giovedì 25 giugno 2015

"Immigrazione: non ripetiamo vecchi errori"

"È tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile" (Laudato si', n.25)

dal pdf http://www.ism-regalita.it/Testi/articoli/PANIZZA-giugno.pdf

Trentino”, 9 giugno 2015

di Luigi Panizza

Purtroppo oggi di fronte al fenomeno immigratorio di chi abbandona la propria terra per fame o a causa della guerra o delle persecuzioni il comportamento verso gli immigrati presenta atteggiamenti e comportamenti diversi. Pur con le diverse sfumature e differenze da una parte si chiudono e si sbarrano le porte agli immigrati ritenendo la loro presenza un’autentica invasione alla quale opporsi e dalla quale difendersi. Si guarda all’immigrato come ad un intruso, un disturbatore della propria quiete e la conclusione è sbrigativa: “stia a casa sua”. Dall’altra ci sono invece coloro che, toccati da umana sensibilità, immediatamente guardano all’immigrato come un fratello bisognoso di aiuto e a lui aprono le braccia per offrire degna ospitalità. 
Sicuramente di fronte alla cruda realtà quasi quotidiana degli sbarchi non si può soffocare una latente umanità e far tacere la propria coscienza. Queste perseguitano e turbano l’indifferenza dell’egoista. L’egoismo può prevalere, ma l’umanità e la coscienza non si possono far tacere. Far finta di niente e girarsi dall’altra parte non porta pace. Invece di cercare le motivazioni per respingere chi chiede aiuto, perché non impegnarsi per rispondere ai bisogni immediati e urgenti? Poi si potranno adottare tutte le iniziative atte a rimuovere le cause di questa immigrazione di massa. 
Se non volevamo quanto sta accadendo perché non si è pensato prima ad aiutare questi popoli a camminare con le proprie gambe ed evitare così quanto sta accadendo? All’inerzia delle nazioni hanno cercato di supplire, per quanto possibile, missionari sacerdoti o laici, volontari di tante associazioni o singoli. Ma questo non è stato sufficiente. 
Ora si deve fare quanto non è stato fatto in passato. Con urgenza oggi tutti sono chiamati a fare la propria parte: Stati, Enti, associazioni, singoli. Quanto sta accadendo mette alla prova popoli e singoli. E’ questo il momento per dimostrare il grado di civiltà raggiunto. 
La sensibilità umana e la solidarietà fra i popoli sono i pilastri per costruire la pace, che non si può avere se non c’è la giustizia e non c’è giustizia se non c’è uguaglianza e non c’è uguaglianza senza solidarietà. Non è questione di sentimentalismi o di buonismi, come qualcuno vuol far credere, ma di affrontare una drammatica situazione che ci riguarda tutti. Di fatto siamo di fronte a una umanità che è stata sfruttata, privata di diritti fondamentali e abbandonata a sé stessa, che soffre, che aspetta il buon samaritano. 
Ognuno di noi può dare il proprio contributo di pensiero e anche di fatto. Le occasioni non mancano. La solidarietà trova sempre la buona strada per aiutare gli altri. Certo è triste pensare a quante persone abboccano a chi parla non all’intelletto e al cuore, ma solo alla pancia. E’ facile strappare il consenso quando si fa leva sull’egoismo umano. Questo però non porta in alto, non risolve i problemi ma prepara solo un conto da pagare prima o poi. Se fra tante norme e regole che si propongono per far fronte all’emergenza profughi (per la guerra o per la fame) si ponesse al primo posto il principio della solidarietà umana quanti spazi si aprirebbero, quante strutture vuote si riempirebbero. Forse che ogni comunità non potrebbe accollarsi qualche famiglia o singolo? Non mancherebbe la percentuale di buoni samaritani a dare una mano. Grazie a Dio la solidarietà c’è ancora nella nostra gente. 
Chiudo affermando che nessuno è nato col diritto di essere ricco o col dovere di essere povero. Fondamentalmente tutti nascono con gli stessi diritti e gli stessi doveri.