di Andrea Frison
«Abbiamo bisogno di “essere umani” e il “prima noi” non è la
soluzione ai problemi». Padre Michele De Salvia, scalabriniano, è il direttore
dell’Ufficio per la pastorale dei migranti della Diocesi di Vicenza,
quotidianamente “in prima linea” per promuovere una cultura dell’accoglienza
nelle parrocchie, in linea anche con il “carisma” del beato Giovanni Battista
Scalabrini, fondatore della congregazione di cui fa parte.
«Il punto più preoccupante è che di fronte al fenomeno
dell’immigrazione si è cercato di dare una risposta semplice e immediata,
riducendo tutto allo stop degli sbarchi. Alle ultime elezioni questa linea ha
pagato, ma non è nulla di più che una “réclame” elettorale. Di fatto, non si è
intervenuti sulla quotidianità dell’immigrazione ma sulla “emergenza”. Porre
fine all’immigrazione è un’illusione, ma forse è quello che la gente ha bisogno
di sentirsi dire. La problematica, reale, è stata affrontata dando soluzioni
immediate ma non di lunga durata e nemmeno “profetiche”, cioè che guardano al
futuro».
«Tutti i timori che c’erano all’inizio, rispetto al decreto,
si stanno lentamente avverando – prosegue padre Michele – Ci si rende conto che
non si può ridurre il problema costruendo un muro. Ci sono azioni sul territorio
che cercano di portare avanti un lavoro d’inclusione. La migrazione non è
qualcosa di straordinario, un fenomeno da cui ci si può sottrarre, ma bisogna
operare perché le nostre società diventino più inclusive».
Tuttavia «anche mediaticamente prevale la tendenza al
rifiuto: la propaganda di questi anni ha inciso sul modo di pensare delle
persone. Non possiamo dire di essere cristiani cattolici e poi contravvenire al
magistero e al vangelo stesso. Questo non vuol dire negare le difficoltà, ma
non possiamo arrenderci ad una cultura che serpeggia e che rischia di tradire
il vangelo e l’umanità».
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dalla pagina https://www.famigliacristiana.it/articolo/prima-gli-ultimi-e-il-motto-del-cristiano.aspx