Secondo
le statistiche Onu, gli eritrei, tra i migranti che arrivano sulle
nostre coste, sono i più numerosi. Per capire perché la gente - a
ritmo di 4mila al mese - scappa dall'Eritrea, attraversa i deserti
con i trafficanti di uomini, e sale sui barconi, bisogna ripercorrere
a ritroso e cercare di dipanare il lungo gomitolo della storia.
L'Eritrea
è stata una colonia italiana dal 1890.
Negli
anni Settanta scoppia una guerra civile tra i due blocchi
indipendentisti. Quello di ispirazione marxista ha la meglio. Nel
1978 e nel 1980 Ottanta scoppia di nuovo una lunga guerra con
l'Etiopia (sostenuta ora dai sovietici) che rioccupa gran parte del
Paese. Dal 1984 comincia una graduale riconquista da parte dei gruppi
indipendentisti che ha fine nel 1991 con la conquista di Asmara. Nel
1993 sotto l'egida dell'Onu si svolge un referendum per decidere se
l'Eritrea deve finalmente diventare un paese indipendente o mantenere
la federazione con l'Etiopia. Il 99% degli eritrei vota per
l'indipendenza, dichiarata ufficialmente il 24 maggio 1993.
Da
allora il paese è in mano a Isaias Afewerki, presidente-padrone. Con
conflitti regionali che scoppiano ancora negli anni Novanta prima con
lo Yemen e poi con lo storico avversario Etiopia - che non ha un
accesso al mare - per una questione legata ai confini. Fino al 2000
quando viene negoziato un accordo di pace ad Algeri, dopo 42 anni di
guerre, lotte armate, devastazioni.
Aferwerki
ha isolato e militarizzato l'Eritrea. La gente è poverissima, con la
corruzione alle stelle.
Le
violenze e la fame sono le molle che muovono le persone a scappare..
Il governo eritreo che nega tutte le libertà civili e ogni libertà
di espressione è stato accusato di repressione e di impedire lo
sviluppo della democrazia: le elezioni politiche che, secondo gli
accordi Onu, avrebbero dovuto tenersi nel 2001 non sono mai avvenute.
Non si hanno notizie sullo stato dell'economia e sulla scarsità
alimentare. Nel 2011 tutto il Corno d'Africa è stato interessato da
una severa crisi alimentare. L'Eritrea, che rifiuta gli aiuti, ha
sempre negato la crisi. Tuttavia da racconti di chi c'è stato o di
chi riesce a scappare, emerge tutta un'altra realtà. Secondo l'Onu e
Human right Watch l'esodo attuale è alimentato dalla violazione dei
diritti umani, si parla di esecuzioni sommarie senza processo,
sparizioni, torture e coscrizione obbligatoria.
L'opposizione
non esiste più. Chi protesta finisce, in campi di prigionia...
In
Eritrea c'è il servizio militare obbligatorio per tutti gli uomini e
le donne dai 17 anni in poi, a tempo indeterminato. Nessuno può
avere un passaporto prima dei 60 anni per questo motivo. Si vive al
di sotto della soglia di povertà. Chi lavora, gli impiegati statali,
i professori, i militari, guadagna circa 10 euro al mese. La
corruzione è dilagante. In un contesto in cui crescono gli
investimenti cinesi grazie al basso costo della mano d'opera. La
situazione è peggiorata dal 2009, da quando l'Onu ha imposto delle
sanzioni economiche all'Eritrea accusata di armare il terrorismo
islamico in Somalia.
Il
paese è sempre più isolato. La gente vive nella povertà e nel
terrore della delazione. Si sparisce per un niente. Tutti spiano
tutti. Chi riesce, appena può, scappa dal paese, grazie alla
corruzione dei militari che accettano di far uscire le persone in
cambio di denaro. Lo spietato e brutale dittatore Isaias Aferwerki
domina sempre più incontrastato, nell’indifferenza della comunità
internazionale. Grazie anche alle rimesse che arrivano dagli eritrei
della diaspora. Il regime lucra anche su quello: da qualche anno ha
introdotto una tassa del 2% sulle rimesse che arrivano dall'estero.
Così quelli che scappano sono costretti per legge a sostenere il
loro carnefice.