giovedì 29 settembre 2022

pldm: "Verso un inverno sociale?"

dalla pagina https://ans21.org/semina-e-raccolto/primolunedidelmese

primolunedìdelmese
Anno XXV - Incontro n. 194
 
lunedì 3 ottobre  2022, ore 20:30

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Traversata del deserto / 1
VERSO UN INVERNO SOCIALE?
Il futuro del Terzo Settore,
fra riforma, crisi del welfare e nuovo contesto politico
Ne parliamo con

CLAUDIA FIASCHI

presidente del Consorzio Co&So; cooperatrice sociale da giovanissima, ha ricoperto negli anni incarichi dirigenziali nel gruppo cooperativo CGM (la più vasta rete italiana di imprese sociali); Etica SGR (società di gestione del risparmio specializzata in Fondi Etici); Consorzio PAN (Progetto Asili Nido); Confcooperative (in Toscana e a livello nazionale); dal 2017 al 2021, è stata Portavoce del Forum Nazionale Terzo Settore.

In studio, inoltre:
Giulia Miglioranza, CGIL;
Antonio Zuliani, Croce Rossa;
Giovanna Coin, operatrice

Moderatore:
Marco Cantarelli, coordinatore pldm

Il pldm è frutto di un coordinamento ad hoc promosso, a Vicenza, da Alternativa Nord/Sud per il XXI secolo (ANS-XXI) cui aderiscono le associazioni vicentine:
Associazione Centro Astalli; Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI); Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL); Gruppo di Iniziativa Territoriale (GIT) Banca Etica; Progetto sulla soglia (Cooperativa Insieme, Cooperativa Tangram, Rete Famiglie Aperte); Ufficio Migrantes.

 

venerdì 23 settembre 2022

Celebrazione Ecumenica – Mese del Creato

dalla pagina https://www.diocesivicenza.it/wd-appuntamenti/celebrazione-ecumenica/

Sabato 1° ottobre 2022 ore 20.30

Santuario di Monte Berico

SETTEMBRE: MESE DEL CREATO

“Prese il pane e rese grazie”

Messaggio dei Vescovi per la Giornata del Creato

https://www.chiesacattolica.it/il-messaggio-per-la-17a-giornata-nazionale-per-la-custodia-del-creato/

Il Tempo del Creato è un momento per rinnovare la nostra relazione con il nostro Creatore e tutto il creato attraverso la celebrazione, la conversione e l’impegno insieme. Durante questo tempo, ci uniamo ai nostri fratelli e sorelle nella famiglia ecumenica nella preghiera e nell’azione per la nostra casa comune.

Negli ultimi anni, dichiarazioni di leader religiosi di tutto il mondo hanno anche incoraggiato i fedeli a prendersi del tempo per occuparsi del creato durante questo mese di celebrazione.

Tempo del Creato inizia il 1 settembre, giornata mondiale  di preghiera per la cura del creato, e termina il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia amato da molte confessioni cristiane.

Durante questo mese di celebrazione, i 2.2 miliardi di cristiani del mondo si riuniscono per prendersi cura della nostra casa comune.

Camminiamo anche noi con tutti i fratelli e sorelle cristiani e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per camminare assieme lungo la via della Conversione Ecologica.


giovedì 15 settembre 2022

Tempo del Creato. 23 settembre, proiezione del docu-film "Anamei - I guardiani della foresta"

 

 

“Quando ormai la terra, sarà sul punto di distruggersi, quando l’umanità si troverà sull’orlo dell’abisso, quell’albero verrà. Un albero ci salverà. E sarà l’albero di Anamei”


Il mese di settembre è il Tempo del Creato e la preoccupazione condivisa per la nostra casa comune apre uno spazio importante di dialogo e incontro tra tutte le confessioni cristiane.  

Il prossimo 1° ottobre siamo tutti invitati alla Veglia Ecumenica che si terrà presso il Santuario di Monte Berico alle ore 20,30.
 

 

La commissione di pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Vicenza
propone alla cittadinanza un momento culturale attraverso la visione del docu-film

“Anamei - I guardiani della foresta”
del regista Alessandro Galassi che sarà proiettato
Venerdì 23 Settembre 2022
alle ore 20,30 presso il Cinema Primavera a Vicenza
via Antonio Federico Ozanam n. 11


Anamei è l’albero della salvezza. Nel passato come nel presente, gli Harakbut di Madre de Dios - poche migliaia di donne e uomini dell’Amazzonia peruviana - trovano in questo mito la forza di resistere al saccheggio delle risorse. La continua deforestazione che ha distrutto migliaia di ettari di foresta per fare spazio alle miniere d’oro illegali e l’inquinamento delle acque dovuto alle sostanze chimiche, minacciano la sopravvivenza di popolazioni e culture, alterando in maniera irreversibile l’ecologia integrale richiamata da Papa Francesco nelle encicliche Laudato sì e Fratelli tutti. Gli indigeni, guardiani della foresta, continuano a lottare per difendere questo bene, patrimonio  di tutta l’umanità e scrigno di biodiversità che deve essere protetto e conservato.

Un film da non perdere, che compone una poesia in immagini capace non solo di raccontare, ma di far percepire allo spettatore la bellezza ferita dell’Amazzonia e il suo spirito indomabile.
E noi, come ci poniamo di fronte a tutte le Amazzonie del mondo, davanti alla sofferenza di ecosistemi, popoli, singoli? Fasciamo le ferite, asciughiamo le lacrime, o passiamo oltre?
Il regista Alessandro Galassi sarà con noi in collegamento on-line, per rispondere ad alcune domande poste dalla commissione.  
Vi aspettiamo numerosi, l’ingresso è gratuito.

 
ALESSANDRO GALASSI — Filmmaker e documentarista. Vive e lavora tra Roma e Città del Messico dove è socio fondatore di Lum arte y media ed è il corrispondente di RAI Italia. In Italia ha collaborato con Rai3, Rai1, Rai Cultura, Corriere della Sera, Università La Sapienza, Endemol, Magnolia. Tra i documentari più importanti ha realizzato Il posto della Neve (Rai Cinema), Fronteras (Rai3), Sassi (Corriere della Sera).


La Commissione diocesana di Pastorale Sociale
Lavoro, Giustizia e Pace, Cura del Creato

 


mercoledì 14 settembre 2022

Pace, disarmo, nonviolenza: la base necessaria per una politica capace di superare l’attuale crisi sistemica

dalla pagina https://retepacedisarmo.org/2022/pace-disarmo-nonviolenza-base-necessaria-politica-capace-superare-crisi-sistemica/

L’analisi e le proposte della Rete Italiana Pace e Disarmo in vista della XIX Legislatura, che inizierà il proprio corso dopo le Elezioni del 25 settembre 2022

Il movimento per la pace è autonomo ed indipendente. Esprime una propria pratica politica per il disarmo e la pace, ma è apartitico. Come Rete Pace Disarmo vogliamo dialogare con tutti ma nel rispetto dei reciproci ruoli. Guardiamo al mondo della politica, e soprattutto delle Istituzioni, come luogo che deve fare sintesi delle diverse proposte che, nel nostro caso, elaboriamo grazie alle competenze delle tante organizzazioni che si riconoscono nella nostra Rete.

