da La Voce dei Berici, Domenica 12 febbraio 2017, p. 15
Claudio Riva, psicologo e psicoterapeuta, spiega quale impatto può avere per bambini e ragazzi il contatto diretto con le armi
«L’educazione è una responsabilità che riguarda tutti»
Anche quest’anno i minori potranno accedere all’evento accompagnati da un adulto
Anche quest’anno Hit Show, l’evento dedicato alle armi da caccia, tiro
sportivo e difesa personale, ha portato con sé dubbi, perplessità e
qualche moto di indignazione. E ancora una volta, il centro della
questione è l’apertura del salone ai minori. O meglio il fatto che i
bambini possano avvicinarsi alle armi esposte senza nessun tipo di
contestualizzazione adatta alla loro età. Per cercare di capire che
tipo di impatto ha una scelta del genere dal punto di vista educativo
abbiamo posto qualche domanda a Claudio Riva, psicologo e
psicoterapeuta, fra i redattori della rivista Conflitti.
Dottor Riva, qual è la sua posizione al riguardo?
«Quello delle armi è un tema molto complesso sul versante educativo.
Mi lascia, ad ogni modo, parecchio basito che dei bambini possano
girare liberamente, anche se accompagnati da un adulto, tra stand di
pistole, fucili o munizioni. Le neuroscienze
cognitive attestano che una completa maturazione dell’individuo avviene
intorno ai 25 anni di età soprattutto per quanto riguarda la sfera
dell’aggressività. E l’uso delle armi, appunto, è in stretta connessione
con questa fase di maturazione della persona. È necessario domandarsi
che tipo di educazione la nostra società vuole trasmettere dando in mano
a dei ragazzini degli strumenti volti all’eliminazione dell’altro».
È una questione di strumenti quindi?
«Per un certo verso sì. Nell’età dello sviluppo vivere il “conflitto”
è una fase importante per la formazione di quella che sarà poi la
persona adulta. Quando si parla di educazione alla pace non si intende
impedire ai bambini lo scontro nei rapporti con il prossimo, ma far
capire che l’aggressività e la rabbia devono essere gestite in un’ottica
di confronto, con lo scopo di arrivare a un epilogo sereno. Il
litigio, infatti, rappresenta il momento di riconoscimento del coetaneo.
Le armi, invece, portano a un’unica e irrevocabile conclusione,
ovvero alla soppressione fisica”.
Nel caso di Hit Show, potrebbe essere d’aiuto organizzare delle
occasioni di riflessione su quanti e quali danni provocano le armi nel
mondo, accanto all’esposizione?
«Assolutamente si, perché tutto dipende da che tipo di impostazione
scegliamo. Solo fornendo tutte le informazioni necessarie per capire,
documentarsi e imparare diamo alle nuove generazioni gli elementi
adeguati per creare la società di domani. La convinzione che i bambini o
gli adolescenti, di qualsiasi età, siano in grado di interpretare il
mondo da soli, senza filtri, è errata. E questo riguarda tantissimi
aspetti della quotidianità, partendo dalla televisione o dal web per
esempio. Se ragioniamo soltanto in termini di vantaggi economici o di
business significa che non siamo capaci di essere buoni educatori, o non ci interessa esserlo. E questa è una responsabilità che riguarda tutti indistintamente».
Non mancano, però, gli sport anche per ragazzini in cui le armi sono protagoniste.
«L’ambito sportivo assume altre valenze. Lo sport, qualunque sia, ha
sempre delle connotazioni positive. In questo caso è fondamentale anche
la figura del genitore, che per il figlio diventa un esempio. Ognuno,
sicuramente, è libero di fare le proprie scelte, e non si può
assolutamente dire che chi pratica il tiro a segno durante l’infanzia
diventerà una persona violenta in età adulta. Non ci sono dati in
merito, però, per le proiezioni che si creano nella mente di un bambino
sarebbe più opportuno incanalare le sue energie sportive in altre
discipline. A volte crediamo che i nostri figli siano più grandi di
quello che in realtà sono».
Oltre alle armi di Hit Show, esistono anche quelle virtuali. Sempre più giovani si appassionano a videogiochi di guerra, come spiega questa tendenza?
«Non credo sia possibile dare una spiegazione precisa. Nei videogame
di guerra, così come in tutto il mondo virtuale c’è un distacco dalla
realtà. Allo stesso tempo, però, la dimensione virtuale è talmente
realistica che esercita un certo fascino. La cosa fondamentale è che non
avvenga uno sconfinamento dei due “mondi” e in ogni caso per quanto
riguarda i più piccoli è un fenomeno da tenere sotto controllo».
Come si può, quindi, educare alla non violenza?
«Non esiste una formula precisa ed è scorretto anche nascondere ai
bambini ciò che accade attorno a loro. Il punto che tengo a ribadire
sta nel modo in cui vengono a conoscenza di ciò che li circonda.
