dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/nota-del-movimento-nonviolento-sul-servizio-civile-obbligatorio/
E’ evidente a tutti che oggi non esistono le condizioni, né
sociali, né politiche, né i fondi, né le strutture per ripristinare in
Italia la leva obbligatoria, militare e civile.
Dunque, che senso hanno avuto le improvvide e criptiche
dichiarazioni della ministra Pinotti fatte a margine dell’adunata
trevigiana degli Alpini (che hanno provocato l’orticaria anche ai
colleghi di governo della ministra con l’elmetto)?
Il governo non riesce nemmeno a garantire i fondi per sostenere il
Servizio Civile Universale tanto voluto e sbandierato. Nel 2013 sono
stati avviati 15.000 giovani a fronte di 90.000 domande; nel 2015
abbiamo avuto solo 35.000 giovani in servizio con 150.000 domande di
potenziali volontari e nel 2016 un calo con 33.000 serviziocivilisti
effettivi e 100.000 domande, più di due terzi delle quali rimaste
inevase. Davanti a questi numeri, e questi fatti, sentir parlare di
“obbligatorietà” per circa 500.000 giovani all’anno è imbarazzante …
La ministra Roberta Pinotti sa benissimo che
riproporre la naja per tutti (e tutte) è irrealistico, ma probabilmente
ha indicato la luna perchè si guardasse al suo dito, ed è lei stessa a
chiarirlo con il classico tweet di rettifica tanto caro ai politici
odierni: “Non ho parlato di leva obbligatoria, ma di un progetto degli alpini per coinvolgere i giovani al servizio civile universale”.
Ecco ciò che veramente le interessa: mettere in pista, su
suggerimento dei vertici dello Stato Maggiore, un bando speciale, come
avvenuto per il terremoto o per i grandi invalidi e ciechi civili, per
progetti di servizio civile dell’Associazione Nazionale Alpini, con
quote riservate e garantite, in modo da supplire alla continua e
progressiva contrazione di nuove leve di giovani nella storica
associazione d’arma. Niente di male, ma basta dirlo chiaramente, e se
ne può discutere. L’Ana, infatti, è una delle strutture portanti della
nostra protezione civile, e il ruolo sinergico tra servizio civile e
protezione civile è uno degli obiettivi che da decenni anche noi
perseguiamo.
“Il servizio civile è già finalizzato, ai sensi degli articoli 52 e 11 della Costituzione, alla difesa della Patria – dice Pasquale Pugliese, segretario del Movimento Nonviolento – quel
che manca è la pari dignità tra la difesa militare e la difesa civile,
perché la prima sottrae alla seconda enormi risorse che brucia in
armamenti per la preparazione delle guerre”.
Il punto decisivo in questo dibattito, è proprio questo: quanto si
spende per la difesa armata (troppo) e quanto si investe nella difesa
civile (niente). Infatti tutte le spese per l’organizzazione del
servizio civile, la formazione dei giovani, il monitoraggio, ecc, sono a
carico esclusivo degli enti di volontariato che presentano i progetti
ed ospitano i giovani per un anno di servizio. La ricaduta positiva del
servizio va, giustamente, a vantaggio di tutta la società, ma l’onere
finanziario va, iniquamente, a carico solo degli Enti di servizio
civile. Lo Stato si limita a riconoscere ai giovani l’assegno di 430
euro mensili, tutto il resto lo paga il terzo settore.
“La nostra Campagna “Un’altra difesa è possibile” è una
proposta concreta, culturale, politica, finanziaria, legislativa per
l’istituzione del Dipartimento della Difesa civile non armata e
nonviolenta. La Legge è già all’attenzione della Commissione Difesa
della Camera – conclude Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento – e va proprio in questa direzione: integrare tutte le forme di difesa nonviolenta, a partire dal sevizio civile”.
Se la ministra Pinotti volesse discuterne seriamente, siamo a
disposizione. Dopo tanti anni che lo chiediamo, questa può essere
l’occasione per incontrarci.
Movimento Nonviolento
16 maggio 2017
www.azionenonviolenta.it