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Adista Notizie n° 8 del 27/02/2016
Un appuntamento – nato dall’alleanza tra Fiera di Vicenza e Anpam (Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni), con il sostegno dei partner Assoarmieri e Conarmi – che lo scorso anno aveva richiamato 30mila visitatori in tre giorni e che non era passato inosservato, destando le critiche dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza (Opal) di Brescia e della Rete Italiana per il Disarmo che – preoccupate dalle implicazioni connesse alla crescente giustificazione, anche nel nostro Paese, dell’impiego delle armi per la difesa personale – avevano annunciato l'intenzione di chiedere agli organizzatori dell’evento di definire un codice di responsabilità sociale della manifestazione fieristica.
Qualche misura nell'arco di quest’anno è stata presa: i minori possono ora entrare solo se accompagnati e non possono maneggiare armi (anche se la vigilanza è affidata agli accompagnatori). Ma la questione resta aperta. Tanto che anche quest’anno Opal e Rete Disarmo hanno avanzato le loro critiche, ritenendo che «Hit Show, esponendo in un unico evento fieristico armi per la difesa personale insieme a quelle per le attività venatorie, per il tiro sportivo e per il collezionismo, e consentendo l’accesso al pubblico senza restrizioni di età, stia facendo, consapevolmente o meno, un’operazione di tipo ideologico che si configura come una promozione delle armi di ogni tipo (escluse quelle per specifico impiego militare) a favore della loro diffusione». Una promozione che, «anche in considerazione della crescente tendenza a rispondere con le armi a fronte di furti e reati alla proprietà», i due organismi «considerano inammissibile se non associata ad una rigorosa autoregolamentazione da parte della Fiera e ad un’approfondita riflessione culturale».
L'intervento della diocesi
A pochi giorni dall'edizione 2016 – svoltasi dal 13 al 15 febbraio – anche la diocesi di Vicenza è intervenuta sulla questione con una Lettera aperta della Commissione per la Pastorale Sociale e del Lavoro diffusa il 6 febbraio e firmata da un ampio ventaglio di realtà locali (tra cui Cgil Vicenza, Circolo Legambiente, Movimento Nonviolento e Azione cattolica vicentina), dal titolo: “Quali messaggi veicola una fiera di armi da fuoco?”. Diversi gli elementi su cui la Commissione diocesana sente il dovere di riflettere. Prima di tutto «una mostra di questo tipo, promuovendo una serie di sport e “giochi di guerra” di fatto finisce per ingenerare confusione rischiando di legittimare una cultura della violenza»; in secondo luogo «la mostra non è riservata solo a chi opera nel settore, ma è aperta a quanti la vorranno visitare: quello che ci preoccupa – spiega la Commissione – è che la mostra sarà aperta anche ai minori, seppure “accompagnati”». «Sembra prevalere una logica di mercato che giustifica il business senza alcuna preoccupazione etica», è la valutazione della diocesi: «“I minori di oggi sono potenziali acquirenti di domani”: questo insegnano le regole delle pubblicità». «Come cittadini, genitori, educatori ci chiediamo: è questo che vogliamo proporre alle future generazioni? Vogliamo davvero formare i nostri ragazzi proponendo loro un’identità che vede il possesso di un’arma come forma di sicurezza e di difesa? Noi crediamo all’importanza di educare ad una “vita buona” e alla nonviolenza, ad una vita che punti sulla relazione positiva con l’altro. Questa rassegna potrebbe essere un’occasione per riflettere sul tipo di società che vogliamo costruire e sui valori che dobbiamo affermare. Pensiamo ad una città in cui i conflitti vengono risolti pacificamente, col dialogo, le relazioni costruttive, l’apertura verso l’altro, che non va mai visto come un nemico. Operare e sognare un mondo, dove ognuno si senta a casa propria!».
La risposta del Comune
Le proteste qualche frutto, seppur tardivo, sembrano averlo dato. L'11 febbraio l'assessora alle Comunità e alle Famiglie, Isabella Sala, ha comunicato che «in seguito al confronto avuto durante l’anno con le associazioni impegnate sui temi della pace e del disarmo, l’amministrazione comunale si fa promotrice presso Fiera di Vicenza dell’opportunità della predisposizione di un codice di responsabilità sociale relativo all’evento Hit per l’edizione 2017, da condividere con i diversi portatori di interesse in una interlocuzione costruttiva che coinvolga le associazioni impegnate sul tema del controllo delle armi». «Sempre in accordo e collaborazione con le associazioni – afferma la nota dell’assessora – promuoveremo un incontro di approfondimento nella prossima primavera che porti all’attenzione del pubblico dati e aspetti che riguardano la produzione e la diffusione delle armi a livello nazionale e internazionale con una attenzione particolare per ciò che riguarda la sicurezza pubblica».
Rete Italiana per il Disarmo e Opal di Brescia, pur rammaricandosi per il ritardo della risposta da parte dell’amministrazione comunale, hanno accolto con favore la decisione comunicata dall’assessora e hanno manifestato la propria disponibilità sia per la definizione di un codice di responsabilità sia per l'organizzazione del convegno e affinché le prossime edizioni di Hit Show siano aperte da simili convegni organizzati e promossi dalla Giunta cittadina in dialogo con le rappresentanze della società civile e della Fiera. Rete Italiana per il Disarmo e Opal Brescia ritengono che questo percorso sia di «fondamentale importanza per promuovere anche nei giorni del salone fieristico Hit Show la “cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione e con il sostegno alle associazioni, che promuovono la solidarietà con le persone e con le popolazioni più povere” definita dallo Statuto del Comune di Vicenza (art. 2)».
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