mercoledì 22 giugno 2011

L’Europa che ha fame

 da http://www.osservatoreromano.va/portal/dt?JSPTabContainer.setSelected=JSPTabContainer%2FDetail&last=false=&path=/news/internazionale/2011/143q11-L-Europa-che-ha-fame.html&title=L%E2%80%99Europa%20che%20ha%20fame&locale=it
Quarantatré milioni di persone a rischio povertà alimentare

L’Europa che ha fame

Bruxelles, 21.
 I tagli ai bilanci dell’Unione europea hanno colpito pesantemente i cittadini più deboli. Sono stati infatti ridotti di oltre i tre quarti, il 77 per cento, i fondi della borsa alimentare che distribuisce cibo gratis ai poveri, un programma di solidarietà europea che da anni sostiene i più vulnerabili e le famiglie che vivono in condizioni di disagio economico. In base ai dati della Commissione europea ci sono infatti 43 milioni di persone a rischio povertà alimentare, ossia cittadini che non possono permettersi un pasto decente ogni due giorni. Per la borsa alimentare, i fondi per il 2012 scendono ad appena  La spesa in un mercato di Atene (Reuters)113,48 milioni di euro, invece dei quasi cinquecento milioni degli ultimi anni. Nel solo 2009, l’anno più difficile della crisi economica, quei fondi hanno permesso di distribuire oltre 440.000 tonnellate di cibo gratis a 18 milioni di persone in Europa.
Ufficialmente, il taglio dei contributi europei è conseguenza di una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue nella quale si afferma che, in base alle regole attuali, gli alimenti destinati ai poveri devono provenire dalle eccedenze nei magazzini pubblici dell’Unione europea. Ma i granai europei, come i depositi di latte in polvere sono quasi vuoti e sulla base delle eccedenze ancora esistenti, il commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, è riuscito a destinare al programma 2012 alimenti per un valore appunto di soli 113 milioni. Ciolos ha comque assicurato che «c’e il nostro impegno politico a favore di un programma la cui importanza è riconosciuta da numerose associazioni caritative e organizzazioni non governative in tutta Europa».
 
22 giugno 2011

Acqua, ora che è salva proviamo a non sprecarla...



Acqua, ora che è salva proviamo a non sprecarla...

acqua
Due referendum hanno giustamente sepolto la pessima legge sull’acqua voluta a colpi di voti di fiducia dal governo Berlusconi nel 2009, che, fra l’altro, imponeva la privatizzazione obbligatoria delle aziende pubbliche di servizi locali in nome dell’Europa. Un falso. La Ue ha optato per una politica di liberalizzazioni volte a creare una concorrenza fra i vari gestori.

Ma il centrodestra non ha liberalizzato, ha semplicemente fatto entrare i privati nelle aziende municipalizzate sostanzialmente per comandare (si pensi a Caltagirone nella più che centenaria Acea di Roma creata dalla Giunta Nathan con referendum). Anche perché quelle stesse imprese locali, un tempo gestite con rigore da un personale competente, sono state riempite - si pensi alla recente vicenda di Parentopoli a Roma - di dirigenti senza competenze specifiche, i quali si sono portati dietro gente ancor più mediocre.

Lo stesso centrodestra che ha teso a privatizzare le imprese pubbliche locali, ha accuratamente evitato di creare una vera concorrenza fra le grandi imprese nazionali e i loro servizi (si pensi soltanto alle ferrovie coi pendolari abbandonati a se stessi). I due referendum hanno quindi azzerato delle pessime regole e riportato l’acqua fra i beni pubblici da gestire in forma coerentemente pubblicistica e non privatistica. Come invece stavano facendo, in gran fretta, le prime aziende acquedottistiche privatizzate intascando dei bei sovraprofitti.

Ora però bisogna riscrivere accuratamente le regole e la sinistra deve concorrere con proposte chiare e responsabili, in ogni settore e in particolare per l’acqua. Dove la situazione italiana è tanto seria quanto anomala. Siamo infatti il Paese che consuma più acqua al mondo per abitante dopo Usa e Canada, il primo in Europa. Con una quota fortissima, il 65 %, in agricoltura, e in particolare al Nord (irrigazione e allevamenti), con consumi industriali almeno in apparenza più ridotti, ma con tanti, troppi prelievi (e scarichi) direttamente in falda, e con sprechi inaccettabili anche negli usi domestici. Si ricicla ancora poco l’acqua già utilizzata, rari sono gli acquedotti industriali e così via.

