sabato 31 agosto 2019

Vicenza torni Città per la Pace

dalla pagina https://www.comune.vicenza.it/servizi/petizioni/petizioni.php/229950

25/07/2019

Vicenza torni Città per la Pace

Proponente: Sandro Pupillo
Scadenza: 04/09/2019
Con questa petizione si chiede all’amministrazione comunale di tornare sui propri passi rispetto alla delibera di Giunta n. 106 del 28/06/2019 che ha stabilito che dal 2020 il nostro Comune non farà più parte del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani. Sono già molti i cittadini, le associazioni, i gruppi che si occupano di tematiche legate alla Pace che hanno scritto increduli e rammaricati per questa decisione. Raccogliendo pertanto anche le loro preoccupazioni, invitiamo la Giunta ad approvare in tempi brevi una nuova delibera che ripristini l'adesione del Comune di Vicenza all'interno del Coordinamento. Farne parte non è solo il mero versamento di una quota annuale di €. 1.900,00 - che nel bilancio complessivo del nostro Comune è davvero pochissima cosa - ma è un impegno concreto della nostra Città alla promozione dell'educazione permanente alla pace e ai diritti umani nella scuola, all'organizzazione della Marcia per la pace Perugia-Assisi e delle Assemblee dell'Onu dei Popoli, alla promozione della diplomazia delle città per la pace, al dialogo e la fratellanza tra i popoli, allo sviluppo della solidarietà internazionale e della cooperazione decentrata contro la miseria e la guerra, alla promozione di un'informazione e comunicazione di pace, alla campagna per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, all'impegno per la pace in Medio Oriente e nel Mediterraneo, alla costruzione di un'Europa delle città e dei cittadini, strumento di pace e di giustizia nel mondo sulle orme del grande Giorgio La Pira.

La decisione di recedere dal Coordinamento per noi significa anche calpestare lo Statuto del nostro Comune, la stella polare e la carta d’identità per decisioni importanti come questa. Lo Statuto parla e vale per tutti i vicentini, cittadini e amministratori. Uno dei primissimi articoli è dedicato alla Pace e alla cooperazione. Esso sancisce che “Il Comune riconosce nella pace un diritto fondamentale della persona e dei popoli” e indica concretamente una via per raggiungere tale fine, cioè impone di “incoraggiare la conoscenza reciproca dei popoli e delle rispettive culture” e “promuovere una cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione e con il sostegno alle associazioni, che promuovono la solidarietà con le persone e con le popolazioni più povere”. Vicenza è una Città per la Pace fin dal suo Statuto: nessun atto di recesso, negligenza, silenzio, potrà mai cancellare questo dato di fatto.

Sandro Pupillo, Giovanni Selmo, Ciro Asproso, Cristina Balbi, Raffaele Colombara, Otello Dalla Rosa, Alessandro Marchetti, Alessandra Marobin, Giovanni Rolando, Isabella Sala, Cristiano Spiller, Ennio Tosetto

mercoledì 21 agosto 2019

La metà degli italiani vorrebbe ridurre o eliminare le spese militari

dalla pagina http://www.milex.org/2019/06/29/la-meta-degli-italiani-vorrebbe-ridurre-o-eliminare-le-spese-militari/

