lunedì 30 settembre 2019

2 ottobre: partenza della Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza

mercoledì 2 ottobre alle ore 20.30 

Porto Burci, contrà Burci 27, Vicenza 

Collegamento Internazionale con la partenza da Madrid della

Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza


domenica 29 settembre 2019

Diocesi di Vicenza: Ottobre missionario

dalla pagina http://www.diocesi.vicenza.it/pls/vicenza/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=7021&rifi=guest&rifp=guest

Ottobre missionario straordinario: la veglia di preghiera in Cattedrale e il Meeting diocesano ISCRIVITI ON-LINE ai LABORATORI!

IL MESE MISSIONARIO STRAORDINARIO INIZIA CON UNA VEGLIA DI PREGHIERA E UN MEETING DIOCESANO DI STUDIO

Venerdì 4 ottobre alle 20.30, in Cattedrale a Vicenza il vescovo Beniamino presiederà la veglia missionaria d’invio. Interverranno come testimoni mons. Roque Paloschi Arcivescovo di Porto Velho (Brasile), presidente della Cimi (Consiglio indigenista missionario) e don Maurizio Bolzon prete fidei donum in Mozambico.
Nel corso della veglia ci sarà l’invio ai missionari e missionarie partenti o ripartenti per la missione, ai catechisti e catechiste; agli operatori pastorali Caritas, agli educatori, animatori di gruppi giovanili e Scout.

Il giorno successivo, sabato 5 ottobre, si terrà il Meeting diocesano che si articolerà in due momenti. Al mattino a partire dalle 9 i lavori si svolgeranno ai Missionari Saveriani in viale Trento 119 a Vicenza. È previsto l’intervento dal titolo 'Seguire Gesù nel “cuore” del mondo' di Dom Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho (Brasile). Quindi dopo la pausa alle 11 ci sarà il contributo dal titolo “Chiamati a profezia!” di Matteo Prodi e Enrica Rosato. Il pomeriggio, invece, sarà articolato in cinque laboratori pastorali che si svolgeranno in cinque diverse sedi sui seguenti temi: Discepoli missionari (coordinato dagli uffici pastorali Catechesi e Giovani), Comunità profetiche (Ufficio pastorale: Missionaria e Coordinamento pastorale), Costruttori del mondo (Uffici pastorali: Scuola, Aggregazioni laicali e Migrantes), Custodi della Terra (Uffici pastorali: Sociale, Equipe stili di vita e Famiglia), Tessitori di umanità (Ufficio pastorale: Caritas).

continua 

105ma GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

dalla pagina http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/migration/documents/papa-francesco_20190527_world-migrants-day-2019.html

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 105ma GIORNATA MONDIALE 

DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 

“Non si tratta solo di migranti”

