lunedì 28 marzo 2016

Referendum 17 aprile: i vescovi invitano alla partecipazione

Da La Voce dei Berici, Domenica 27 marzo 2016, p. 2

SU COSA SI VOTA
Il 17 aprile in gioco la durata delle estrazioni

Il quesito riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa e non le attività sulla terraferma, né quelle in mare oltre le 12 miglia dalla costa

Il referendum che si tiene il prossimo 17 aprile, chiede di esprimersi sull’abrogazione della parte del comma 17 dell’articolo 6 del Codice dell’ambiente che dice: «Per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale ». In altre parole, ci si dovrà esprimere sull’eventuale prosecuzione delle trivellazioni fino a quando un giacimento non è esaurito. Il quesito riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa e non le attività sulla terraferma, né quelle in mare oltre le 12 miglia dalla costa. Se vince il sì, le trivellazioni dovranno fermarsi allo scadere della concessione, se vince il no tutto resterà come adesso. Per raggiungere il quorum necessario deve votare la metà degli aventi diritto al voto – chi ha raggiunto la maggiore età – più uno. Due “prima volta” per questo referendum: è il primo convocato su richiesta delle regioni e per la prima volta possono votare gli elettori italiani che per motivi di lavoro, studio o cure mediche siano all’estero per un periodo di almeno tre mesi nel quale sia convocata la consultazione elettorale.


Da La Voce dei Berici, Domenica 27 marzo 2016, p. 3

L’OPINIONE del prof. Massimiliano Ferronato

«Un territorio fragile servono studi attenti»

Geologicamente la pianura padana e la dorsale adriatica fino all’Abruzzo presentano giacimenti promettenti. L’area adriatica è abbastanza ricca e in mare i giacimenti si trovano a una profondità tra i 1.000 e i 1.500 metri

Massimiliano Ferronato, professore di analisi numerica, sviluppo di modelli per la previsione delle subsidenze e dell’impatto geomeccanico dell’estrazione di idrocarburi all’università di Padova, di trivellazioni se ne intende.

«Geologicamente la pianura padana e la dorsale adriatica fino all’Abruzzo presentano diversi giacimenti promettenti, alcuni sfruttati dagli anni ’50. L’area adriatica è abbastanza ricca e in mare i giacimenti si trovano a una profondità tra i 1.000 e i 1.500 metri.
Il gas è contenuto nei pori di una roccia molto dura che viene bucata e si succhia. L’effetto è quello di una spugna rigida: quindi, estraendo, la roccia si compatta e si realizza una deformazione che arriva alla superficie ».
Questo significa che il suolo si abbassa?
«Sì, è la subsidenza (lento e progressivo sprofondamento del fondo di un bacino marino o di un’area continentale NdR) il fenomeno principale che si deve affrontare. Non bisogna aver paura a priori di questo movimento, perché può essere studiato e previsto.
In Adriatico abbiamo conoscenza di cosa può succedere grazie all’elaborazione di modelli matematici che si applicano con ottima affidabilità.
Il fenomeno è insignificante se il suolo cala di 10 centimetri in mare aperto, perché produce un impatto minimo, ma se si verifica accanto alla costa, il risultato è ben diverso: un abbassamento di 10 centimetri a Sottomarina significa perdere un chilometro e mezzo di spiaggia».
Quindi meglio non trivellare?
«Si deve considerare la vulnerabilità del territorio per prevedere quale sarà l’impatto e dunque decidere quando e dove trivellare. Non dobbiamo però usare un approccio ideologico: sfruttare le risorse ha un impatto importante per l’economia, sia per quanto riguarda i posti di lavoro sia, soprattutto, rispetto alla bilancia dei pagamenti».
Che confine rappresentano le 12 miglia marine?
«Le 12 miglia sono un confine più sicuro per la linea di costa che subisce una subsidenza minore. Ma in mare il fenomeno è solitamente poco significativo».
E sulla terraferma?
«Per trivellare in terraferma è necessario studiare caso per caso e mettere in relazione la zona interessata con la vulnerabilità del territorio. In Lombardia in passato si è trivellato a un’altezza di 50 metri sul livello del mare e il calo è stato di qualche decina di centimetri. In Polesine questo non si può fare, sarebbe devastante».
È possibile che l’attività nel sottosuolo sia causa di terremoti?
«Si, gli studi hanno rilevato un collegamento e in genere si tratta di microsismi di 1- 1,5 gradi, ma se pensiamo al terremoto che nel 2012 ha colpito duramente l’Emilia, tutti gli studi condotti hanno detto no: non esiste alcun collegamento. La trivellazione raggiunge i mille, millecinquecento metri di profondità, mentre il sisma ha avuto l’epicentro a 6 km di profondità e si sa che il sisma indotto dalle trivellazioni non si può propagare oltre i 300 metri».


