Newsletter n. 88 del 23 agosto 2022
Cari Amici,
in TV ci si domanda perché la guerra in Ucraina è sparita dalla campagna
elettorale, che peraltro si sta facendo nella stessa TV. Già, perché è
sparita? Chi sa un po’ di giornalismo sa che a “fare notizia” è ciò che è
nuovo e fuori dell’ordinario, per esempio un padrone che morde il cane,
non un cane che morde il padrone. La guerra in Ucraina non fa più
notizia perché è diventata di routine, dura da sei mesi, e non accenna a
finire. E perché non finisce? È una guerra bizzarra e insensata: essa
non era affatto necessaria: platealmente annunciata (dall’armata russa
sul confine) non ci voleva niente ad evitarla. Bastava smettere di dire
che l’Ucraina doveva entrare nella NATO (come aveva osato fare il
cancelliere tedesco Scholz), bastava per il Donbass rispettare gli
accordi di Minsk, e l’aggressione non ci sarebbe stata; poi sarebbe
bastato un negoziato in cui si stabilisse la neutralità dell’Ucraina e
un’autodeterminazione per il Donbass, come ventilato subito
nell’incontro tra i belligeranti ad Ankara, e la guerra sarebbe
immediatamente cessata. Invece Biden e la NATO si sono affrettati a dire
che sarebbe stata una guerra di lunga durata, Zelensky è andato su
tutti i teleschermi del mondo a chiedere armi, gli “Alleati” e Draghi
gliene hanno fornito sempre di più, e la guerra è diventata perenne, né
Putin ha scatenato l’Armata ex Rossa o ha voluto rischiare i 26 milioni
di morti della II guerra mondiale per occupare Kiev e farla finire in
fretta. Così la guerra d’Ucraina è diventata una guerra strutturale, non
più tra Russia e Ucraina, ma per il nuovo “ordine” del mondo, mettendo
ai margini la Russia e la Cina. La guerra mondiale “a pezzi”, lamentata
dal Papa, è diventata così una guerra mondiale intera, con un solo
“pezzo” votato al sacrificio dai suoi amici, dai suoi nemici e dai suoi
cattivi governanti, l’Ucraina. È questa la ragione per cui prendiamo il
lutto per l’Ucraina, partecipiamo al suo immenso dolore, vittima com’è
di un gioco che la supera.
Ma come mai, evitata la terza guerra mondiale per tutto il Novecento, si
è preso spensieratamente il rischio di farla nel 2000? La ragione è che
tutti sono convinti, o sperano, che non sia una guerra nucleare; Putin
ha del resto assicurato che non userà l’atomica se non nel caso che la
Russia sia al limite di scomparire come Stato. D’altra parte la dottrina
sulla guerra non è più quella virtuosa millantata fino a ieri, solo “di
difesa” (come si chiamano ora i ministeri che prima erano “della
guerra”) o di reazione a un’aggressione; dopo la catastrofe imprevista
delle Due Torri la “Strategia della sicurezza nazionale americana” ha
stabilito che non si può lasciare “che i nemici sparino per primi”, la
deterrenza non funziona, la miglior difesa è l’attacco, gli Stati Uniti
agiranno, se necessario, preventivamente: tutto testuale. Così,
esorcizzata l’atomica, Il recupero della guerra, deciso subito dopo la
rimozione del muro di Berlino con la guerra del Golfo, si è reso
effettivo, ed ecco che ora la guerra è diventata strutturale, fondativa,
è stata ripristinata cioè come strutturante delle relazioni
internazionali e dell’ordine del mondo, come è sempre stata dall’inizio
della storia fino ad ora, indissolubile dalla politica degli Stati; la
guerra non solo come continuazione, ma come sostituzione della politica
con altri mezzi.
Questa è la ragione per farne il ripudio. Nella Costituzione italiana
esso già c’è, ma la guerra non si fa mai da soli, se non è ripudiata
anche dagli altri il ripudio non funziona. E neanche ci permettono di
praticarlo: durante l’equilibrio del terrore, nella divisione
internazionale (atlantica) del lavoro a noi era assegnato il compito di
distruggere l’Ungheria con i missili da Comiso; chissà perché dovevamo
prendercela con l’Ungheria. Poi abbiamo fatto anche noi la guerra
all’Iraq, poi da Aviano sono partiti gli aerei che bombardavano
Belgrado, ed ora abbiamo riempito di armi l’Ucraina e facciamo anche
quella guerra là. Perciò abbiamo preso l’iniziativa di proporre ai
candidati al futuro Parlamento di promuovere un Protocollo ai Trattati
internazionali esistenti per un ripudio generalizzato della guerra e la
difesa dell’integrità della Terra; e in pochi giorni da quando l’abbiamo
annunciata, nell’ultima newsletter, le adesioni sono state molte
centinaia: un successo, ma soprattutto un impegno e una speranza. E il
ripudio deve essere “sovrano”: cioè deve stare sopra a tutto, ed essere
propugnato non solo dai governi, ma dai parlamentari e dagli abitanti
del pianeta come sovrani.
Sul Corriere della Sera si sono domandati poi “dove stanno i
cattolici in questa campagna elettorale”, dato che non si preoccupano
nemmeno del Credo proclamato da Salvini (ma quale, il credo
niceno-costantinopolitano?). Bene, se li cercassero li troverebbero,
insieme agli altri, tra i sostenitori di questa iniziativa, tra quelli
che vanno a portare gli aiuti all’Ucraina invasa, tra quelli che con la
Mediterranea Savings Humans e le altre navi umanitarie tirano fuori i
naufraghi dal Mediterraneo e li fanno scampare ai flutti e alla Guardia
costiera dei lager libici, finanziata e patrocinata da noi, e in chi
ogni domenica chiede la pace dalla finestra di piazza san Pietro.
Nel sito “Costituente Terra” pubblichiamo l’appello e il Protocollo da promuovere “per il ripudio sovrano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra”
con le firme che finora siamo riusciti a registrare; e ai firmatari
chiediamo ora di rivolgersi ai candidati alle elezioni, di cui ieri sono
state pubblicate le liste, per sapere se vogliono assumerne il
relativo impegno. Pubblichiamo inoltre degli “Appunti” di Enrico Peyretti per un programma di pace dei partiti nel futuro Parlamento.
Con i più cordiali saluti,
www.costituenteterra.it