Cari fratelli e sorelle,
la fede ci assicura che il Regno di Dio è già presente sulla terra in modo misterioso (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 39); tuttavia, anche ai nostri giorni, dobbiamo con dolore constatare che esso incontra ostacoli e forze contrarie. Conflitti violenti e vere e proprie guerre non cessano di lacerare l’umanità; ingiustizie e discriminazioni si susseguono; si stenta a superare gli squilibri economici e sociali, su scala locale o globale. E a fare le spese di tutto questo sono soprattutto i più poveri e svantaggiati.
Le società economicamente più avanzate sviluppano al proprio interno la tendenza a un accentuato individualismo che, unito alla mentalità utilitaristica e moltiplicato dalla rete mediatica, produce la “globalizzazione dell’indifferenza”. In questo scenario, i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le vittime della tratta sono diventati emblema dell’esclusione perché, oltre ai disagi che la loro condizione di per sé comporta, sono spesso caricati di un giudizio negativo che li considera come causa dei mali sociali. L’atteggiamento nei loro confronti rappresenta un campanello di allarme che avvisa del declino morale a cui si va incontro se si continua a concedere terreno alla cultura dello scarto. Infatti, su questa via, ogni soggetto che non rientra nei canoni del benessere fisico, psichico e sociale diventa a rischio di emarginazione e di esclusione.
Per questo, la presenza dei migranti e dei rifugiati – come, in generale, delle persone vulnerabili – rappresenta oggi un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità, che rischiano di assopirsi in un tenore di vita ricco di comodità. Ecco perché “non si tratta solo di migranti”, vale a dire: interessandoci di loro ci interessiamo anche di noi, di tutti; prendendoci cura di loro, cresciamo tutti; ascoltando loro, diamo voce anche a quella parte di noi che forse teniamo nascosta perché oggi non è ben vista.
«Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,27). Non si tratta solo di migranti: si tratta anche delle nostre paure. Le cattiverie e le brutture del nostro tempo accrescono «il nostro timore verso gli “altri”, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri […]. E questo si nota particolarmente oggi, di fronte all’arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, di sicurezza e di un futuro migliore. È vero, il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro» (Omelia, Sacrofano, 15 febbraio 2019). Il problema non è il fatto di avere dubbi e timori. Il problema è quando questi condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, la persona diversa da me; mi priva di un’occasione di incontro col Signore (cfr Omelia nella Messa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 14 gennaio 2018).
«Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?» (Mt 5,46). Non si tratta solo di migranti: si tratta della carità. Attraverso le opere di carità dimostriamo la nostra fede (cfr Gc 2,18). E la carità più alta è quella che si esercita verso chi non è in grado di ricambiare e forse nemmeno di ringraziare. «Ciò che è in gioco è il volto che vogliamo darci come società e il valore di ogni vita. […] Il progresso dei nostri popoli […] dipende soprattutto dalla capacità di lasciarsi smuovere e commuovere da chi bussa alla porta e col suo sguardo scredita ed esautora tutti i falsi idoli che ipotecano e schiavizzano la vita; idoli che promettono una felicità illusoria ed effimera, costruita al margine della realtà e della sofferenza degli altri» (Discorso presso la Caritas Diocesana di Rabat, 30 marzo 2019).
«Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione» (Lc 10,33). Non si tratta solo di migranti: si tratta della nostra umanità. Ciò che spinge quel Samaritano – uno straniero rispetto ai giudei – a  fermarsi è la compassione, un sentimento che non si spiega solo a livello razionale. La compassione tocca le corde più sensibili della nostra umanità, provocando un’impellente spinta a “farsi prossimo” di chi vediamo in difficoltà. Come Gesù stesso ci insegna (cfr Mt 9,35-36; 14,13-14; 15,32-37), avere compassione significa riconoscere la sofferenza dell’altro e passare subito all’azione per lenire, curare e salvare. Avere compassione significa dare spazio alla tenerezza, che invece la società odierna tante volte ci chiede di reprimere. «Aprirsi agli altri non impoverisce, ma arricchisce, perché aiuta ad essere più umani: a riconoscersi parte attiva di un insieme più grande e a interpretare la vita come un dono per gli altri; a vedere come traguardo non i propri interessi, ma il bene dell’umanità» (Discorso nella Moschea “Heydar Aliyev”di Baku, Azerbaijan, 2 ottobre 2016).
«Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10). Non si tratta solo di migranti: si tratta di non escludere nessuno. Il mondo odierno è ogni giorno più elitista e crudele con gli esclusi. I Paesi in via di sviluppo continuano ad essere depauperati delle loro migliori risorse naturali e umane a beneficio di pochi mercati privilegiati. Le guerre interessano solo alcune regioni del mondo, ma le armi per farle vengono prodotte e vendute in altre regioni, le quali poi non vogliono farsi carico dei rifugiati prodotti da tali conflitti. Chi ne fa le spese sono sempre i piccoli, i poveri, i più vulnerabili, ai quali si impedisce di sedersi a tavola e si lasciano le “briciole” del banchetto (cfr Lc 16,19-21). «La Chiesa “in uscita” [...] sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 24). Lo sviluppo esclusivista rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. Lo sviluppo vero è quello che si propone di includere tutti gli uomini e le donne del mondo, promuovendo la loro crescita integrale, e si preoccupa anche delle generazioni future.
«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,43-44). Non si tratta solo di migranti: si tratta di mettere gli ultimi al primo posto. Gesù Cristo ci chiede di non cedere alla logica del mondo, che giustifica la prevaricazione sugli altri per il mio tornaconto personale o quello del mio gruppo: prima io e poi gli altri! Invece il vero motto del cristiano è “prima gli ultimi!”. «Uno spirito individualista è terreno fertile per il maturare di quel senso di indifferenza verso il prossimo, che porta a trattarlo come mero oggetto di compravendita, che spinge a disinteressarsi dell’umanità degli altri e finisce per rendere le persone pavide e ciniche. Non sono forse questi i sentimenti che spesso abbiamo di fronte ai poveri, agli emarginati, agli ultimi della società? E quanti ultimi abbiamo nelle nostre società! Tra questi, penso soprattutto ai migranti, con il loro carico di difficoltà e sofferenze, che affrontano ogni giorno nella ricerca, talvolta disperata, di un luogo ove vivere in pace e con dignità» (Discorso al Corpo Diplomatico, 11 gennaio 2016). Nella logica del Vangelo gli ultimi vengono prima, e noi dobbiamo metterci a loro servizio.
«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Non si tratta solo di migranti: si tratta di tutta la persona, di tutte le persone. In questa affermazione di Gesù troviamo il cuore della sua missione: far sì che tutti ricevano il dono della vita in pienezza, secondo la volontà del Padre. In ogni attività politica, in ogni programma, in ogni azione pastorale dobbiamo sempre mettere al centro la persona, nelle sue molteplici dimensioni, compresa quella spirituale. E questo vale per tutte le persone, alle quali va riconosciuta la fondamentale uguaglianza. Pertanto, «lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo» (S. Paolo VI, Enc. Populorum progressio, 14).
«Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19). Non si tratta solo di migranti: si tratta di costruire la città di Dio e dell’uomo. In questa nostra epoca, chiamata anche l’era delle migrazioni, sono molte le persone innocenti che cadono vittime del “grande inganno” dello sviluppo tecnologico e consumistico senza limiti (cfr Enc. Laudato si’, 34). E così si mettono in viaggio verso un “paradiso” che inesorabilmente tradisce le loro aspettative. La loro presenza, a volte scomoda, contribuisce a sfatare i miti di un progresso riservato a pochi, ma costruito sullo sfruttamento di molti. «Si tratta, allora, di vedere noi per primi e di aiutare gli altri a vedere nel migrante e nel rifugiato non solo un problema da affrontare, ma un fratello e una sorella da accogliere, rispettare e amare, un’occasione che la Provvidenza ci offre per contribuire alla costruzione di una società più giusta, una democrazia più compiuta, un Paese più solidale, un mondo più fraterno e una comunità cristiana più aperta, secondo il Vangelo» (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014).
Cari fratelli e sorelle, la risposta alla sfida posta dalle migrazioni contemporanee si può riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Ma questi verbi non valgono solo per i migranti e i rifugiati. Essi esprimono la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati. Se mettiamo in pratica questi verbi, contribuiamo a costruire la città di Dio e dell’uomo, promuoviamo lo sviluppo umano integrale di tutte le persone e aiutiamo anche la comunità mondiale ad avvicinarsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile che si è data e che, altrimenti, saranno difficilmente raggiunti.
Dunque, non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i “segni dei tempi”. Attraverso di loro il Signore ci chiama a una conversione, a liberarci dagli esclusivismi, dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto. Attraverso di loro il Signore ci invita a riappropriarci della nostra vita cristiana nella sua interezza e a contribuire, ciascuno secondo la propria vocazione, alla costruzione di un mondo sempre più rispondente al progetto di Dio.
È questo l’auspicio che accompagno con la preghiera invocando, per intercessione della Vergine Maria, Madonna della Strada, abbondanti benedizioni su tutti i migranti e i rifugiati del mondo e su coloro che si fanno loro compagni di viaggio.
Dal Vaticano, 27 maggio 2019

