La
tragedia umanitaria che vivono gli immigrati richiede “una risposta di
solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno
di risorse” perché la “protezione delle vite umane è una priorità”. È
quanto si afferma nella Dichiarazione congiunta firmata a Lesbo da Papa
Francesco, dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I e dall’arcivescovo
ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, al termine del loro
incontro con i profughi sull’isola greca. Il servizio di Alessandro De Carolis:
2016-04-16 Radio Vaticana
Una “colossale crisi umanitaria”
quale il mondo non ha mai visto dalle macerie della Seconda Guerra
Mondiale. E il mondo deve muoversi con solidarietà “immediata”,
soprattutto rimuovendo i motivi scatenanti – guerre e violenze varie –
che hanno innescato questo gigantesco e inarrestabile movimento di massa
di immigrati e profughi.Solidarietà, compassione, generosità La Dichiarazione congiunta che Papa Francesco, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e l’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronymos firmano sul podio dal quale hanno appena rivolto i loro saluti è scritta in certo modo con l’inchiostro della tragedia incontrata poco prima – il lento incontro col dolore senza più parole e i singhiozzi liberatori dei disperati con l’uomo della speranza, l’unico leader mondiale che abbia voluto raggiungerli e stare con loro sotto una tenda, conoscere visi e storie e lasciando distanze di sicurezza e muri a chi pesa con la bilancia della politica anche i grammi di umanità. “La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati”, afferma un passaggio della Dichiarazione, richiede “una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria” e le sue cause con “iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa”.
Impiegare ogni mezzo “Come capi delle nostre rispettive Chiese – affermano i tre firmatari – siamo uniti nel desiderio della pace e nella sollecitudine per promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Riconoscendo quanto già fatto in termini di assistenza, e ringraziando la Grecia per il suo impegno, il Papa e le due personalità ortodosse si appellano, scrivono, “a tutti i responsabili politici affinché sia impiegato ogni mezzo per assicurare che gli individui e le comunità, compresi i cristiani, possano rimanere nelle loro terre natie e godano del diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza”.
Eliminare le rotte della morte E necessari in modo altrettanto urgente”, incalza la Dichiarazione, sono “un più ampio consenso internazionale e un programma di assistenza per affermare lo stato di diritto, difendere i diritti umani fondamentali in questa situazione divenuta insostenibile, proteggere le minoranze, combattere il traffico e il contrabbando di esseri umani, eliminare le rotte di viaggio pericolose che attraversano l’Egeo e tutto il Mediterraneo, e provvedere procedure sicure di reinsediamento”.
Assistere i rifugiati di tutte le fedi L’orizzonte del documento congiunto si allarga nella parte conclusiva, arrivando a comprendere il conflitto mediorientale, per il quale i firmatari “insieme” implorano “solennemente la fine della guerra e della violenza”, una “pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case”. “Chiediamo alle comunità religiose – si afferma – di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative”.
Asilo temporaneo, status di rifugiato Ancora un esortazione viene rivolta a “tutti i Paesi” perché, perdurando “la situazione di precarietà”, estendano “l’asilo temporaneo” e concedano “lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei”, ampliando “gli sforzi per portare soccorso” e adoperandosi “insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso”.
La “priorità” della vita umana Riaffermando “con fermezza e in modo accorato” la decisione di “intensificare” i rispettivi “sforzi per promuovere la piena unità di tutti i cristiani”, Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronymos – citando la Charta Oecumenica del 2001 – si dicono desiderosi di voler “contribuire insieme affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa”. L’Europa oggi, sottolineano, “si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Dunque, “esortiamo la comunità internazionale a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose”.
(Da Radio Vaticana)