dalla pagina http://www.costituenteterra.it/chi-siamo-perche-ci-siamo/
13 Giugno 2020
CHI SIAMO PERCHÉ CI SIAMO
Una Scuola della Terra per suscitare il
pensiero politico dell’unità del popolo della Terra, disimparare l’arte
della guerra e promuovere un costituzionalismo mondiale.
Questo è il documento istitutivo della Scuola:
L’Amazzonia brucia e anche l’Africa, e non solo di fuoco, la democrazia è a pezzi, le armi crescono, il diritto è rotto in tutto il mondo. “Terra! Terra!” è il grido dei naufraghi all’avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: “i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni”. Ma “Terra” è anche la parola oggi più amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle città e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull’asciutto, e a Venezia già lo fanno di un metro e ottantasette. “Che si salvi la Terra” dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell’ambiente che da millenni ne ospita la vita.
Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdì si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta. Se nei prossimi anni non ci sarà un’iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascerà in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verrà alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della società e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.
Il cambiamento è possibile
L’inversione del corso delle cose è possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta più, occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorità ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra.
La Costituzione del mondo non è il governo del mondo, ma la regola d’ingaggio e la bussola di ogni governo per il buongoverno del mondo. Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra è il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l’unità umana che giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua sovranità e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la Terra.
Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita “questa bella d’erbe famiglia e d’animali”, cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che “di fatto” impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.
Il diritto internazionale è già dotato di una Costituzione embrionale del mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal fascismo e dal nazismo: la Carta dell’Onu del 1945, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del 1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che promettono pace, sicurezza, garanzia delle libertà fondamentali e dei diritti sociali per tutti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte le norme di attuazione di queste Carte, cioè le garanzie internazionali dei diritti proclamati. Non è stato affatto costituito il nuovo ordine mondiale da esse disegnato. È come se un ordinamento statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi attuative, cioè di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali che “di fatto” la realizzino. È chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla carta, come promesse non mantenute. Riprendere oggi il processo politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere sul serio il progetto costituzionale formulato settant’anni fa e i diritti in esso stabiliti. E poiché quei diritti appartengono al diritto internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non è soltanto un’urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla comunità internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.
Qui c’è un’obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo la quale una Costituzione è l’espressione dell’«unità politica di un popolo»; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che un popolo della Terra non c’è; infatti non c’era ieri e fino ad ora non c’è. La novità è che adesso può esserci, può essere istituito; lo reclama la scena del mondo, dove lo stato di natura delle sovranità in lotta tra loro non solo toglie la «buona vita», ma non permette più neanche la nuda vita; lo reclama l’oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da altre religioni con lui, grazie alla quale non può esserci più un dio a pretesto della divisione tra i popoli: “Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno” – hanno detto ad Abu Dhabi – non vuole essere causa di terrore per nessuno, mentre lo stesso “pluralismo e le diversità di religione sono una sapiente volontà divina con cui Dio ha creato gli esseri umani”; non c’è più un Dio geloso e la Terra stessa non è una sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.
Per molti motivi perciò è realistico oggi porsi l’obiettivo di mettere in campo una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.
Una politica dalla parte della Terra
Di per sé l’istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere perseguita da quello strumento privilegiato dell’azione politica che, almeno nelle democrazie, è il partito – nazionale o transnazionale che sia – ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca nella forma partito. Oggi questo nome è in agonia perché evoca non sempre felici ricordi, ma soprattutto perché i grandi poteri che si arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel loro cuore. È infatti per la disaffezione nei confronti della politica a cui l’intera società è stata persuasa che si scende in piazza senza colori; ma la politica non si sospende, e ciò a cui comunque oggi siamo chiamati è a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non “prima per noi”, ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.
Ma ancor più che la riluttanza all’uso di strumenti già noti, ciò che impedisce l’avvio di questo processo costituente, è la mancanza di un pensiero politico comune che ne faccia emergere l’esigenza e ne ispiri modalità e contenuti.