Francesco

martedì 24 settembre 2019

Fridays For Future: Appello degli Insegnanti Italiani alla Mobilitazione

dalla pagina https://www.fridaysforfutureitalia.it/insegnanti-sciopero-emergenza-clima


Noi insegnanti ed educatori italiani e tutti i sottoscrittori di questo appello riconosciamo come il collasso climatico e del mondo naturale di origine antropica costituisca con tutta evidenza una EMERGENZA MONDIALE non più procrastinabile.

La comunità scientifica è unanime nel riconoscere che la rete della vita si sta spezzando. A confermarlo sono anche le Nazioni Unite: il nuovo tragico rapporto dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) annuncia la minaccia dell’estinzione per un milione di specie viventi. Parimenti, l’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) concede all’umanità una ridottissima finestra di tempo, di qui al 2030 e poi al 2050, per procedere a tappe forzate verso il raggiungimento delle zero emissioni complessive di gas climalteranti. Sono numeri che parlano di un’immediata riconversione del sistema economico e produttivo mondiale e di una riorganizzazione completa della nostra società. Serve una mobilitazione di massa da parte della società civile, della cultura e della politica; serve il ricorso a ogni strumento giuridico, intellettuale e morale a nostra disposizione. Ricordiamo che proprio in questi giorni, su pressione dei cittadini britannici e della loro disobbedienza civile, la Gran Bretagna è entrata in stato di emergenza climatico.

Tutto questo ci coinvolge profondamente in quanto insegnanti ed educatori; al di là del nostro ruolo professionale in quanto individui, genitori, cittadini di questo paese, figli della Terra al pari di ogni essere vivente.

Le studentesse e gli studenti italiani sono stati in tutto il mondo primi, per numero di partecipanti, a contribuire alla mobilitazione globale del 15 marzo 2019 contro il cambiamento climatico, ponendosi in agitazione permanente durante la giornata del venerdì. Soltanto a Milano sono scese in piazza, in quella data, centomila persone. Dopo decenni di omissioni, silenzi e inazione, finalmente da oggi soffia il vento della speranza. Perciò, da oggi, ci ripromettiamo di INSEGNARE LA VERITÀ nelle scuole; di sostenere incondizionatamente i nostri studenti nelle loro rivendicazioni e farle nostre; di mettere in comunione le nostre intelligenze, le nostre mani e i nostri cuori con chiunque su questo pianeta vorrà informare ed educare attorno alla realtà dell’emergenza climatica; di condividere conoscenza, sapienza ed esperienza per costruire una solida comprensione delle necessità attuali della nostra Terra per poter rigenerare i suoi equilibri.

Ci dichiariamo dunque in STATO DI EMERGENZA E DI ALLARME, e con questo spirito chiediamo:
  • Ai colleghi di convalidare le giustificazioni delle assenze per la partecipazione alla mobilitazione del 24 maggio; chiediamo a colleghi, genitori e adulti di ascoltare le richieste degli studenti, condividerle e agire di conseguenza.
     
  • Ai dirigenti scolastici di dichiarare lo stato di emergenza climatico ed ecologico per il proprio istituto, anticipando la politica. In calce a questo appello si trovano le nostre proposte di linee guida per tale dichiarazione.
     
  • Alle associazioni sindacali di categoria di sostenere le proteste e aggiornare le loro rivendicazioni, riconoscendo il ruolo delle lotte sociali attorno all’emergenza climatica ed ambientale, perché non si può ignorare lo stretto legame tra giustizia ambientale e giustizia sociale e si deve evitare che le conseguenze del degrado ambientale e del collasso climatico ed ecologico ricadano, come succede da tempo, sugli ultimi.
     
  • Al mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo di schierarsi pubblicamente a fianco dei nostri coraggiosi ragazzi.

Lo facciamo perché abbiamo nel cuore un mondo nuovo, che sta crescendo in ogni istante.
Gli insegnanti per il futuro
Teachers for Future Italia


giovedì 19 settembre 2019

27 SETTEMBRE 2019: SCIOPERO MONDIALE PER IL FUTURO

dalla pagina https://www.fridaysforfutureitalia.it/27-settembre


4 anni dopo la firma dell'Accordo di Parigi, le promesse che ci sono state fatte devono ancora trasformarsi in azioni. Dobbiamo accelerare la transizione verso un’Italia a 0 emissioni. L'obiettivo è farcela entro il 2030, ma la strada sembra ancora lunga e tortuosa, vista l'indifferenza della politica nei confronti della crisi climatica.
 