By Francesco Vignarca


Un recente sondaggio diffuso da SWG nell’ambito del proprio servizio PoliticAPP segnala ancora una volta la non popolarità delle spese militari in Italia. Secondo i risultati del sondaggio (diffusi il 27 giugno e derivanti da rilevazioni condotte tra il 19 e il 21 giugno) ben il 50% degli intervistati ritiene che gli investimenti per difesa militare e armamenti andrebbero diminuiti (per il 36%) o addirittura eliminati del tutto (il 14% dei rispondenti). Solo il 9% ha espresso la necessità di un aumento di tali fondi mentre per quasi un terzo (precisamente il 29%) il livello di spesa attuale è ritenuto adeguato.
I risultati si allineano come tendenza a quelli rilevati da un sondaggio promosso dall’Associazione Papa Giovanni XXIII ad inizio 2018 per il lancio della propria campagna per un “Ministero della Pace”. In quel momento e nel contesto di un’ampia serie di domande incentrata su tematiche legate a guerra e pace (e con una domanda impostata in maniera differente: “Secondo lei, ci sono oggi le condizioni In Italia per diminuire le spese militari?”) ben il 79% degli intervistati riteneva che tali condizioni fossero già presenti. Per il 21% senza alcun dubbio, mentre il 58% sottolineava la mancanza di volontà politica a riguardo.
La valutazione che si può trarre da questi sondaggi (in entrambi i casi con un campione rappresentativo di circa 1.000 persone) è che in media gli italiani non ritengono le spese militari una parte fondamentale delle funzioni dello Stato. E anzi probabilmente percepiscono(aggiungiamo noi, come sensazione) dietro l’opacità e la difficoltà di informazioni accessibili su questo comparto una sorta di ineluttabile “prezzo da pagare” ad alleanze internazionali, centri di potere politico-militare, industria della difesa.

lunedì 19 agosto 2019

Padre Alex: "È in ballo il cuore del Vangelo e della Costituzione"

dalla pagina https://ilmanifesto.it/e-in-ballo-il-cuore-del-vangelo-e-della-costituzione/

Appello. Ha ragione Papa Francesco a dire che certi discorsi gli ricordano quelli di Hitler! Mi appello ai giudici perché, nella loro autonomia, interpretino il decreto sicurezza bis dando priorità al principio della vita




Quello che sta avvenendo di nuovo nel Mediterraneo con le navi Open Arms e Ocean Viking è uno spettacolo indecente, immorale e criminale. Il rifiuto del ministro dell’Interno Matteo Salvini di aprire i porti per accogliere queste due navi cariche di 500 rifugiati salvati in mare , esprime un cinismo e un disprezzo verso l’altro inaccettabile.
Perché queste sono persone che fuggono da terrificanti lager libici, dalle torture, dagli stupri, da una guerra tra il generale Haftar e el Serraj, l’uomo forte di Tripoli. E quindi non sono migranti, ma rifugiati che hanno diritto all’acccoglienza per i Trattati Internazionali Onu, firmati anche dall’Italia. Per di più, di questi 500 rifugiati, ora nelle due navi, ben 150 sono minorenni, particolarmente protetti nei Trattati internazionali e solo a una piccola parte dei quali ieri è stato concesso di sbarcare dalla Open Arms. Infatti il Tribunale dei minori di Palermo ha dichiarato che «trattenere a bordo minori in prossimità delle frontiere con lo Stato italiano equivale a un respingimento».
Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è subito intervenuto chiedendo a Salvini di rispettare le norme a tutela dei minori e autorizzare lo sbarco. Salvini gli risponde che una nave di una Ong straniera non può entrare in un porto italiano. In questa bagarre è intervenuto il Tar del Lazio , affermando che «data l’eccezionale gravità della situazione a bordo, Open Arms può entrare nelle acque italiane».
La ministra della Difesa, smarcandosi da Salvini, manda due navi della Marina militare a scortare Open Arms. Salvini, infuriato, rilancia la sua litania di no allo sbarco, ma i ministri Toninelli e Trenta non firmano.
E così la Open Arms arriva a150 metri dal porto di Lampedusa, ma Salvini non cede. E così i 130 rifugiati di Open Arms dopo sedici giorni di attesa sulla nave, stanno ancora attendendo di scendere a terra. Tutto questo è disumano e disumanizzante! Dobbiamo svergognare Salvini che ha già ricevuto uno schiaffo clamoroso in Parlamento, quel Parlamento da lui snobbato sia per la Diciotti che per Moscopoli.
Se Salvini da ministro dell’Interno si è comportato come se incarnasse lui il governo, chissà cosa succederà quando il popolo italiano, come lui chiede, gli darà «pieni poteri».
Ha ragione Papa Francesco a dire che certi discorsi gli ricordano quelli di Hitler! Mi appello ai giudici perché, nella loro autonomia, interpretino il decreto sicurezza bis dando priorità al principio della vita.
Come ha fatto il giudice Alessandra Vella del Tribunale di Trapani, che ha rimandato libera Carola Rackete, la comandante della Sea-Watch, perché ha agito obbedendo al principio della vita. Abbiamo bisogno di giudici e magistrati che riescano così a smantellare il decreto sicurezza che è un decreto immorale perché dichiara reato salvare vite in mare. Siamo arrivati al sovvertimento dell’ordine costituzionale e del Sistema internazionale dei diritti umani universali.
Mi appello ai militari, alle forze dell’ordine, ai poliziotti, alle guardie costiere perché riscoprano l’obiezione di coscienza e la disobbedienza civile davanti a leggi ingiuste e disumane.
Mi appello soprattutto ai vescovi italiani (Cei) perché abbiano il coraggio di bollare con parole di fuoco, come facevano gli antichi profeti e Gesù, quello che sta avvenendo in questo paese. Mi appello sempre ai vescovi perché abbiano il coraggio di chiedere ai fedeli dei gesti pubblici contro questo pauroso crescendo di razzismo come un digiuno collettivo, preghiere speciali. Dobbiamo farci sentire sulla pubblica piazza:è in ballo il cuore del Vangelo.
Mi appello ai preti e alle comunità cristiane perché risuoni chiaro il messaggio che la politica leghista è antitetica al Vangelo: non ci si può dichiarare cristiani e votare Lega. «Amerai il prossimo tuo come te stesso-afferma il libro del Levitico- e amerai lo straniero come te stesso» (Levitico 19, 18,34). E Gesù ha riespresso tutto questo con la parabola del Samaritano.
La situazione è molto grave: è in ballo la nostra Costituzione e per i cristiani, il cuore del Vangelo.

