Da
La Voce dei Berici, Domenica 27 marzo 2016, p. 2
SU
COSA SI VOTA
Il
17 aprile in gioco la durata delle estrazioni
Il
quesito riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto
entro le 12 miglia dalla costa e non le attività sulla terraferma,
né quelle in mare oltre le 12 miglia dalla costa
Il
referendum che si tiene il prossimo 17 aprile, chiede di esprimersi
sull’abrogazione della parte del comma 17 dell’articolo 6 del
Codice dell’ambiente che dice: «Per la durata di vita utile del
giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di
salvaguardia ambientale ». In altre parole, ci si dovrà esprimere
sull’eventuale prosecuzione delle trivellazioni fino a quando un
giacimento non è esaurito. Il quesito riguarda solo la durata delle
trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa e non le
attività sulla terraferma, né quelle in mare oltre le 12 miglia
dalla costa. Se vince il sì, le trivellazioni dovranno fermarsi allo
scadere della concessione, se vince il no tutto resterà come adesso.
Per raggiungere il quorum necessario deve votare la metà degli
aventi diritto al voto – chi ha raggiunto la maggiore età – più
uno. Due “prima volta” per questo referendum: è il primo
convocato su richiesta delle regioni e per la prima volta possono
votare gli elettori italiani che per motivi di lavoro, studio o cure
mediche siano all’estero per un periodo di almeno tre mesi nel
quale sia convocata la consultazione elettorale.
Da
La Voce dei Berici, Domenica 27 marzo 2016, p. 3
L’OPINIONE
del prof. Massimiliano Ferronato
«Un
territorio fragile servono studi attenti»
Geologicamente
la pianura padana e la dorsale adriatica fino all’Abruzzo
presentano giacimenti promettenti. L’area adriatica è abbastanza
ricca e in mare i giacimenti si trovano a una profondità tra i 1.000
e i 1.500 metri
Massimiliano
Ferronato, professore di analisi numerica, sviluppo di modelli per la
previsione delle subsidenze e dell’impatto geomeccanico
dell’estrazione di idrocarburi all’università di Padova, di
trivellazioni se ne intende.
«Geologicamente
la pianura padana e la dorsale adriatica fino all’Abruzzo
presentano diversi giacimenti promettenti, alcuni sfruttati dagli
anni ’50. L’area adriatica è abbastanza ricca e in mare i
giacimenti si trovano a una profondità tra i 1.000 e i 1.500 metri.
Il
gas è contenuto nei pori di una roccia molto dura che viene bucata e
si succhia. L’effetto è quello di una spugna rigida: quindi,
estraendo, la roccia si compatta e si realizza una deformazione che
arriva alla superficie ».
Questo
significa che il suolo si abbassa?
«Sì,
è la subsidenza (lento e progressivo sprofondamento del fondo di un
bacino marino o di un’area continentale NdR) il fenomeno principale
che si deve affrontare. Non bisogna aver paura a priori di questo
movimento, perché può essere studiato e previsto.
In
Adriatico abbiamo conoscenza di cosa può succedere grazie
all’elaborazione di modelli matematici che si applicano con ottima
affidabilità.
Il
fenomeno è insignificante se il suolo cala di 10 centimetri in mare
aperto, perché produce un impatto minimo, ma se si verifica accanto
alla costa, il risultato è ben diverso: un abbassamento di 10
centimetri a Sottomarina significa perdere un chilometro e mezzo di
spiaggia».
Quindi
meglio non trivellare?
«Si
deve considerare la vulnerabilità del territorio per prevedere quale
sarà l’impatto e dunque decidere quando e dove trivellare. Non
dobbiamo però usare un approccio ideologico: sfruttare le risorse ha
un impatto importante per l’economia, sia per quanto riguarda i
posti di lavoro sia, soprattutto, rispetto alla bilancia dei
pagamenti».
Che
confine rappresentano le 12 miglia marine?
«Le
12 miglia sono un confine più sicuro per la linea di costa che
subisce una subsidenza minore. Ma in mare il fenomeno è solitamente
poco significativo».
E
sulla terraferma?
«Per
trivellare in terraferma è necessario studiare caso per caso e
mettere in relazione la zona interessata con la vulnerabilità del
territorio. In Lombardia in passato si è trivellato a un’altezza
di 50 metri sul livello del mare e il calo è stato di qualche decina
di centimetri. In Polesine questo non si può fare, sarebbe
devastante».
È
possibile che l’attività nel sottosuolo sia causa di terremoti?
«Si,
gli studi hanno rilevato un collegamento e in genere si tratta di
microsismi di 1- 1,5 gradi, ma se pensiamo al terremoto che nel 2012
ha colpito duramente l’Emilia, tutti gli studi condotti hanno detto
no: non esiste alcun collegamento. La trivellazione raggiunge i
mille, millecinquecento metri di profondità, mentre il sisma ha
avuto l’epicentro a 6 km di profondità e si sa che il sisma
indotto dalle trivellazioni non si può propagare oltre i 300 metri».