Si dissipa insomma l’acqua potabile. Anche in forza delle tariffe troppo basse di numerose città italiane: il consumo più alto lo si registra a Torino con 291 litri/abitante al giorno i più bassi a Firenze e a Forlì (130 litri/abitante). A Torino, guarda caso, l’acqua la si paga pochissimo. A Firenze e a Forlì la si paga un bel po’ di più. E’ interessante osservare che dove l’acqua costa poco, la si spreca; dove costa, la si economizza. Succede lo stesso in Europa: ad Atene l’acqua costa il doppio di Torino e Milano e se ne consuma, per abitante, meno della metà. Analogamente a Bruxelles, a Zurigo o a Berlino.

Si obietterà: in quelle città straniere gli acquedotti non registrano le perdite sovente ingenti dei nostri. Per la verità le regioni italiane nelle quali si registrano, secondo stime di Lergambiente, le minori perdite e quindi alte efficienze sono quelle - Emilia-Romagna, Umbria e Marche - dove le tariffe non sono “stracciate”, da svendita. Voglio dire che, dove le tariffe remunerano in modo equo costi e investimenti consentendo ammortamenti e miglioramenti delle infrastrutture, la rete risulta più efficiente. Come deve essere in un’azienda di pubblici servizi che si rispetti.

Certo, poi ci sono i disastri di Cosenza col 70% di acqua persa per strada, di Campobasso col 65%, di Latina col 66%, ma pure di Trieste, a Palermo, a Catania, a Messina o a Cagliari dove si arriva ad un 40%. Casi in cui, temo, occorrerà un piano straordinario di investimenti. Secondo il geologo Mario Tozzi, i chilometri di rete idrica da rifare sono almeno 50.000 sui 291.000. Ma è una balla del centrodestra che i 60 miliardi ritenuti necessari per questo adeguamento possano (o meglio, potessero) metterceli soltanto i privati. In generale, come ha scritto di recente l’economista Marco Causi, deputato del Pd, «andrà scritta nuovamente la norma tariffaria, riportandola ai parametri del costo dell’investimento e della remunerazione della gestione industriale» evitando così gli extraprofitti.

Lo stesso cantiere riformatore va esteso ad altri servizi lasciati da anni nel limbo, probabilmente per favorire così speculazioni ed ecomafie: per esempio nel campo strategico dei rifiuti urbani e del loro corretto smaltimento. Insomma, dopo questi referendum c’è tanto da proporre e da fare per rimediare alle pessime leggi e alle prolungate inerzie dei governi Berlusconi mascherate con quei commissariamenti straordinari che hanno prodotto la “cricca” con relative speculazioni a danno delle nostre tasche. Ma ci vuole, credo, un nuovo governo, davvero “responsabile”.

19 giugno 2011

martedì 21 giugno 2011

domenica 12 giugno 2011

Augurio di Pentecoste

I portatori di sogni

di Gioconda Belli

Tutte le profezie raccontano
Che l'uomo creerà la propria distruzione.
Ma i secoli e la vita che sempre si rinnova
hanno anche generato una stirpe di amatori e sognatori;
uomini e donne che non sognano la distruzione del mondo,
ma la costruzione di un mondo pieno di farfalle e usignoli.

Li hanno chiamati illusi, romantici, pensatori di utopie,
hanno detto che le loro parole sono vecchie
e in effetti lo sono,
perché la memoria del paradiso è antica
nel cuore dell'uomo.

Sono pericolosi - stampavano le grandi rotative
Sono pericolosi - dicevano i presidenti nei loro discorsi
Sono pericolosi - mormoravano gli artefici di guerra
Bisogna distruggerli- stampavano le grandi rotative
Bisogna distruggerli - dicevano i presidenti nei loro discorsi
Bisogna distruggerli - mormoravano gli artefici di guerra

I portatori di sogni conoscevano il loro potere
e perciò non si sorprendevano.
E sapevano anche che la vita li aveva generati
per proteggersi dalla morte annunciata dalle profezie.
E perciò difendevano la loro vita anche con la morte.
E perciò coltivavano giardini pieni di sogni
che esportavano con grandi nastri colorati;
e i profeti dell'oscurità passavano notti e giorni interi
controllando tutti i passaggi ed i sentieri,
cercando quei carichi pericolosi
che non hanno mai potuto intercettare,
perché chi non ha occhi per sognare
non vede i sogni né di giorno né di notte.