mercoledì 14 agosto 2019

Qualche parola di Aldo Capitini: "non isolarsi"

dalla pagina https://www.azionenonviolenta.it/qualche-parola-di-aldo-capitini/

Ho in un post precedente evocato un testo di Aldo Capitini la cui lettura consiglio: Le tecniche della nonviolenza. L’azione diretta nonviolenta mi pare infatti un’aggiunta necessaria alla pratica elettorale per difendere almeno la democrazia costituzionale, sotto attacco nel nostro e in altri paesi. Le tecniche sono tante. Qui alcune vengono indicate e approfondite. Altre se ne possono aggiungere e nel tempo si sono aggiunte. Già negli anni ’70 Gene Sharp ne illustrava 198, sistematicamente suddivise secondo le loro caratteristiche. Non sto a riprenderle né a tentare aggiornamenti. Ripropongo una raccomandazione di Capitini, in quel piccolo libro edito nel 1967. Mi pare aiuti a rispondere al che fare? di fronte a un potere che rivela sempre più tratti autoritari.
“Che cosa fare? La risposta è questa: non isolarsi, non cercare di affrontare e risolvere i problemi importanti da isolati; da isolati non si risolvono che problemi di igiene, di salute personale e, se mai, di benessere ad un livello angusto. Per il problema sommo che è il potere, cioè la capacità di trasformare la società e di realizzare il permanente controllo di tutti, bisogna che l’individuo non resti solo, ma cerchi instancabilmente gli altri, e con gli altri crei modi di informazione, di controllo, di intervento. Ciò non può avvenire che con il metodo nonviolento, che è dell’apertura e del dialogo, senza la distruzione degli avversari, e influendo sulla società circostante per la progressiva sostituzione di strumenti di educazione a strumenti di coercizione”. L’invito è a un agire aperto, capace di coinvolgere e impegnare nella riflessione e nell’azione molte persone, attraverso l’esempio e la chiarezza della posizione assunta e proposta. Il potere appare sempre più miserabile, incapace di trasformazione della società verso eguaglianza e libertà, nella necessaria solidarietà dei cittadini. Il potere si incanaglisce piuttosto nell’esercizio sulle persone, colpendole pure nella loro dignità. Propongo tre passi da messaggi del dopoguerra che Aldo ci lascia, con un decennio di distanza l’uno dall’altro.
1948: La nonviolenza è lotta, ne Il problema religioso attuale, “La nonviolenza non è appoggio all’ingiustizia… Il nonviolento che si fa cortigiano è disgustoso: migliore è allora il tirannicida, Armodio, Aristogitone, Bruto. Due grandi nonviolenti come Gesù Cristo e san Francesco si collocarono dalla parte degli umiliati e degli offesi. La nonviolenza è il punto della tensione più profonda del sovvertimento di una società inadeguata”. La democrazia faticosamente conquistata appare già allora del tutto inadeguata rispetto all’esigenza di procedere in un percorso intravvisto nei momenti migliori dell’Antifascismo e della Resistenza. Procedere è sbilanciarsi, quasi cadere in avanti, ma ci si riesce solo muovendo, con attenzione, sempre la gamba che sta dietro. Il richiamo alla nonviolenza è richiamo alla tensione, all’azione, non alla passività. La nonviolenza è lotta.
