Non è un di più, è la dimensione umana di una attività che conta moltissimo ma che non può essere l'unica a decidere le sorti dell'umanità. Di etica in economia, abbiamo parlato con l'economista Luigino Bruni che oggi aprirà l'incontro online con la ricercatrice inglese Kate Raworth, nell'ambito della Settimana Laudato Si' e in preparazione all'evento Economy of Francesco
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Tanti gli appuntamenti via web organizzati nel corso della Settimana Laudato Si', promossa dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, per approfondire i diversi aspetti affrontati dall'Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune, a cinque anni dalla pubblicazione. La visione offerta dal testo prende in considerazione i problemi dell'ambiente come i cambiamenti climatici o la riduzione della biodiversità, insieme alle loro cause e alle conseguenze sintetizzabili in quella "cultura dello scarto" tante volte stigmatizzata da Papa Francesco, di cui prime vittime sono i poveri. Lo sguardo sulla realtà è a 360 gradi perchè "tutto è connesso" come sono connessi fra loro i popoli della Terra e la vita umana è connessa con la natura.
Il dominio della finanza e l'etica in economia
Ecologia integrale significa allora ricerca della giustizia, economia e attività politica rivolte al bene di tutti. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale ed un’altra sociale – scrive nella Laudato si' il Papa – bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. Riguardo al sistema economico dominante, Papa Francesco denuncia nel testo il “dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi”. E invoca “una nuova economia più attenta ai principi etici”, interessata al “miglioramento della qualità reale della vita delle persone”.Kate Raworth tra gli ospiti della Settimana Laudato Si'
Si parlerà dunque anche di economia durante questa Settimana e in particolare nell'appuntamento online del pomeriggio di oggi alle 16.30 con l'economista inglese Kate Raworth, che lavora per l'Università di Oxford e l'Università di Cambridge e il cui nome compare tra quello degli economisti attualmente più influenti a livello internazionale. Tema dell'intervento della Raworth sarà: "Designing a regenerative and distributive economy" e l'incontro rientra anche nel percorso di preparazione all'Economy of Francesco, l'evento voluto dal Papa che si terrà a novembre ad Assisi e a cui sono già iscritti 3000 giovani imprenditori.Bruni: l'emergenza coronavirus e la riscoperta del lavoro
Ma quanto pesa l'economia in tema di salvaguardia del Creato, in quale proporzione conta quando si parla di ecologia integrale? Ai microfoni di Vatican News è l'economista Luigino Bruni, docente alla Lumsa di Roma e all'Istituto universitario Sophia di Loppiano, a rispondere. Sarà lo stesso Bruni, a cui è affidata la direzione scientifica di Economy of Francesco, ad aprire l'incontro con Kate Raworth che sarà visibile sul canale YouTube “The Economy of Francesco”.R. - Forse il 50 per cento, se consideriamo l'economia individuale, l'economia delle imprese e l'economia degli Stati e gli effetti che tutto ciò produce sull'inquinamento del Pianeta, l'economia pesa almeno per metà. Poi c'è tutto il resto e cioè la politica, gli stili di vita individuali, la scuola ecc... Io sono tra quelli che non vogliono che l'economia pesi troppo, però se guardiamo anche da cosa dipendono i fallimenti di questi decenni, il riscaldamento globale, ad esempio, ci accorgiamo che insomma l'economia capitalistica ha davvero un grosso peso. Quindi se vogliamo cambiare dobbiamo cambiare l'economia. Non si può nemmeno immaginare oggi un Pianeta capace di sostenerci in un modo possibile come esseri umani, senza cambiare l'economia, quindi non deve pesare troppo ma oggettivamente conta molto.
A parlare all'appuntamento di oggi ci sarà l'inglese Kate Raworth che presenterà la sua idea di un'economia 'rigenerativa' e 'distributiva'. Ci può anticipare qualcosa?
