martedì 29 agosto 2017

Lavoro, reddito: dignità della persona

  • "Il lavoro dà dignità alla persona"
  • "Il reddito garantito [o reddito di base] dà dignità alla persona".
Due affermazioni, punti di vista, visioni non necessariamente in contrapposizione...  

dalla pagina http://www.famigliacristiana.it/blogpost/udienza_59991.aspx

Il lavoro dà dignità

Misericordia e Armenia i due temi toccati dal Papa nel corso dell'udienza giubilare. Nonostante il caldo e l'estate in tanti sono venuti in piazza per ascoltare le parole di Francesco. Che, all'indomani del suo ritorno dal primo Paese ad aver abbracciato il cristianesimo ricorda che quello armeno è «un popolo che, nel corso della sua lunga storia, ha testimoniato la fede cristiana col martirio. Rendo grazie a Dio per questo viaggio, e sono vivamente grato al Presidente della Repubblica Armena, al Catholicos Karekin II, al Patriarca e ai Vescovi cattolici, e all’intero popolo armeno per avermi accolto come pellegrino di fraternità e di pace». Poi ricorda la seconda tappa del suo viaggio in Caucaso, quello che fra tre mesi compirà in Georgia e Azerbaigian. «Ho accolto l’invito a visitare questi Paesi per un duplice motivo», spiega Francesco, «da una parte valorizzare le antiche radici cristiane presenti in quelle terre – sempre in spirito di dialogo e con le altre religioni e culture – e dall’altra incoraggiare speranze e sentieri di pace. La storia ci insegna che il cammino della pace richiede una grande tenacia e dei continui passi, cominciando da quelli piccoli e man mano facendoli crescere, andando l’uno incontro all’altro. Proprio per questo il mio auspicio è che tutti e ciascuno diano il proprio contributo per la riconciliazione. Come cristiani siamo chiamati a rafforzare tra noi la comunione fraterna, per rendere testimonianza al Vangelo di Cristo e per essere lievito di una società più giusta e solidale. Per questo tutta la visita è stata condivisa con il Supremo Patriarca della Chiesa Apostolica Armena, il quale mi ha fraternamente ospitato per tre giorni nella sua casa».
Prima aveva ricordato che le opere di misericordia, ripetutamente citate in questi primi mesi del Giubileo. «oggi il Signore ci invita a fare un serio esame di coscienza. E’ bene, infatti, non dimenticare mai che la misericordia non è una parola astratta, ma è uno stile di vita. Una cosa è parlare di misericordia, un’altra è vivere la misericordia».
Ciò che rende viva la misericordia ricorda ancora il Papa «è il suo costante dinamismo per andare incontro ai bisogni e alle necessità di quanti sono nel disagio spirituale e materiale. La misericordia ha occhi per vedere, orecchi per ascoltare, mani per risollevare …La vita quotidiana ci permette di toccare con mano tante esigenze che riguardano le persone più povere e più provate. A noi viene richiesta quell’attenzione particolare che ci porta ad accorgerci dello stato di sofferenza e bisogno in cui versano tanti fratelli e sorelle. A volte passiamo davanti a situazioni di drammatica povertà e sembra che non ci tocchino; tutto continua come se nulla fosse, in una indifferenza che alla fine rende ipocriti e, senza che ce ne rendiamo conto, sfocia in una forma di letargo spirituale che rende insensibile l’animo e sterile la vita».
«L’insegnamento di Gesù», conclude», «non consente vie di fuga: Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero nudo, profugo, malato, in carcere e mi avete assistito (cfr Mt 25,35-36). Non si può tergiversare davanti a una persona che ha fame: occorre darle da mangiare. Gesù ci dice questo! Le opere di misericordia non sono temi teorici, ma testimonianze concrete. Obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare la sofferenza. A causa dei mutamenti del nostro mondo globalizzato, alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate: diamo quindi spazio alla fantasia della carità per individuare nuove modalità operative. In questo modo la via della misericordia diventerà sempre più concreta».
Su questa scia, a conclusione dell'udienza papa Francesco saluta l'Associazione dei consulenti del lavoro che proprio oggi comincia il suo settimo "Festival del lavoro". Ancora una volta il Papa insiste sulla necessità di «promuovere la cultura del lavoro che assicura la dignità della persona e il bene comune della società, a partire dalla sua cellula, la famiglia. E' proprio la famiglia, infatti, a soffrire di più per le conseguenze di un cattivo lavoro: cattivo per la sua scarsità e per la sua precarietà. Il lavoro dà dignità».


