Vicenza, 27 aprile 2020
La festa del Primo Maggio era diventata per la
nostra diocesi vicentina una buona occasione per organizzare e vivere un
momento di condivisione allargata di preghiera e di riflessione sul tema del
lavoro, un appuntamento ormai diventato tradizione. L’emergenza causata dal Covid-19, che invece ci
costringe a fermare gli eventi pubblici e le occasioni di assembramento
sociale, obbliga ancora di più a riflettere e pregare per trovare un senso a
questa situazione.
La
prima considerazione è che le nostre vite possono cambiare in modo radicale
in pochi giorni a causa di un virus, talmente piccolo da non essere
visibile a occhio nudo ma allo stesso tempo capace di fermare il mondo intero.
Questo ricorda a tutti noi che siamo tutti legati l'uno all'altro, è un
richiamo forte a prendere sul serio l’invito a riconciliarci con la Terra.
Ci
apprestiamo a celebrare il Primo Maggio, per i cristiani cattolici nel
ricordo di san Giuseppe lavoratore, esempio e testimone di fedeltà al progetto
di Dio anche attraverso il lavoro quotidiano e l’impegno a crescere una
famiglia grazie all’opera delle proprie mani. È un giorno che unisce tutti
attorno al “grande tema del lavoro”, tema che in questo contesto assume una
dimensione ancora più universale e carica di interrogativi.
Sappiamo che attraverseremo una fase di crisi economica e
sociale e una recessione profonda, dentro un processo più generale di crisi
e tensioni dovuta a guerre vere e proprie cosi come commerciali, a speculazioni
finanziarie, ridislocazione dei sistemi produttivi, ecc. Sappiamo che gli effetti sugli assetti
economici e produttivi saranno pesanti: è forte nelle persone l'incertezza
verso il futuro, la paura di perdere il lavoro che, a sua volta, chiederà molti
cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, nei tempi, nei luoghi e nei modi in
cui si potrà stare assieme, nell'uso delle nuove tecnologie… E questo cambiamento coinvolge tutti:
sindacati, imprenditori, famiglie, la scuola così come la vita ecclesiale. Può
anche questa essere una occasione per ripensare il lavoro e avviare un percorso
per una sua maggiore redistribuzione e umanizzazione.
Se il
coronavirus colpisce tutti e non fa distinzioni, i suoi effetti però andranno
inevitabilmente ad approfondire le disuguaglianze preesistenti nella
nostra società, a livello nazionale e locale.
Come può “restare a casa” chi una casa non ce l’ha? Chi ha un lavoro
precario o in attesa di rinnovo del contratto di quali tutele può godere? Chi
non ha un computer o una connessione internet come può attuare lo “smart
working” oppure seguire le lezioni scolastiche?
Impareremo perciò qualcosa di utile da questa
emergenza?
C’è il
rischio che tanti di noi, impauriti, reagiscano con una maggiore chiusura.
Anche
la Comunità cristiana è chiamata
perciò a fare la sua parte per un “dopo coronavirus” da costruire tutti
assieme: laici, religiosi e preti, lavoratori e lavoratrici, giovani e
studenti, insegnanti e operai e poi con le tante persone competenti di buona
volontà, che sono già in prima linea in questa battaglia.
Si
sente dire spesso che “siamo in guerra”, “siamo in un ospedale da campo”… ma
finita l’emergenza ci vorrà molto tempo per sanare, curare.
I Vescovi nel loro messaggio per la Festa del Primo
Maggio molto concretamente scrivono: "Nulla
sarà come prima per le famiglie [...] per gli operatori sanitari [...] per il mondo del lavoro [...] in
tutti i settori dalla produzione ai servizi, dal turismo al terzo settore,
dalla scuola alla pastorale".
Nulla sarà come prima, e allora?
“La
sfida che abbiamo di fronte è formidabile e richiede l’impegno di tutti. C’è
una missione comune da svolgere nelle diverse dimensioni del nostro vivere come
cittadini che partecipano alla vita sociale e politica, come risparmiatori e
consumatori consapevoli, come utilizzatori dei nuovi mezzi di comunicazione
digitali. Questo chiede a tutti di dare un contributo alla costruzione di un
modello sociale ed economico dove la persona sia al centro e il lavoro più
degno. Così, senza rimuovere impegno e fatica, si può rendere la persona
con-creatrice dell’opera del Signore e generativa”.
Costruire un'economia diversa non solo è possibile,
ma è l'unica via che abbiamo per salvarci e per essere all'altezza del nostro
compito nel mondo. È in gioco la fedeltà al progetto di Dio sull'umanità".
Don Matteo
Zorzanello
e la segreteria
della Commissione
di Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Vicenza
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Messaggio Vescovi CEI
Video Messaggio Papa Francesco
per la Settimana “Laudato Si'”
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