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http://it.sputniknews.com/opinioni/20160225/2166309/italia-usa-droni-sigonella-guerra.html
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Antonio Mazzeo |
Intervista di Tatiana Santi ad Antonio Mazzeo, giornalista da tempo impegnato nei temi della pace e della militarizzazione
[...]
— Quindi i droni armati americani partivano già da Sigonella verso la Libia?
— Operavano
già da tempo, è confermato dagli Stati Uniti d'America nella primavera
del 2011. Hanno già pubblicato anni orsono un dossier che è stato
prodotto per il parlamento italiano dal Centro Studi Strategici
italiani, che faceva espresso riferimento, cosa mai smentita, ad un
accordo bilaterale sottoscritto nell'inverno del 2013 tra l'Italia e gli
Stati Uniti. L'accordo consentiva il dislocamento a Sigonella fino a 6
Predator, cioè i droni killer di cui si parla oggi per operare sullo
scacchiere africano, non soltanto nel conflitto libico, parliamo anche
dell'Africa Sub sahariana, il Niger, il Mali, il Corno d'Africa, dove da
anni vengono effettuati veri e propri bombardamenti con i droni. Quindi
purtroppo non si tratta di una novità. Oramai Sigonella è un vero e
proprio trampolino per operazioni di attacco, distruzione e ovviamente
di morte.
— Queste
informazioni arrivano agli italiani d'oltreoceano, come dal Wall Street
Journal. I negoziati tra Italia e Stati Uniti sui droni armati
in realtà duravano da mesi. Perché il governo italiano non ne ha
parlato, non c'è stato un dibattito?
— Non
è neanche questa una novità. In tutta la storia del processo di
militarizzazione e delle strutture militari concesse agli americani, le
informazioni venivano dall'estero. Ho pubblicato centinaia di articoli,
sempre ed esclusivamente le mie fonti sono state le informazioni
ufficiali del governo statunitense, del Pentagono. Non c'è mai stata una
comunicazione in parlamento.
I cittadini italiani sono stati privati del loro diritto di
informazione, perché non sanno che cosa succede sul territorio italiano.
La cosa più grave a mio avviso e che rappresenta di fatto una
violazione profonda della Costituzione italiana è che l'informazione
riguardante l'uso di basi militari in Italia date in concessione agli
americani di fatto è un argomento su cui anche in Parlamento c'è il
silenzio assoluto.
[...]
— Le
missioni con i droni armati verso la Libia di cui si parla oggi,
secondo lei sono il preludio di una guerra con la partecipazione
dell'Italia?
— Credo
basti vedere cos'è successo dalla prima guerra del Golfo ad oggi. Tutte
le guerre sul campo con la presenza massiccia di forze statunitensi
sono sempre state preparate attraverso una serie di bombardamenti. Le
guerre moderne prevedono una prima fase della distruzione di obiettivi
sia di tipo militare sia di infrastrutture strategiche come i ponti e le
ferrovie. Il momento in cui metti in ginocchio il sistema economico
militare a quel punto partono le operazioni di terra. È successo nella
prima guerra del Golfo, in Iraq, è successo con caduta di Saddam
Hussein, poi in Afghanistan, nei Balcani e in Libia nel 2011.
L'intensificarsi dei bombardamenti precede il prossimo passo, tra
l'altro richiesto dall'amministrazione Obama, ovvero sia della presenza
sul campo di forze terrestri. Stupidamente l'Italia si propone come il
Paese che dovrebbe guidare quest'eventuale coalizione. Su questo Renzi
non nasconde la sua volontà di proiettare l'Italia molto più
direttamente in questo conflitto libico.