il discorso del vescovo e la lettera pastorale di inizio anno
Un saluto cordiale a tutti voi, fratelli e sorelle, consacrati e consacrate, diaconi e presbiteri.
Saluto con affetto i giovani qui presenti e rivolgo un grato saluto al Signor Sindaco, alle autorità civili e militari; ringrazio gli organizzatori di questo pellegrinaggio, e coloro che vigilano, questa sera, sulla salute e sulla sicurezza dei partecipanti. Un saluto affettuoso agli ascoltatori di Radio Oreb.
Anche quest’anno siamo lieti di accogliere il “Gioiello di Vicenza” che riproduce l’ex voto fatto dai vicentini nel 1578 alla Madonna per invocare la liberazione dalla peste.
Oltre ad essere una pregevole opera d’arte, vuole essere un segno di fede e di devozione da parte del nostro popolo.
Ringrazio i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, che si sono resi disponibili al trasporto, e che intendono ricordare con la loro presenza i 500 anni dall’inizio della circumnavigazione del globo, guidata da Magellano e a cui partecipò il nostro cittadino Antonio Pigafetta, uno dei pochi sopravvissuti da quel viaggio, che si concluse l’8 settembre del 1522.
È tradizione consolidata, dal 7 settembre 1991, durante la visita del Santo Papa Giovanni Paolo II a Vicenza, iniziare il nuovo anno pastorale davanti al Santuario della Madonna di Monte Berico, ponendo sotto la sua materna protezione, il cammino gioioso e impegnativo della nostra chiesa diocesana.
La proposta per questo nuovo anno pastorale è contenuta in una lettera (che vi sarà consegnata alla fine) dal titolo: “Battezzati e inviati per la vita del mondo”. Il brano del vangelo secondo Matteo (28,16-20) che abbiamo appena ascoltato sarà “lampada per i nostri passi, luce sul nostro cammino” (cfr. Sal 119, 105).
Il gruppo dei discepoli che sta per incontrare il Signore e per ricevere da Lui il mandato di annunciare il Vangelo a tutti gli uomini e le donne, in ogni luogo e in ogni tempo, è estremamente piccolo e profondamente ferito. Segnato per l’assenza di uno di loro; il numero undici è impietoso al riguardo. Sono consapevoli di aver abbandonato e tradito il Signore Gesù nell’ora della croce, eppure hanno accolto l’invito di tornare in Galilea.
Pur con le dovute e necessarie distinzioni, anche le nostre comunità si trovano in condizioni analoghe. Anche noi non siamo stati fedeli al Signore Gesù, lo abbiamo abbandonato preferendo seguire altri dei, gli idoli che la nostra società ci offre ogni giorno. Spesso siamo costretti a fare i conti con i piccoli numeri, stiamo diventando “una minoranza”. Ma essere minoranza può diventare occasione per rinnovare lo slancio missionario mediante la coerenza al Vangelo, servendoci di mezzi essenziali, sobri, attraverso un servizio disinteressato e gratuito alla Chiesa e al mondo. Ci sostengono, ci confortano e ci incoraggiano le ultime parole del Signore Gesù: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Egli continua a essere presente: nella forza della sua Parola, nell’Eucaristia, nel cuore dei credenti, nella comunità, nelle persone più povere, più emarginate, scartate dal nostro mondo.
La Chiesa ha origine da questo mandato del Suo Signore espresso con questi verbi:
- Andate;
- Fate discepoli tutti i popoli;
- Battezzandoli nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo;
- Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
In questi verbi-azioni sta la vera missione della Chiesa. E questo riguarda tutti i battezzati e non solo alcuni “specialisti”, non ci sono i professionisti della missione, dobbiamo riconoscerci tutti in “stato permanente di missione” (EG 25), presbiteri e laici, catechisti ed educatori, operatori pastorali, diaconi e religiosi. “Ogni uomo e ogni donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trovano a vivere sulla terra” (EG 273).
Uscire è l’essenza stessa della Chiesa, perché la Chiesa sta nell’umanità e solo in parte l’umanità sta nella Chiesa. Uscire da sé stessi, uscire dai propri mondi, dalle proprie visioni, per incontrare l’altro/a è lo stile del discepolo missionario di Gesù.
Tuttavia è necessario ricordare che non si può essere missionari autentici, se prima non siamo discepoli di Cristo. È dall’incontro vissuto con Cristo, che viene la capacità e il desiderio di “raccontare” la nostra fede, il nostro incontro personale con Cristo. Essere cristiani, vivere in pienezza il battesimo è molto più che svolgere alcuni servizi nella comunità cristiana. È trasmettere la nostra personale esperienza di Cristo. Egli è “via, verità e vita”, è il fondamento, il centro e la mèta dell’agire della Chiesa e di ogni battezzato, che si offre all’azione dello Spirito.
Nella lettera pastorale trovate le proposte, le iniziative indicate per le nostre Unità Pastorali, parrocchie, movimenti e associazioni e gruppi. Sono proposte per la vita intera e globale della nostra diocesi, articolate nell’ambito liturgico, formativo, caritativo, della testimonianza nel mondo della cultura e dell’impegno sociale.
Questa sera apriamo ufficialmente l’anno pastorale 2019-2020 all’insegna di questa espressione: “Battezzati e inviati per la vita del mondo”. Ma già si avvicina il mese di ottobre che Papa Francesco ha proposto per tutta la Chiesa Universale come un mese missionario straordinario, nello stesso mese sarà celebrato a Roma il Sinodo Panamazzonico. Il mese missionario vuole, in primo luogo, risvegliare la consapevolezza che la “missio ad gentes” (l’annuncio a tutti i popoli) non è ancora portato a compimento, anzi ha bisogno di nuove energie e di generose disponibilità, e in secondo luogo, intende contribuire alla trasformare in senso missionario le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio, le strutture ecclesiali, nella pastorale ordinaria delle nostre comunità.
La nostra diocesi intende porre, nei giorni 4 e 5 ottobre due segni importanti per dare inizio al mese missionario.
Venerdì 4 ottobre alla sera ci sarà la Veglia Missionaria, nella quale celebreremo l’invio dei missionari partenti o ripartenti, ma anche dei catechisti, degli animatori, degli operatori Caritas, per esprimere la consapevolezza che la “missione è compito di tutti i battezzati”.
Sabato 5 ottobre ci sarà un “Meeting Diocesano” per tutta la giornata. Al mattino ascolteremo la relazione dell'Arcivescovo Roque Paloschi dell’arcidiocesi di Porto Velho in Rondônia (Brasile). Il Vescovo Roque parteciperà al Sinodo Panamazzonico.
Auguro a ogni battezzato e a ogni comunità di saper accogliere con generosità, apertura di cuore e fiducia, l’invito di Gesù, affinché l’annuncio del Vangelo sia sempre accompagnato da una testimonianza credibile.
Maria, la Madre di Gesù, stella della nuova evangelizzazione, ci sostenga nell’impegno missionario: “La fede si rafforza donandola” (RM 2).
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