  1. In Aggiunta religiosa all’opposizione scrive: “E se gli uomini colti, per decenni e decenni e in una società come la nostra, non hanno mai visto i poliziotti venire nella propria casa, debbono fare un attento esame di coscienza per cercare i propri peccati, se non altro, di inerzia, di viltà, di chiusura”. Questo l’ho sentito, con parole simili, ripetere da lui, mite e inflessibile sui principi. E non parla solo dei tempi neri della dittatura, ma di quelli grigi che sono seguiti. Penso a quanti giusti impegni ho evitato – ed evito – per quieto vivere. Provare ad essere anche solo un poco amici della nonviolenza comporta qualche disagio e sacrificio, che è però ben ricompensato. Perfino nella mia limitatissima esperienza ho potuto accertarlo.
1968: il giorno prima di essere ricoverato per un’operazione alla quale non sopravvive Aldo scrive la sua ultima Lettera di religione intitolata La forza preziosa dei piccoli gruppi. Ne riporto l’avvio “Il fatto dei gruppi di contestazione in atto è importante. Essi hanno la fiducia di essere efficienti, sia perché hanno il coraggio di scendere in piazza, specialmente nei luoghi di lavoro: università o fabbrica, sia perché urtano direttamente il sistema, rompendone delle parti, cose o persone.
Ma sono evidenti questi gravi limiti:
  1. l’attenzione dei gruppi è verso gli avversari con cui lottare (poliziotti, uomini del potere politico o economico), invece che alla solidarietà con le persone con cui e per cui operare: queste passano in seconda linea o non sono nel pensiero, perché interessa l’urto (e questa è la ragione per cui nei gruppi si mescolano persone che amano menar le mani, buttarsi al rischio, e non altro);
  2. manca talvolta nei gruppi una coscienza precisa dei perni guasti del sistema da mutare, dei fini e del rinnovamento da instaurare (non basta dire: contro il capitalismo, contro il potere, se poi si producono un capitalismo e un potere molto più duri);
  3. c’è spesso nei gruppi la tendenza a misconoscere o urtare i più, come se siano complici o addormentati nel sistema, e vadano spaventati (mentre bisogna fare come se potenzialmente siano dalla parte del rinnovamento)…”.
A me, abituato a ritrovarmi spesso in piccoli gruppi, un po’ consola pensare che essi possano essere davvero una forza preziosa. Lo sono stati e possono esserlo nuovamente. Magari nei piccoli gruppi nei quali mi ritrovo possiamo cominciare dalla lettura integrale di quest’ultimo messaggio di Aldo Capitini. Chi è interessato sa come trovarmi.

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Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948.

martedì 13 agosto 2019

La risposta a odio e divisioni? "Riconciliazione e Relazione, un binomio fecondo"

dalla pagina https://www.laciviltacattolica.it/articolo/riconciliazione-e-relazione-un-binomio-fecondo/

Mario Imperatori, La Civiltà Cattolica, Quaderno 4059-4060, pag. 209 - 222, Anno 2019, Volume III

3 agosto 2019
Il contesto dell’articolo. 
La società attuale, caratterizzata, con Bauman, come «società liquida postmoderna», sembra indebolire il bisogno di riconciliazione, in quanto la rottura delle relazioni appare come la condizione inevitabile del loro ansiogeno consumo «usa e getta». D’altra parte, proprio questo dimostra che, senza relazioni, l’essere umano è destinato – sia sul piano sociale sia su quello individuale – alla morte antropolo­gica, che nasce dalla paura di rimanere privi di ogni relazione, in totale solitudine. Perché l’essere umano è un essere strutturalmente in relazione, fin dall’inizio della sua vita.

Perché l’articolo è importante?
Nel suo articolo, p. Imperatori spiega perché solo alla luce dell’intimo rapporto tra relazione e identità potrà emergere chiaramente come la ri­conciliazione, nella misura in cui ristabilisce relazioni prima interrot­te, non sia un semplice, secondario, «fare la pace» con gli altri e con Dio; ma tocchi, al contrario, l’identità più profonda dell’uomo.
Inoltre, mostra come l’alleanza con Dio, al centro dell’Antico Testamento nella Bibbia, sia un fondamento – caratterizzato da un’essenziale gratuità – della relazionabilità dell’uomo. E ciò non riguarda solo la dimensione strettamente religiosa. L’iniziativa dell’alleanza, infatti, è sempre e solo di Dio. Egli la propone non per riguardo all’uomo e ai suoi veri o presunti meriti, ma soltanto per fedeltà a se stesso. In questa gratuità relazionale, l’essere umano può trovare quella garanzia ultima che gli permette di considerare affidabile la sua relazionabilità.
Passando al Nuovo Testamento, al centro della scena non c’è più il Dio dell’alleanza, ma il Padre, di cui Gesù annuncia il regno: un regno che ha spesso caratteristiche esplicitamente nuziali. Gesù, è il compimento della relazionabilità dell’umano.

Quali sono le domande che l’articolo affronta? 
  • In che modo la società «liquido-moderna» ha messo in discussione il valore della relazione e il nesso tra relazione e identità?
  • Qual è il legame tra la morte di Gesù in croce e la riconciliazione con Dio? E perché questo legame dice molto della nostra identità umana?

sabato 10 agosto 2019

Papa Francesco: sovranismo e populismi mi spaventano

dalla pagina https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-sovranisi-stampa

Migrazioni ed Europa tra i temi affrontati da papa Francesco in un'intervista al quotidiano La Stampa

"L'Europa non può e non deve sciogliersi. È un'unità storica e culturale oltre che geografica. Il sogno dei Padri Fondatori ha avuto consistenza perché è stata un'attuazione di questa unità. Ora non si deve perdere questo patrimonio". Sono le parole di Papa Francesco in un'intervista a La Stampa, nella quale precisa che l'Europa "si è indebolita con gli anni, anche a causa di alcuni problemi di amministrazione, di dissidi interni. Ma bisogna salvarla. Dopo le elezioni, spero che inizi un processo di rilancio e che vada avanti senza interruzioni".
Il pontefice parla anche del sovranismo, che considera "un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. "Prima noi. Noi… noi…": sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura. Un Paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa, ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri paesi, con la Comunità europea. Il sovranismo è un'esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre". Lo "stesso discorso" vale anche per i populismi. "All'inizio faticavo a comprenderlo - spiega - perché studiando Teologia ho approfondito il popolarismo, cioè la cultura del popolo: ma una cosa è che il popolo si esprima, un'altra è imporre al popolo l'atteggiamento populista. Il popolo è sovrano (ha un modo di pensare, di esprimersi e di sentire, di valutare), invece i populismi ci portano a sovranismi: quel suffisso, 'ismi', non fa mai bene".
Il Papa è poi tornato sul fenomeno delle migrazioni: "Innanzitutto, mai tralasciare il diritto più importante di tutti: quello alla vita". Parte della soluzione, secondo il Pontefice, è investire in Medio Oriente e Africa "per aiutare a risolvere i loro problemi e fermare così i flussi migratori". Ma, attenzione, bisogna "ricevere", perché "le porte vanno aperte, non chiuse".
Infine, un passaggio sulla possibilità di ordinare dei "viri probati", di cui si parlerà nel prossimo Sinodo sull'Amazzonia: uomini anziani e sposati che possano contribuire ad affrontare il problema della carenza del clero. Il tema, spiega il Papa, non figura tra i principali: "è semplicemente un numero dell'Instrumentum Laboris. L'importante saranno i ministeri dell'evangelizzazione e i diversi modi di evangelizzare".
 

