In cinque regioni italiane dal 1 settembre non saranno più disponibili i servizi contro la tratta di esseri umani: le ragazze che vorranno sottrarsi alla rete criminale che le obbliga a prostituirsi
in alcune aree dell’Italia come la Sardegna, la Basilicata, il
Piemonte, la Valle d’Aosta, la Liguria e in alcune zone della Sicilia, non potranno più rivolgersi ai servizi di assistenza, presenti da anni sul territorio.
Alla
base della decisione del dipartimento per le pari opportunità di
escludere alcune associazioni e regioni dai finanziamenti ci sono motivi diversi.
Nel caso della Sicilia alcune associazioni sono state escluse perché i
fondi sono stati assegnati fino al loro esaurimento in ordine di
posizionamento nella graduatoria. Mentre nel caso del Piemonte c’è stato
un errore tecnico nella compilazione del bando da parte della regione;
in altri casi, come per la regione Liguria, si è trattato di un ritardo
nella presentazione della domanda di finanziamento. Tutto questo
è ridicolo e non si deve permettere che dei ritardi burocratici abbiano
l'effetto di negare alle vittime di tratta l'assistenza che deve essere
loro garantita!
Le
organizzazioni che si occupano dei diritti di migranti e rifugiati in
Italia come l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione
(Asgi) hanno espresso preoccupazione per l’esito del bando. “In alcune
regioni non sarà possibile garantire la continuità di un servizio che in
alcuni casi è in piedi da anni”, commenta Salvatore Fachile
dell’Asgi. “Nel momento in cui è stato approvato un Piano nazionale
antitratta è stata riconosciuta la necessità di affrontare la questione
da un punto di vista nazionale e non locale”.
In Italia, paese di approdo per molte ragazze, è attivo dal 2000 un programma di assistenza e protezione delle vittime di tratta,
che dalla fine degli anni novanta sono state più di 60mila, secondo
alcune stime del governo. Il programma prevede che le ragazze costrette a
prostituirsi siano aiutate a sottrarsi alle minacce dei loro
sfruttatori, che siano accolte in case rifugio e che siano assistite da
professionisti nel processo legale e psicologico che devono
intraprendere per sottrarsi al regime di semischiavitù in cui si
trovano.
Come
studentessa di Diritti Umani e come essere umano, rivolgo il mio
appello a chiunque si sentisse coinvolto, e a quanti non lo sentano
affinché si coinvolgano anch'essi. È una tematica troppo delicata per
essere lasciata al caso.
Mi
rivolgo al Dipartimento per le pari opportunità e precisamente
all'ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità,
AFFINCHÉ:
- non
vengano escluse dal bando per l'assegnazione dei fondi da destinare ai
servizi antitratta le regioni che invece sono state escluse, in virtù della natura nazionale del cd Piano nazionale antitratta.
- si dia priorità alla tutela della vita e dei diritti delle donne
coinvolte nel brutale crimine della tratta degli esseri umani e sia
affrontato questo tema nelle scuole, nelle università e nei centri di
cultura e informazione.
- non si tratti con superficialità questa tematica
soprattutto in ragione delle condizioni precarie in cui versano le
vittime, senza che suddetta tematica sia affrontata nei termini
dell'emergenzialità bensì come fenomeno ormai strutturale della società
odierna.