Geopolitica e Sicurezza Globale dell’Università la Sapienza. È contributore per RID (Rivista Italiana Difesa), Formiche, Rivista Militare, Rivista Marittima. Commentatore Radiofonico, Televisivo e Giornalistico per RAI, Mediaset, SKY, Radio Vaticana.

Romina Gobbo è giornalista professionista, studiosa delle problematiche del mondo islamico. Collabora, in particolare, con Avvenire, Famiglia Cristiana, Credere, su tematiche quali i diritti umani, la pace, i conflitti, l’Islam, le attività di volontariato. Ha all’attivo parecchi viaggi in aree di crisi, soprattutto Medio Oriente e Africa Sub-Sahariana. Come formazione, ha una laurea in Scienze Politiche, un diploma di corso avanzato per giornalisti in aree di crisi, e un Master sull’Islam d’Europa. Giovanni Antonio Farina: talmente uomo da essere santo è il suo terzo libro dopo Nessuno strumentalizzi Dio! Papa Francesco in Terra Santa: l'urgenza della pace (Gabrielli Editori) e una pubblicazione sui temi sociali, edita dal Centro aiuto alla vita di Vicenza. Reportage di Romina su www.scriptandclick.com.

lunedì 11 aprile 2016

Referendum 17 aprile sulle trivelle: le Acli per il SÌ

dalla pagina http://www.acli.it/le-notizie/news-nazionali/10717-referendum-17-aprile-sulle-trivelle-le-acli-per-il-si

La Presidenza nazionale delle Acli ha deciso di aderire al Comitato per il Si al referendum del 17 aprile per fermare le trivelle per l'estrazione di idrocarburi nei mari italiani.
«Il primo appello che rivolgiamo al corpo elettorale – spiega Alfredo Cucciniello, responsabile Cittadinanza attiva della Presidenza nazionale Acli – è quello per il voto. É importante recarsi a votare, per non sciupare questa occasione di partecipazione democratica su un tema di primaria importanza come quello energetico e ambientale. Infatti, il quesito sulle trivelle chiama in causa temi di primaria importanza: l’ambiente, il lavoro, la salute, la vocazione turistica del Paese, lo sviluppo sostenibile.
In secondo luogo – prosegue Cucciniello - le Acli invitano a votare Sì per contribuire a riavviare un dibattito sull'esigenza di pensare ad un modello energetico pulito, basato sulle energie rinnovabili; il tempo delle fossili è finito. Le quantità di gas e petrolio che estraiamo nei nostri mari sono esigue rispetto al fabbisogno nazionale. Le attività estrattive sono inquinanti, con impatti sull'ambiente e sull'ecosistema marino con danni al turismo, alla fauna e all'attività di pesca.
Eventuali incidenti avrebbero effetti disastrosi, dato che il Mediterraneo è chiuso; dal 1977 al 2010 si sono verificati nel Mediterraneo 132 incidenti con 52 volte in cui c'è stata dispersione del carico (312.000 tonnellate di petrolio in mare). Alla COP 212 di Parigi l'Italia si è impegnata a contenere il riscaldamento e ad abbandonare le fonti fossili. In ogni caso – conclude Cucciniello - non vi sarebbero effetti sull'occupazione in quanto in caso di vittoria del SI, verrebbe meno solo la possibilità di proroga delle concessioni e non determinerebbe la cessazione immediata delle estrazioni; alcune concessioni scadono infatti tra 20 anni».

La Presidenza del Circolo ACLI di Zugliano, concorde con la Presidenza nazionale dell’Associazione, ha deciso di aderire al Comitato per il Sì al referendum del 17 aprile [ pdf ].

Sull'argomento REFERENDUM 17 APRILE: