sabato 11 novembre 2023
Commissione di Pastorale Sociale e del Lavoro - Diocesi di Vicenza
Evitare la catastrofe umanitaria
Papa Francesco, al termine dell’udienza generale di mercoledì 18 ottobre, ha rivolto una esortazione a tutti i credenti a prendere, di fronte al conflitto in Terra Santa e a tutti i conflitti in corso, una sola parte: quella della Pace. L’invito è rivolto anche ai fratelli e alle sorelle delle varie confessioni cristiane, appartenenti ad altre religioni e a quanti hanno a cuore la causa della Pace.
“Tacciano le armi, si ascolti il grido di pace dei poveri, della gente, dei bambini. La guerra non risolve alcun problema, semina solo morte e distruzione. Aumenta l'odio, moltiplica la vendetta. La guerra cancella il futuro”.
Ci sentiamo perciò chiamati a fare nostro l’invito a pregare per la Pace, a diventare noi per primi segni di Pace con le nostre scelte e la nostra disponibilità all’incontro, al perdono e alla fraternità. Di fronte alla violenza della guerra chiediamo a tutti di tornare ad essere “umani”: di fronte a chi chiede di decidere da che parte stare vogliamo scegliere di stare sempre dalla parte della Pace e dei diritti umani.
Ci sentiamo di fare nostre anche le richieste, ai Governi e alle Nazioni Unite, indicate nei documenti, sottoscritti da tantissime associazioni laiche e cattoliche a partire dall’appello: “Fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la pace”, come è stato sottolineato e ripreso nelle iniziative di riflessione e di preghiera di venerdì 27 ottobre scorso:
Condanna di ogni forma di violenza e cessate il fuoco per arrestare le perdite di altre vite umane;
Protezione prioritaria della popolazione civile, assicurando la disponibilità di acqua, energia, assistenza sanitaria e quindi l’accesso a Gaza di aiuti umanitari;
Liberazione degli ostaggi e dei prigionieri;
Rispetto del diritto internazionale ed umanitario da parte di tutti i contendenti.
Convocazione di una conferenza internazionale di pace sotto l’egida e la garanzia dell’Onu, per risolvere il conflitto israelo-palestinese, partendo dalle precedenti risoluzioni Onu e verificando la praticabilità della formula “due popoli, due stati”.