La scadenza elettorale del 25 settembre dovrebbe far emergere tra i partiti e i candidati le idee su temi fondamentali come la pace, il disarmo, la difesa, le relazioni internazionali. Temi sui quali la quasi unanimità degli schieramenti politici, a differenza dalla popolazione italiana che auspica la pace e desidera rafforzare le opportunità per raggiungerla, sembra ritenere possa esistere una sola politica: come se fosse possibile governare un Paese come l’Italia con il pilota automatico, limitandosi a slogan e semplificazioni. La pace invece si raggiunge con il dialogo continuo e fiducioso e con il coraggio delle scelte nonviolente.

Sentiamo il bisogno di riprendere il dibattito e l’impegno per il rafforzamento e la riforma democratica delle Nazioni Unite come luogo di pari dignità di tutte le nazioni. Un luogo in cui rilanciare il diritto internazionale in quanto strumento utile a regolare le relazioni tra gli Stati, senza condizionarne l’applicazione alle convenienze di specifiche e contingenti alleanze o congiunture. Se non avverrà una cessione di sovranità degli Stati a favore di un soggetto internazionale rappresentativo di tutte le nazioni e super partes continueremo a vivere regolati dalla “legge del più forte”, dall’avidità di parte, dalla ricerca del potere e della vittoria contro l’altro per interessi strategici e geopolitici; come nel medioevo ma con la presenza dell’arma di distruzione di massa: quella nucleare.

Sentiamo il bisogno di un’Europa diversa, non allineata. Di un’Europa politica, sociale, solidale, inclusiva, che difenda il modello di Stato sociale che qui è stato inventato, che guardi all’Africa, all’Asia e alle Americhe scrollandosi di dosso il passato coloniale e che sia promotrice del superamento dei blocchi e di quella “sicurezza condivisa per un futuro comune” che deve essere alla base di una nuova politica europea e globale.

Esprimiamo la nostra contrarietà a una società che si basa sulla violenza e la sopraffazione dell’altro o dell’altra e che vede nei femminicidi l’apice di una aggressività sociale inaccettabile e per la quale dobbiamo esigere l’impegno di tutti. Le disuguaglianze sono la porta alla violenza e la violenza è portatrice di guerre e disgregazioni dei desideri positivi di convivenza. L’aumento della retorica bellicista e il miraggio di poter risolvere i problemi del mondo con “vittorie militari” ormai impossibili e sicuramente non in grado di affrontare alla radice le motivazioni dei conflitti si pongono in antitesi con la strada che vogliamo percorrere, e che deve partire con un rilancio dei concetti, delle prospettive, delle pratiche di una vera “Pace positiva”. Per questo sono necessari nuovi cammini di educazione alla Pace, a una vera politica della Nonviolenza, al disarmo umanitario e climatico (che, mettendo al centro la protezione delle persone e delle comunità, sono il faro delle campagne internazionali di cui facciamo parte).

Avremmo voluto che l’elezione del nuovo Parlamento diventasse l’occasione per un dibattito sul nostro futuro, sul futuro dell’Italia, dell’Europa, della Terra perché questo è la posta in gioco. Sarebbe servito un grande dibattito pubblico nazionale sul futuro. Assemblee, seminari, confronti di idee nelle scuole, nelle fabbriche, nei circoli, nelle piazze nei quartieri come si è iniziato a fare in altri Paesi (Bolivia, Brasile, Tunisia, Cile…) dove hanno compreso che ne vale la pena, che è il momento di partecipare prima di delegare. In questa ottica ci pare fondamentale valorizzare sempre di più il contributo e l’approccio femminista al progresso globale e del nostro Paese.

Invece, no. Salvo poche eccezioni il dibattito sul nostro futuro, su come costruire l’alternativa alle guerre, alle migrazioni forzate, al riscaldamento climatico, al lavoro con sempre meno diritti, al divario crescente tra ricchi e poveri, è schiacciato sulla ricerca del voto per il voto e la rincorsa ai sondaggi.

Consapevoli di questa situazione chiediamo che la politica faccia la sua parte offrendo un cambiamento nei diritti che la società attende e non rinunciamo a esigere risposte ed impegni da chi si candida per rappresentare in Parlamento ed a governare l’Italia.

L’Italia, l’Europa, il Pianeta sono dentro una crisi di sistema globale che attraversa tutti i continenti che governi e poteri economici non sembrano riconoscere, forse perché più attenti ai gruppi di interessi che ne traggono vantaggio, e che decidono chi potrà stare al sicuro e chi no. Da decenni il mondo intero attraversa crisi continue di tipo finanziario, sanitario, climatico, con ripercussioni dirette sulla vita e sul futuro della popolazione mondiale e delle future generazioni. Le diseguaglianze sociali ed economiche crescono, le malattie diventano pandemia, i diritti e le democrazie sono minacciate, i ghiacciai stanno scomparendo, le emissioni di CO2 non diminuiscono, intere popolazioni sono costrette ad emigrare…. ma ancora non si vuole ascoltare il campanello d’allarme dell’emergenza in corso, dell’urgenza di ripensare al modello di sviluppo e di relazioni internazionali, di fermare la corsa all’autodistruzione climatica o nucleare. Le guerre e la crisi climatica stanno accentuando le povertà nel pianeta (anche a casa nostra): la miseria è nemica della pace.

Ci sarebbe bisogno di un grande sforzo mondiale di cooperazione globale per un futuro comune di cui l’Europa potrebbe essere artefice con un approccio di neutralità attiva,  invece si continua ad alimentare lo scontro e dividere il mondo in blocchi. Alle crisi diplomatiche si risponde  con la guerra, si preparano altre guerre spendendo ingenti risorse economiche e naturali. Abbiamo la necessità di tornare a un contesto di relazioni internazionali garantite e inclusive.

L’idea di sconfiggere la crisi globale del sistema attraverso il riarmo dei singoli Paesi,  alzando muri, chiudendo porti e frontiere, prelevando risorse energetiche e materie prime a basso costo dall’Africa o dagli oceani, firmando accordi con dittatori o autocrati, militarizzando i territori, difendendo i nostri interessi di privilegiati con armi e guerre è ciò a cui stiamo assistendo e purtroppo subendo, conducendoci ineluttabilmente verso la crisi permanente ed il rischio di un conflitto nucleare.

Cinquant’anni fa gli obiettori di coscienza rinchiusi in carcere riuscirono ad influire culturalmente e politicamente sulla società, fino ad ottenere dal Parlamento la Legge che ha riconosciuto il diritto al rifiuto del servizio militare e ha istituito il servizio civile, una palestra di democrazia e solidarietà che ha formato milioni di giovani italiani alla cittadinanza attiva. Abbiamo raccolto il testimone di quei pionieri che hanno migliorato la democrazia repubblicana e ancor oggi vogliamo dare piena attuazione alla visione costituzionale di ripudio della guerra, anche sostenendo le esperienze di obiezione e resistenza alla guerra in tutto il mondo.

Questo è il nostro contributo che ha come ancoraggio la nostra Costituzione che ripudia la guerra, gli ideali che hanno portato a pensare a una Europa sociale unita e un sistema globale, le Nazioni Unite, dotate di strumenti per proteggere e garantire pace, sicurezza e benessere per tutte e tutti sulla base del diritto internazionale.

Tuttavia, fatta questa analisi molto severa della situazione, non possiamo fare a meno di riconoscere le energie positive che si sono sviluppate e che si sviluppano nella nostra società e che si collocano controcorrente rispetto al dominio dei media, degli apparati militari, della politica della caccia al consenso con slogan e parole vuote, non credibili.