Michela Murgia: "Questi giorni di vergogna saranno studiati sui libri di storia"

Post di Michela Murgia pubblicato il 7 agosto 2019

dalla pagina https://www.facebook.com/permalink.php?id=39003049369&story_fbid=10156642543189370


L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore
perché ha guardato l'umiltà della sua serva
d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e santo è il suo nome
Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono
Ha spiegato la potenza del suo braccio
Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore
Ha rovesciato i potenti dai troni
Ha innalzato gli umili
Ha ricolmato di beni gli affamati
Ha rimandato i ricchi a mani vuote
Ha soccorso Israele suo servo
ricordandosi della sua misericordia
come aveva promesso ai nostri padri
ad Abramo e alla sua discendenza per sempre

(La Vergine Maria, Vangelo di Luca, 1,46-55)

Questi giorni di vergogna saranno studiati sui libri di storia

Per la disumanità, per l'odio organizzato contro l'umile, l'affamato, il debole, il perseguitato, l'emarginato che cerca giustizia. Per la gara a chi aveva la pensata più crudele. Per la pavididità dei complici di quell'odio, quelli che "ho votato, ma mi dissocio", quelli che uno stipendio da parlamentare vale più delle vite umane che avete condannato a morire in acqua, più della libertà di dissentire che avete condannato a morire in terra, più di tutta la storia che state sporcando.
Finché avremo fiato combatteremo questa legge e la vostra disumana visione del mondo e alla fine renderete conto di ogni cosa:
dei morti in mare, della persecuzione della solidarietà, delle cariche della polizia contro chi protesta, del razzismo tornato senza più vergogna, del paese diviso e pieno di rabbia, dei soldi rubati e della paura delle persone alle quali invece che dare serenità avete venduto armi da puntare contro ogni diverso.
Quel giorno, ne sono convinta, renderete conto anche del furto del nome di una donna, Maria, che l'unica volta che ha parlato del suo Dio nel Vangelo lo ha fatto per dire da che parte stava: quella degli ultimi, mai quella di chi li perseguita.

Con il riscaldamento globale aumentano povertà e migrazioni

dalla pagina https://ilmanifesto.it/con-il-riscaldamento-globale-aumentano-poverta-e-migrazioni/

Cambiamento climatico. Rapporto del comitato scientifico dell’Onu sul rapporto tra clima e territorio: rischi di siccità, incendi e instabilità alimentare 

In Italia, intanto, come sottolinea una nota del Wwf «non si hanno più notizie del disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” che nella passata legislatura, dopo essere stato approvato nel 2016 dalla Camera, si è interrotto al Senato».



Gli scienziati del clima hanno lanciato l’ennesimo allarme di fronte al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici. A Ginevra, l’8 agosto, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu ha presentato un rapporto speciale dedicato ad approfondire il rapporto tra uso del suolo e cambiamento climatico. Almeno mezzo miliardo di persone, spiega, vive in aree dov’è in corso un processo di desertificazione. Terre aride e desertiche sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici e a eventi estremi quali siccità, onde di calore, tempeste di polvere.

IL RISULTATO È INEVITABILE: caleranno la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari. E a pagarne le conseguenze saranno soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia, costrette ad emigrare. Ecco perché il flusso non può essere fermato, anche se chi cerca rifugio in Europa non può sapere che anche il Mediterraneo è – secondo gli scienziati che hanno redatto il report – ad alto rischio di desertificazione e incendi.

È passato meno di un anno da quando, nell’ottobre del 2018, lo stesso Ipcc ha pubblicato il rapporto sul clima famoso per avvertire che senza ridurre immediatamente le emissioni di gas climalteranti, già nel 2030 le temperature medie globali potrebbero superare la soglia di 1,5 gradi in più rispetto ai livelli pre-industriali. Il limite fissato dall’Accordo di Parigi del 2015.
Questo nuovo rapporto si concentra invece sul rapporto fra il cambiamento climatico e l’uso del suolo, studiando in particolare il rapporto tra modello agricolo e di gestione forestale e climate change. Per il report, la stabilità delle forniture di cibo calerà all’aumento della grandezza e della frequenza degli eventi atmosferici estremi, che spezzano la catena alimentare, ma anche come conseguenza di un aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, elemento che può abbassare le qualità nutritive dei raccolti.