Sono sempre più numerosi i cittadini che vogliono aria più pulitameno plastica nei nostri oceanipiù energia da fonti rinnovabiliun futuro sostenibile per i bambini, in breve più risolutezza politica per il clima!
 
A Settembre faremo appello per una politica climatica più ambiziosa a livello globaleeuropeo e nazionale.  Gli scienziati sottolineano che l'aumento della temperatura media globale non deve superare un massimo di 1,5°C rispetto all'era pre-industriale al fine di evitare disastri naturali senza precedenti.
Insieme a centinaia di paesi in tutto il mondo, organizzeremo la Climate Action Week dal 20 al 27 Settembre, ovvero una intera settimana di mobilitazione per portare il tema della crisi climatica al centro dell'attenzione. A conclusione di questa settimana, il 27 Settembre, organizzeremo il 3° Global Strike For Future, durante il quale riempiremo tutte le piazze italiane per ribadire a gran voce le nostre istanze.
Un gran numero di paesi e organizzazioni già richiedono misure senza precedenti, in modo che questo limite possa essere rispettato. Ovviamente, l'intera transizione deve essere socialmente giusta, su misura per tutte le personeScendiamo in piazza per la giustizia climatica, in Italia e nel mondo.
 
Sarà un evento storico, un evento per studenti e professori, un evento per famiglie, un evento pacifico e non violento. Saremo tutti uniti per il clima!

vai alla pagina https://www.fridaysforfutureitalia.it/27-settembre

Antropocene - L'epoca umana

dalla pagina https://www.youtube.com/watch?v=8ZPs33HmEII

Antropocene - L'epoca umana | Trailer Italiano Ufficiale


All'incrocio tra arte e scienza, una meditazione cinematografica sull'indelebile impatto sul pianeta da parte dell’umanità. Da giovedì 19 settembre 2019 al cinema. Realizzato nell'arco di quattro anni ad opera del pluripremiato team composto da Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier e Edward Burtynsky. Terzo in una trilogia che include Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013), Antropocene - L'epoca umana segue la ricerca di un gruppo internazionale di scienziati che, dopo quasi 10 anni di ricerca, sostiene la teoria secondo cui l'epoca dell'Olocene ha lasciato il posto all'epoca dell'Antropocene a metà del XX secolo in seguito a profondi e duraturi cambiamenti. Dalle pareti di cemento in Cina che ora coprono il 60% della costa continentale, alle più grandi macchine terrestri mai costruite in Germania, alle psichedeliche miniere di potassio negli Urali russi, alle fiere di metallo nella città di Norilsk, alla devastante Grande Barriera Corallina in Australia e surreali stagni di evaporazione del litio nel deserto di Atacama, i cineasti hanno attraversato il globo usando valori di produzione di fascia alta e tecniche fotografiche allo stato dell'arte per documentare le prove e l'esperienza del dominio dell'uomo sul pianeta.


dalla pagina https://www.youtube.com/watch?v=ticZvY_AdE8


Crisi climatica e Antropocene: i problemi, le soluzioni | Luca Mercalli | TEDxTorino


Siamo entrati in una nuova epoca geologica, l'Antropocene. La sua caratteristica è l'impatto dell'umanità sull'ambiente globale. Quali sono i limiti fisici da non superare se vogliamo evitare il collasso degli ecosistemi e del clima? Come raggiungere consapevolezza della sfida epocale che abbiamo di fronte? Le soluzioni ci sono, dalle energie rinnovabili alla diminuzione dei rifiuti, ma ogni giorno che perdiamo rende la strada più difficile e i rischi più elevati. Dobbiamo agire, per la qualità di vita nostra e dei nostri figli e nipoti. E’ presidente e della Società Meteorologica Italiana; ha fondato e dirige dal 1993 la rivista internazionale di meteorologia Nimbus. Ha condotto oltre 1600 conferenze, in Italia e all'estero, e ha partecipato a più di 1000 interventi radiotelevisivi, principalmente su rai 3. E' responsabile dell'Osservatorio Meteorologico del Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri. Ha condotto oltre 1600 conferenze, in Italia e all'estero, e ha partecipato a più di 1000 interventi radiotelevisivi, al 2003 al 2014 ha fatto parte del cast fisso del programma RAI3“Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Nel 2015-16 sempre per RAI3 ha ideato e condotto due edizioni del programma di divulgazione ambientale “ScalaMercalli”. [...]