Non manca certamente l’elaborazione teorica di un costituzionalismo globale che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale finora è stata concepita e attuata la democrazia, né mancano grandi maestri che lo propugnino; ma non è diventato patrimonio comune, non è entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una Costituzione della Terra, una unità politica dell’intera comunità umana, il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri umani sulla Terra.
Eppure le cose vanno così: il pensiero dà forma alla realtà, ma è la sfida della realtà che causa il pensiero. Una “politica interna del mondo” non può nascere senza una scuola di pensiero che la elabori, e un pensiero non può attivare una politica per il mondo senza che dei soggetti politici ne facciano oggetto della loro lotta. Però la cosa è tale che non può darsi prima la politica e poi la scuola, né prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme, perciò noi sottoscritti decidiamo di dar vita a una Scuola che produca un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettività politiche per un costituzionalismo della Terra. Questa Scuola si chiamerà “Costituente Terra”.
“Costituente Terra”: una Scuola per un nuovo pensiero
Lo scopo di questa Scuola non è di insegnare o imparare un sapere già noto, ma di suscitare un nuovo pensiero a cominciare dal pensiero politico dell’unità del popolo della Terra, e promuovere un costituzionalismo mondiale. Dovrà trattarsi di una Scuola disseminata e diffusa, telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali, non chiusa nei confini di un solo Stato. Se il suo scopo è di indurre a una mentalità nuova e a un nuovo senso comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero più imparato l’arte della guerra. Ciò voleva dire che la guerra non era in natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonché noi l’abbiamo imparata così bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la scuola dovrebbe condurre, a disimparare l’arte della guerra, per imparare invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace. .
Molte sono le aree tematiche da perlustrare: 1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere; 2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell’anomia; 3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata; 4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita; 5) la “Laudato sì” e l’ecologia integrale; 6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra; 7) l’Intelligenza artificiale (il Führer artificiale?) e l’ultimo uomo; 8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace; 9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell’ et-et, della condivisione, dell’armonia delle differenze, dell’“essere per l’altro”, dell’ “essere l’altro”; 10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco “da Costantino ad Hitler”, e la riapertura nella modernità della questione di Dio.
Molti altri temi potranno essere affrontati, nell’ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla è estraneo d’umano. Tutto ciò però come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due “kairòs”, tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunità, una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e non violento, e l’altra che ora si presenta di una nuova fraternità umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei.
Partecipare al processo costituente iscriversi al Comitato promotore
Tutto ciò considerato i promotori di questa iniziativa istituiscono una Scuola denominata “Costituente Terra” che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno creato un’associazione denominata “Comitato promotore partito della Terra”. Si chiama così perché in via di principio non era stata esclusa all’inizio l’idea di un partito, e in futuro chissà. Il progetto ora in atto è di dare corso a questa Scuola, “dalla parte della Terra”, alle sue attività e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine che “la storia continui”; e ciò senza dimenticare, per quanto riguarda l’Italia, gli obiettivi più urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell’Italia del Trattato dell’ONU per l’interdizione delle armi nucleari e così via.
I sottoscritti promotori e fondatori del Comitato e della Scuola auspicano che molte altre persone di buona volontà e di non perdute speranze, si uniscano a questa impresa. Essi invitano perciò quanti condividono questi intenti, e in particolare esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni già impegnate per l’ecologia e i diritti, a iscriversi al Comitato promotore dell’iniziativa all’indirizzo notizieda@costituenteterra.com versando la relativa quota sul conto BNL intestato a “Costituente Terra”, IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR), e partecipando alle attività e alle assemblee dell’Associazione.
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, è libera, e sarà comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti vogliano e possano contribuire a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, ciò che per molti del resto è giunto fino all’offerta della vita. Naturalmente però si è inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse, secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno.
Nel caso che l’iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l’associazione sarà sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle ONG che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.