Da La Voce dei Berici, Domenica 27 marzo 2016, p. 3

VESCOVI DEL PIEMONTE Invito alla partecipazione

Votare «perché il mare ci interessa»

Dare corpo e sostanza alla proposta delle Regioni andando a votare perché l’ambiente ci interessa, il mare ci interessa e interessa non solo a noi, ma al nostro futuro e a quello dei nostri figli. Democrazia è partecipazione”.
Mentre manca meno di un mese al referendum del 17 aprile sulle trivelle, si conclude con questo invito il comunicato della Pastorale regionale sociale e lavoro del Piemonte, a firma del direttore don Flavio Luciano e del vescovo delegato monsignor Marco Arnolfo.
Nella nota, diffusa in questi giorni, la Commissione osserva come la questione riguardi anche i piemontesi perché le coste italiane “sono un bene di tutta la nostra patria, sono patrimonio comune a tutti e come tale va tutelato a fronte di uno sfruttamento che può recare danni al paesaggio, al patrimonio biologico marino, alle popolazioni locali che vivono di pesca e di turismo e rischia di produrre un inquinamento difficile da sanare”.
La Commissione aveva già espresso perplessità sul progetto di effettuare trivellazioni nelle province di Biella, Novara e Vercelli e, “in comunione col parere delle Commissioni della Psl delle Regioni coinvolte, reitera anche in questa circostanza le proprie inquietudini a fronte di un disegno che fa parte di un modo di procedere non condivisibile.
Infatti se le popolazioni che vivono in un territorio, che lo hanno fin qui abitato e coltivato esprimono a tutti i livelli un netto diniego a questi progetti, non si vede l’opportunità e la giustezza di decisioni che saranno assunte dall’alto in nome di interessi superiori tutti da verificare e valutare”.
Se otterrà il quorum, questo referendum, si legge nella nota, risulterà “un forte segnale politico affinché le scelte economiche ed energetiche nel nostro Paese cambino radicalmente, aprendo, davvero, l’era delle energie rinnovabili e con esse gli stili di vita, i modelli produttivi e di consumo diventino tutti più improntati al risparmio ed all’efficienza energetica e alla sobrietà, nel rispetto degli obiettivi di Cop 21 e nello spirito della Laudato Sì’ di Papa Francesco”.




«Contro le trivellazioni partecipate al referendum del 17 aprile»

18/03/2016 Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e padre Adriano Sella, coordinatore della Rete interdiocesana Nuovi stili di vita, lanciano un appello in difesa dell'acqua, bene comune, e contro l'estrazione degli idrocarburi.[...] 




Referendum trivelle, i «sì» si fanno sentire

[...] Nella Chiesa si cerca di riportare la discussione alla sostanza dei problemi: l’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, dichiarando a Radio In-Bluche «il mare Adriatico è molto piccolo» e «nessuno può escludere» che «possa succedere un incidente», chiede di «superare la logica della sola dipendenza dagli idrocarburi», mentre l’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro parla di un «ragionevole fondamento al Sì al referendum del 17 aprile», perché «le ferite della nostra terra sono già molte e non devono aumentare». Il presidente della commissione per la pastorale sociale della Cei sottolinea che la sua è una posizione personale, dal momento che il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino ha detto chiaramente che «non c’è un sì o un no da parte dei vescovi». [...]


da Famiglia Cristiana, 27 marzo 2016, p. 20

Referendum il 17 aprile
Trivelle in mare, la Chiesa si mobilita

[...] La Chiesa italiana ha lanciato un appello perché si discuta nel merito della questione. Il segretario della Cei Nunzio Galantino ha invitato ad aprire spazi di confronto con «la gente che vive di quell'acqua e in quei territori». L'arcivescovo di Pescara, Tommaso Valentinetti, chiede di «superare la logica della sola dipendenza dagli idrocarburi», e l'arcivescovo di Taranto Filippo Santoro parla di un «ragionevole fondamento al Sì al referendum», perché «le ferite della nostra terra sono già molte e non devono aumentare». Per il no alle trivellazioni si sono espressi anche padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e padre Adriano Sella, coordinatore della rete interdiocesana "Nuovi stili di vita".


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