mercoledì 31 agosto 2016

Plastica nel pesce e nei molluschi che mangiamo: l’inquietante denuncia di Greenpeace

dalla pagina http://it.blastingnews.com/salute/2016/08/plastica-nel-pesce-e-nei-molluschi-che-mangiamo-l-inquietante-denuncia-di-greenpeace-001091415.html 

Inquinamento: il rapporto di Greenpeace in un documento sullo stato di salute dei nostri mari e gli effetti negativi del consumo di prodotti ittici contaminati dalla plastica. Lo studio condotto da Greenpeace, ha raccolto in modo molto dettagliato, i risultati di una ricerca sulla presenza di plastica e microplastica nel nostro ambiente marino. Il documento, in particolare, riguarderebbe la massiccia presenza di microplastiche riscontrate all’interno di pesci e molluschi e sugli effetti negativi, di queste sostanze, sull’organismo dell’uomo.

La plastica nei pesci che mangiamo: lo studio di Greenpeace

La diffusione della plastica nei nostri mari ha raggiunto livelli talmente alti che risulta difficile effettuare una stima reale di questa gravissima forma di inquinamento. La situazione ancora più preoccupante è la presenza, riscontrata dagli studiosi, delle cosiddette “microplastiche” ossia piccoli frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm. Questa tipologia di particelle possono derivare da microsfere presenti in prodotti dell’industria cosmetica o dal risultato della naturale degradazione nel mare di plastica, originariamente più grande, ed erosa nel tempo dal moto ondoso e dal vento. Sarebbero risultati dallo studio circa 170 gli organismi marini che fatalmente ingeriscono questo tipo di  frammenti di plastica e tra questi sono presenti nell’elenco anche specie di pesci comunemente presenti nella nostra #alimentazione, come il tonno e il pesce spada

Plastica: a rischio anche i frutti di mare

Dallo studio condotto è emerso che le microplastiche possono essere non solo ingerite dai pesci ma anche filtrate dai frutti di mare commestibili come vongole, cozze e ostriche. Le cozze, molluschi filtratori per eccellenza, sono risultate nei recenti studi, capaci di accumulare nel loro intestino, particelle di microplastiche molto piccole che, una volta insinuatesi nel loro organismo, sarebbero capaci di permanere per circa 50 giorni. Gli effetti tossici sull’organismo dell’uomo, generati  dall’ingestione di cibo contaminato con le microplastiche, sono solo all’inizio, anche se sono state già identificate una serie di problematiche riconducibili alla possibile interazione tra le particelle di plastica e i tessuti e le cellule umane e la loro pericolosa esposizione nel tempo, a questo tipo di sostanze estremamente tossiche.

LA PLASTICA NEL PIATTO, 
DAL PESCE AI FRUTTI DI MARE

(Sintesi del rapporto: Plastics in seafood, Greenpeace Research Laboratories, 2016)

AGOSTO 2016 
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