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31/1/16 • Inserito nella categoria: Primo
Piano
31/01/2016
Presentato
alle Procure di Verona, Brescia, Cagliari, Roma e Pisa per chiedere
alle autorità di verificare l’eventuale violazione della legge 185
del 1990 che vieta esportazione e transito di armi verso i Paesi in
guerra. Secondo l’accusa, con i nostri ordigni l’Arabia Saudita
bombarda lo Yemen senza alcun mandato Onu, seminando morte.
Paola
Arosio
La
storia spesso si ripete. Con i suoi errori e i suoi inganni. Così
capita che i Paesi occidentali, che da un lato si affannano per
contrastare dittature e terrorismo in ogni parte del mondo,
dall’altro alimentino i semi della violenza e dell’odio. Sta
accadendo oggi anche nel Belpaese, dove armi
italiane vengono vendute all’Arabia Saudita che sta bombardando lo
Yemen, senza alcun mandato da parte delle Nazioni unite. Nello Stato
a Sud della penisola araba si sta così esacerbando un conflitto che
ha già causato 6 mila morti (tra cui moltissimi civili), oltre 20
mila feriti, milioni di sfollati, mentre scuole e ospedali sono stati
rasi al suolo. Una situazione
tragica, che si configura come la più grave emergenza umanitaria in
tutto il Medio Oriente.
A
stigmatizzarlo le associazioni pacifiste, tra cui Movimento
nonviolento, Rete della pace, Casa per la nonviolenza, Arci, che
hanno presentato alle Procure di Verona, Brescia, Cagliari, Roma,
Pisa, un esposto per chiedere alle autorità di verificare
l’eventuale violazione della legge 185 del 1990 che vieta
l’esportazione e il transito di armi verso i Paesi in guerra.
«Questa è la prima iniziativa pacifista giuridica estesa»,
spiega Mao Valpiana del Movimento nonviolento. «Siamo giunti alla
decisione di procedere in seguito alle continue spedizioni
dall’Italia di bombe che servono a rifornire la Royal saudi air
force, la forza armata saudita con base a Taif, non lontano dalla
Mecca. In questi mesi abbiamo più volte chiesto un confronto con gli
esponenti del Governo per sospendere le spedizioni ma, a fronte di
risposte evasive e contraddittorie, abbiamo ritenuto doveroso
inoltrare alla magistratura il documento».
Sei
le spedizioni documentate, con video e fotografie.
La prima risale al 2 maggio 2015, quando sono state esportate armi e
munizioni per un valore di oltre 21 milioni di euro e per un peso di
circa 16.900 chili. Altri invii sono avvenuti lo scorso 29 ottobre,
il 18 e poi il 21 novembre, l’11 dicembre. La spedizione più
recente è avvenuta il 16 gennaio. Le bombe sono prodotte dalla
Rwm Italia, azienda tedesca del gruppo Rheinmetall con sede legale a
Ghedi, in provincia di Brescia, e stabilimento a Domusnovas,
in provincia di Carbonia-Iglesias. E proprio in Sardegna, spesso
durante la notte, si sono svolte le operazioni di carico e poi di
trasporto, via aerea o via mare, verso l’Arabia. Di fronte alla
gravità della situazione che sta mettendo in ginocchio lo Yemen,
l’Alto rappresentante dei diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein ha
inviato al Consiglio di sicurezza dell’Onu un rapporto che
documenta «fondate accuse di violazioni del diritto umanitario
internazionale e dei diritti umani». Inoltre, nei giorni scorsi il
segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha ripetuto il suo appello
a tutte le parti per il «cessate il fuoco».
A
cercare di scuotere le coscienze il messaggio che papa Francesco ha
pronunciato lo scorso 19 novembre nella omelia della Messa mattutina
a Santa Marta: «La guerra è proprio la scelta per le ricchezze:
“Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo
avanti con il nostro interesse”. C’è una parola brutta del
Signore: “Maledetti!”. Perché Lui ha detto: “Benedetti gli
operatori di pace!”. Questi che operano la guerra, che fanno le
guerre, sono maledetti, sono delinquenti».
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http://www.bocchescucite.org/bombe-italiane-a-riad-un-esposto-dei-pacifisti/