Sindacati, Organizzazioni non governative e della società civile, parrocchie, stampa alternativa, associazioni ambientaliste, iniziative dal basso auto organizzate    costituiscono un tessuto positivo in cui è attivo anche il movimento pacifista con le sue campagne. Si vuole contrastare con pazienza e perseveranza, in nome di valori etici e politici di cui è maestro Papa Francesco, il degrado in corso della civile convivenza.

Da queste considerazioni traggono motivazione le proposte, i temi, le campagne che secondo noi devono essere parte della “politica di pace, disarmo, nonviolenza” ormai necessaria, con fondamentali connessioni con Ambiente, Lavoro, Diritti Civili. Proposte e temi che continueremo a mettere al centro della nostra azione anche nella prossima Legislatura.

 


 

La necessità di una nuova politica estera

Lo stato attuale delle relazioni internazionali richiederebbe una nuova politica estera dell’Italia basata sul non allineamento con i blocchi e che definisca come “interesse nazionale” il co-sviluppo con i popoli del sud e la soluzione negoziata dei conflitti, mettendo al centro un “Mediterraneo di Pace” e il rilancio del progetto delle Nazioni Unite. In tale contesto il nostro Paese dovrebbe:

  • Farsi parte attiva di una iniziativa politica affinché l’Unione Europea promuova negoziati di pace nel quadro dell’Osce e delle Nazioni Unite basati sul concetto della sicurezza condivisa dall’Atlantico agli Urali e del riconoscimento dei diritti di tutti i popoli e i gruppi linguistici.
  • Promuovere la ripresa del processo di integrazione dell’area mediterranea che favorisca il co-sviluppo economico, anche attraverso la revisione equa dei trattati commerciali euro-mediterranei e i processi di democratizzazione, in particolare sostenendo la società civile mediterranea.
  • Riconoscere lo stato di Palestina sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite e sospendere la collaborazione militare con Israele sino al raggiungimento di accordi di pace.
  • Sospendere la collaborazione sulla produzione di armamenti con la Turchia sino alla completa cessazione delle campagne militari contro le popolazioni kurde.
  • Sviluppare iniziative diplomatiche finalizzate alla convocazione di una conferenza per la pace in Medio Oriente e la soluzione negoziata dei conflitti in Siria, Libia, Marocco e Sahara Occidentale, Yemen, Etiopia, Corno d’Africa, Nigeria, Congo, Sahel, Myanmar, tra gli altri.

 

La necessità di nuova politica di disarmo

Riduzione delle spese militari (in particolare quelle destinate all’acquisto di nuovi sistemi d’arma) per rafforzare la spesa sociale e iniziative di mitigazione della crisi economica per le fasce deboli della popolazione. Come elemento specifico ulteriore, richiesta di spostamento consistente dei fondi dalle missioni militari all’estero verso la cooperazione e gli aiuti allo sviluppo.

Promuovere politiche concrete di riconversione dell’industria militare verso la produzione civile, con rafforzamento di fondi per lo sviluppo locale sostenibile, in particolare istituendo una Agenzia Nazionale per la riconversione (dotandola di fondi necessari per ricerche e studi). 

Inserire la prospettiva del disarmo climatico (con iniziative preventive di studio ed analisi) e della trasparenza delle emissioni climalteranti di natura militare (e provenienti dalla produzione di armi) nelle strategie nazionali di contrasto al cambiamento climatico e che affrontano le emergenze di natura climatica, meteorologica, di equilibrio ecologico.

Dare concretezza all’obiettivo, più volte ribadito dall’Italia, di un disarmo nucleare globale e completo facendo i passi necessari affinché il nostro paese possa aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari TPNW mediante la presa in carico e la realizzazione dei 50 punti di azione previsti dal “Piano di Vienna” approvato a metà 2022 dai paesi membri del Trattato.

Rendere più stringente il controllo dell’export militare italiano, applicando rigorosamente i criteri e dei meccanismi previsti sia dalla legge nazionale (la 185/90) sia dalle norme internazionali (trattato ATT e Posizione Comune UE) sul tema. Il flusso di armi verso i Paesi in conflitto e le situazioni di instabilità (dall’Ucraina allo Yemen, dall’Africa all’Asia) rende più facile e intensa la violenza armata e favorisce il rischio di guerra. Dobbiamo ridurre al massimo gli impatti negativi provocati delle armi italiane, applicando anche in questo ambito i principi del Disarmo Umanitario.

Chiediamo che l’Italia firmi e rilanci con convinzione la dichiarazione politica contro l’uso di armi esplosive in contesti popolati elaborato in questi anni anche grazie alla pressione della società civile internazionale.

Chiediamo che l’Italia rinunci al già finanziato programma di armamento dei propri doni militari: l’uso di tali sistemi, spesso in contesti esterni ai conflitti e quindi in maniera illegale, esacerba le situazioni di instabilità e in questa fase configurerebbe uno strumento armato i cui confini legali di utilizzo (sia in ambito nazionale sia internazionale) sono poco chiari e rischiano di avere effetti altamente controproducenti.

L’Italia deve farsi promotrice (insieme al numero maggiore di Paesi possibile) di percorsi di messa al bando preventivo delle armi letali completamente autonome (i cosiddetti “killer robots”) il cui sviluppo e applicazione sui campi di battaglia potrebbe disumanizzare ancora di più la guerra con impatti incalcolabili sulla vita delle persone, sui territori, sull’ambiente. A nessuna “intelligenza artificiale” può essere assegnata la facoltà o il compito di decidere della vita e della morte di un essere umano.

 

La necessità di una difesa non armata e nonviolenta

Promuovere la Difesa Civile non armata e Nonviolenta, riattivando il percorso di discussione e di approvazione della proposta di Legge di iniziativa popolare “Un’altra difesa è possibile”: serve una riforma organica del sistema di difesa del nostro Paese, in ottemperanza con gli articoli 11 e 52 della Costituzione, che si fondi su principi di multilateralismo e “neutralità attiva”. In tale ottica è necessario arrivare ad istituire il Dipartimento per la Difesa Civile non armata e nonviolenta.

Promuovere continue sperimentazioni di interventi di difesa civile non armata e nonviolenta, riattivando, senza nessun costo per lo Stato, il Comitato DCNAN (Difesa civile non armata e nonviolenta) finalizzato proprio alla ricerca, sperimentazione, innovazione e previsto dalla legge 230/98

Dare continuità alla sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, quale strumento specifico e insostituibile di prevenzione dei conflitti armati e della violenza e in azioni di protezione e di abbassamento della tensione alternative all’intervento armato

 

Il Servizio Civile Universale come programma costruttivo per la pace

Occorre arrivare quanto prima al potenziamento e stabilizzazione del contingente annuo del Servizio Civile Universale: i 250 milioni chiesti all’Europa con il PNRR, che si aggiungono ai 400 stanziati negli ultimi anni dal Governo, devono significare contingenti di 100.000 ragazzi e ragazze all’anno così a portare ad una stabilizzazione vera di questo Istituto (senza reintrodurre obblighi contraddittori con la natura libera della partecipazione civica e senza sprechi organizzativi e burocratici che la leva comporta).

 

La necessità di promuovere una cultura di Pace

L’educazione alla pace, alla nonviolenza e al rispetto dei diritti umani venga inserita nei programmi scolastici a tutti i livelli – dalla Scuola primaria all’Università – e venga potenziato il sostegno alle organizzazioni della società civile che propongono iniziative e progetti in tal senso.

Riteniamo fondamentale che l’educazione alla pace, alla nonviolenza e al rispetto dei diritti umani trovi spazio nella programmazione dei canali radio-televisivi pubblici, prevedendo di inserire nel Consiglio di Amministrazione RAI e la Commissione Parlamentare di Vigilanza della RAI una figura competente.


