L’Anno Santo della Misericordia si avvia alla conclusione con due eventi
particolarmente cari a Papa Francesco. Domenica prossima sarà celebrato
nella Basilica di San Pietro il “Giubileo dei carcerati”. Il 13
novembre sarà invece il momento del “Giubileo delle Persone socialmente
emarginate”. Quel giorno si chiuderanno anche le Porte Sante in tutte le
diocesi del mondo in vista della celebrazione conclusiva del 20
novembre. I due eventi sono stati presentati in Sala Stampa Vaticana da
mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova
Evangelizzazione, che assicura: “il Giubileo non è stato un flop”.
Il
servizio di Michele Raviart:
Papa Francesco tiene molto ai detenuti. Lo dimostra la Messa in Coena
Domini nel carcere minorile di Casal del Marmo, le visite ai
penitenziari negli Stati Uniti, in Bolivia e in Messico, i frequenti
contatti telefonici con condannati a morte in vari Paesi del mondo. Lo
dimostra la stessa lettera di attuazione del programma giubilare in cui
la soglia di ogni cella diventa una Porta della Misericordia se i
detenuti che la attraversano rivolgeranno il pensiero e la preghiera al
Padre, “perché la misericordia di Dio è capace di trasformare le sbarre
in esperienza di libertà”. Spiega mons. Fisichella:
"Papa Francesco in diverse interviste ha usato questa espressione:
'Mi domando spesso, quando visito le carceri, come mai sia potuto
capitare a loro, perché avrebbe potuto capitare anche a me'. Io credo
che sia questo senso di partecipazione a quello che potremmo chiamare un
po’ 'il destino della vita delle persone'. Quindi mi sembra che la sua
vicinanza sia determinata anche dalla conoscenza di situazioni dove
spesso la dignità della persona è veramente ai limiti della
sopportazione".
Per il Giubileo dei carcerati, che sarà celebrato in molte diocesi
nel mondo, domenica mattina saranno presenti in San Pietro 4 mila
persone tra detenuti, ex-detenuti, famigliari, operatori, cappellani e
agenti della polizia penitenziaria, provenienti da 12 Paesi del mondo.
Mille i detenuti che attualmente stanno scontando la pena, 35
provenienti dalla Spagna, il resto dalle carceri italiani. A partecipare
alla Messa presieduta dal Papa in Basilica saranno detenuti di tutte le
categorie. Spiega ancora mons. Fisichella:
"Ci saranno quindi minori, persone in alternativa al carcere sul
territorio, persone in detenzione domiciliare e detenuti definitivi con
diverse condanne. Insomma, una presenza vera che segna un reale impegno
per offrire un futuro ed una speranza oltre la condanna e la durata
della pena".
Domenica 13 novembre sarà poi il momento del “Giubileo delle persone
socialmente emarginate”, per precarietà economica, malattia, solitudine o
assenza di legami famigliari. Saranno seimila in Piazza S. Pietro, nel
giorno in cui si chiuderanno le Porte della Misericordia in tutte le
Chiese e i Santuari del mondo. La celebrazione sarà preceduta sabato 12
novembre da una veglia nella Basilica di San Paolo e da un Concerto in
Aula Paolo VI del maestro Ennio Morricone. Ancora mons. Fisichella:
"La celebrazione giubilare in San Pietro con tutti gli emarginati
della società vuole ricordare alla Chiesa le parole di Gesù: 'I poveri
li avete sempre con voi'. Pertanto, la chiusura della Porta della
Misericordia non esaurisce l’impegno della Chiesa ma, la luce del
Giubileo vissuto, ne rafforza la testimonianza".
Con la chiusura dell’Anno Santo il 20 novembre, ci sarà l’occasione,
afferma mons. Fisichella “di un momento di riflessione conclusiva per
verificare se le finalità e le aspettative del Giubileo sono state
raggiunte e valutare gli eventuali limiti che possono avere impedito la
sua riuscita completa”. Di sicuro c’è l’alto numero di pellegrini, quasi
venti milioni al 30 ottobre, che smentiscono le voci, definite
infondate, di un Giubileo sotto tono.