domenica 15 marzo 2020

"La società signorile di massa", che siamo noi

da La società signorile di massa di Luca Ricolfi

Noi italiani:
  1. "siamo agli ultimi posti nella maggior parte degli indicatori del livello di istruzione"
  2. "il nostro uso della rete privilegia nettamente il telefonino sul computer, ed è essenzialmente orientato a svago e divertimento"
  3. "spendiamo una frazione spropositata del nostro reddito e del nostro tempo nel gioco d'azzardo, legale e illegale".
"E ancora più sconcertante, forse, è la crescente incapacità di occupare il tempo vuoto con l'arte dell'ozio, fatto semplicemente di solitudine, contemplazione, pensiero, amicizia. E perfino di noia".

riproponiamo questo "post"https://socialevicenza.blogspot.com/2020/01/luca-ricolfi-la-societa-signorile-di.html

Come può una società signorile essere anche di massa? Con questa paradossale definizione, Luca Ricolfi introduce una nuova, forse definitiva, categoria interpretativa, che scardina le idee correnti sulla società in cui viviamo. Oggi, per la prima volta nella storia d'Italia, ricorrono insieme tre condizioni: il numero di cittadini che non lavorano ha superato ampiamente il numero di cittadini che lavorano; l'accesso ai consumi opulenti ha raggiunto una larga parte della popolazione; l'economia è entrata in stagnazione e la produttività è ferma da vent'anni. Questi tre fatti, forse sorprendenti ma documentabili dati alla mano, hanno aperto la strada all'affermazione di un tipo nuovo di organizzazione sociale, che si regge su tre pilastri: la ricchezza accumulata dai padri, la distruzione di scuola e università, un'infrastruttura di stampo para-schiavistico. Luca Ricolfi compone un ritratto senza alcun giudizio morale, per nulla ideologico ma chiaro e spietato. Un libro che pone alcune domande essenziali: l'Italia è un caso unico o anticipa quanto accadrà su larga scala in Occidente? E, soprattutto, qual è il futuro di una società in cui molti consumano e pochi producono?

dall'Introduzione
"[...] Oggi, per la prima volta nella storia del nostro paese, ricorrono insieme tutte e tre le condizioni che permettono di parlare di una società signorile di massa: 
(1) il numero di cittadini che non lavorano ha superato il numero di cittadini che lavorano
(2) la condizione signorile, ovvero l’accesso a consumi opulenti da parte di cittadini che non lavorano, è diventata di massa
(3) il sovraprodotto ha cessato di crescere, ovvero l’economia è entrata in un regime di stagnazione o di decrescita.
[...]
La prima condizione (più inoccupati che occupati), piuttosto sorprendentemente, era già stata raggiunta a metà degli anni sessanta; allora i consumi non erano ancora opulenti, ma il numero di occupati era già sceso a livelli preoccupanti, senza paragoni in Occidente. 
La seconda condizione (consumi opulenti in assenza di lavoro) si perfeziona nel corso degli anni novanta, dopo quella che possiamo definire la “seconda transizione consumistica”, che estende e completa la grande trasformazione del miracolo economico. 
La terza condizione (ingresso in stagnazione) si instaura poco per volta fra la metà degli anni novanta, in cui l’Italia comincia a crescere meno degli altri paesi europei, e la lunga crisi iniziata nel 2008, al cui termine l’Italia risulta l’unico paese europeo a crescita zero".

L. Ricolfi, La società signorile di massa, La nave di Teseo.