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Europa e Covid. "Non esiste una «metafisica del denaro», per quanto affascinante sia il concetto"
Francoforte, una mascherina vicino alla Euro scultura © Ap |
Dopo l’intervista a La Repubblica del presidente del Parlamento europeo Sassoli, un altro tema scabroso, tra quelli afferenti all’universo della finanza pubblica e alla natura della moneta moderna, è stato sdoganato nel dibattito politico nazionale: il debito degli Stati, o parte di esso, può essere cancellato.
Ma come, sarebbe come se una famiglia decidesse a piacimento come e quando liberarsi dai debiti contratti per comprare la casa o l’automobile, per far studiare i figli, direbbe l’avveduto amico incontrato al bar. Osservazione saggia, o no? No, perché lo Stato non è come una famiglia. Per esempio, a una famiglia non è concesso di stamparsi i soldi a casa per fare la spesa. Lo Stato invece può finanziare la sua spesa stampandosi i soldi che vuole. Ma no, dirà il noto economista del talk show della sera, sono leggende, niente di più falso, «i soldi non nascono sotto i cavoli». Sì, ma nemmeno da misteriosi meccanismi che sfuggono alla comprensione degli umani.
Non esiste una «metafisica del denaro», per quanto affascinante sia il concetto. Al noto economista, infatti, bisognerebbe ricordare che durante la «rivoluzione americana» furono i biglietti verdi stampati perfino nei retrobottega dei negozi a finanziare la spesa bellica dei coloni, lo stesso lavoro che in Francia fecero gli «assignats» dopo il 1789. Ma anche che per i primi vent’anni del Secondo dopoguerra la politica monetaria è stata sostanzialmente assoggettata a quella fiscale, con le banche centrali in posizione passiva nei confronti dei governi. Fino a quando il monetarismo non ha conquistato di nuovo le menti dei governanti, diventando una vera e propria religione da una sponda all’altra dell’Atlantico.
In Europa ne sappiamo qualcosa, abbiamo subìto l’austerità, affidando le nostre vite alle virtù taumaturgiche della politica monetaria anche in presenza di recessione, stagnazione e deflazione. Tassi bassi e un mare di soldi incanalati nel settore bancario che non hanno fatto bene né all’economia né alla società (l’economia può andare bene senza che la società stia meglio). Finché non è arrivato il virus. E con esso la vecchia fissa keynesiana che quando l’economia va male non basta aumentare l’offerta di moneta, ma c’è bisogno innanzitutto che la moneta venga spesa. Via il patto di stabilità, più spesa in deficit, la stessa Europa che raccoglie i soldi sul mercato per finanziare gli investimenti nei Paesi membri.
Fantastico, ma nessuno finora ha spiegato perché nella crisi precedente il pareggio di bilancio è stato imposto anche ai Paesi in recessione e, soprattutto, perché alcuni Paesi del sud, con il caso estremo della Grecia, sono stati costretti a sacrifici inenarrabili per il loro salvataggio finanziario. Nessuno ha chiesto scusa finora. Ma tant’è. La storia dell’economia, almeno di quella contemporanea, è piena di queste contraddizioni.
Dobbiamo accontentarci, perciò, di un presidente del Parlamento europeo che ritiene quella della cancellazione di una parte del debito degli Stati, in particolare di quello contratto per la pandemia, «un’ipotesi interessante», una strada percorribile. E come?
Torniamo all’obiezione dell’amico incontrato al bar. Dove li prende i soldi Bankitalia per acquistare, nell’ambito del quantitative easing e del «programma di acquisto per l’emergenza pandemica» (PEPP), i nostri titoli del Tesoro che prima erano stati acquistati dalla banche commerciali? Dalla Bce, dirà il nostro amico. Bravo. Ma la Bce, a sua volta, da dove li prende questi soldi? No no, non li stampa in qualche tipografia di Francoforte. Non c’è bisogno nemmeno della carta. Scrive direttamente la cifra, crea il denaro dal nulla. Siamo al dunque. Con denaro creato dal nulla vengono liquidate le banche che hanno acquistato i titoli in asta o sul mercato obbligazionario e questi titoli finiscono in pancia alle banche centrali.
A questo punto lo Stato non paga più gli interessi alla banca commerciale ma alla «sua» banca centrale, che poi li gira di nuovo allo Stato sotto forma di diritto di signoraggio. Una partita di giro. Ma cosa succederebbe se la banca centrale trasformasse questi titoli in «titoli perpetui», senza scadenza? Di fatto sarebbe una cancellazione del debito. E, per tranquillizzare il nostro amico al bar, Bankitalia e la Bce non rischierebbero certamente di fallire.