PROPONENTI E PRIMI ISCRITTI. Raniero La Valle, giornalista (Roma), Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto (Roma), Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace 1980, Raffaele Nogaro, ex vescovo di Caserta, Paolo Maddalena, già vicepresidente della Corte Costituzionale, Margarethe von Trotta, regista (Berlino), Mariarosaria Guglielmi, Segretaria generale di Magistratura Democratica, Riccardo Petrella, ecologo, promotore del Manifesto dell’acqua e dell’identità di “Abitante della Terra”, Domenico Gallo, magistrato (Roma), Francesco Carchedi, sociologo (Roma), Francesco Di Matteo, Comitati Dossetti per la Costituzione, Anna Falcone. avvocata, Roma, Pippo Civati, Politico, Piero Basso (Milano), Gianpietro Losapio, cooperatore sociale, direttore del Consorzio NOVA, Giacomo Pollastri, studente in Scienze Politiche (Roma), Francesco Comina, giornalista (Bolzano), Roberto Mancini, filosofo (Macerata), Francesca Landini, informatica (Roma), Carlo Molari, teologo, Giancarlo Piccinni e la Fondazione don Tonino Bello (Alessano), Grazia Tuzi, antropologa, autrice di “Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della comunità del porcellino” (Roma), Guido Innocenzo Gargano osb cam., monaco (Roma), Felice Scalia, s. J, (Messina), Marina Graziosi, docente (Roma), Agata Cancelliere, insegnante, (Roma), Raul Mordenti, storico della critica letteraria, Politico (Roma), Salvatore Maira, scrittore (Roma), Marco Malagola, francescano, missionario, (Torino), Norma Lupi, dirigente Musei del Lazio (Roma), Andrea Cantaluppi, sindacalista (Roma), Enrico Peyretti (Torino), Nino Mantineo, università di Catanzaro, Giacoma Cannizzo, già sindaca di Partinico, Filippo Grillo, artista (Palermo), Nicola Colaianni, già magistrato e docente all’Università di Bari, Stefania Limiti, giornalista (Roma), Domenico Basile (Merate, Lecco), Maria Chiara Zoffoli (Merate), Luigi Gallo (Bolzano), Antonio Vermigli, giornalista (Quarrata, Pistoia), Renata Finocchiaro, ingegnere (Catania), Liana D’Alessio (Roma), Lia Fava, ordinaria di letteratura (Roma), Paolo Pollastri, musicista (Roma), Fiorella Coppola, sociologa (Napoli), Dario Cimaglia, editore, (Roma), Luigi Spina, insegnante, ricercatore (Biella), Marco Campedelli, Boris Ulianich, storico, Università Federico II (Napoli), Gustavo Gagliardi (Roma), Paolo Scandaletti, scrittore di storia (Roma), Pierluigi Sorti, economista (Roma), Vittorio Bellavite, coordinatore di “Noi siamo Chiesa”, Agnés Deshormes, cooperatrice internazionale (Parigi), Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta (Roma), Francesco Piva (Roma), Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Tina Palmisano, Il Giardino Terapeutico sullo Stretto (Messina), Luisa Marchini, segretaria di “Salviamo la Costituzione” (Bologna), Maurizio Chierici, giornalista. Angelo Cifatte, formatore (Genova), Marco Tiberi, sceneggiatore (Roma), Achille Rossi e l’altrapagina, (Città di Castello), Antonio Pileggi, ex Provveditore agli studi e dir. gen. INVALSI, Giovanni Palombarini, magistrato, Vezio Ruggieri, psicofisiologo (Roma), Bernardetta Forcella, insegnante (Roma), Luigi Narducci, insegnante (Roma), Laura Nanni, docente, coordinatrice di Art’Incantiere aps (Albano), Giuseppe Salmè, magistrato, Giovanni Bianco, giurista (Roma), Giuseppe Deiana, docente, presidente del Centro Puecher (Milano), Lelio Demichelis, sociologo, università dell’Insubria, Vittorio Pissacroia, attore (Firenze), Ivano Alteri, consulente