Nell'articolo pubblicato oggi dall'Osservatore Romano, l'attualità del pensiero del sacerdote della provincia cremonese che nasceva il 13 gennaio del 1890. Dopo 130 anni don Primo Mazzolari ancora ha tanto da insegnare su temi come la pace e il rapporto con la terra
Papa Francesco in preghiera sulla tomba di don Mazzolari |
Ma si sa, sulla pace Mazzolari è maestro indiscusso nel panorama cattolico novecentesco italiano. Ci sono argomenti, invece, poco affrontati e conosciuti che possono illuminarci oggi. Uno di questi è il rapporto con la terra. Certo, non è nella top ten dei temi mazzolariani, ma quando si leggono pagine di Cara Terra o alcuni discorsi per la giornata del ringraziamento o qualche novella non si può restare indifferenti di fronte alla sua sensibilità sociale. Il mondo contadino gli appartiene come provenienza e come esperienza. La denominazione di origine controllata contadina è spesso stata la sua lettera di presentazione per ottenere ascolto presso il popolo rurale che sa pesare a distanza la credibilità di un uomo. Quel mondo lo sente nel sangue, tanto da ricordare con affetto momenti dell’infanzia: la sera al fienile dove la famiglia si trova al tepore degli animali, la casa aperta agli ospiti di passaggio («una volta ne ho contati quindici» - confessa) o che hanno bisogno di dormire in un luogo riparato, la generosità del padre che non dice di no a nessuno e l’accoglienza della madre che ha sempre una fetta di polenta per tutti, la visita con la zia alla stalla per vedere i vitellini appena nati, quando si rinnova il prodigio della vita... Mazzolari ha imparato dalla vita contadina lo sguardo contemplativo, da credente, e ciò gli ha permesso di lasciarsi convertire dai tempi e dalle logiche della natura. Scriveva: «Campo è solo la terra che si lascia amare, che si abbandona alle nostre braccia e che ci dà il pane in cambio del sudore, e anche un po’ di pace per compensarci dell’affanno con cui seguiamo le alterne vicende dei tempi e delle stagioni. Il campo è il luogo dove penso di potermi incontrare con Dio, e che Dio riveste di erbe, di fiori e di spighe». La campagna «parla» ai contadini, ma per il parroco di Bozzolo, attraverso la terra è Dio che rivolge un messaggio all’uomo. La voce di Dio nella creazione chiede un ascolto obbediente. Senza questa fiducia, l’uomo rischia di pensarsi dominatore incontrastato, come un despota; non sa recepire i limiti presenti nella creazione e si scopre arrogante… Nel tempo dei cambiamenti climatici e di una comunità cristiana intenta a recepire gli insegnamenti di Laudato si’, c’è molto da seminare e altrettanto da raccogliere leggendo don Mazzolari. La saggezza cristiana del mondo contadino suggerisce uno stile di vita sobrio e umile. Certo, quel contesto sociale non esiste più.
Rimane però un insegnamento. C’è sempre il pericolo che la terra si allontani da chi se ne può prendere cura. Con la conseguenza dell’inquinamento e del degrado. C’è anche il rischio che l’ingiustizia finisca per prevalere. Terra e contadino possono finire calpestati. C’è già qualcosa dell’ecologia integrale di papa Francesco in questo sguardo etico che don Primo ha trasmesso... Come ignorare questa scuola di spiritualità?