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dalla pagina https://ilmanifesto.it/lagarde-bce-cancellare-i-debiti-e-contro-il-trattato-ue/
Lagarde (Bce): «Cancellare i debiti è contro il trattato Ue»
La presidente della Bce: «La seconda ondata del Covid toccherà severamente l'economia». L’ipotesi di un «Recovery Fund» strutturale: «Serve subito, non tardare»
L’economia della zona euro sarà azzoppata dalla seconda ondata del Covid. E non è possibile cancellare il debito contratto dai Paesi con la Banca centrale Europea (Bce) perché viola l’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. Si può invece pensare a uno strumento di bilancio europeo permanente sull’esempio del Recovery Fund/Next Generation EU limitato a una ripresa incerta e resta tutta ancora da dimostrare. Il fondo potrebbe anche essere limitato a circostanze analoghe alla crisi pandemica.Nel primo caso, come nell’altro, la Bce tornerà tra pochi giorni a dicembre ad adeguare le sue strategie monetarie a uno scenario economico in via di peggioramento rispetto alle già pessime previsioni dei mesi scorsi.
LA PRESIDENTE DELLA BCE Christine Lagarde ha sostenuto queste tesi ieri nel corso di una video-audizione realizzata davanti alla commissione Econ del Palramento Europeo. La sua analisi della crisi è un completamento di quella già fatta nel bollettino mensile dell’Eurotower della settimana scorsa. Lagarde è stata netta sull’ipotesi del presidente del parlamento europeo David Sassoli sulla cancellazione del debito: bocciata. E non poteva essere diversamente. Lo avrebbe fatto anche se Sassoli avesse citato anche la necessità di cambiare il mandato della Bce trasformandola in una vera banca centrale. Ma per fare questo, oltre a imporre una diversa politica monetaria è necessaria una forza politica europea che, al momento, manca. E, quella che c’è, è fatta dagli stati centrali, Germania e poi Francia, gli altri a seguire in un equilibrio intergovernativo instabile. Lagarde ha delineato un’ipotesi minima dove al bilancio Ue è associata la capacità della Commissione Ue di emettere bond e finanziare un fondo comune per investire nell’economia e nella società. Il tutto sostenuto dalla Bce che crea denaro dal nulla. Questa struttura è prigioniera di un dogma: la stabilità dei prezzi e non, ad esempio, l’aumento dell’occupazione o l’affermazione di un diritto all’esistenza con un reddito di base. «La Bce per definizione non può fallire né finire i soldi – ha detto Lagarde – in quanto sola istituzione che emette euro, sarà sempre in grado di generare liquidità aggiuntiva in base alle necessità». E, qualora vi fossero perdite, «non impedirebbero la nostra abilità di perseguire e mantenere la stabilità dei prezzi».
LA SPERANZA balenata tra i governanti in una ripresa repentina dopo il crollo disastroso di marzo-giugno è tramontata. Lo slancio è finito nel quarto trimestre 2020. E avrà conseguenze sulla ripresa nel 2021. Lagarde ha descritto la crisi senza enfasi. Colpisce maggiormente il settore dei servizi: «È ancora in contrazione rispetto alla manifattura» ha detto. La crisi colpisce di più le donne sulle quali pesa «la maggior cura dei familiari a causa della chiusura delle scuole». Per evitare il paventato ritorno di una stretta creditizia («Credit crunch»), già delineato nell’ultimo bollettino economico e prova di una recessione economica in atto, Lagarde ha detto che le banche devono «accantonare potenziali perdite future su crediti». «Sebbene le banche nell’Ue abbiano aumentato la loro resilienza dopo la crisi finanziaria globale, il potenziale deterioramento della qualità degli asset coincide con pressioni sulla redditività e persistenti problemi strutturali».
PER LAGARDE le misure di sostegno dei governi, come i programmi di lavoro a tempo ridotto, hanno protetto dalla perdita di posti di lavoro dipendente e dal calo dei redditi. Ma ciò non ha impedito l’aumento della disoccupazione in alcuni paesi. In Italia è ancora «nascosto» dal blocco dei licenziamenti fino al 31 marzo 2021. Questa situazione ha azionato una spirale: le famiglie non spendono perché si preparano al peggio. Useranno i risparmi allora. Questo indebolisce la domanda e poi aumenta l’indebitamento delle imprese costrette ad anticipare ma non a vendere. Le banche, a loro volta, non prestano a famiglie e a aziende. Ciò si riflette anche nell’andamento dell’inflazione. I bassi prezzi dell’energia che la tengono ancora bassa. Questa spirale potrebbe arrestarsi con il vaccino ha ribadito Lagarde nell’audizione. Dopo potrebbe iniziare il secondo tempo della crisi socio-economica.