Le zone tropicali e subtropicali saranno le più vulnerabili. Per gli scienziati che hanno redatto il rapporto (107 gli autori, da 52 Paesi, che hanno analizzato circa 7mila paper, e valutato oltre 28mila commenti), alcune risposte potrebbero mitigare l’impatto del climate change: produzione sostenibile di cibo, gestione sostenibile delle foreste, gestione del carbonio organico nel suolo, conservazione degli ecosistemi, ripristino del territorio, riduzione della deforestazione (spesso direttamente legate alla produzione agro-industriale, con la soia in Amazzonia o le piantagioni di palma da olio in Indonesia), riduzione della perdita e dello spreco di cibo.

QUESTI SONO GLI STRUMENTI che riducono in modo diretto le emissioni di gas serra. Le politiche potenzialmente più efficaci, perché hanno un impatto immediato, in un momento di continue emergenze, sono la conservazione di quegli ecosistemi che catturano grandi quantità di carbonio, come le paludi, le zone umide, i pascoli, le mangrovie e le foreste.
Nelle grandi aree verdi, piante e alberi catturano l’anidride carbonica dell’atmosfera e la conservano in tronchi e foglie. Questi in seguito si decompongono a terra e lasciano la CO2 imprigionata nel terreno. Misure di lungo periodo, comunque necessarie, sono la forestazione e riforestazione, il ripristino di ecosistemi ad alta cattura di carbonio e di suoli degradati. «Il suolo e la biodiversità stanno soffrendo una pressione enorme a causa dell’aumento della deforestazione in Amazzonia e degli incendi che stanno devastando Siberia e Indonesia – spiega Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia -.
Questi fenomeni hanno un impatto diretto sulla vita di milioni di persone e sul clima, poiché minacciano la nostra sicurezza alimentare favorendo la desertificazione e il degrado del suolo». «Il messaggio del rapporto Ipcc è un ulteriore forte stimolo a rivedere le attuali pratiche agricole, favorendo quelle che consentono di aumentare il contenuto del carbonio nei suoli, e sottolinea l’importanza del contenimento del consumo di carne – sottolinea Gianni Silvestrini, direttore scientifico della ong sul clima Kyoto Club».

In Italia, intanto, come sottolinea una nota del Wwf «non si hanno più notizie del disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” che nella passata legislatura, dopo essere stato approvato nel 2016 dalla Camera, si è interrotto al Senato». È solo una delle tante bandiera ammainate dal Movimento 5 Stelle.

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dalla pagina https://ilmanifesto.it/per-salvare-il-clima-proteggere-le-foreste-e-cambiare-dieta/

Per salvare il clima, proteggere le foreste e cambiare dieta

 

Cambiamento climatico. I governi devono adottare un mix di politiche in tutti i settori per innovare in modo mirato le pratiche agricole, sia per ridurre le emissioni e aumentare gli assorbimenti di CO2 che per aumentare la capacità di reagire e adattarsi al mutare delle condizioni climatiche




Il primo rapporto dell’Ipcc che si focalizza specificatamente sull’uso del suolo è molto chiaro: proteggere le foreste e cambiare dieta se vogliamo salvare il clima. Pochi giorni dopo lo scenario apocalittico dei milioni di ettari di foreste siberiane in fumo, fenomeno ancora in atto, è stato approvato il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) su cambiamenti climatici e uso del suolo. L’analisi focalizza l’utilizzo del suolo, la deforestazione e l’agricoltura intensiva come importante causa dei cambiamenti climatici, con un contributo di quasi un quarto alle emissioni di gas a effetto serra. Che la tutela delle foreste sia un tema centrale per la protezione del clima globale è ben noto.
Così come è noto che a spingere la deforestazione sono (oltre che la produzione di legname e di polpa di cellulosa) attività quali la produzione di soia (transgenica) utilizzata per lo più per l’alimentazione animale, l’olio di palma, per i biocarburanti e vari usi alimentari e non, la produzione di cacao e la creazione di pascoli per l’allevamento di animali destinati al macello.
Dunque, il rapporto evidenzia in modo specifico e documentato le relazioni che ci sono tra lotta ai cambiamenti climatici e protezione della biodiversità.
In sostanza, recuperare le foreste e cambiare dieta riducendo il consumo di carne e latticini è un pezzo non marginale della formula per combattere i cambiamenti climatici, che comunque rimane centrata sulla progressiva eliminazione delle fonti fossili dal sistema energetico.