Da
La Voce dei Berici, Domenica 27 marzo 2016, p. 3
VESCOVI
DEL PIEMONTE Invito alla partecipazione
“Dare
corpo e sostanza alla proposta delle Regioni andando a votare perché
l’ambiente ci interessa, il mare ci interessa e interessa non solo
a noi, ma al nostro futuro e a quello dei nostri figli. Democrazia è
partecipazione”.
Mentre
manca meno di un mese al referendum del 17 aprile sulle trivelle, si
conclude con questo invito il comunicato della Pastorale regionale
sociale e lavoro del Piemonte, a firma del direttore don Flavio
Luciano e del vescovo delegato monsignor Marco Arnolfo.
Nella
nota, diffusa in questi giorni, la Commissione osserva come la
questione riguardi anche i piemontesi perché le coste italiane “sono
un bene di tutta la nostra patria, sono patrimonio comune a tutti e
come tale va tutelato a fronte di uno sfruttamento che può recare
danni al paesaggio, al patrimonio biologico marino, alle popolazioni
locali che vivono di pesca e di turismo e rischia di produrre un
inquinamento difficile da sanare”.
La
Commissione aveva già espresso perplessità sul progetto di
effettuare trivellazioni nelle province di Biella, Novara e Vercelli
e, “in comunione col parere delle Commissioni della Psl delle
Regioni coinvolte, reitera anche in questa circostanza le proprie
inquietudini a fronte di un disegno che fa parte di un modo di
procedere non condivisibile.
Infatti
se le popolazioni che vivono in un territorio, che lo hanno fin qui
abitato e coltivato esprimono a tutti i livelli un netto diniego a
questi progetti, non si vede l’opportunità e la giustezza di
decisioni che saranno assunte dall’alto in nome di interessi
superiori tutti da verificare e valutare”.
Se
otterrà il quorum, questo referendum, si legge nella nota, risulterà
“un forte segnale politico affinché le scelte economiche ed
energetiche nel nostro Paese cambino radicalmente, aprendo, davvero,
l’era delle energie rinnovabili e con esse gli stili di vita, i
modelli produttivi e di consumo diventino tutti più improntati al
risparmio ed all’efficienza energetica e alla sobrietà, nel
rispetto degli obiettivi di Cop 21 e nello spirito della Laudato Sì’
di Papa Francesco”.
Dalla
pagina
http://www.famigliacristiana.it/articolo/contro-le-trivellazioni-partecipare-al-referendum-del-17-aprile.aspx
«Contro
le trivellazioni partecipate al referendum del 17 aprile»
18/03/2016
Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e padre
Adriano Sella, coordinatore della Rete interdiocesana Nuovi stili
di vita, lanciano un appello in difesa dell'acqua, bene comune, e
contro l'estrazione degli idrocarburi.[...]
Referendum
trivelle, i «sì» si fanno sentire
[...]
Nella Chiesa si cerca di riportare la discussione alla sostanza dei
problemi: l’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso
Valentinetti, dichiarando a Radio In-Bluche «il mare Adriatico è
molto piccolo» e «nessuno può escludere» che «possa succedere un
incidente», chiede di «superare la logica della sola dipendenza
dagli idrocarburi», mentre l’arcivescovo di Taranto Filippo
Santoro parla di un «ragionevole fondamento al Sì al referendum del
17 aprile», perché «le ferite della nostra terra sono già molte e
non devono aumentare». Il presidente della commissione per la
pastorale sociale della Cei sottolinea che la sua è una posizione
personale, dal momento che il segretario generale della Cei,
monsignor Nunzio Galantino ha detto chiaramente che «non c’è un
sì o un no da parte dei vescovi». [...]
da
Famiglia Cristiana, 27 marzo 2016, p. 20
Referendum
il 17 aprile
Trivelle
in mare, la Chiesa si mobilita
[...]
La Chiesa italiana ha lanciato un appello perché si discuta nel
merito della questione. Il segretario della Cei Nunzio Galantino ha
invitato ad aprire spazi di confronto con «la
gente che vive di quell'acqua e in quei territori». L'arcivescovo
di Pescara, Tommaso Valentinetti, chiede di «superare
la logica della sola dipendenza dagli idrocarburi»,
e l'arcivescovo di Taranto
Filippo Santoro parla di un «ragionevole
fondamento al Sì al referendum»,
perché «le
ferite della nostra terra sono già molte e non devono aumentare».
Per il no alle trivellazioni si
sono espressi anche padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e
padre Adriano Sella, coordinatore della rete interdiocesana "Nuovi
stili di vita".
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