del lavoro, Giovanni Iudicone, Danilo Andriollo (Vicenza), Antonio Caputo, presidente Federazione circoli Giustizia e Libertà, Riccardo Damilano, insegnante (Roma), Luca Pouchain (Milano), Mauro Carlo Zanella, insegnante (Lanuvio), Walter Tocci, Politico (Roma), Chiara Fiorenza, Franco Calamida, giornalista, esponente di “Laudato si” e della “Costituzione Beni Comuni”, Gaetano Sgarlata, Franca Fascetta, Carlo Cappellari, avvocato (Venezia), Enrico Tonolo, avvocato (Venezia), Fabio Marcelli, giurista (Roma), Elisabetta Porro (Robecco sul Naviglio), Raffaello Saffioti, Walter Bazzanella, Guido Pollice, presidente di VAS onlus, Romano Francesco, agente di polizia locale (Parabita, Lecce), Violetta Plotegher, medica (Trento), Tiziano Lorenzon (Venezia Mestre), Doris Genchi, Adele Savoia, Pietro Pertici, Lisa Clark, “Beati i costruttori di pace”, Ennio Cabiddu, Giuseppe Barnato (Imperia), Ilva Palchetti (Bagno a Ripoli, Firenze), Lina Ibba, medico (Cagliari), Franco Meloni, “Aladinpensiero” (Cagliari), Enzo Nisoli (Milano), Fernando Cancedda, giornalista (Roma), Alfio Foti, “Un’Altra Storia” (Palermo), Marco Ferrero, avvocato, Giuristi Democratici (Padova), Walter Loesch, agricoltore, Maria Rita Vella, Luigi Giario (Torino), Piergiorgio Bortolotti, Fraternità don Dante Clauser (Trento), Giuseppe Cotturri, Franco Grasso (Genova), Paola Paesano, Direttrice Biblioteca Vallicelliana (Roma), Maria Laura Paesano, magistrata (Roma), Monica Maurer, Archivio audiovisivo del Movimento Operaio (Roma), Roberto Corgnati, Daniele Barbieri, La Bottega del Barbieri, Graziella Cavalli, Giorgio Medici, Riccardo Aprea (Roma), Franco Dalla Mura, antropologo (Fumane, VR), Paola Pirrello, Equality e Anti Discrimination Law Advocate, Flavio Pajer, pedagogista delle religioni (Torino), Antonia Sani, Scuola e Costituzione (Roma), Massimo Silvestri, Felice Besostri, avvocato (Milano), Lara Trucco, costituzionalista (Genova), Vito Capano (Genova) , Vincenzo Serra, Emilio Vanoni (Induno Olona, Varese), Anna Catacchio, avvocata (Bari), Luigi Galloni, avvocato, Giuristi Democratici (Roma), Rosario Grillo, Antonio Peratoner (Udine), Gaetano Azzariti, ordinario di diritto costituzionale (Roma), Michelangelo Bovero, ordinario di filosofia politica (Torino), Valentina Pazè, ordinaria di filosofia politica (Torino), Luca Baccelli, ordinario di filosofia del diritto (Camerino), Susanna Capodicasa (Siracusa), Amalia Navoni, Vittorio Possenti, ordinario di filosofia politica (Venezia), Matteo Viviano, Coordinatore Comitato Dossetti Genova Ponente, Francesco Olivadese, dottorando in etnomusicologia (Roma), Danilo Bruno, Emilio Molinari, “Laudato sì”, Stefano Fiore, Emilio Garanzini, Francesco Campione, docente di Psicologia-Università di Bologna e Presidente dell’Associazione Rivivere, Francesca Bonarelli, psicologa e coordinatrice dell’Associazione Rivivere, Giannino Piana, teologo, Umberto Morelli (Torino), Lino Prenna, coordinatore nazionale di “agire politicamente”, Associazione “agire politicamente”, Amici sardi della Cittadella di Assisi, Maria Pia Bozzo (Genova), Carlo Maria Ferraris (Genova), Giuseppe Cattaneo (Bergamo), Guido Lamberti (Torino), Dario Minotti (Milano), Andrea Maestri, avvocato cassazionista (Ravenna), Marco Colaprico (Putignano, Bari), Paolo Santachiara, fiduciario Slow Food di Reggio Emilia, Antonino Nigito (Scicli, Ragusa), Guglielmo Campailla (Scicli, Ragusa), Rita Podda (Cagliari), Gaspare Bracchi (Sondrio), Marta