La discontinuità che il carcere si merita

dalla pagina https://ilmanifesto.it/la-discontinuita-che-il-carcere-si-merita/

Fuoriluogo. Significa riprendere la strada segnata dalla Costituzione, non solo nella garanzia dei diritti fondamentali delle persone detenute, ma anche nella offerta di opportunità di reinserimento sociale dei condannati



Completata la squadra, il secondo governo Conte prende il largo. Di molte cose si è discusso nei giorni scorsi, riguardo alla «compatibilità» programmatica tra Pd e 5 Stelle, lambendo i temi di politica della giustizia più presenti nel dibattito pubblico, come la riforma del processo penale e quella del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura. Non altrettanta attenzione, come sempre, è stata invece prestata al mondo del carcere e dell’esecuzione penale, oggetto di specifici interventi solo grazie alla penna e all’intelligenza di Franco Corleone e Giovanni Fiandaca.
La preoccupazione diffusa è che l’assenza di impegni in materia celi una sostanziale continuità con i quattordici mesi passati.
Quattordici mesi in cui la popolazione detenuta è cresciuta insieme con i suicidi e gli atti di autolesionismo. Quattordici mesi in cui il clima di paura e di tensione alimentato all’esterno si è specchiato in una chiusura del sistema penitenziario e in una conflittualità sempre maggiore all’interno delle carceri. Insomma, gli infausti propositi di chi intendeva «buttare la chiave» per far «marcire in galera» i detenuti hanno segnato l’ambiente penitenziario, non solo accompagnando la crescita della popolazione detenuta, ma anche generando una significativa e preoccupante conflittualità tra detenuti e polizia penitenziaria.
Discontinuità, in carcere, significa riprendere la strada segnata dalla Costituzione, non solo nella garanzia dei diritti fondamentali delle persone detenute, ma anche nella offerta di opportunità di reinserimento sociale dei condannati.
Discontinuità significa riprendere il modello costituzionale della inclusione sociale e abbandonare quello della esclusione, fondato – appunto – sulla criminalizzazione della marginalità sociale, sull’uso populista del diritto e della giustizia penale, sulla centralità e la chiusura del carcere rispetto alle prospettive del reinserimento sociale dei condannati. Discontinuità è dare credito alle parole con cui papa Francesco ha voluto accogliere il personale di polizia penitenziaria sabato scorso: «garantire condizioni di vita decorose» e «mai privare del diritto di ricominciare», fino a riconoscere che «l’ergastolo non è la soluzione dei problemi, ma un problema da risolvere».
Non sappiamo se la nuova maggioranza sarà capace di produrre questa necessaria discontinuità, e immaginiamo quanto può essere gravoso farlo per chi anche ieri ha avuto la responsabilità dell’indirizzo politico di governo in materia. Ma le alternative restano queste: inclusione o esclusione sociale? Centralità del carcere o sua extrema ratio? Su questo aspettiamo alla prova dei fatti la nuova maggioranza e, in particolare, il Movimento 5 Stelle, da cui ci si attende l’abbandono degli slogan (la certezza della pena, il principio di legalità, e altri vieti slogan come se l’esecuzione penale esterna non sia anch’essa una forma di pena sancita dalla legge), e la fatale scoperta che la giustizia penale non produce giustizia sociale, ma – se va bene – il corrispettivo di specifiche prevaricazioni e violenze e magari un po’ di prevenzione. La giustizia sociale marcia per altre strade, e merita di essere offerta anche agli autori di reato, che spesso lo sono perché anch’esse vittime, appunto, dell’ingiustizia sociale.
Dei contenuti della discontinuità necessaria alle politiche penali e penitenziarie discuteremo i prossimi 4 e 5 ottobre a Milano, nell’assemblea della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, aperta alla partecipazione e al contributo di operatori e volontari interessati a un nuovo percorso di riforma del sistema penale e penitenziario. Speriamo che già da questa prossima occasione possa avviarsi un confronto nuovo con il nuovo Governo e con la nuova maggioranza.

