dalla pagina http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2016/07/passi-avanti-verso-larresto-del-consumo-di-suolo-lenti-ma-inesorabili/
Ogni mattina “noi ambientalisti”, leggendo le cronache quotidiane locali o nazionali, veniamo presi dallo sconforto scoprendo che una nuova devastazione si è affacciata notte tempo.
Una piccola o grande speculazione edilizia, una norma poco efficace o
addirittura contraria al bene comune, un’autorizzazione concessa con
leggerezza, un “buco” legislativo. Sempre, immancabilmente, ispirato dal
dio denaro.
Commentando tra noi, lo sconforto è sempre pari alla rabbia di dover constatare che «è tutto sbagliato, tutto da rifare», mantra di Bartaliana memoria. Ma dobbiamo essere realisti:
il cambiamento ha bisogno (purtroppo) di tempo. E qualche segnale deve
insegnarci a non cedere alla voglia di abbandonare la battaglia, perché
qualcosa (di buono) sta accadendo …
Non voglio certamente lanciare un editto positivista “malgrado tutto”
né invitarvi a vedere solo il bicchiere mezzo pieno. Ma credo che
occorra avere i piedi ben saldi sulla terra, quella terra che abbiamo scelto di voler difendere, tutelare, salvaguardare, custodire, proteggere.
Per molti lustri la “perdita di paesaggio” e l’inarrestabile consumo
di suolo sono stati un tema appassionante di pertinenza di pochi, sempre
gli stessi, una élite colta e autorevole ma poco seguita e ancor meno
ascoltata.
Nel 2009 la nascita del Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio
aveva determinato un primo cambio di paradigma avviando un percorso di
“massa” tendente a un obiettivo chiaro e netto, che vedeva finalmente
una Rete ampia, unita e diffusa sollecitare il passaggio all’azione per
debellare un grave male della nostra società, poco compreso da cittadini
e da amministratori: il consumo di suolo.
Nel 2011, poi, la costituzione del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio,
con le sue oltre 1.000 organizzazioni (nazionali e locali) aderenti,
aveva ulteriormente amplificato il grido di dolore e di allarme: c’era (e c’è tuttora) un’emergenza e una risposta urgente da esprimere per correre ai ripari.
La richiesta era una sola, semplice e diretta: dotare il nostro Paese di una norma nazionale in grado di arrestare il consumo di suolo. Per aiutare i decisori a darne attuazione rapida, proponemmo lo strumento del “censimento del cemento” per far sì che in ogni Comune fosse palese e trasparente il dato sull’ammontare di abitazioni e capannoni esistenti ma vuoti, sfitti, non utilizzati.
Oggi sappiamo che finalmente (anche se con riluttanza evidente) nell’agenda
delle priorità dichiarate dalla politica nazionale il tema del consumo
di suolo è non soltanto entrato ma si è posizionato tra i gradini più
alti.
E una recente sentenza del Consiglio di Stato, a proposito del Piano
di Gestione del Territorio di Segrate (Milano), ci conferma quali sono
le attività che comportano consumo di suolo, includendo nel
concetto di superficie urbanizzata anche le aree non edificate presenti
negli ambiti da trasformare ed eventualmente utilizzate per attrezzature
di uso pubblico o a verde privato.
La Camera ha già approvato un testo, che ha vissuto
un iter travagliato e lungo e, nell’arco di 4 anni, si è sbiadito
progressivamente tanto da non trovarci favorevoli: non sarà una norma utile.
Ma nel frattempo sarà (se il Senato la approverà, e su questo abbiamo
le nostre perplessità …) una legge dello Stato, che si apre sancendo una
verità apparentemente scontata (ma che scontata non è per la nostra
legislazione): «contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile» e «il
riuso e la rigenerazione urbana, oltre alla limitazione del consumo di
suolo, costituiscono principi fondamentali della materia del governo del
territorio».
Difficile – per noi – accontentarci. Ma la Storia è fatta di pietre
miliari: spesso piccoli sassi capaci però di delimitare e indicare una
strada.