D’Agostino Tortorella (Venezia), Ivano Spano, segretario generale dell’Università Internazionale Nazioni Unite Per La Pace, sede italiana (Roma), Maria Rosa Drago (Scicli, Ragusa), Luigi Arnaboldi, Maria Grazia Visintainer (Udine), Giovanni Lattarulo, Santoro Anna Maria, I componenti dell’associazione socio-culturale Aladinpensiero, Gabrielli Editori, Maria Teresa Arba, Gian Giacomo Pisanu, Eugenio Monticone (Torino), Mario Casini, Pierpaolo Loi (Monserrato, CA), Gabina Galleri, Giuseppe Bettenzoli, dottore in Sacra Scrittura, Maria Paoli, Consumo Critico, Maria Urzi (Messina), Giuseppe Castellese, insegnante di Arte e Immagine (Altofonte, Palermo), Carla De Leonardis, Patrizia Menichelli (Firenze), Fidelia La Valle (Catania), don Angelo Pittau (Cagliari), ADISTA, agenzia di stampa, Tommaso D’Angelo, Luigi De Carlini, Carlo Pavolini, Luigi Bertagnolli, Giovanni Palmieri, Roberto Meacci, Davide Carlo Maestro, Maurizio Ferron, Lisa Pelletti, Giovanni Benzoni (Venezia), Adolfo Bonturi, Antonella Braga, insegnante, Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale Permanente dei popoli, Giacomo Marramao, filosofo, Roberto Schiattarella, economista, Maria Luisa Boccia, presidente del Centro per la riforma dello Stato, Valentina Paze, prof. di filosofia politica, Torino, Alberto Olivetti, prof. di estetica, Siena, Domenico Fiormonti, Paolo Sordi, Maddalena Rossi, Giuseppe Campione, ex presidente della Regione siciliana, Comunità Cristiane di base italiane.
Roma, 27 dicembre 2019, 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana
CHI SIAMO PERCHÉ CI SIAMO
“Costituente Terra” non è un’associazione a delinquere, benché voglia rivoltare l’ordine mondiale esistente, incivilire i Poteri, abbattere il dominio, sovvertire il sistema di guerra, domesticare il denaro, spodestare i violenti e fare la cosa più antagonista e temeraria che mai si possa pensare: una Costituzione della Terra, alta e capace di adempiersi. Ma chi può farla, e chi siamo noi per volerla?
Noi siamo la Terra che vuole vivere, siamo la storia che vuole
continuare, ma sappiamo che né Terra né storia sono date per sempre,
esse sono condizionate alle nostre scelte, e dipendono da quanto a noi
stiano a cuore non solo la nostra vita ma le generazioni future, non
solo i figli ma i figli dei figli e quanti verranno o non verranno da
loro.
Fa ormai parte della cultura comune l’idea che il mondo può finire in
una crisi ecologica senza precedenti, tra i bagliori del fuoco
dell’Amazzonia e dell’Australia, lo sciogliersi dei ghiacciai della
Groenlandia e delle Alpi, l’alzarsi delle acque di sette metri sopra la
terra, l’isterilirsi di continenti interi soffocati dalle alte
temperature, le incontrollabili migrazioni di massa. Tuttavia né è stato
elaborato un pensiero politico della fine, né messa in cantiere una
politica che la impedisca.
Ma anche se non si desse il rischio della fine, già oggi il mondo appare
corroso alla radice da una crisi generalizzata del diritto,
dall’inversione dei processi democratici, dalla corsa agli armamenti e
dalla lotta per la spartizione delle risorse tra persone e popoli già
migrati e insediati e persone e popoli tuttora migranti e indigenti; e
da ultimo il nostro mondo è stato scosso da una paurosa pandemia che
mentre si abbatteva sull’insieme della famiglia umana, non trovava una
famiglia umana che insieme la fronteggiasse, che adottasse una regola
comune di comportamento, che si ergesse a tutela dei più colpiti e più
deboli.
