dalla pagina https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-03/papa-francesco-viaggio-iraq-discorso-autorita-baghdad-presidente.html
Nel primo discorso in Iraq, nel palazzo presidenziale di Baghdad, Francesco chiede la fine di “violenze, estremismi, fazioni e intolleranze”, perché dopo guerre e pandemia il futuro del Paese sia costruito sui diritti garantiti a tutti i cittadini: "Nessuno sia considerato cittadino di seconda classe"
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Nell’Iraq culla delle grandi religioni, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, “Tacciano le armi!”, basta “violenze, estremismi, fazioni e intolleranze”, e le differenze, invece di “dar luogo a conflitti”, cooperino “in armonia nella vita civile”. Papa Francesco, nel primo discorso di una visita “a lungo attesa e desiderata”, a 150 rappresentanti delle autorità irachene, società civile, e corpo diplomatico, nel salone del palazzo presidenziale di Baghdad, ribadisce i grandi temi del Documento sulla fratellanza umana di Abu Dhabi, della più recente enciclica Fratelli tutti, per “costruire il futuro” del Paese, dopo guerre e pandemia, “più su quanto ci unisce che su quanto ci divide”.
Incoraggiamento ai cristiani per la loro testimonianza
Il Papa, accolto dal volo di decine di colombe nel grande piazzale del "Palazzo della Repubblica", prende la parola dopo il presidente iracheno Barham Ahmed Salih Qassim, e ricorda come in Iraq sia nata la civiltà “strettamente legata, attraverso il Patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza”. Nel salutare tutti i presenti, sottolinea prima di tutto, di venire “come pellegrino” per incoraggiare pastori, religiosi e fedeli della Chiesa Cattolica “nella loro testimonianza di fede, speranza e carità in mezzo alla società irachena”.
A tutte le fedi: camminare insieme da fratelli e sorelle
Rivolto poi ai rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali cristiane, dell’Islam e delle altre tradizioni religiose, Francesco auspica che “Dio ci conceda di camminare insieme, come fratelli e sorelle”, nella “forte convinzione”, ribadisce, citando il Documento sulla fratellanza, “che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace, della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune”.
Pandemia: impegno comune, dai vaccini per tutti
Il Pontefice ricorda poi la lotta mondiale contro la crisi della pandemia da Covid-19, “che non ha solo colpito la salute di tante persone, ma ha anche provocato il deterioramento di condizioni sociali ed economiche già segnate da fragilità e instabilità”. Una crisi che richiede “sforzi comuni” per i “tanti passi necessari”, come “un’equa distribuzione dei vaccini per tutti”. E citando la Fratelli tutti, ribadisce la necessità di “ripensare i nostri stili di vita, il senso della nostra esistenza” per “uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo prima” e “costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide”.
Guerre e terrorismo portati dal fondamentalismo
Guarda poi alle sofferenze dell’Iraq, Papa Francesco, che, negli scorsi decenni, “ha patito i disastri delle guerre, il flagello del terrorismo e conflitti settari” spesso causati da “un fondamentalismo” che non accetta “la pacifica coesistenza di vari gruppi etnici e religiosi, di idee e culture diverse”. Ai frutti avvelenati di “morte, distruzione, macerie tuttora visibili”, si aggiungono le “ferite dei cuori di tante persone e comunità, che avranno bisogno di anni per guarire”. Il Papa ricorda il dramma degli yazidi, vittime innocenti “di insensata e disumana barbarie”, “perseguitati e uccisi” per la loro appartenenza religiosa, mettendo a rischio la loro “stessa identità e sopravvivenza”.
"La diversità è una risorsa, non un ostacolo da eliminare"
L’invito pressante di Francesco è a riuscire “a guardarci tra noi, con le nostre differenze, come membri della stessa famiglia umana”, unico modo per poter “avviare un effettivo processo di ricostruzione e lasciare alle future generazioni un mondo migliore, più giusto e più umano”.
A questo riguardo, la diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. Oggi l’Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile.
A tutte le comunità religiose "rispetto, diritti e protezione"
Il Pontefice chiarisce quindi che “la coesistenza fraterna ha bisogno del dialogo paziente e sincero, tutelato dalla giustizia e dal rispetto del diritto” e questo richiede l’impegno di tutti “per superare rivalità e contrapposizioni, e parlarsi” a partire dall’identità più profonda e comune “quella di figli dell’unico Dio e Creatore”, come sottolineava il Concilio Vaticano II. E qui Papa Francesco ricorda che la Santa Sede continua ad appellarsi alle autorità, in Iraq come altrove “perché concedano a tutte le comunità religiose riconoscimento, rispetto, diritti e protezione”. Apprezza gli sforzi che il Governo iracheno ha già intrapreso e si augura che “proseguano a beneficio del Paese”.
Contro la povertà, "responsabili della fragilità degli altri"
Guardando poi ai più vulnerabili e bisognosi della società, il Papa chiede di sviluppare la virtù della solidarietà, “che ci porta a compiere gesti concreti di cura e di servizio”, e pensa “a coloro che, a causa della violenza, della persecuzione e del terrorismo hanno perduto familiari e persone care, casa e beni primari”.
Ma penso a tutta la gente che lotta ogni giorno in cerca di sicurezza e di mezzi per andare avanti, mentre aumentano disoccupazione e povertà. Il “saperci responsabili della fragilità degli altri” dovrebbe ispirare ogni sforzo per creare concrete opportunità sia sul piano economico sia nell’ambito dell’educazione, come pure per la cura del creato, nostra casa comune.
In politica, no a corruzione, abusi di potere e illegalità
Una solidarietà fraterna che i responsabili politici e diplomatici sono “chiamati a promuovere”, contrastando “la piaga della corruzione, gli abusi di potere e l’illegalità”, ma anche edificando la giustizia, facendo crescere l’onestà e la trasparenza. Solo così “può crescere la stabilità e svilupparsi una politica sana” che offra a tutti, specialmente ai tanti giovani iracheni, “la speranza di un avvenire migliore”.
Basta violenze, fazioni e intolleranze!
Francesco si dice quindi pellegrino “penitente”, che chiede perdono “per tante distruzioni e crudeltà” e ricorda le tante preghiere “in questi anni, per la pace in Iraq!”. Parla di san Giovanni Paolo II, che “non ha risparmiato iniziative, e soprattutto ha offerto preghiere e sofferenze per questo”, che “Dio ascolta sempre! Sta a noi ascoltare Lui, camminare nelle sue vie”.
Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!