E, oggi, anziché farci vincere dallo sconforto sempre in agguato e
dal desiderio di auto confino tra le schiere delle élite, è bene
osservare con il giusto distacco la situazione, spingere la leva
dell’analisi corretta e passare all’azione successiva.
Due i passi, lenti ma inesorabili, che ora dobbiamo saper muovere.
Il primo è il passaggio dalla denuncia alla costruzione di un’ “altra urbanistica”,
una disciplina che negli ultimi anni ci ha visto conquistare vittorie
importanti in molte piccole/medie realtà comunali, con l’approvazione di
Piani di Gestione del Territorio (o Piani Regolatori) a “crescita zero” o con varianti drastiche che hanno ridimensionato le possibilità edificatorie espansive.
La sfida entra ora nella sua fase più importante: le grandi metropoli.
Non sarà sfuggito a nessuno che i nuovi Assessori
all’Urbanistica di Roma e di Torino si chiamano Paolo Berdini e Guido
Montanari, entrambi tra i primi firmatari del manifesto
fondativo del Movimento Stop al Consumo di Territorio e tra i principali
ispiratori delle attività del Forum Salviamo il Paesaggio.
Poco deve importarci del “colore” delle due nuove Giunte, perché la nostra Rete era e resta estranea alle forze politiche e
certamente ci avrebbe fatto piacere trovare Berdini e Montanari in due
schieramenti non eguali. Ma, evidentemente, il sistema dei Partiti non
ha ancora trovato il coraggio necessario per arrischiarsi a sposare il
cambiamento e solo il Movimento 5 Stelle ha scelto le competenze
necessarie per questo non semplice passaggio epocale. Non avranno vita
facile, ma sappiamo che entrambi lavoreranno per il bene di Roma
e di Torino e le loro azioni saranno la traccia operativa per una
dilatazione accelerata del nostro mantra “arrestare il consumo di
suolo”. Non semplicemente “contenere il consumo di suolo”.
Il secondo passo è il livello europeo. In Italia la
nostra “spallata” è servita (sì, lo so: qui il bicchiere lo offro
davvero mezzo pieno …) e ora “ci tocca” riprovarci su un territorio
molto più ampio e con difficoltà ancora maggiori.
gente per il suolo |
A settembre si avvierà una proposta d’iniziativa europea sul
suolo, lanciata dalle organizzazioni italiane: People4Soil, una grande
campagna, promossa da oltre 200 associazioni in tutta Europa,
che ha l’obiettivo di affermare il ruolo determinante dei suoli nel
creare le condizioni sociali, ambientali, sanitarie ed economiche in
grado di risolvere realmente le enormi problematiche relative alla
sicurezza alimentare, all’eliminazione della fame, al cambiamento
climatico, alla riduzione della povertà e delineare i contorni di un
equilibrato modello sostenibile, che al contempo salvaguardi il
paesaggio e difenda i territori.
Il Forum Salviamo il Paesaggio è tra i principali promotori di questa ICE (iniziativa dei cittadini, cioè “dal basso”)
ma la posta in gioco è altissima: occorre raccogliere le firme (sotto
forma cartacea o elettronica) di almeno un milione di sostenitori in
rappresentanza di almeno un quarto del numero degli Stati Membri
(attualmente minimo sette). E l’Italia ha il compito di trainare tutti
gli altri Stati con l’obiettivo di raggiungere almeno 55 mila
sottoscrizioni, in poco meno di 12 mesi.
Un compito molto arduo, ma alla nostra portata.
Che possiamo raggiungere solo a una condizione: “dandoci dentro”, con
tutta la nostra forza, con la certezza che le grandi conquiste costano
sudore e richiedono tempi lunghi – lunghissimi – per manifestarsi.
Quindi niente sconforto: è il momento di “pestare” sui pedali con tutte le nostre energie perché il traguardo è sempre dinanzi a noi. Sembra irraggiungibile, eppure è davanti a noi.