dalla pagina https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-04/papa-francesco-udienza-generale-giornata-terra.html
Debora Donnini – Città del Vaticano
Dobbiamo
crescere nella coscienza della cura della casa comune, che è stata invece
inquinata e depredata, dando anche a vita a un movimento popolare “dal basso”.
Proprio la tragica pandemia di Covid-19 sta, infatti, dimostrando che soltanto
insieme e facendosi carico dei più deboli, “possiamo vincere le sfide globali”.
È l’orizzonte indicato da Papa Francesco nella catechesi all’udienza generale del
mercoledì, tenuta nella Biblioteca del Palazzo apostolico. Serve quindi “una
conversione ecologica” e “un piano condiviso” per scongiurare il deterioramento
della terra, avendo cura delle altre creature e nutrendo amore e compassione
per gli altri. Con una sosta, dunque, nel ciclo che sta tenendo sulle
Beatitudini, il Papa incentra stamani la sua riflessione sulla difesa del
creato, in occasione della 50.ma Giornata Mondiale della Terra, dedicata
proprio a lui, nel quinto anniversario della Laudato si’, e
vissuta in Italia quest’anno, a causa della pandemia da coronavirus, con
"maratona multimediale" live di 12 ore, iniziata alle 08.00 del
mattino, con ospiti e collegamenti internazionali.
La terra, infatti, non è un “deposito di
risorse” ma “per noi credenti il mondo naturale è il ‘Vangelo della
Creazione’", sottolinea. Questo è il “modo nuovo” con cui guardare alla
creazione. Siamo, infatti, un’unica famiglia umana interdipendente, fatti di
materia terrestre, con il soffio vitale che viene da Dio, e quindi a immagine di
Dio. Ma a causa dell’egoismo, siamo venuti meno a questa responsabilità di
“custodi” della terra, mettendo in pericolo la nostra stessa vita. Il Papa
esprime, quindi, apprezzamento sincero per i “vari movimenti internazionali e
locali”, che si sono formati “per risvegliare le coscienze”. “Sarà ancora
necessario - dice - che i nostri figli scendano in strada per insegnarci ciò
che è ovvio, vale a dire che non c’è futuro per noi se distruggiamo l’ambiente
che ci sostiene”. Un incoraggiamento, quindi, all’impegno di ciascuno che
può dare il suo piccolo contributo:
Vorrei incoraggiare a organizzare
interventi concertati anche a livello nazionale e locale. È bene convergere
insieme da ogni condizione sociale e dare vita anche a un movimento popolare
“dal basso”.
Riguardo alla collaborazione come
comunità internazionale, la sua esortazione si volge anche a quanti hanno
autorità a guidare il processo che condurrà a due “importantissimi” incontri,
la COP15 sulla Biodiversità a Kunming (Cina) e la COP26
sui Cambiamenti Climatici a Glasgow (Regno Unito).
Non
rovinare l'opera del Signore
Si tratta di creare “armonia” anche nel
“nostro rapporto con la gente, con il prossimo, con i più poveri, con la
terra”, rimarca. E l’armonia è ciò che fa lo Spirito Santo.
Nel celebrare oggi la Giornata Mondiale
della Terra, siamo chiamati a ritrovare il senso del sacro rispetto per la
terra, perché essa non è soltanto casa nostra, ma anche casa di Dio. Da ciò
scaturisce in noi la consapevolezza di stare su una terra sacra!
Dio davanti alla creazione vide,
infatti, che era cosa molto buona ma davanti a “queste tragedie naturali che
sono la risposta della terra al nostro maltrattamento” , “non credo che mi dica
che è una cosa molto buona”, rileva il Papa ricordando che “siamo stati noi a
rovinare l’opera del Signore”. "Abbiamo peccato - afferma - contro la
terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore".
La
saggezza del "buon vivere"
Il Papa richiama, quindi, un detto
spagnolo che dice così: “Dio perdona sempre; noi uomini perdoniamo alcune volte
sì, alcune volte no; la terra non perdona mai”. Se l’abbiamo deteriorata,
avverte Papa Francesco, la risposta sarà molto brutta. Forte anche il richiamo
alla contemplazione, a quella saggezza del “buon vivere” dei popoli originari,
intesa da loro non nel senso di passarla bene, ma del vivere in armonia con la
terra. Infine, il Papa conclude tornando ad esortare, in questo tempo
pasquale, ad apprezzare il magnifico dono del creato e a prendersi cura dei
fratelli.