 


martedì 13 settembre 2022

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PUBBLICA DI CONFINDUSTRIA

dalla pagina https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/september/documents/20220912-confindustria.html

Cari imprenditori e imprenditrici, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Presidente per il saluto e l’introduzione. Sono lieto di potervi incontrare e, tramite voi, rivolgermi al mondo degli imprenditori, che sono una componente essenziale per costruire il bene comune, sono un motore primario di sviluppo e di prosperità.

Questo tempo non è un tempo facile, per voi e per tutti. Anche il mondo dell’impresa sta soffrendo molto. La pandemia ha messo a dura prova tante attività produttive, tutto il sistema economico è stato ferito. E ora si è aggiunta la guerra in Ucraina con la crisi energetica che ne sta derivando. In queste crisi soffre anche il buon imprenditore, che ha la responsabilità della sua azienda, dei posti di lavoro, che sente su di sé le incertezze e i rischi. Nel mercato ci sono imprenditori “mercenari” e imprenditori simili al buon pastore (cfr Gv 10,11-18), che soffrono le stesse sofferenze dei loro lavoratori, che non fuggono davanti ai molti lupi che girano attorno. La gente sa riconoscere i buoni imprenditori. Lo abbiamo visto anche recentemente, alla morte di Alberto Balocco: tutta la comunità aziendale e civile era addolorata e ha manifestato stima e riconoscenza.

La Chiesa, fin dagli inizi, ha accolto nel suo seno anche mercanti, precursori dei moderni imprenditori. Nella Bibbia e nei Vangeli si parla di lavoro, di commercio, e tra le parabole ci sono quelle che parlano di monete, di proprietari terrieri, di amministratori, di perle preziose acquistate. Il padre misericordioso nel Vangelo di Luca (cfr 15,11-32) ci viene mostrato come un uomo benestante, un proprietario terriero. Il buon samaritano (cfr Lc 10,30-35) poteva essere un mercante: è lui che si prende cura dell’uomo derubato e ferito, e poi lo affida a un altro imprenditore, un albergatore. I “due denari” che il samaritano anticipa all’albergatore sono molto importanti: nel Vangelo non ci sono soltanto i trenta denari di Giuda; non solo quelli. In effetti, lo stesso denaro può essere usato, ieri come oggi, per tradire e vendere un amico o per salvare una vittima. Lo vediamo tutti i giorni, quando i denari di Giuda e quelli del buon samaritano convivono negli stessi mercati, nelle stesse borse valori, nelle stesse piazze. L’economia cresce e diventa umana quando i denari dei samaritani diventano più numerosi di quelli di Giuda.

Ma la vita degli imprenditori nella Chiesa non è stata sempre facile. Le parole dure che Gesù usa nei confronti dei ricchi e delle ricchezze, quelle sul cammello e la cruna dell’ago (cfr Mt 19,23-24), sono state a volte estese troppo velocemente ad ogni imprenditore e ad ogni mercante, assimilati a quei venditori che Gesù scacciò dal tempio (cfr Mt 21,12-13). In realtà, si può essere mercante, imprenditore, ed essere seguace di Cristo, abitante del suo Regno. La domanda allora diventa: quali sono le condizioni perché un imprenditore possa entrare nel Regno dei cieli? E mi permetto di indicarne alcune. Non è facile…

La prima è la condivisione. La ricchezza, da una parte, aiuta molto nella vita; ma è anche vero che spesso la complica: non solo perché può diventare un idolo e un padrone spietato che si prende giorno dopo giorno tutta la vita. La complica anche perché la ricchezza chiama a responsabilità: una volta che possiedo dei beni, su di me grava la responsabilità di farli fruttare, di non disperderli, di usarli per il bene comune. Poi la ricchezza crea attorno a sé invidia, maldicenza, non di rado violenza e cattiveria. Gesù ci dice che è molto difficile per un ricco entrare nel Regno di Dio. Difficile, si, ma non impossibile (cfr Mt 19,26). E infatti sappiamo di persone benestanti che facevano parte della prima comunità di Gesù, ad esempio Zaccheo di Gerico, Giuseppe di Arimatea, o alcune donne che sostenevano gli apostoli con i loro beni. Nelle prime comunità esistevano donne e uomini non poveri; e nella Chiesa ci sono sempre state persone benestanti che hanno seguito il Vangelo in modo esemplare: tra questi anche imprenditori, banchieri, economisti, come ad esempio i Beati Giuseppe Toniolo e Giuseppe Tovini. Per entrare nel Regno dei cieli, non a tutti è chiesto di spogliarsi come il mercante Francesco d’Assisi; ad alcuni che possiedono ricchezze è chiesto di condividerle. La condivisione è un altro nome della povertà evangelica. E infatti l’altra grande immagine economica che troviamo nel Nuovo Testamento è la comunione dei beni narrata dagli Atti degli Apostoli: «La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola […], fra loro tutto era comune […]. Nessuno tra loro era bisognoso» (4,32-34).

Come vivere oggi questo spirito evangelico di condivisione? Le forme sono diverse, e ogni imprenditore può trovare la propria, secondo la sua personalità e la sua creatività. Una forma di condivisione è la filantropia, cioè donare alla comunità, in vari modi. E qui voglio ringraziarvi per il vostro sostegno concreto al popolo ucraino, specialmente ai bambini sfollati, perché possano andare a scuola; grazie! Ma molto importante è quella modalità che nel mondo moderno e nelle democrazie sono le tasse e le imposte, una forma di condivisione spesso non capita. Il patto fiscale è il cuore del patto sociale. Le tasse sono anche una forma di condivisione della ricchezza, così che essa diventa beni comuni, beni pubblici: scuola, sanità, diritti, cura, scienza, cultura, patrimonio. Certo, le tasse devono essere giuste, eque, fissate in base alla capacità contributiva di ciascuno, come recita la Costituzione italiana (cfr art. 53). Il sistema e l’amministrazione fiscale devono essere efficienti e non corrotti. Ma non bisogna considerare le tasse come un’usurpazione. Esse sono un’alta forma di condivisione di beni, sono il cuore del patto sociale.

Un’altra via di condivisione è la creazione di lavoro, lavoro per tutti, in particolare per i giovani. I giovani hanno bisogno della vostra fiducia, e voi avete bisogno dei giovani, perché le imprese senza giovani perdono innovazione, energia, entusiasmo. Da sempre il lavoro è una forma di comunione di ricchezza: assumendo persone voi state già distribuendo i vostri beni, state già creando ricchezza condivisa. Ogni nuovo posto di lavoro creato è una fetta di ricchezza condivisa in modo dinamico. Sta anche qui la centralità del lavoro nell’economia e la sua grande dignità. Oggi la tecnica rischia di farci dimenticare questa grande verità, ma se il nuovo capitalismo creerà ricchezza senza più creare lavoro, va in crisi questa grande funzione buona della ricchezza. E parlando dei giovani: io, quando incontro i governanti, in tanti mi dicono: “Il problema del mio Paese è che i giovani vanno fuori, perché non hanno possibilità”. Creare il lavoro è una sfida e alcuni Paesi sono in crisi per questa mancanza. Io vi chiedo questo favore: che qui, in questo Paese, grazie alla vostra iniziativa, al vostro coraggio, ci siano posti di lavoro, si creino soprattutto per i giovani.

