sabato 18 gennaio 2020

Riders, fattorini e drivers: come la Gig Economy ti ruba la vita

dalla pagina https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_parigi/riders-fattorini-e-drivers-come-la-gig-economy-ti-ruba-la-vita


Monica Mandico
16 gennaio 2020


L’ultimo film di Ken Loach, «Sorry we missed you», parla delle problematiche legate al nuovo modo di intendere il lavoro ed il lavoratore che la così detta Gig Economy, sta facendo nascere.
Lei, fa la badante e viene pagata a visita da una società di servizi, più ne fa più guadagna. Lui, invece, ha comprato un furgone a rate, per poter andare in giro a consegnare pacchi senza fermarsi mai, sotto il controllo di un gps che registra tutto. Lo fanno per i figli, ma invece sono assenti, con la sindrome del lavoratore autonomo della GIGECONOMY, sempre stanchi, nervosi, dei cattivi genitori, a pezzi, ma che si rimettono ogni giorno a rincorrere un sogno.
Chi ha visto il film ha finito per pentirsi di tutte le volte che ha ordinato del cibo a domicilio, ma la descrizione degli effetti della gig economy, sulla stabilità di un nucleo famigliare, va ben al di là del causare un senso di colpa. Il messaggio che il regista lancia nel suo nuovo lavoro, è di porre in evidenza quanto la tecnologia, diventi uno strumento di oppressione, invece che di liberazione come speravamo vent’anni fa.
Lo sviluppo tecnologico di questi anni, non ci porta quindi in nuovo umanesimo. La tecnologia forse non sta portando realmente a quella emancipazione ed al rinnovamento tanto annunciato all’inizio dell’era digitale, ma anzi, produce un moderno padrone, con strumenti di controllo e di coercizione sempre più subdoli e potenti.
Nelle ultime settimane, abbiamo assistito ad un fatto di cronaca avvenuto in Francia, che può in tutto e per tutto, essere la parte reale e tragica del film. Cédric Chouviat, un padre di 42 anni che lavorava come fattorino, ha subito un attacco di cuore il 3 gennaio vicino alla Torre Eiffel dopo essere stato schiacciato a terra, da diversi agenti di polizia durante un controllo stradale. Trasportato in ospedale in condizioni critiche, è morto il 5 gennaio a causa dell’asfissia.
Cédric Chouviat, era un uomo che faceva le consegne, padre di cinque figli. La moglie di Cédric Chouviat, chiusa nel suo dolore, ha deciso di dare fiducia alle istituzioni, di fidarsi della legge, ed ha dichiarato che gli agenti «non volevano uccidere il marito» ma hanno commesso, secondo lei, «un errore perché non sapevano come controllare la loro rabbia», «perché sono scarsamente addestrati».
Nel verbale i poliziotti invece hanno scritto di un uomo aggressivo, che avrebbe spintonato e insultato gli agenti dopo essere stato fermato perché guidava il motorino mentre parlava al cellulare. Ammanettato, Chouviat si sarebbe sentito male per via dei problemi cardiaci di cui soffriva. Il referto del medico legale parla invece di un’asfissia che ha provocato un arresto cardiocircolatorio. Tre poliziotti lo hanno placcato al suolo, ventre a terra. Gli sono saliti sopra e schiacciandolo, secondo una tecnica sempre più usata dalla polizia francese ma denunciata da molte associazioni. In alcuni Paesi, ma anche a New York e Los Angeles, è stata vietata perché considerata troppo pericolosa