Il nodo su cui si sta bloccando il processo storico consiste nel fatto
che mentre ormai tutti i problemi si pongono a livello globale e il
pericolo della fine non incombe più, come accaduto in passato, su
singoli popoli ma sull’umanità tutta intera, non c’è un soggetto che
assuma la responsabilità di tutto ciò e ne tenti la regola.
Questo soggetto non può che essere il popolo della Terra, ossia l’unità
umana non solo assunta nella sua realtà fenomenologica (siamo tutti
sulla stessa barca), ma spinta a costituirsi come soggetto politico e
giuridico a carattere universale. Ciò non è più possibile nelle sole
forme dell’internazionalismo che pur hanno segnato una lunga fase del
progresso storico e giuridico fino ad ora e che sono state l’oggetto
appassionato di tanta ricerca e azione politica, di tante militanze e
resistenze. E nemmeno i diritti del popolo della Terra possono essere
affermati se non si porta a ulteriore sviluppo e coscienza di sé quella
soggettività propria di ciascun popolo che si è mostrata nelle lotte,
che ha ispirato l’invenzione tutta italiana del Tribunale Permanente dei
popoli ed è proposta come ricchezza per tutti da papa Francesco, dalla
Laudato Sì ai discorsi ai Movimenti popolari fino al Sinodo
dell’Amazzonia.
Perfezionare e oltrepassare l’internazionalismo e il multilateralismo e
transitare dalla soggettività dei popoli alla soggettività del popolo
della Terra non vuol dire però inseguire il mito di un governo mondiale,
che sarebbe un mito regressivo in contraddizione sia con il lascito
dell’internazionalismo e il sangue dei suoi martiri, sia con
quell’identità di libertà, autonomia e ricchezza multiforme di ogni
popolo che è alla base della nozione stessa di diritto dei popoli e
della comunità umana come tale.
La soggettività politica e giuridica della comunità umana in quanto tale
deve realizzarsi invece attraverso l’instaurazione di un
costituzionalismo mondiale che, sul modello del costituzionalismo di
diritto positivo postbellico, stabilisca quello che i diversi poteri non
possono fare (a cominciare dalla guerra e dalla volontà di dominio) e
quello che non possono non fare (a cominciare dalla salvaguardia della
natura e delle specie viventi e dall’assunzione del vincolo
dell’eguaglianza e della pari dignità di tutti gli esseri umani). E deve
trattarsi di un costituzionalismo mondiale che preveda istituzioni che
lo attuino e garantiscano, ivi comprese autorità sovranazionali
investite di specifiche competenze per materie non gestibili se non in
forme generali e comuni, che si tratti di assicurare a tutti gli
abitanti del pianeta farmaci salvavita o di spegnere incendi che
carbonizzano i polmoni della Terra.
L’obiettivo politico che proponiamo è che questo costituzionalismo
mondiale sia sancito in una Costituzione della Terra, formulata e
promulgata da una Assemblea costituente di governi e popoli in
continuità evolutiva con l’attuale assemblea delle Nazioni Unite e
secondo l’esempio della prima assemblea costituente delle “nazioni
unite” nel 1945 a San Francisco.
Questo è possibile, questo avverrà. Ma per raggiungere questo obiettivo
occorre che si affermi e sviluppi in tutto il mondo un pensiero politico
che lo produca. Oggi mancano nell’opinione comune una cultura, un
pensiero, una memoria storica che facciano avvertire l’esigenza di una
politica per la Terra e ne ispirino l’attuazione. Perciò quello che ci
proponiamo è di attivare germi e fermenti di un pensiero politico nuovo,
e a tale scopo abbiamo istituito una Scuola, una Scuola “dalla parte
della Terra”, una scuola diffusa, operante con diversi mezzi e in
diversi luoghi, sia reali (fisici), che virtuali (telematici), che grado
a grado, nei limiti e nella progressione delle forze disponibili, si
possano mettere in campo.
Questa Scuola ha preso avvio il 21 febbraio 2020 alla Biblioteca
Vallicelliana di Roma, nella grande Sala borrominiana di piazza della
Chiesa Nuova. Questo sito, e quello che lo accompagna, “La Biblioteca di
Alessandria”, sono al servizio di questa azione.