Tuttavia, il problema del lavoro non può risolversi se resta ancorato nei confini del solo mercato del lavoro: è il modello di ordine sociale da mettere in discussione. Quale modello di ordine sociale? E qui si tocca la questione della denatalità. La denatalità, combinata con il rapido invecchiamento della popolazione, sta aggravando la situazione per gli imprenditori, ma anche per l’economia in generale: diminuisce l’offerta dei lavoratori e aumenta la spesa pensionistica a carico della finanza pubblica. È urgente sostenere nei fatti le famiglie e la natalità. Su questo dobbiamo lavorare, per uscire il più presto possibile dall’inverno demografico nel quale vive l’Italia e anche altri Paesi. È un brutto inverno demografico, che va contro di noi e ci impedisce questa capacità di crescere. Oggi fare i figli è una questione, io direi, patriottica, anche per portare il Paese avanti.

Sempre a proposito della natalità: alle volte, una donna che è impiegata qui o lavora là, ha paura a rimanere incinta, perché c’è una realtà - non dico tra voi - ma c’è una realtà che appena si incomincia a vedere la pancia, la cacciano via. “No, no, tu non puoi rimanere incinta”. Per favore, questo è un problema delle donne lavoratrici: studiatelo, vedete come fare affinché una donna incinta possa andare avanti, sia con il figlio che aspetta e sia con il lavoro. E sempre a proposito di lavoro, c’è un altro tema da evidenziare. L’Italia ha una forte vocazione comunitaria e territoriale: il lavoro è stato sempre considerato all’interno di un patto sociale più ampio, dove l’impresa è parte integrante della comunità. Il territorio vive dell’impresa e l’impresa trae linfa dalle risorse di prossimità, contribuendo in modo sostanziale al benessere dei luoghi in cui è collocata. A questo proposito, va sottolineato il ruolo positivo che giocano le aziende sulla realtà dell’immigrazione, favorendo l’integrazione costruttiva e valorizzando capacità indispensabili per la sopravvivenza dell’impresa nell’attuale contesto. Nello stesso tempo occorre ribadire con forza il “no” ad ogni forma di sfruttamento delle persone e di negligenza nella loro sicurezza. Il problema dei migranti: il migrante va accolto, accompagnato, sostenuto e integrato, e il modo di integrarlo è il lavoro. Ma se il migrante è respinto o semplicemente usato come un bracciante senza diritti, ciò è un’ingiustizia grande e anche fa male al proprio Paese.

Mi piace anche ricordare che l’imprenditore stesso è un lavoratore. E questo è bello eh! Non vive di rendita; il vero imprenditore vive di lavoro, vive lavorando, e resta imprenditore finché lavora. Il buon imprenditore conosce i lavoratori perché conosce il lavoro. Molti di voi sono imprenditori artigiani, che condividono la stessa fatica e bellezza quotidiana dei dipendenti. Una delle gravi crisi del nostro tempo è la perdita di contatto degli imprenditori col lavoro: crescendo, diventando grandi, la vita trascorre in uffici, riunioni, viaggi, convegni, e non si frequentano più le officine e le fabbriche. Si dimentica “l’odore” del lavoro. È brutto. È come succede a noi preti e vescovi, quando dimentichiamo l’odore delle pecore, non siamo più pastori, siamo funzionari. Si dimentica l’odore del lavoro, non si riconoscono più i prodotti ad occhi chiusi toccandoli; e quando un imprenditore non tocca più i suoi prodotti, perde contatto con la vita della sua impresa, e spesso inizia anche il suo declino economico. Il contatto, la vicinanza, che è lo stile di Dio: essere vicino.

Creare lavoro poi genera una certa uguaglianza nelle vostre imprese e nella società. È vero che nelle imprese esiste la gerarchia, è vero che esistono funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Oggi la quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società. Adriano Olivetti, un vostro grande collega del secolo scorso, aveva stabilito un limite alla distanza tra gli stipendi più alti e quelli più bassi, perché sapeva che quando i salari e gli stipendi sono troppo diversi si perde nella comunità aziendale il senso di appartenenza a un destino comune, non si crea empatia e solidarietà tra tutti; e così, di fronte a una crisi, la comunità di lavoro non risponde come potrebbe rispondere, con gravi conseguenze per tutti. Il valore che voi create dipende da tutti e da ciascuno: dipende anche dalla vostra creatività, dal talento e dall’innovazione, dipende anche dalla cooperazione di tutti, dal lavoro quotidiano di tutti. Perché se è vero che ogni lavoratore dipende dai suoi imprenditori e dirigenti, è anche vero che l’imprenditore dipende dai suoi lavoratori, dalla loro creatività, dal loro cuore e dalla loro anima: possiamo dire che dipende dal loro “capitale” spirituale, dei lavoratori.

Cari amici, le grandi sfide della nostra società non si potranno vincere senza buoni imprenditori, e questo è vero. Vi incoraggio a sentire l’urgenza del nostro tempo, ad essere protagonisti di questo cambiamento d’epoca. Con la vostra creatività e innovazione potete dar vita a un sistema economico diverso, dove la salvaguardia dell’ambiente sia un obiettivo diretto e immediato della vostra azione economica. Senza nuovi imprenditori la terra non reggerà l’impatto del capitalismo, e lasceremo alle prossime generazioni un pianeta troppo ferito, forse invivibile. Quanto fatto finora non basta: per favore aiutiamoci insieme a fare di più.

E vi ringrazio di essere venuti e vi auguro ogni bene per voi e per il vostro lavoro. Di cuore vi benedico insieme alle vostre famiglie. E per favore, vi chiedo di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie!

 

sabato 10 settembre 2022

Prof. Azzariti: Democrazia Costituzionale, Presidenzialismo e Autonomia Differenziata

 


Che fare il 25 settembre? Strumenti dal Forum Disuguaglianze e Diversità

dalla pagina https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/che-fare-il-25-settembre-strumenti-dal-forum-disuguaglianze-e-diversita/

Foto da Unsplash

Nel gran travaglio che segna il voto del 25 settembre, usiamo il nostro lavoro per proporre un contributo di metodo che sia di aiuto a ragionare su programmi e candidature. Gli obiettivi e le motivazioni del documento vengono analizzati su un articolo pubblicato sul sito dell’Espresso firmato da Fabrizio Barca e Andrea Morniroli
 
 

Il voto politico è un momento che non si affronta mai a cuor leggero. Questo è tanto più vero per questa tornata, in cui le identità inafferrabili dei partiti e una legge elettorale che riduce al minimo la nostra capacità di scelta delle persone che siederanno nel prossimo Parlamento rendono il diritto/dovere di votare un esercizio arduo. Forti come ForumDD del lavoro di ricerca, proposta e azione contro le disuguaglianze che svolgiamo da oltre quattro anni, offriamo a cittadini e cittadine due strumenti per valutare meglio programmi e candidature.

Il primo strumento è costituito da sette tabelle che confrontano le proposte delle sei diverse coalizioni che chiedono il voto (Unione Popolare; Alleanza Verdi e Sinistra Italiana; Italia Democratica e Progressista; Movimento 5 Stelle; Azione e Italia Viva; Destra per l’Italia) sui temi in cui il ForumDD è impegnato e ha avanzato proposte e fatto ricerca: conoscenza per tutti; servizi a misura dei luoghi; un lavoro con più tutela e potere; potere e libertà alle/ai giovani; una trasformazione ecologica giusta; una scossa alla macchina pubblica; contro la povertà.