mercoledì 18 settembre 2019

#EmergenzaClimaticaItalia: consegnate 100.000 firme!

dalla pagina https://www.change.org/p/giuseppeconteit-emergenzaclimaticaitalia-l-italia-dichiari-l-emergenza-climatica/u/25086289


18 SET 2019 — 
l'Italia dichiari l'emergenza climatica!
Consegnate dal Presidente della Fondazione UniVerde, Alfonso Pecoraro Scanio, al Capogruppo M5S alla Camera dei deputati, Francesco D'Uva, le 100.000 firme raccolte sulla piattaforma Change.org a sostegno della petizione #EmergenzaClimaticaItalia.


domenica 15 settembre 2019

Papa Francesco: un nuovo Patto Educativo per la cura del creato

dalla pagina https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2019-09/papa-francesco-messaggio-patto-educativo.html

Il Papa lancia un evento mondiale nella giornata del 14 maggio 2020, che avrà per tema “Ricostruire il patto educativo globale” e richiama anche il Documento che ha sottoscritto con il Grande Imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi, il 4 febbraio scorso ad Abu Dhabi, perché, dice: “Il terreno va anzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità”

Michele Raviart – Città del Vaticano

Ricostruire “un patto educativo globale” che ci educhi alla “solidarietà universale” e a “un nuovo umanesimo”, al fine di affrontare le sfide di un mondo in “continua trasformazione” e “attraversato da molteplici crisi”. Questo è l’appello lanciato da Papa Francesco a tutti gli operatori del campo dell’educazione e della ricerca e alle “personalità pubbliche che a livello mondiale occupano posti di responsabilità e hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni”, in vista di un incontro su questo tema previsto per il 14 maggio 2020 in Vaticano.

Costruire il futuro del pianeta
L’invito del Pontefice è a unire gli sforzi per rinnovare il dialogo “sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta” e creare “un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”. Un’alleanza, spiega il Papa, “tra gli abitanti della Terra e la ‘casa comune’, alla quale dobbiamo cura e rispetto. Un’alleanza generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli della famiglia umana nonché di dialogo tra le religioni”.

Educazione contro rapidàcion
Un patto che per Francesco passa innanzitutto attraverso l’educazione, che nei nostri tempi si sta scontrando con un cambiamento epocale, segnato da quella che il Papa chiama rapidàcion. Una “rapidizzazione” culturale, in cui la digitalizzazione “imprigiona l’esistenza nel vortice della velocità tecnologica” e cambia continuamente punti di riferimento, generando nuovi linguaggi che scartano “senza discernimento, i paradigmi consegnatici dalla storia”.  In questo contesto, prosegue il Papa citando l’enciclica Laudato Si’, “l’identità stessa perde consistenza e la struttura psicologica si disintegra di fronte a un mutamento incessante che contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica”.

Il villaggio dell’educazione
Questo cambiamento, ricorda il Papa, ha bisogno di un “cammino educativo che coinvolga tutti” perché, come recita un proverbio africano, “per educare un bambino serve un intero villaggio”. Un “villaggio dell’educazione”, appunto, dove “nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte” in un terreno che, afferma Francesco citando il Documento sottoscritto lo scorso febbraio ad Abu Dhabi con il Grande Imam di Al-Azhar, “va anzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità”.

Rimettere la persona al centro
Per far sì che si realizzi questa convergenza globale “tra lo studio e la vita;  tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con le sue espressioni intellettuali, scientifiche, artistiche, sportive, politiche, imprenditoriali e solidali”, il cammino comune del “villaggio dell’educazione” deve muovere tre passi fondamentali. Innanzitutto “avere il coraggio di mettere al centro la persona”, dando “un’anima ai processi educativi” e trovando, secondo una “sana antropologia”, altri modi di intendere “l’economia, la politica, la crescita e il progresso”. Poi bisogna avere “il coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità”. Infine è necessario avere “il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità”, “come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli apostoli”.