Sicuramente si può fare con un insieme di azioni che non devono partire
solo dalla scuola o solo dai genitori. Dev’esserci una sinergia per
educare alla pace che li accompagna in tutta la fase evolutiva».
Lorenza Zago
da La Voce dei Berici, Domenica 12 febbraio 2017, p. 15
Tavolo etico e nuovo regolamento: “Due colpi mancati” Don Matteo Pasinato: «Non ci fermiamo»
La Pastorale sociale esprime da sempre dubbi sull’influenza diseducativa dell’evento
Hit Show è pronto a partire. Di pronto, però, non c’è ancora quel tanto
richiesto e promesso codice di responsabilità sociale per regolamentare
l’accesso dei minori alla manifestazione, che se accompagnati da un
adulto possono entrare tranquillamente.
A sostenere la stesura del codice etico la Commissione diocesana per
la pastorale sociale e del lavoro, guidata da don Matteo Pasinato,
assieme a una ventina di associazioni non solo vicentine, che hanno più
volte espresso preoccupazione per l’impatto diseducativo dell’evento.
Ma a confermare il nulla di fatto è la stessa Isabella Sala, assessore
alla comunità e alla famiglia: «Non siamo giunti a un nuovo codice di
responsabilità, ma ci sono state delle sottolineature sotto questo punto
di vista - dice -. Dal divieto di maneggiare le armi per chi non
ha compiuto la maggiore età alla possibilità di accedere ad alcuni
padiglioni solo per i minorenni che praticano il tiro sportivo con
regolare tessera». Al momento di quest’ultima decisione nel regolamento
on line di Hit Show per i visitatori non si dà notizia e si fa
riferimento solo all’impossibilità per gli under 18 di toccare le armi.
Ben inteso: la responsabilità di far rispettare questo divieto è tutta a
carico degli accompagnatori. Sottolineature “leggere”, in sostanza.
Non sono mancate le speranze, però, quando lo scorso ottobre il
Comune ha organizzato un convegno pubblico per discutere della
situazione delle armi in Italia e in Europa con la partecipazione
dell’allora presidente di Fiera Matteo Marzotto e anche del vice
ministro dell’Interno Filippo Bubbico. «È stata un’importante occasione
di confronto e con il gruppo che organizza Hit Show abbiamo instaurato
un dialogo - precisa Sala -. Ma si tratta di un’azienda che ha una
propria gestione e che, soprattutto, agisce secondo la legge». Il codice
di responsabilità sociale, però, non è l’unico “colpo
mancato”: durante il convegno, infatti, don Matteo Pasinato aveva
proposto di istituire anche un tavolo bio-etico, radunando i vari
portatori di interesse, per discutere di come inserire messaggi contro
la violenza in un contesto del genere. E anche in questo caso si è
ancora fermi alla sola proposta. «Come pastorale, oltre al nuovo
regolamento, abbiamo chiesto di creare delle occasioni di confronto per
cercare di diffondere dei messaggi di pace - spiega don Matteo -. Tra
le nostre priorità anche il coinvolgimento delle scuole trasformando
Hit Show in un’occasione educativa e non solo in un luogo in cui bambini
e ragazzi possono muoversi liberamente e senza distinzioni tra pistole
per la difesa personale, fucili da caccia e munizioni di ogni genere.
Far sapere quali e quanti danni provocano nel mondo le armi è un dovere
educativo». Un concetto, però, non in linea con gli interessi economici
di certi settori, in particolare quello delle armi.
Niente codice e niente tavolo etico, insomma, ma nei giorni scorsi
sembrava essersi mosso qualcosa. Per qualche ora gli operatori della
manifestazione hanno avuto in mano un regolamento in cui si vietava
l’ingresso al salone ai minori di 14 anni anche se accompagnati da un
adulto. Subito si sono scatenate le reazioni
più disparate a partite dal consigliere regionale Sergio Berlato che ha
definito la scelta dell’Ente «vergognosa e inaccettabile». E infatti,
poco dopo, è stata diffusa una nota firmata da Italian Exibition Group
(la nuova società fieristica nata dall’integrazione tra Rimini Fiera e
Fiera di Vicenza, che ora gestisce il format): «Si precisa che
l’ingresso a Hit Show, in programma nel quartiere fieristico di Vicenza
dall’11 al 13 febbraio 2017, è consentito ai minori di 18 anni solo se
accompagnati da persone di maggiore età. Nel regolamento diffuso nei
giorni scorsi agli operatori era contenuto un refuso, di cui ci
scusiamo. La gestione avviene nella massima sicurezza e in modo
responsabile nell’interesse comune».
Questo per il momento è quanto, ma don Matteo Pasinato non si dà per
vinto: «Non ci sentiamo sconfitti, ci vorrà un impegno maggiore per
raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti per il bene dei più piccoli e
di tutta la società – sottolinea -. Vorrei ricordare, però, che
nell’articolo 2 dello Statuto Comunale si parla di pace e cooperazione e
di conseguenza sarebbe bene fare qualcosa di più per concretizzare
questo principio».
L. Z