Il nostro lavoro ci consente in molti casi di valutare le proposte in termini del presumibile impatto sulla giustizia sociale e ambientale che va dal verde al rosso con due gradi intermedi. Bianche le proposte su cui non crediamo opportuno esprimere una valutazione.

Senza anticipare la lettura del documento, possiamo segnalare la disattenzione alla concorrenza come strumento da bene usare nel mercato per assicurarne l’utilità sociale, al dialogo sociale, ovvero alla partecipazione di cittadini e cittadine al disegno e attuazione delle politiche pubbliche, al reclutamento, accompagnamento e formazione dei nuovi funzionari pubblici, e alla connessione fra obiettivi di giustizia ambientale e obiettivi di giustizia sociale.

Al tempo stesso possiamo cogliere una convergenza di valutazioni che potrebbe prefigurare, se ce ne sarà la volontà, qualche possibile accordo in Parlamento: sul rilancio dell’edilizia popolare pubblica; sull’istituzione legale di minimi retributivi e sul contrasto al lavoro irregolare.

L’ottava tabella riporta le proposte delle coalizioni su altri temi – fisco, politiche di genere e diritti civili, politiche migratorie – rilevanti per la giustizia sociale e ambientale ma non oggetto di lavoro del ForumDD e su cui quindi non esprimiamo valutazioni.

Il secondo strumento nasce dall’idea di mirare a un Parlamento composto da persone di valore, il cui operato peserà sul futuro di noi cittadini e cittadine e dei territori in cui viviamo. Proponiamo quattro domande da rivolgere a ogni candidato o candidata in lista che chiede il nostro voto, richiamando i criteri di selezione adottati da noi e Ti Candido nella campagna #FacciamoEleggere che ha contribuito a eleggere numerosi candidati e candidate impegnati per la giustizia sociale e ambientale alle amministrative 2021 e 2022. Le domande riguardano le prime due proposte su cui il candidata o la candidata crede che la propria coalizione debba impegnarsi in Parlamento, il racconto della propria esperienza di attivismo e dialogo sociale, la propria autonomia da ogni condizionamento, e le modalità e le tempistiche con cui si intende portare avanti un dialogo continuo con il territorio in cui si verrà eletti/e.

 

venerdì 9 settembre 2022

Promesse e omissioni nei programmi elettorali / 1

dalla pagina https://sbilanciamoci.info/litalia-al-voto-promesse-e-omissioni-nei-programmi-elettorali-1/

Qui una prima comparazione sintetica sui temi più caldi nei programmi elettorali che saranno presumibilmente sul tavolo del prossimo governo. Concentriamo l’attenzione sul lavoro, la scuola e ovviamente sulle scelte energetiche legate al clima.

Le parole sono tante, i fatti e le scelte concrete li vedremo presto. Per tentare di orientarci nel marasma dei programmoni elettorali vi proponiamo qui una prima comparazione sintetica sui temi più caldi che saranno presumibilmente sul tavolo del prossimo governo. Concentriamo l’attenzione sul lavoro, la scuola e ovviamente sulle scelte energetiche legate al clima. In una seconda parte metteremo a confronto la visione del Paese: immigrazione, diritti, democrazia. Il tema della crescita esponenziale delle diseguaglianze – che avrebbe dovuto essere centrale per ogni partito che voglia rilanciare davvero il Paese – è per ora un fantasma che aleggia su tutto, ma non si sa bene come affrontare. Se ne parla nei programmi del centrosinistra, ne parla la Chiesa di papa Francesco, ma le proposte di intervento dei politici sono contraddittorie e spesso non troppo chiare. La destra “se ne frega”. L’importante per i tre partiti della coalizione che si candida a governare il Paese, affermando la propria “fede, è ridurre lo spazio del Welfare considerato ormai pura assistenza ai poveri che sono tali per loro responsabilità e colpa, soldi sprecati. Gli esempi del salario minimo e del reddito di cittadinanza sono chiari. Anche la concezione dello Stato è esemplare: il soggetto pubblico deve farsi da parte quando si tratta di imprese e mercati, mentre lo Stato forte viene invocato quando si tratta di schierare le navi militari contro gli immigrati o rendere diretta l’elezione del Presidente. Nei programmi elettorali riscopriamo intanto vecchie conoscenze: il rilancio del nucleare (che a quanto pare divide anche a sinistra), il condono fiscale ed edilizio, i voucher al posto dei contratti nazionali. Un’altra cartina al tornasole su cui concentrare l’attenzione è la scuola e in generale la concezione dell’istruzione e della formazione come diritti universali fondamentali.

di Paolo Andruccioli

 

IL SALARIO MINIMO

Il centrodestra lo ignora e rilancia i voucher

I partiti della destra italiana (pur divisi sui temi strategici) sono riusciti, a differenza dei partiti del centrosinistra, a trovare un’intesa su un accordo programmatico che è stato firmato in agosto da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Sul salario minimo non si dice niente. La destra preferisce rilanciare il solito cavallo di battaglia, meno tasse per tutti (che poi con la flat tax significherà meno tasse per i ricchi). “Defiscalizzazione”, “decontribuzione” e “incentivi alle imprese” sono i capisaldi del programma della destra, così come il ritorno dei voucher dei quali si chiede “un’estensione” in particolar modo per i settori del turismo e dell’agricoltura.

Sì del centrosinistra, con varie sfumature

La proposta del salario minimo la ritroviamo in vari programmi e in particolare in quelli del Pd, Unione popolare, Verdi-Sinistra Italiana, Cinque Stelle, Azione. 

Nel programma del Pd si legge: “Vogliamo applicare al più presto in Italia il salario minimo previsto dalla Direttiva europea, riprendendo il percorso interrotto da chi ha fatto cadere il governo Draghi, proprio alla vigilia della sua possibile approvazione”. Inoltre il Partito Democratico auspica “una legge che riconosca il valore legale erga omnes del trattamento economico complessivo dei contratti collettivi firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative per debellare i ‘contratti pirata’ e che introduca un salario minimo contrattuale, seguendo il modello tedesco, nei settori a più alta incidenza di povertà lavorativa, con una soglia minima affidata alla proposta delle parti sociali e che comunque rispetti i parametri della direttiva europea. 

Della legge sulla rappresentanza richiesta con forza da anni dalla Cgil, parlano anche Verdi e Sinistra italiana: “una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro” con l’estensione “a tutte e tutti delle tabelle retributive previste per il settore dai sindacati maggiormente rappresentativi”. Visti i livelli di sfruttamento soprattutto in alcuni settori sarebbe necessario introdurre comunque “un salario minimo di 10 euro all’ora, sotto cui nessuno possa andare”.

I Cinque Stelle propongono “nove euro lordi l’ora di salario minimo legale per dire stop alle paghe da fame e dare dignità, ai lavoratori che oggi percepiscono di meno”. 

Anche il cosiddetto Terzo Polo (Calenda e Renzi) è a favore: L’esigenza di garantire a tutti i lavoratori una retribuzione dignitosa deve passare attraverso una serie di azioni condivise con le parti sociali: “una legge sulla rappresentanza che combatta il fenomeno dei contratti pirata e assicuri che siano validi solo i contratti firmati da organizzazioni realmente rappresentative, la validità erga omnes dei contratti”. 

Il salario minimo anche nel programma di Unione Popolare: “Introduzione di un salario minimo legale di almeno 10 euro lordi l’ora (1600 euro al mese), rivalutato annualmente, per mettere fine al lavoro povero e utilizzare il rialzo di tutti i salari anche come mezzo di politica industriale, per spingere le imprese verso produzioni a più alto valore aggiunto. Riduzione degli orari di lavoro anche per garantire la cura dei diritti plurimi delle persone: lavorare tutti e lavorare meno”.