Ma possiamo pensare di imputare questa morte anche alla trappola dei lavori che illudono, rubando alla vita il tempo da dedicare alla vita stessa?
Un lavoro che promette libertà, ma purtroppo la toglie a tutto il resto, famiglie comprese. Il gps è un tiranno, controlla ciò che fai, scandisce i tempi, sorveglia, non lascia respiro, forse nemmeno per lasciarti andare in bagno. La gig economy è una delle nuove forme di organizzazione lavorativa, produttiva e logistica, dell’economia digitale, in italiano si traduce nell’economia dei lavoretti. Un modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, e non sulle prestazioni lavorative stabili e continuative, caratterizzate da maggiori garanzie contrattuali.
Negli Stati Uniti, un segnale evidente, della cosiddetta gig economy, viene dato dal fatto che il 50% degli autisti di Uber negli Usa lavorano meno di 10 ore alla settimana e molti lo fanno solo occasionalmente, per integrare un altro salario. L’espressione deriva dall’inglese ed è composta dal sinonimo gig (lavoro temporaneo, lavoretto) ed economy (economia). La logica applicativa, di questo nuovo sistema economico, permettere la nascita di una serie di mestieri che una persona svolge a tempo perso, quasi come un secondo lavoro.
Ma abbiamo realmente la percezione di cosa stia accadendo, di cosa sia realmente questo nuova evoluzione (o involuzione) economica?
La gig economy sta crescendo e il fenomeno è sotto osservazione, per capire come inquadrare le aziende e i lavoratori che stanno diventando un problema enorme, dalla cui risoluzione dipende la sostenibilità futura del lavoro nell’era digitale. In generale, i lavoratori della gig economy dipendono da un’app del proprio smartphone che comunica loro cosa fare e quando, a fronte di un compenso in base alle prestazioni effettuate.
Al momento non esiste una normativa omogenea a livello internazionale, ma delle regolamentazioni insufficienti che comportano il conseguente intervento dei vari tribunali amministrativi o federali, in tutto il mondo, sulle varie problematiche lavorative che la gig economy crea sicuramente.
Nel settembre 2019, la legge Assembly Bill 5 (AB5), è stata varata dal Senato della California, che potrebbe costringere Uber, Lyft, le società di food & good delivery ed altri giganti della gig economy a riclassificare i propri lavoratori come dipendenti. La nuova legge entrerà in vigore il 1 gennaio 2020 ed è, indubbiamente, un segnale importante ai lavoratori della gig economy, ed estende le protezioni essenziali del lavoro a un gran numero di lavoratori che dovranno essere considerati come lavoratori dipendenti, con salvaguardie e protezioni maggiori, tra cui i sussidi di disoccupazione, il salario minimo orario, il riconoscimento degli straordinari e le ferie retribuite.
Un smacco per le aziende del settore che hanno avuto enormi profitti utilizzando questi lavoratori con contratti diversi da quello di dipendente con la scusa di dare al lavoratore maggiore flessibilità ed a bassi costi di manodopera.
La nuova legge – in base a quanto riportato dal New York Times – impatterà su circa un milione di lavoratori dello Stato della California, tra cui i conducenti, i rider della food delivery, ma anche su altri lavoratori in altri settori quali gli inservienti e i lavoratori edili che chiedono già da tempo maggiori tutele. Anche gli Stati di New York, di Washington e dell’Oregon stanno studiando una legislazione simile a quella dello Stato della California ed altri Stati a breve potranno seguire l’esempio.
Attualmente sono sotto esame le condizioni di lavoro delle società della gig economy in 14 stati europei, dove circa il 2% della popolazione in età di lavoro trae il proprio reddito dal lavoro via piattaforma. Ma il problema l’indeterminatezza dell’inquadramento tra l’essere dipendente o lavoratore autonomo si riflette anche a livello fiscale.
In Belgio, ad esempio, i lavoratori di alcune piattaforme hanno fatto in modo di non guadagnare più di 500 euro mensili per non rientrare nella categoria dei lavoratori autonomi e pagare più tasse.