R. - Innanzitutto questo è un evento che si colloca all'interno del progetto Economy of Francesco, lei sarà una delle invitate a quell'evento. La parola rigenerativa è una parola molto bella perché rimanda al generare, alla vita. Mi fa venire in mente una frase di Edgar Morin: "Tutto ciò che non si rigenera degenera". E questo vale per la vita delle persone e delle comunità, vale chiaramente per le imprese, per l'economia, per il Pianeta. Kate Raworth in questi anni ha lavorato per il modello cosidetto della 'ciambella', cioè lei ha immaginato questo schema costruito come una ciambella con al centro un vuoto, e lei dice che le cose più importanti avvengono nel confine tra i vari ambiti, cioè il centro e la periferia, il rapporto tra l'economia e l'ambiente, gli scambi che avvengono sulle frontiere e quindi lei ha un'idea di economia che riprende il suo posto, che non deve essere il primo posto della vita. Prima c'è la dimensione della politica, del bene comune e quindi della sostenibilità e l'economia, se sa stare al suo posto, diventa anche qualcosa di bello, di molto importante, ma non deve occupare tutto lo spazio nè essere la protagonista assoluta delle scelte, deve umilmente fare un passo indietro e lasciare più spazio al civile, alle relazioni non commerciali, al bene comune, al bene del Pianeta.
L'economia dovrebbe essere, quindi, al servizio del collettività, della persona, della vita...
R. - Be' certo, l'economia è un ambito della vita e quindi in quanto tale ha uno valore intrinseco e un valore strumentale. Cioè non è nè più nè meno della famiglia dal punto di vista della dignità, della politica, del diritto. Il problema però è che negli ultimi 30-40 anni, l'economia da luogo di produzione di beni e di servizi, dalla fabbrica e dalle cose che tutti capivamo, ha preso una strada sempre più astratta e sempre più importante attraverso la finanza e quindi l'economia non è solo oggi un ambito della vita, ma è diventata un modo di parlare, una grammatica delle relazioni, ci parla di debiti, crediti, di prezzo ovunque, dalla scuola alla sanità, cioè è diventata il grande linguaggio della vita in comune, e così diventando tutto è diventata cattiva. Quindi una delle proposte di Kate è quella di dare uno spazio giusto alla vita economica e tutti sappiamo e abbiamo visto in questa crisi del Covid-19 che cos'è l'economia. Quando manca ci accorgiamo che cosa vuol dire perdere un lavoro, non avere i soldi per pagare gli stipendi, non avere i soldi per fare la spesa, quindi l'economia è importante ma è diventata troppo ingombrante in questi 30 anni, almeno dal crollo del Muro di Berlino, da quando il capitalismo non ha avuto più rivali ed è diventata la nuova religione del nostro tempo. Kate è una di quelli che dicono - anche perché donna, ha una sensibilità diversa da questo punto di vista riguardo alla sostenibilità in senso ampio - , dicono: l'economia è importante ma ci sono delle dimensioni che sono più importanti, una di queste è la salvaguardia del Pianeta, che è la precondizione di qualsiasi economia, perchè se noi lo distruggiamo o lo rendiamo inospitale per gli uomini, chiaramente nessuna economia può funzionare. Quindi lei è una studiosa che richiama alla sobrietà, che richiama l'economia a stare al suo buon posto ed è un buon posto se non è l'unico.
L'espressione "economia distributiva" nel titolo dell'intervento della Raworth ci fa pensare alla giustizia...
R. - Sì, questa è un po' la sua tesi specifica, il tema della ciambella, quello di bilanciare bene le fette, le quote che vanno ai vari settori dell'economia. È ovvio che c'è troppa ricchezza, troppo valore aggiunto che va alla finanza e quindi alle rendite, mentre va poco, in fondo, al profitto inteso come fetta che va all'impresa, e ancora meno va ai salari, cioè alle famiglie, ai lavoratori. Quindi la Raworth individua nella rendita la malattia del nostro tempo. e questo è interessante perché ci riporta a un antico tema dell'economia che, quando nasce agli inizi dell'800 come scienza un po' più formale, aveva sempre detto in alcuni autori che il vero conflitto, la vera malattia dell'economia è la crescita delle rendite non dei profitti, perchè il profitto è qualcosa che in genere viene generato dal lavoro di oggi, mentre la rendita viene generata dal lavoro di ieri che io difendo con tutti i mezzi. Dicevano questi economisti: la malattia del capitalismo è che avrà sempre più spazio la rendita e sempre meno l'imprenditore e il lavoratore. Ce lo siamo dimenticati questo, ma la finanza ci sta dicendo che oggi il vero conflitto è tra le rendite e tutto il resto. C'è una finanza che si mangia tutto, che vive di fatto speculando su posizioni di potere e non lascia spazio all'innovazione dell'imprenditore nè a una buona remunerazione dei lavoratori. Una delle cose che è emersa con forza in questa pandemia è quanto poco paghiamo alcuni lavori. Dopo che abbiamo visto che cosa accadeva negli ospedali, il ruolo che hanno gli infermieri, le infermiere, ma anche i commessi e le commesse dei supermercati, abbiamo detto: ma è possibile che questi prendano 1200 euro al mese, mentre ci sono manager che ne prendono un milione? Questo tema della rendita che si mangia tutto è un grandissimo tema che sta a cuore anche alla Kate, è il tema della ridistribuzione, il tema di dove va il valore aggiunto, cioè chi decide le fette. E' il mercato sì, ma il mercato è anche una questione di potere, non è semplicemente un meccanismo automatico, magico, e quindi in fondo lei riporta il dibattito sul tema del potere e dei rapporti di forza.