E nel mondo si è scatenato un gran traffico di sogni
che i trafficanti della morte non riescono a bloccare;
e dappertutto ci sono quei pacchetti con grandi nastri colorati
che solo questa nuova stirpe di veri esseri umani può vedere
E i semi dei loro sogni non si possono scoprire
perché vanno avvolti in rossi cuori
o in larghi vestiti di maternità
dove i piedini sognatori caprioleggiano nei ventri che li vogliono portare.

venerdì 10 giugno 2011

Il Papa: «Le fonti d'energia non siano pericolose per uomo e ambiente»

da http://www.corriere.it/cronache/11_giugno_09/papa-fukushima-energie_3078c38a-9280-11e0-92af-982eb6e0ff41.shtml

«Rivedere il nostro approccio alla natura»

Il Papa: «Le fonti d'energia non siano pericolose per uomo e ambiente»

«Stili di vita rispettosi, sostegno a ricerca e sfruttamento di energie che salvaguardino patrimonio della creazione»


Benedetto XVI (Afp)
Benedetto XVI (Afp)
MILANO - La tragedia di Fukushima induca a una riflessione e si adottino «energie appropriate che salvaguardino il patrimonio della creazione e siano senza pericoli per l'uom0». È il monito che Benedetto XVI ha lanciato nel corso della presentazione dei nuovi ambasciatori di sei nazioni presso la Santa Sede. «Adottare complessivamente uno stile di vita rispettoso dell'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate che salvaguardino il patrimonio della creazione e siano senza pericoli per l'uomo, devono essere priorità politiche ed economiche», ha detto il Papa, che ha fatto riferimento alle «innumerevoli tragedie» che hanno toccato quest'anno «la natura, la tecnica e i popoli». «RIVEDERE APPROCCIO ALLA NATURA» - «La vastità di tali catastrofi ci interroga», ha aggiunto Joseph Ratzinger. «È l'uomo che viene prima, è bene ricordarlo. L'uomo a cui Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e diventarne soggetto. Questa presa di coscienza deve portare gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta, davanti alle loro responsabilità verso la nostra vita e le tecnologie». Secondo il Pontefice, quindi, «diventa necessario rivedere totalmente il nostro approccio alla natura», che «non è unicamente uno spazio da sfruttare o ludico», ma «è il luogo natale dell'uomo, praticamente la sua "casa"». Il Papa ha auspicato un «cambio di mentalità» per «arrivare rapidamente a un'arte di vivere insieme che rispetti l'alleanza tra l'uomo e la natura, senza la quale la famiglia umana rischia di sparire».

Inoltre «l'insieme dei governanti devono impegnarsi a proteggere la natura e aiutarla e adempiere il suo ruolo essenziale per la sopravvivenza dell'umanità». «Le Nazioni Unite - ha sottolineato Benedetto XVI - mi sembrano essere il quadro naturale di una tale riflessione che non dovrà essere oscurato da interessi politici ed economici ciecamente partigiani, al fine di privilegiare la solidarietà rispetto all'interesse particolare». Secondo Ratzinger, poi, «conviene anche interrogarsi sul giusto posto della tecnica», dal momento che «i prodigi di cui è capace vanno di pari passo con disastri sociali ed ecologici». L'allarme del Pontefice è verso «la tecnica che domina l'uomo, lo priva della sua umanità» e verso «l'orgoglio che essa genera» e che «ha fatto nascere nelle nostre società un economismo inflessibile e un certo edonismo tale da determinare soggettivamente e egoisticamente i comportamenti».
09 giugno 2011

Invito delle Acli: quattro sì.


ROMA. In vista dell’ormai imminente referendum le Acli invitano a votare quattro sì ai quesiti proposti. 

Sull’acqua in particolare, si legge in un documento della presidenza nazionale, «si gioca una partita vitale per il futuro» perché «l’acqua è un bene comune, non un bene economico» e «non si possono creare profitti da un bene comune».

Anche sul nucleare, pur non avendo aderito al comitato referendario, le Acli invitano a votare sì per abrogare le norme che disciplinano il ritorno delle centrali in Italia. «Una scelta di buon senso dettata dal principio di precauzione che vale per noi in tutte le questioni nelle quali è in gioco il rapporto tra tecnica e vita». E in questo caso, almeno «allo stato attuale, i rischi sembrano prevalere sui benefici».