dalla pagina http://www.bin-italia.org/papa-francesco-si-interessa-al-reddito-tutti/

Papa Francesco si interessa al reddito per tutti

di Sandro Gobetti 

Papa Francesco il 27 maggio 2017 ha voluto incontrare i lavoratori dell’Ilva di Genova. Un incontro importante per un settore che continua a mietere vittime, ristrutturazioni e licenziamenti. Però il Papa ha voluto portare in quell’assise piena di lavoratori col caschetto giallo o blu, un tema caldo del nostro tempo, quello del reddito garantito. “La soluzione non è un reddito per tutti, ma un lavoro per tutti, perché è il lavoro che dà dignità”. Ed ecco che la notizia non diventa più il Papa accanto alle ragioni dei lavoratori, ma il Papa contro il reddito per tutti. 
[...] tra un lavoro che le persone sono “obbligate a fare per sopravvivere” ed un lavoro liberamente scelto, Papa Francesco quale dei due sosterrebbe? E se fosse proprio il reddito garantito a permettere la “non ricattabilità della sopravvivenza” e dunque la “libera scelta” del lavoro da svolgere, sarebbe ancora così deciso nel contrapporre reddito a lavoro, reddito a dignità? Ed ancora, sicuramente Papa Francesco conosce perfettamente la nuova rivoluzione tecnologica di questa epoca, che produrrà evidentemente grandi trasformazioni e cambiamenti proprio nel mondo del lavoro lasciando indietro molti ma allo stesso tempo aprendo a nuovi scenari di opportunità. Non sarà forse proprio il reddito garantito ad essere la prima e più importante misura affinchè non vi siano milioni di nuovi poveri nei prossimi decenni?
[...] quello che si va predisponendo, dal punto di vista politico nel nostro paese (e non solo), è proprio una “nuova” politica delle povertà. Dal decreto Minniti al reddito di inclusione, ci sembra che questo paese abbia rinnovato le politiche Vittoriane delle Poor Laws. Vagabondi in galera, poveri in mano alla Chiesa e alle organizzazioni di charity, da destinare in sostanza a lavori umili ed obbligatori. Non è forse questo il disegno che si va compiendo in questo paese? Non è forse questo il “core business” del reddito di inclusione che prevede appunto che siano organizzazioni come il Terzo Settore (anche dopo la firma del protocollo con l’Alleanza contro la povertà in cui una parte le fanno organizzazioni cattoliche) a “gestire” i beneficiari di questo sostegno al reddito? D’altronde parte del protocollo sottoscritto indica proprio una percentuale del fondo contro la povertà “da destinare a chi promuove progetti di inclusione”. Ma possibile che Papa Francesco, che ha a cuore il destino dei poveri, sostenga un disegno di tale portata? Quello che indica in sostanza nei poveri un’emergenza su cui fare profitto, mascherandola da carità ed “inclusione”? Di certo non un modello che garantisce dignità.  
[...] Forse la questione potrebbe essere ridotta, concedendo a Francesco la “buona fede”, nel semplice ripetersi di un luogo comune. Qualcosa di meno teologico, di meno filosofico, di meno politico e cioè qualcosa di molto più terreno. Un po’ come quelli che dicono “se gli dai i soldi ai disoccupati non vanno più a lavorare”. Un luogo comune tipico di chi si confronta con il tema del reddito garantito per la prima volta.
[...] Una dichiarazione da “inesperto” del tema dunque, cercando la frase ad effetto che le contrapposizioni spesso creano, un tema che sembra in verità non aver mai approcciato in maniera approfondita (se possiamo gli consigliamo un confronto con il BIN Italia la rete italiana per il reddito sicuramente disponibile ad informarlo al meglio), che non conosce la proposta del reddito garantito e non conoscendola non trova l’immediata connessione al concetto di dignità umana. Che diciamolo, va ben oltre la sola condizione del lavorare! E di certo Papa Francesco questo lo sa …