venerdì 14 ottobre 2016

In Italia si spendono ogni ora 2,5 milioni per la Difesa

dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/in-italia-si-spendono-ogni-ora-25-milioni-per-armamenti-meglio-saperlo/

«Dobbiamo vigilare contro l’acquisizione di un’ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale, sia palese che occulta. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà e processi democratici. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può trovare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa e i nostri metodi e fini pacifici, in modo che sicurezza e la libertà possano prosperare assieme».
Presidente degli Stati Uniti d’America Dwight D. Eisenhower,
Discorso di addio alla nazione del presidente, 17 gennaio 1961


«Il denaro che oggi si sperpera a costruire ordigni di morte che recano in essi la fine dell’umanità, serva, invece, a combattere la fame nel mondo. Mentre io parlo migliaia di creature umane lottano contro la fame e di fame muoiono. Si svuotino gli arsenali e si colmino i granai».
 

Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini,
Discorso di Città del Messico, 27 marzo 1981


In Italia si spendono ogni ora 2,5 milioni di euro per la Difesa. Mezzo milione all’ora solo per l’acquisto di nuovi armamenti: missili, bombe, blindati, cacciabombardieri, navi da guerra. Acquisti finanziati in gran parte con fondi destinati allo sviluppo economico del Paese, i 3/4 dei quali finiscono così a sostegno dell’industria bellica nazionale penalizzando altri settori industriali. Strumenti militari costosissimi destinati a rimanere inutilizzati per mancanza dei fondi necessari alla loro manutenzione e addirittura al loro uso, per cui si ricorre ai fondi per le missioni all’estero, generando un inquietante meccanismo di mezzi che giustificano il fine dell’impegno bellico. Mezzi che, salvo qualche raro utilizzo in missione, finiscono cannibalizzati per i pezzi di ricambio o ad arrugginire in qualche deposito (il gigantesco cimitero di carri armati di Lenta, nel Vercellese, è l’emblema di tutto questo).
Nonostante ciò, lo Stato italiano continua a comprare nuovi armamenti, non in base a effettive esigenze di sicurezza nazionale (le bombe non servono a contrastare le minacce odierne, semmai a fomentarle) ma ai desiderata dei vertici militari, tradizionalmente refrattari a sottoporre questa materia al vaglio del Parlamento e dell’opinione pubblica e anche solo a fornire informazioni chiare e dettagliate in materia di spese militari. La scarsa trasparenza della Difesa nei confronti dei parlamentari, che queste spese dovrebbero approfonditamente valutare e dibattere prima di autorizzare, crea una situazione di voluta opacità funzionale a ostacolare un efficace controllo democratico sulle spese militari, una cortina fumogena dietro la quale si celano oscuri affari, scandalosi sprechi e inquietanti intrecci politico-affaristici.
Questa situazione è emersa chiaramente quando – a seguito dell’introduzione nel 2012 di poteri di supervisione parlamentare sulle spese militari – le Camere hanno provato a esercitare la loro funzione di controllo democratico, tra gli altri, sul programma F-35 scontrandosi con le lobby politico-militari-industriali che hanno fatto muro respingendo quella che giudicano come indebita intrusione in una materia di loro esclusiva competenza. Quella vicenda, grazie anche ad alcune campagne di sensibilizzazione e al lavoro di alcuni giornalisti, ha comunque risvegliato l’interesse pubblico rispetto alla tematica delle spese militari, la cui riduzione risulta una delle urgenze più sentite dalla cittadinanza.