INTERVISTA
Don Albino Bizzotto, guida spirituale e fra i fondatori di “Beati Costruttori di Pace”, esprime la sua opinione sulla Spv
Da quattro anni il presbitero di Vicenza, ogni Epifania, celebra una messa ai margini dei cantieri del Bassanese
Per lui la Superstrada Pedemontana vicentino-trevigiana «è un’opera sbagliata, frutto di speculazione. Entro l’anno spero si pronuncino l’Anac, autorità anticorruzione, e la Corte dei Conti».
E reputa grave che «sia stato espropriato tutto il sedime,
completando la strada in minima parte e dando agli espropriati un
“pagherò”. Hanno voluto marcare il territorio, in modo simile a quello
degli animali».
Don
Albino Bizzotto, presbitero e guida spirituale di “Beati Costruttori di
Pace”, è un fiume in piena. Contro il cantiere della superstrada a
pagamento, per lui vera e dolorosa «ferita inflitta alla terra», da
quattro anni ogni Epifania celebra una messa dei Popoli in strada, ai
margini dei lavori a Bassano. Ora, con lo stop forzato da motivi
finanziari, il prete spera sia il momento di una decisa revisione del
progetto.
Don Albino, dal punto di vista evangelico, qual è per lei l’errore di questa vicenda?
«L’autostrada è solo uno spunto, è la nostra prospettiva generale che
deve cambiare. La terra è in condizioni disastrose. Eppure alimenta la
vita: deve avere la precedenza assoluta anche sui bisogni, che non
siano primari, dei nostri figli. Purtroppo noi abbiamo reso Dio
un’astrazione, quando invece Gesù fa di tutto per dirci che Dio è carne,
terra e materia. Noi esprimiamo la fede in Dio nei rapporti quotidiani e
celebriamo la vita con l’acqua, l’aria, quanto di materiale usiamo nel quotidiano. Allora la terra deve passare da un semplice “oggetto”, a soggetto».
Perché per lei la Spv è sbagliata?
«Il motivo centrale è che sta dentro a un gioco speculativo voluto dal
duo Giancarlo Galan - Renato Chisso: grazie a loro da strada di
scorrimento che doveva unificare la viabilità minore del territorio, è
diventata improvvisamente, con un colpo di mano, un progetto ibrido
autostrada- superstrada. Contro il volere dei sindaci».
Quali sono i punti critici?
«Tantissimi. Mancano i flussi di traffico, nell’ipotesi del project
financing sono sovrastimati del 50 per cento. Non è noto il piano
finanziario, per la vergogna di una gestione commissariale che ha tenuto
nascosta la concessione di un’opera in teoria pubblica. La convenzione
che è un imbroglio, se il pubblico deve risarcire la parte privata nel
caso non ci sia traffico sulla futura strada. Poi, fino ad ora i soldi
per il cantiere li ha messi tutti il pubblico, il privato non ha messo
quasi nulla. E c’è la questione espropri: sono stati pagati solo in
minima parte, i contadini e i proprietari per ora hanno ricevuto solo un
“pagherò”».
Ora, di fatto, c’è uno stop.
«Finalmente il progetto sta saltando. Ed escono i retroscena: allora avevano ragione i comitati di cittadini, che in questi anni si sono svenati per ottenere un po’ di verità. Senza nessun sostegno, né da imprenditori né da partiti politici».
Qual è il suo auspicio?
«Che si riveda il progetto con le proposte dei comitati, che io trovo
ragionevoli. Sono cinque punti: anzitutto l’avvio di un tavolo
trasparente e partecipato. Secondo, lavori unificati, non un
cantiere-scacchiera a lotti. Terzo, i costi vanno ridotti, e quarto va
rivisto il piano economico che prevedeva flussi di traffico sbagliati.
Infine, ed è importantissimo, va estromessa la gestione commissariale
che fino ad oggi ha continuato a mantenere il segreto su ciò che doveva
essere pubblico».
Andrea Alba