In Italia – Paese che detiene il tasso più alto di operatori della gig economy (22%), seguita da Germania (12%), Svezia (10%), Olanda e UK (entrambe con il tasso del 9%) – è stato pubblicato il 3 settembre scorso il decreto-legge 101/2019 che contempla l’entrata in vigore della nuova regolamentazione per i rider della food & good delivery. Esso prevede che vengano riconosciuti diritti, retribuzioni e contributi dei dipendenti dell’azienda per cui essi lavorano e copertura assicurativa Inail contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
Con il D.L. n. 101 del 3 settembre 2019 (c.d. D.L. tutela lavoro e crisi aziendali), convertito con modificazione dalla legge n. 128 del 2 novembre 2019, si modifica il D.Lgs. n. 81 del 15 giugno 2015. Infatti oltre alla modifica dell’articolo 2 e all’inserimento dell’articolo 2-bis (Ampliamento delle tutele in favore degli iscritti alla gestione separata) è stato inserito il Capo V-bis. (TUTELA DEL LAVORO TRAMITE PIATTAFORME DIGITALI).
Per piattaforme digitali sono intesi i programmi e le procedure informatiche utilizzate dal committente che, indipendentemente dal luogo di stabilimento, sono strumentali alle attività di consegna di beni, fissandone il compenso e determinando le modalità di esecuzione della prestazione.
Con la nuova normativa viene esteso agli iscritti alla gestione separata “non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, l’indennità giornaliera di malattia, l’indennità di degenza ospedaliera, il congedo di maternità e il congedo parentale sono corrisposti, fermi restando i requisiti reddituali vigenti, a condizione che nei confronti dei lavoratori interessati risulti attribuita una mensilità della contribuzione dovuta alla predetta gestione separata nei dodici mesi precedenti la data di inizio dell’evento o di inizio del periodo indennizzabile” ed aumentata del 100 per cento l’indennità di degenza ospedaliera.
Il nuovo sistema normativo (Capo V-bis del D.Lgs. n. 81/2015) trova applicazione per i soli lavoratori autonomi che svolgono attività di consegna di beni per conto altrui, in ambito urbano e con l’ausilio di velocipedi, ciclomotori o veicoli assimilabili.
Il contratto di lavoro per i c.d. riders ai sensi dell’art. 47-ter deve essere stipulato, ai fini della prova, in forma scritta ed al lavoratore deve essere fornita ogni informazione utile a tutela dei suoi interessi e diritti, nonché della sua sicurezza. La violazione di cui agli obblighi del comma 1 dell’art. 47-ter, comporta che il lavoratore ha diritto a un’indennità risarcitoria di entità non superiore ai compensi percepiti nell’ultimo anno, determinata equitativamente con riguardo alla gravità e alla durata delle violazioni e al comportamento delle parti. L’articolo 47-quater  introduce il compenso minimo determinato dai contratti collettivi.
In mancanza di contratti collettivi i ciclofattorini non possono essere retribuiti in base alle consegne effettuate e deve essere garantito un compenso minimo orario parametrato ai minimi tabellari stabiliti da contratti collettivi nazionali similari. Inoltre, per il lavoro notturno festivo o  condizioni meteorologiche sfavorevoli va riconosciuta un’indennità integrativa non inferiore al 10 per cento.
Viene introdotto per tutti i fattorini (c.d. riders) l’obbligo della copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali prevista dal testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124 (articolo 47-septies del D.Lgs. n. 81/2015).
Il 16 aprile 2019, il Parlamento europeo ha approvato una delibera per l’adozione di una direttiva che riguarda le condizioni di lavoro di quanti svolgono la loro attività in favore delle piattaforme digitali. Secondo questa delibera, ai lavoratori dovranno essere riconosciuti dei “diritti minimi”.
Nel film “Sorry we missed you”, il regista manda un segnale forte, preciso. Pesa in questo film, l’assenza dell’incontro al pub, della convivialità e dell’amicizia, che non è mai mancato nei film di Ken Loach, lasciando pensare ad una società di persone che chiuse in casa, attendono pacchi o se vi escono è forse solo per consegnarli.
*