Vengono presentati diversi possibili scenari di risposta in funzione di quanta terra può essere allocata tra la produzione agricola, i pascoli, la produzione di bioenergie, le foreste e le aree naturali.
Il rapporto identifica anche una serie di misure di mitigazione (dall’agro-ecologia per aumentare il carbonio nei suoli al cambio di diete con minore apporto di carne e latticini) che potrebbero portare il bilancio dell’impatto del sistema agricolo globale in positivo, risultando cioè maggiori gli assorbimenti delle emissioni.
Trasformare l’agricoltura in una pratica che impatta positivamente sul ciclo del carbonio è una questione centrale delle politiche per combattere i cambiamenti climatici, da oggi abbiamo una analisi più dettagliata per cercare e praticare le soluzioni. Lo scenario che presenta i rischi minori per la sicurezza alimentare è quello che prevede una gestione sostenibile e una diversa composizione della produzione di cibo, mentre lo scenario «estremo» che prevede una produzione intensiva di bioenergie (con o senza cattura e stoccaggio di carbonio) e afforestazione spinta anche se consente una mitigazione delle emissioni, comporta un uso del suolo che appare meno sostenibile e meno flessibile.
Due degli scenari sono poi confrontati rispetto ai possibili aumenti della temperatura globale media: i cambiamenti climatici influiranno – e non poco – sulla produzione agricola, ragion per cui una produzione spostata verso una dieta maggiormente basata su piante e vegetali risulta quella che presenta la migliore sicurezza alimentare e maggior capacità di adattamento.
I cambiamenti climatici in atto stanno già presentandosi come una pericolosa «grande trasformazione» delle condizioni di vita di vaste aree del pianeta, già oggi con un aumento di temperature globali meno di 1°C (che però sulla sola terraferma è già 1,53°C).
I governi devono adottare un mix di politiche in tutti i settori per innovare in modo mirato le pratiche agricole, sia per ridurre le emissioni e aumentare gli assorbimenti di CO2 che per aumentare la capacità di reagire e adattarsi al mutare delle condizioni climatiche.
Dalla micro-irrigazione al recupero di aree degradate utilizzando piante resistenti alla siccità, da pratiche di agroforestazione a quelle di agroecologia e del biologico, riducendo gli apporti della chimica al terreno, varie sono le misure possibili, a seconda delle aree del pianeta, che possono contribuire a combattere la desertificazione, a combattere i cambiamenti climatici con l’assorbimento di CO2 e a migliorare l’adattamento. Scarsità di acqua significa scarsità di cibo, aumento delle migrazioni e maggiori conflitti. Senza un governo di questi fenomeni il rischio di soluzioni distruttive è alto: la speranza è che lo spirito dell’Accordo di Parigi produca entro il 2020, secondo quanto stabilito, impegni all’altezza della sfida.

venerdì 2 agosto 2019

Per far memoria di Hiroshima e Nagasaki

dalle pagine: 
https://presenzalongare.blogspot.com/2019/07/6-e-9-agosto-davanti-site-pluto.html
https://www.facebook.com/100038980667324/posts/115208309788524/

per ricordare le vittime di Hiroshima e Nagasaki, assieme a tutte le vittime di guerre, terrorismi e stragi di stato


martedì 6 agosto 
dalle ore 7,00 alle 12,00, con 15 minuti di silenzio alle 8,15 per ricordare le vittime di Hiroshima
venerdì 9 agosto 
dalle ore 7,00 alle 12,00, con 15 minuti di silenzio alle ore 11,00 per le vittime di Nagasaki

davanti alla base militare Site Pluto a Longare, Riviera Berica, Vicenza