 

IL REDDITO DI CITTADINANZA

Il centrodestra lo cestina

Nel testo programmatico del centrodestra non ci sono sfumature: “Sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”.

Il centrosinistra tra rilancio e aggiustamenti

I più convinti rimangono i Cinque Stelle che nel programma danno grande enfasi al rafforzamento del reddito di cittadinanza insieme alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nei settori a più alta intensità tecnologica, per cui sarebbero previsti esoneri, crediti di imposta e incentivi alle aziende che lo introducono. Il programma menziona anche un nuovo statuto dei lavori, delle lavoratrici e dei lavoratori per garantire a dipendenti e autonomi gli stessi diritti e le stesse tutele”. 

Il Pd propone di ricalibrare il reddito di cittadinanza – a partire da quella che il programma definisce un’ingiustificata penalizzazione per le famiglie numerose, che ricevono poche centinaia di euro in più delle persone single.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, che il programma definisce uno strumento pensato male”, il terzo polo di Azione e Italia Viva propone alcune modifiche al quadro regolatorio attuale. Innanzitutto, l’eliminazione del sussidio dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e non più dopo il secondo. In secondo luogo, un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione, dopo il quale l’importo dell’assegno deve essere ridotto di almeno un terzo. 

 

IL COSTO DELLA VITA

Il centrodestra parla di famiglie non di lavoratori

Nel programma firmato dai tre partiti del centrodestra il problema dell’inflazione e del potere d’acquisto dei lavoratori viene affrontato solo dal punto di vista della difesa della famiglia tradizionale. “Allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e famiglia, piano di sostegno alla natalità, prevedendo anche asili nido gratuiti, asili nido aziendali, ludoteche, riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti e servizi per l’infanzia, aumento dell’assegno unico e universale, progressiva introduzione del quoziente familiare”. Le destre propongono anche una super deduzione del costo del lavoro per le imprese che incrementano l’occupazione.

A sinistra si riparla di scala mobile

Di fronte al tema dell’inflazione, Unione popolare propone la reintroduzione della scala mobile e una misura analoga, ma più graduale, è prevista nel programma dei Verdi e Sinistra Italiana. 

Il Pd propone di aumentare gli stipendi netti fino a una mensilità in più in busta paga e l’introduzione franchigia da 1.000 euro sui contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti. Sempre il Pd propone l’obbligo di retribuzione per gli stage curriculari. Sulla proposta del Pd si discute però anche da punto di vista della lotta al superamento delle diseguaglianze: la misura infatti è pensata per quella parte della classe lavoratrice che ha la copertura contrattuale, mentre non produrrebbe nessun beneficio per tutta quella parte del lavoro che è oggi esclusa dai diritti contrattuali. Il Pd propone comunque anche l’integrazione pubblica del salario per i lavoratori a basso reddito. Secondo il Partito Democratico in Italia c’è una grande questione salariale, oggi aggravata dall’inflazione. Le retribuzioni italiane sono tra le più basse d’Europa, mentre si aggrava la piaga del lavoro povero. I divari occupazionali territoriali, di genere e di età continuano ad essere condizioni strutturali.

Unione popolare e Verdi-Sinistra Italiana propongono di portare le pensioni minime a 1.000 euro (i Cinque stelle propongono il riscatto gratuito della laurea) e sono per la reintroduzione dell’articolo 18. 

Più Europa vuole introdurre i buoni-lavoro e i voucher per la formazione-lavoro ed è a favore di una “salario minimo mobile”. 

Nel programma di Verdi e Sinistra Italiana viene proposto di istituire un sistema per aumentare automaticamente i salari dei lavoratori in base alla crescita dell’inflazione per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie. 

 

LE TASSE

Centrodestra: nuovi condoni e no alle patrimoniali

Il principale cavallo di battaglia delle destre si articola nelle proposte dell’accordo quadro: “Riduzione della pressione fiscale per famiglie, imprese e lavoratori autonomi, no a patrimoniali dichiarate o mascherate, abolizione dei micro tributi che comportano eccessivi oneri di gestione per lo Stato, pace fiscale e “saldo e stralcio”: accordo tra cittadini ed Erario per la risoluzione del pregresso (tradotto: condoni come se piovesse), politiche fiscali ispirate al principio del “chi più assume, meno paga”, estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato, flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese, semplificazione degli adempimenti e razionalizzazione del complesso sistema tributario, rapporto più equo tra Fisco e contribuenti: procedure semplificate, onere della prova fiscale a carico dello Stato, riforma della giustizia tributaria e superamento dell’eccesso di afflittività del sistema sanzionatorio, introduzione del “conto unico fiscale” per la piena e immediata compensazione dei crediti e dei debiti verso la PA, diritto al conto corrente per tutti i cittadini”.

Patrimoniale, parola tabù anche a sinistra

Sulla scia del decreto Aiuti-bis, l’obiettivo del Partito Democratico è quello di contrastare gli effetti dell’inflazione con un taglio sulle tasse sul lavoro, agendo sui contributi previdenziali. I dem puntano anche alla “dote per i diciottenni”. Ai giovani guarda in particolare anche Azione che propone una detassazione proporzionale all’età. Nei programmi del centrosinistra non si parla invece della necessità di ripensare la tassazione delle ricchezze e dei grandi patrimoni, ma di “riduzione dell’evasione fiscale estendendo la tracciabilità dei pagamenti, incrociando le banche dati, potenziando le Agenzie fiscali, premiando maggiormente i contribuenti che pagano, riformando la riscossione”. Per il Pd, è necessaria una riforma fiscale volta a realizzare una riduzione del carico Irpef, a partire dai redditi medi e bassi e una razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, trasformando quelle di valenza sociale (spese sanitarie, scolastiche, etc.) in erogazioni dirette ai contribuenti, compresi gli incapienti”. Si propone anche di annullare il versamento dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni e il superamento progressivo dell’Irap, garantendo l’integrale finanziamento del fabbisogno del sistema sanitario e la partecipazione di tutti i redditi al finanziamento del welfare universale. In campo anche la rimodulazione dell’Ires in modo da premiare le imprese che reinvestono gli utili e quelle a elevato rating ESG (ambientale, sociale, di governance)..

Se il Pd cerca di tenersi molto lontano dalle proposte sulla tassazione delle grandi ricchezze, Verdi-Sinistra Italiana propongono l’accentuazione della tassazione dei redditi più alti (sopra i 10 milioni di euro), mentre l’Unione popolare propone l’estensione della no tax area da 8 mila a 10 mila euro e l’estensione all’imponibile Irpef anche ai redditi da capitale. Verdi Sinistra Italiana e Unione popolare si dichiarano a favore della tassazione degli extraprofitti dei colossi dell’energia, mentre Pd e Verdi-Sinistra Italiana propongono una organica riforma della fiscalità ambientale. Più Europa propone una riforma fiscale che prevede il taglio delle aliquote per i redditi più alti (dal 43 al 38% per i redditi superiori ai 70mila euro). Propone un’ulteriore riduzione dell’Ires (Profitti imprese) dal 24 al 23%. Sull’Irpef Azione propone che venga detassata una extra-mensilità (fino an 2200 euro) nel caso in cui le imprese decidano di beneficiare i lavoratori di fronte alle difficoltà dell’inflazione. Azione propone la riduzione della tassazione dei redditi “da risparmio”, ossia i redditi da capitale e i redditi di natura finanziaria.