Abbiamo citato più volte questa emergenza del coronavirus. La lezione che abbiamo vissuto nelle settimane di lockdown porterà ad un cambiamento nell'economia? C'è qualche spiraglio in questo senso?
R. - Io lo vedo; certo 2 mesi sono pochi per un cambio radicale di vita, ma qualcosa di importante potremmo averlo imparato. Ad esempio abbiamo capito che cos'è il lavoro, abbiamo visto che noi saremmo morti di fame senza i lavoratori manuali, senza i camionisti, senza le commesse nei supermercati, senza i corrieri o quelli che ci portano via l'immondizia da casa, è la rivalutazione dell'intelligenza delle mani, che abbiamo sempre snobbato considerando il lavoro manuale meno nobile rispetto a quello intellettuale. Durante questa crisi abbiamo visto che cos'è il lavoro e abbiamo compreso che, in fondo, il lavoro è un grande network di amore scambievole, che noi ci vogliamo bene in molti modi nella vita civile ma soprattutto lavorando in un modo laico, sobrio, non romantico. Insomma che c'è molto amore civile nell'economia. Paradossalmente in questa crisi così grande abbiamo rivisto l'economia, è come se si fosse squarciato il velo degli incentivi, dei soldi, degli interessi che vediamo sempre quando pensiamo all'economia e abbiamo visto che l'economia non è altro che lavorare gli uni per gli altri, in modo anonimo, senza conoscerci però in un modo molto concreto ed essenziale. Quindi è stato anche un canto all'economia civile questa crisi perchè ci ha fatto vedere che il lavoro è servizio reciproco, è bene comune e che senza economia e senza lavoro si muore.
La Settimana Laudato Si' vuol essere un richiamo all'agire da parte di tutti. Allora calando le teorie economiche nella pratica quotidiana che cosa può fare ciascuno di noi per un'economia nuova?
R. - Per prima cosa ognuno di noi può metterci la testa quando fa la spesa. Noi abbiamo un grande potere che è l'acquisto quotidiano dei prodotti, e questo include anche il nostro conto corrente bancario, vedere dove vanno a finire i nostri soldi nelle banche, gli investimenti cioè su quali fondi mettiamo i nostri soldi, se li mettiamo in fondi che finanziano le armi, l'azzardo, se finanziano le fonti fossili su cui la Chiesa cattolica sta conducendo una grande campagna di disinvestimento. Abbiamo questo Movimento Cattolico Mondiale per il Clima che è uno dei promotori della Settimana che dice: bene, vogliamo cambiare il mondo, allora disinvestiamo i nostri soldi dalle fonti fossili e investiamo nell'energia rinnovabile. E questo è un tema che non è astratto, vuol dire che tipo di macchina acquisto, se acquisto un diesel o un'ibrida, significa che tipo di impianti metto dentro casa, se utilizzo il fotovoltaico o ancora il gasolio, sono tutte scelte molto concrete. È poi, quando vado a fare la spesa, guardare non solo gli zuccheri e le calorie dei prodotti ma anche gli zuccheri e le calorie morali dei prodotti, chi li produce, se i lavoratori sono sfruttati, ad esempio i raccoglitori di pomodori, da dove vengono cioè la filiera ecc... cioè metterci la testa, perchè c'è la responsabilità civile anche dei consumatori, non solo dell'imprenditore. Quindi essere più attenti alle dimensioni etiche perchè l'etica non è un di più, un lusso, l'etica è tutto, l'etica è chi mangia e chi non mangia, chi è sfruttato e chi è rispettato, chi è pagato e chi no. L'etica è schiavitù o libertà. Non è che c'è l'economia e poi c'è l'etica per gli specialisti. L'etica non è una buona azione, è il tutto, perchè l'etica vuol dire la dimensione umana delle cose, compresa quella cosa che si chiama economia.