mercoledì 19 maggio 2021

Un studio per un progetto di legge europea sull’ecocidio

dalla pagina Un studio per un progetto di legge europea sull'ecocidio (pressenza.com)

Renato G. Napoli

L’Istituto di Diritto Europeo (European Law Institute – ELI) ha intrapreso uno studio per la stesura di un modello di legge su “Ecocidio” nel contesto dell’Unione Europea.

Il 22 aprile è avvenuto un primo incontro, a distanza a causa delle restrizioni attuali, dove verrà affrontata una definizione internazionale basata sul lavoro svolto dal gruppo di esperti indipendenti che fa riferimento alla Stop Ecocide Foundation (SEF).

Il termine di Ecocidio, sviluppato dalla SEF, riconduce alla presentazione di una proposta, stilata dalla defunta Polly Higgins, sua Co-fondatrice, alla Commissione Giuridica dell’ONU per emendare lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (CPI). La proposta prevedeva l’inclusione del termine “Ecocidio” come quinto crimine contro la pace.

La definizione porta a questo termine come «danno esteso per la distruzione o la perdita dell’ecosistema (o degli ecosistemi) di un determinato territorio, sia per opera dell’uomo che per altre cause, in misura tale che il pacifico godimento da parte degli abitanti di quel territorio è stato o sarà gravemente diminuito con la devastazione e distruzione dell’ambiente a scapito della vita».

Ricordiamo che il termine di Ecocidio venne enunciato per la prima volta negli anni ’70, del XX sec, durante la guerra del Vietnam dal professore di biologia Arthur W. Galston. Venne coniato, dallo stesso professore, durante le proteste contro l’uso, da parte dell’esercito USA, dell’erbicida e defogliante chimico Agent Orange, di produzione di 14 multinazionali tra cui la Bayer-Monsanto, per distruggere la copertura vegetale arbustiva che impediva l’avvistamento dei soldati nordvietnamiti e i guerriglieri Vietcong nonché i raccolti per la popolazione.

Da quegli anni ‘70 molte organizzazioni della società civile e avvocati hanno sempre sostenuto la criminalizzazione dell’ecocidio nel diritto internazionale però nessuna definizione legale tra gli Stati è stata mai concordata.
Per un po’ di storia italiana si ricorda che in Italia già da quegli anni in si iniziò a parlare di crimini ambientali che potessero essere riconosciuti presso la corte Corte Penale Internazionale dell’Aja. Diversi Magistrati si occuparono di danni ambientali con studi, convegni, nazionali ed internazionali, e pubblicazioni di livello. Presso la Corte di Cassazione italiana venne istituto il Gruppo di Lavoro “Ecologia e Territorio”, coordinato dal giudice Amedeo Postiglione, con diversi magistrati italiani ed esperti della società scientifica. Il gruppo aveva come scopo la promozione e la creazione di banche dati giuridiche ambientali. Nel 1989 il giudice Postiglione, su incarico della Corte Suprema di Cassazione organizzò, presso l’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma, la prima Conferenza Internazionale “Per promuovere un Diritto Internazionale dell’Ambiente più efficace e una Corte Internazionale dell’Ambiente all’interno delle Nazioni Unite”. Durante la conferenza il giudice Amedeo Postiglione propose la creazione di un organismo ad hoc di giurisdizione sovranazionale; nel 1990, fu creato il Comitato Promotore Italiano per la creazione di una Corte Internazionale dell’Ambiente (International Court of the Environment Foundation -ICEF-). Si potrebbe affermare che l’Italia è stata precursore dei diritti ambientali? Forse sì!

Con tutto ciò, ad oggi, non è mai stata intentata nessuna accusa su tale definizione anche, forse, a causa dell’alta somma di richiesta danni prevista per i danni ambientali.

Attualmente l’Ecocidio è considerato un crimine di guerra solo ai sensi dell’articolo 8(2)(b)(iv) dello Statuto di Roma. Poiché le imprese e gli Stati sono esclusi dallo Statuto, se causano danni di inquinamento dell’acqua e dell’aria o partecipano alla deforestazione illegale o causano fuoriuscite di petrolio, che costituirebbero un crimine in tempo di guerra, in tempo di pace non possono essere perseguibili per i loro danni ambientali.

Un rapporto ONU del 2018 “Gaps in international environmental law and environment-related instruments: towards a Global Pact for the Environment” (UN SG Report A/73/419) ha rilevato che il regime di diritto ambientale esistente è frammentato e frammentario, poco chiaro e scarsamente reattivo quindi senza un singolo quadro giuridico o istituzione generale e con obblighi in gran parte volontari e non vincolanti. Su questo rilievo viene riconosciuto che il diritto ambientale internazionale ed europeo manca di una legislazione ambientale che vada di pari passo con la mancanza di armonizzazione dei criteri per identificare il crimine e non può essere usato per perseguire l’ecocidio.

A supporto dello studio per la stesura di un modello di legge sull’ecocidio nel contesto dell’Unione Europea, la co-fandatrice di SEF, Jojo Metha, e la deputata la Parlamento Europeo, del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera Europa, Marie Toussaint lanciano una campagna a sostegno di due relazioni chiave che verranno discusse in questi giorni al Parlamento Europeo.

• La prima riguarda la “Relazione sugli affari legali sulla responsabilità delle imprese per i danni ambientali. Il rapporto può essere trovato qui: inglese / francese / spagnolo e mira a rafforzare l’applicazione delle leggi ambientali così come la conformità aziendale e i due rapporti, dove al paragrafo 12 si esorta, per la prima volta, la Commissione a: “studiare la rilevanza dell’ecocidio per il diritto e la diplomazia dell’UE”.

• La seconda riguarda il “Rapporto degli Affari Esteri sugli effetti del cambiamento climatico sui diritti umani e sul ruolo dei difensori dell’ambiente in questa materia. Il rapporto può essere trovato qui: inglese / francese / spagnolo e fa eccellenti raccomandazioni basate sull’intima relazione tra diritti umani e questioni climatiche/ambientali (inclusa l’importanza di un ambiente sano per evitare future pandemie) dove al paragrafo 11 viene esortata l’UE e gli stati membri a: “combattere l’impunità degli autori di crimini ambientali a livello globale e ad aprire la strada all’interno della Corte penale internazionale (CPI) verso nuovi negoziati tra le parti al fine di riconoscere l'”ecocidio” come un crimine internazionale ai sensi dello Statuto di Roma”.

La campagna a supporto di queste due relazioni prevede due azioni semplici e facili per agire ora: scattare una propria fotografia con l’hashtag #RecognizeEcocideNow twittandola, ai propri followers e, in particolare, ai deputati italiani, –li trovate qui-, o inviando loro una e-mail, in caso non si utilizzassero i social, con i messaggi qui sotto:

1/2

#RiconoscereEcocidioOra!

Vota a sostegno della relazione degli Affari Legali (paragrafo 12) sulla responsabilità delle imprese per i danni ambientali

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-9-2021-0112_EN.pdf

2/2

#RiconoscereEcocidioOra!

Vota a favore della relazione degli Affari Esteri (paragrafo 11) sugli effetti del cambiamento climatico sui diritti umani e sul ruolo dei difensori dell’ambiente in questa materia

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-9-2021-0039_EN.pdf