Infine il legittimo impedimento. Anche in questo caso le Acli non sono state tra i promotori, ma «chiamati a scegliere votiamo sì». «Sebbene il nostro Paese possa aver bisogno di garanzie per le alte cariche istituzionali – si legge nel documento – non può essere una legge ordinaria a introdurle attraverso una forzatura della maggioranza di governo. È necessaria invece una legislazione costituzionale approvata a larga maggioranza».

Anche monsignor Emidio Cipollone, arcivescovo di Lanciano-Ortona, ricorda che «l’acqua è un bene comune e tale deve rimanere». «Ci dicono che sarà l’"oro azzurro" dei prossimi anni, come il petrolio è stato l’"oro nero" per il Novecento: difendiamo l’acqua da ogni tipo di inquinamento, sia ambientale che egoistico, affinché rimanga una ricchezza comune e non un bene con il quale fare profitti». (M.Mu.)

mercoledì 8 giugno 2011

Lettera aperta a tutti i cittadini di Vicenza in occasione dei Referendum, 12 e 13 giugno


LETTERA APERTA A TUTTI I CITTADINI

“Fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti, ma da saggi, facendo buon uso del tempo perché i tempi sono cattivi” (Ef.5,15).  Paolo diceva così ai cristiani di Efeso, ma il richiamo a usare saggezza e discernimento è importante anche oggi per tutti, non solo per noi cristiani, all’inizio del terzo millennio.
Come componenti della Commissione Pastorale Sociale (lavoro, giustizia e pace, cura del creato) diocesana, vogliamo quindi condividere con tutti i concittadini alcune riflessioni sui referendum del 12 e 13 giugno, partendo dalla convinzione che la partecipazione e il diritto/dovere a informarsi ed esprimere la propria azione democratica siano fondamentali.
Desideriamo quindi ricordare che siamo chiamati ad esprimerci su importanti questioni, che riguardano il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli: la privatizzazione dell’acqua (due quesiti), il programma nucleare, già bocciato dai cittadini nel 1987, e infine il legittimo impedimento per le alte cariche dello Stato. In particolare, il referendum sull’acqua, bene comune e fondamentale per tutti, è il primo proposto dalla società civile.
Facciamo, in proposito, semplice memoria di alcuni autorevoli pronunciamenti ecclesiali:
1. Il papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate ci ricorda: «La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l'acqua e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l'uomo contro la distruzione di se stesso» .
2. Recentemente il segretario della CEI , in un Convegno ad  Assisi,  ha espresso il medesimo pensiero: «ci sentiamo coinvolti, custodi e responsabili di quella risorsa preziosa che anche oggi è l’acqua, bene troppe volte ridotto a merce, a valore economico, a oggetto di scambio, da cui si vede escluso chi non ha possibilità di reddito per assicurarsela», e che questo «richiede un impegno comune, che sappia orientare le scelte e le politiche per l’acqua, concepita e riconosciuta come diritto umano, come bene dalla destinazione universale» .
3. 25 diocesi (tra le quali Vicenza, Padova, Treviso e Venezia) hanno promosso una campagna pasquale su «Acqua: dono di Dio e bene comune» che ci ricorda: «Il diritto all’acqua deve dunque essere garantito anche sul piano normativo, mettendo in discussione quelle leggi che la riducono a bene economico. Sarà importante, quindi, partecipare attivamente al dibattito legato al referendum sulla gestione dell’acqua».

Anche la scelta del nucleare pone non pochi interrogativi in particolare per il livello di rischio che comporta; gli eventi si sono purtroppo incaricati di dimostrare che non esistono centrali sicure e i danni in caso d'incidente o malfunzionamento sono irreversibili e ricadono sulle generazioni future per centinaia d'anni.
Gli incidenti di Tree Miles Island negli USA, Chernobyl nell'ex Unione Sovietica e ora Fukushima nell'iper tecnologico Giappone uniscono in un triste abbraccio tutto il pianeta.

Quindi i temi del nucleare e dell’indispensabilità dell’acqua riguardano la vita, la salute e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo;  non possiamo non occuparcene o delegare ad altri la nostra scelta.
Ogni persona è chiamata ad informarsi per avere concreti strumenti di valutazione , a diventare soggetto di discernimento e a partecipare con senso di responsabilità al voto esprimendo la propria posizione . Solo in questo modo possiamo “costruire insieme a tutti gli uomini di buona volontà una “città” più umana, più giusta e solidale” (Benedetto XVI a Venezia).

Pastorale Sociale e del Lavoro di Vicenza