dalla pagina
http://www.huffingtonpost.it/mao-valpiana/cinquantadue-ovvero-sulla-legittima-difesa-civile_a_22074402/
http://www.huffingtonpost.it/mao-valpiana/cinquantadue-ovvero-sulla-legittima-difesa-civile_a_22074402/
Articolo di Mao Valpiana,
C'è un aspetto positivo, forse l'unico, nel dibattito sulla legittima difesa
(al di là della pessima legge approvata alla Camera, che spero possa
essere vanificata dal Senato nella sua funzione di controllo): se ne
discute pubblicamente e si cerca una soluzione legislativa. In qualche
modo, seppur maldestramente, si riconosce che l'uso della forza debba
essere normato dallo Stato e non possa essere lasciato al libero
arbitrio del singolo.
Tralascio
in questo articolo tutti i dati e le evidenze che dimostrano senza
ombra di dubbio che il dibattito sulla legittima difesa (il ladro che
entra in casa di notte per rubare e ammazzare) ha poca attinenza con la
realtà dei fatti (furti e omicidi in diminuzione, esiguità degli episodi
di cronaca rispetto, ad esempio, al femminicidio o alla diffusione
delle violenze sui minori, etc.), ed è una forzatura tutta politica ed
ideologica. Tuttavia, il tema "difesa", personale e collettiva, è
importante e va affrontato seriamente.
La
"difesa" è un punto decisivo nella pratica della nonviolenza attiva.
Difesa della vita, difesa dei diritti, difesa della libertà, difesa dei
più deboli, difesa dell'ambiente. La nonviolenza, dunque, non è affatto
in antitesi con la difesa. Anzi, la storia della nonviolenza moderna è
storia di movimenti di difesa. Gandhi difendeva l'indipendenza del suo
paese; Martin Luther King difendeva i diritti dei neri d'America; Nelson
Mandela difendeva la libertà del suo popolo; oggi tanti movimenti
nonviolenti nel mondo agiscono in difesa della pace e per salvare la
vita a chi fugge dalle guerre.
È
lecito chiedersi cosa sia giusto difendere, e con quali mezzi.
L'oggetto da difendere deve rappresentare un valore compatibile con gli
strumenti utilizzati dal soggetto difensivo. Nelle regole della
nonviolenza è fondamentale la correlazione tra il metodo scelto e la
difesa del bene da tutelare. La difesa personale e collettiva è al
centro della Campagna non violenta "Un'altra difesa è possibile" con la proposta legislativa per il riconoscimento della "Difesa civile non armata e non violenta" che si propone di
introdurre nelle nostre istituzioni uno strumento di difesa che agisca
mettendo in campo capacità di prevenzione, di mediazione e di
risoluzione dei conflitti.
Il
riconoscimento della difesa civile non armata e non violenta è già
stato fatto proprio dal nostro ordinamento (due sentenze della Corte
costituzionale, la n. 164/1985 e 470/1989, la legge del 230 del 1998 di riforma dell'obiezione di coscienza e la legge 64 del 2001 istitutiva del servizio civile nazionale); con il progetto di legge n. 3484,
già incardinata nei lavori della Commissione Difesa della Camera dei
deputati, la politica avrà uno strumento in più a disposizione. Il
Dipartimento della difesa civile non armata e non violenta coordinerà le
politiche di difesa alternativa e comprenderà il Servizio civile, la
Protezione civile, i Corpi civili di pace e l'Istituto di ricerche sulla
Pace e il Disarmo.
C'è
una curiosa coincidenza, un casualità numerica, che potrebbe assumere
un significato ideale. L'articolo della Costituzione riferito alla difesa della Patria è il 52: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino". Anche l'articolo del Codice penale dedicato alla legittima difesa è il 52: "non
è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla
necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo
attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata
all'offesa".
L'articolo
numero 52, costituzionale e penale, lega la Difesa della patria e la
difesa di un diritto soggettivo, richiamando la responsabilità del
cittadino nella scelta del mezzo.
Come
amici della non violenza non solo non ci sottraiamo al dovere di
rispettare entrambi gli articoli 52, ma diciamo che è il metodo
nonviolento il solo in grado di poterli attuare alla luce di quel
comandamento laico e religioso che tutti riconoscono come fondamento del
vivere civile: tu non uccidere. Vale a dire: l'uso delle armi resta
prerogativa della sovranità dello Stato, ma il cittadino ha il
diritto/dovere di ricorrere alla forza per attuare forme di difesa. E
noi sappiamo ben distinguere tra uso della violenza (armata) e uso della
forza (civile). La nonviolenza è una forma originale ed efficace di
forza.
Qualche precedente illustre ci aiuta a capire meglio.
Già 800
anni fa, il santo della nonviolenza, Francesco d'Assisi, si pose il
problema della legittima difesa della proprietà privata, intuendo
perfettamente cause e soluzioni del problema, e dando ai propri seguaci
la Regola di non portare mai armi.
Rispose il Santo: "Messere, se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di armi per difenderci. È dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e così viene impedito in molte maniere tanto l'amore di Dio quanto l'amore del prossimo. Per questo non vogliamo possedere alcun bene materiale a questo mondo" (Fonti francescane – La Leggenda dei Tre Compagni).
Una
soluzione radicale, certo, ma che può valere come indicazione di
metodo: non accumulare e non ostentare ricchezze, serve anche ad evitare
di doversi armare per difenderle.
Ma la stesso ragionamento può valere nel campo della guerra. Scrisse don Lorenzo Milani nella famosa lettera "L'obbedienza non è più una virtù":
È noto che l'unica difesa possibile in una guerra atomica sarà di sparare circa 20 minuti prima dell'aggressore. Ma in lingua italiana lo sparare prima si chiama aggressione e non difesa. Oppure immaginiamo uno stato onestissimo che per sua difesa spari 20 minuti dopo (cioè che sparino i suoi sommergibili unici superstiti d'un paese ormai cancellato dalla geografia). Ma in lingua italiana questo si chiama vendetta e non difesa.
Chi
usa le armi per primo, aggredisce; chi usa le armi dopo, si vendica. È
rarissimo il caso di chi sa sparare solo per difendersi e disarmare
l'avversario: riesce a farlo chi è professionalmente addestrato,
militare o poliziotto, non certo un cittadino inerme aggredito.
Noi
cittadini facciamo meglio a prepararci alla prevenzione. Lo stato ci
aiuti predisponendo forme di controllo efficace del territorio, mettendo
le forze dell'ordine e della giustizia in grado di agire efficacemente
per garantire sicurezza. La pessima legge approvata dalla Camera va
cestinata.
L'alternativa
c'è e si chiama "legittima difesa civile", che nasce dal combinato
disposto degli articoli 52 già in vigore. La numerologia della difesa,
da giocare al Lotto!