 

ENERGIA E AMBIENTE

Il ritorno del nucleare

Il centro-destra propone di andare avanti sul ponte sullo stretto. Ma anche nell’altro fronte non mancano posizioni singolari. Più Europa propone la realizzazione massiccia di impianti di rigassificazione. In questi giorni di campagna elettorale, a meno di un mese dal voto, è stata Sinistra Italiana a polemizzare con il Terzo Polo di Calenda che propone – come Salvini – il rilancio del nucleare, ben inteso “pulito”. Sinistra Italiana ha chiesto polemicamente a Calenda di rendere noti i siti dove si intenderebbe far ripartire le centrali nucleari. Nonostante posizioni in antitesi su temi ambientalisti, cavallo di battaglia di Sinistra Italiana, Fratoianni, in campagna elettorale, non ha chiuso la porta ad Azione e Italia Viva, riservandosi però lo spazio per pungere il leader Carlo Calenda: “Vedremo come finirà questa vicenda, la situazione è molto fluida. Intanto questo non è un problema solo nostro: Il Pd è contro il nucleare e Calenda è campione di nuclearismo privo di ogni prospettiva”.

Abbiamo solo questo Pianeta

Organica e articolata la proposta di Pd e Verdi-Sinistra Italiana sull’ambiente. In particolare il Pd ne fa uno dei tre assi del programma elettorale e propone un forum nazionale su “lavoro e clima” e naturalmente tutta una serie di misure specifiche sulla transizione ecologica e digitale. Verdi-Sinistra-Italiana svolgono una serie di proposte molto approfondite, dettagliate e affrontano una serie di temi (energie rinnovabili, mobilità sostenibile, no al nucleare e alle trivelle, abolizione dei SAD, strategia rifiuti zero, ecc.), che le altre forze politiche non citano: i diritti degli animali (nel programma di Azione c’è attenzione all’”emergenza cinghiali”), la cura dell’alimentazione sana, eccetera.

L’Unione popolare propone di rafforzare il legame tra ambiente e politiche industriali, con la creazione di una istituzione tipo Fraunhofer per il sostegno alla ricerca e all’innovazione, mentre il centro-destra propone la definizione e l’attuazione del piano nazionale di economia circolare.

 

L’ISTRUZIONE

Da destra la solita ricetta: scuole private per chi può

Il centro-destra propone l’estensione dell’uso del buono-scuola (cioè del sostegno alle scuole private). Giorgia Meloni ha attaccato in più occasioni la scuola pubblica e ha denigrato apertamente gli insegnanti italiani che non sarebbero all’altezza dell’importante compito che gli è stato assegnato. Al Meeting di Rimini e in altre esternazioni la candidata premier ha detto di sognare un Paese in cui per diventare insegnanti non sia necessario avere in tasca la tessera della Cgil (poi è stata costretta a correggere almeno parzialmente il tono). In ogni caso per le destre la scuola (soprattutto quella pubblica) non serve in fondo a molto (anche se tutti dovrebbero imparare l’inglese) e non sarebbe sbagliato ridurre quindi gli anni di permanenza al liceo per “liberare” i ragazzi a 17-18 anni. 

Il centrosinistra: scuola pubblica per tutti

Opposta la proposta del Pd che riparte dal rilancio della scuola pubblica. “Vogliamo rimettere al centro la scuola e restituire al mestiere dell’insegnante la dignità e centralità che merita – si legge nel Programma  – garantendo una formazione adeguata e continua e allineando, entro i prossimi cinque anni, gli stipendi alla media europea. In Italia, un bambino su dieci non frequenta la scuola dell’infanzia (3-5 anni) e meno di uno su tre – con accentuate differenze territoriali – accede al nido. In questo modo, già in tenerissima età, si creano le prime odiose diseguaglianze nell’accesso a un sistema educativo di qualità e a un’alimentazione sana. Intendiamo quindi superare queste discriminazioni, rendendo gratuita e obbligatoria la scuola dell’infanzia nell’ambito del sistema integrato esistente e incrementarne il fondo nazionale, per garantire la progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni per i nuclei familiari a basso Isee, con particolare attenzione all’offerta formativa nel Sud del Paese. Così vogliamo favorire l’uguaglianza già nei primi passi del percorso scolastico, assicurando per tutte e tutti pari opportunità di cura, relazione e gioco”. In campagna elettorale alla proposta di Letta sulla scuola dell’infanzia è seguita una levata di scudi da destra. “Rendere la scuola obbligatoria e gratuita da 3 a 18 anni, come ha proposto il segretario del Partito Democratico – ha scritto invece Claudia Pratelli, assessora alla scuola al Comune di Roma – è addirittura una proposta cauta in un mondo in cui la conoscenza è un diritto fondamentale”. Si tratterebbe in realtà di “un’idea maturata nei movimenti studenteschi, che da sempre pongono il tema dell’accesso e del successo scolastico come inestricabilmente connessi, cresciuta in una parte del pensiero femminista e su cui, da sinistra, abbiamo costruito nel 2018 un progetto visionario ma necessario: “la gratuità dell’istruzione dai nidi all’Università”.

Verdi-Sinistra Italiana propongono un tetto di 15 alunni e gratuità del trasporto pubblico locale per gli studenti. Anche Pd e Unione popolare propongono la gratuità dei libri di testo e del trasporto pubblico locale gratuito fino a 18 anni (nel caso del Pd solo per i redditi medio-bassi). Più Europa propone di aumentare di 1 punto di Pil le spese per l’istruzione e di portare all’1,5% del PIL le spese per la ricerca. Pd e Azione propongono l’obbligo scolastico a 18 anni e il tempo pieno. Azione propone altresì di riqualificare tutti gli edifici scolastici in 10 anni.

(fine prima parte)

 

Per chi volesse approfondire sui testi ufficiali, ecco i link ai vari programmi elettorali

Partito Democratico 

https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/AGGIORNAMENTO-PROGRAMMA_INSIEMEPERUNITALIADEMOCRATICAEPROGRESSISTA_250822-1.pdf

Sinistra Italiana- Verdi

https://verdisinistra.it/programma-alleanza-verdi-e-sinistra/

Cinque Stelle

https://www.movimento5stelle.eu/elezioni-politiche-2022-programma-m5s/

Azione-Italia Viva

https://assets.nationbuilder.com/azione/pages/2034/attachments/original/1661437702/Programma_elettorale_Calenda_2022__v.Digitale.pdf?1661437702

Più Europa

https://assets.nationbuilder.com/piueuropa/pages/1728/attachments/original/1661536519/PROGRAMMA__EUROPA_2022_%284%29.pdf?1661536519

Unione Popolare

https://www.today.it/politica/elezioni/politiche-2022/unione-popolare-de-magistris-potere-al-popolo-programma-elettorale.html

I PROGRAMMI DEL CENTRO DESTRA

ACCORDO QUADRO CENTRO DESTRA

https://i2.res.24o.it/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Embedded/Documenti/2022/08/11/Accordo%20quadro%20di%20programma.pdf

Lega-Salvini premier

https://static.legaonline.it/files/Programma_Lega_2022.pdf

Fratelli d’Italia

https://www.fratelli-italia.it/wp-content/uploads/2022/08/Brochure_programma_FdI_qr_def.pdf

Forza Italia

https://cdn.pagellapolitica.it/wp-content/uploads/2022/08/forzaitalia.pdf