2017-07-24 Radio Vaticana
Ci sono profondi legami fra migrazione e sviluppo, che si
possono vedere nella rottura di molti pilastri dello sviluppo
sostenibile che hanno costretto milioni di persone a spostarsi,
e cioè nella povertà endemica, nella fame, nella violenza,
nell'insufficienza di lavoro, nell'ambiente, nelle istituzioni deboli e
corrotte e così in tante altre aree che vengono trattate congiuntamente
nell'Agenda per lo sviluppo sostenibile del 2030. Lo mette in
evidenza padre Michael Czerny, sottosegretario della Sezione per i
Migranti e i Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo
Umano Integrale, alla Sessione tematica dedicata allo sviluppo
del Global Compact on Migration. L’incontro si tiene oggi e domani nella
sede dell’Onu a New York sul tema: “I contributi dei migranti e della
diaspora a tutte gli aspetti dello sviluppo sostenibile, comprese le
rimesse e trasferibilità dei guadagni”.
Il punto di partenza della riflessione di padre Czerny è “il diritto
di rimanere nella propria patria in dignità, pace e sicurezza”. “Nessuno - afferma - dovrebbe mai essere costretto a lasciare la propria casa per mancanza di sviluppo o di pace”. Pertanto la
comunità internazionale è chiamata a “garantire lo sviluppo umano
sostenibile e integrale di tutte le persone nel loro luogo di origine e
a consentire loro di diventare agenti attivi del proprio sviluppo”. In
questo senso è di aiuto riconoscere anche i “costi” sociali ed economici
che la migrazione significa per un Paese. “È assicurando le condizioni
per l'esercizio del diritto di rimanere, quindi, che si rende la
migrazione una scelta, non una necessità”, sottolinea padre Czerny.
Sono la povertà e la mancanza di prospettive che spingono spesso così tante persone a migrare
e spesso sono i giovani, i talenti. Rischiano la vita attraversando il
Mediterraneo e molti mari del mondo alla ricerca di una vita migliore o
almeno di condizioni minime. Sembra essere certamente un momento di
perdita netta per i loro Paesi. Se diventi un guadagno per loro, dipende
dalla misura in cui sono accolti e integrati, sottolinea padre Czerny
richiamandosi a Papa Francesco. Dipende, prosegue, dal fatto che siano
aiutati a passare da oggetti di cure urgenti a soggetti dignitosi del
proprio sviluppo. Quindi, i migranti devono essere ricevuti come esseri umani con pieno rispetto dei loro diritti,
protetti da ogni forma di sfruttamento e le comunità che li ricevono
devono ricevere un'adeguata assistenza per integrarli, in modo che non
si lascino indietro i poveri locali. Un modo per farlo, spiega padre
Czerny, è l'adozione di politiche di sviluppo e donazione che mettono da
parte una percentuale dell'assistenza diretta fornita ai migranti per
le infrastrutture locali e per le comunità locali che presentano
svantaggi economici. “Ciò contribuirà a fornire le condizioni necessarie
per una reale sostenibilità”. Allo stesso modo, “i migranti hanno la
responsabilità di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi della
comunità che li accompagna”, evidenzia.
In conclusione, padre Czerny si richiama ancora a Papa Francesco che ha sottolineato il collegamento tra migrazione e sviluppo, il mese scorso, quando ha dichiarato che
la presenza di tanti fratelli e sorelle che sperimentano la tragedia
dell'immigrazione è un'occasione per la crescita umana, l'incontro e il
dialogo tra le culture in vista della promozione della pace tra
i popoli. Tale fraternità e solidarietà portano a società pacifiche e
inclusive che promuovono lo sviluppo sostenibile per il quale la
comunità internazionale si impegna decisamente. (D.D.)