martedì 21 maggio 2019

Rosario elettorale: possiamo tacere?

dalla pagina http://www.nigrizia.it/notizia/rosario-elettorale


I Missionari Comboniani in Italia si dicono "profondamente indignati" dall'utilizzo strumentale del rosario, brandito quasi fosse un'arma il 18 maggio scorso in piazza a Milano dal ministro Salvini.

di Missionari Comboniani in Italia

Noi Missionari Comboniani in Italia siamo schierati. Portiamo nel cuore il Vangelo che si fa strada con le Afriche della storia. Che non scende a compromessi e strategie di marketing. Né elettorali né di svendita becera dei piccoli in nome del denaro.
Ci indigna profondamente l’utilizzo strumentale del rosario, baciato sabato scorso in piazza Duomo a Milano dal ministro dell’Interno, chiedendo voti alla Madonna. Rosario che è segno della tenerezza di Dio, macchiato dal sangue dei migranti che ancora muoiono nel Mediterraneo: 60 la settimana scorsa, nel silenzio dell’indifferenza dei caini del mondo.
Ci rivolta dentro il richiamo ai papi del passato per farne strumento della strategia fascista dell’esclusione degli ultimi. Di chi bussa alle nostre porte chiedendo di aprire i porti. Come la nave Sea Watch di queste ore. Nave che accoglie chi scappa da mondi inquinati dai gas serra della nostra sete di materie prime per mantenere uno stile di vita sempre più insostenibile. Che pesa sulle spalle degli impoveriti.
Ci ripugna il richiamo alla vittoria elettorale in nome della madre di Gesù di Nazareth che cammina con gli “scarti” del mondo per innalzare gli umili. Sempre dalla parte dei perdenti della globalizzazione dei profitti. La carne di Cristo sulla terra. “Ero forestiero e mi avete accolto” (Mt 25,35).
Ci aggredisce l’arroganza d’invitare la gente a reagire durante le celebrazioni in chiesa di fronte ai preti che predicano “porti aperti”. Dettando legge in nome dei vescovi.
Ci dà coraggio e ci fa resistere, contro questa onda di disprezzo e disumanità, condividere il sogno di Dio: ridestare la speranza tra la gente che un mondo radicalmente altro, interculturale, aperto, inclusivo e solidale è urgente e dipende da ognuno di noi. Da chi non tace e, con la determinazione della nonviolenza del Vangelo, grida con la sua vita che non ci sta con il razzismo dilagante di chi vuole stravolgere l’immagine vera del Dio della vita.
I Missionari Comboniani ci sono. Alzano la voce. Scendono in strada, non fanno calcoli e stanno da una parte precisa. Quella degli oppressi da un’economia che uccide. Prima e sempre.
I Missionari Comboniani d’Italia
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Lettera di Don Claudio Bassotto ( pdf )

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IL ROSARIO BRANDITO DA SALVINI E I FISCHI DELLA FOLLA A PAPA FRANCESCO, ECCO IL SOVRANISMO FETICISTA

19/05/2019  Ieri pomeriggio a Milano è andato in scena l'ennesimo esempio di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica del nostro Paese dei diritti umani. Mentre il capopolo della Lega esibiva il Vangelo un'altra nave carica di naufraghi veniva respinta e le Nazioni Unite condannavano l'Italia per il decreto sicurezza

Francesco Anfossi
Succede spesso per i capipopolo che a parlare per loro sia la piazza: a volte meglio di loro o addirittura in maniera più autenticamente contraddittoria. E’ quel che è capitato a Matteo Salvini al comizio sovranista di ieri pomeriggio in piazza Duomo a Milano.Mentre il leader della Lega per pochi lunghissimi minuti baciava sul palco il rosario, citava i santi patroni d’Europa e affidava l’Italia al Cuore Immacolato di Maria, dalla stessa piazza partivano fischi e ululati all'indirizzo di papa Francesco. In realtà era la “vox populi” della piazza a parlare per il vero Matteo Salvini. Il Salvini che mentre esibiva feticisticamente un Vangelo allo stesso tempo ordinava di tenere ostinatamente chiusi i porti di fronte all’ennesima nave che chiedeva di approdare sulle coste italiane con il loro carico di vite umane ("Col piffero che apro Lampedusa", ha dichiarato senza mezzi termini). Il Salvini che nelle stesse ore riceveva una condanna delle Nazioni Unite per via del cosiddetto "decreto sicurezza", una legge così lesiva dei diritti umani che per trovare qualcosa di confrontabile nella storia d'Italia bisogna risalire alle leggi razziali del '38.
“Il Governo sta azzerando i morti nel Mediterraneo”, si è vantato il ministro degli Interni dal palco, mentre il Mediterraneo continua a ingoiare morti annegati. I viaggi e le tragedie, come quella recente al largo della Tunisia, continuano, secondo l'UNHCR per chi si imbarca un migrante su tre perde la vita, le partenze sono indipendenti dalla politica dei porti. Una falsità dunque contraddetta dai numeri, sempre ammesso che nel 2019 qualcuno sia disposto a credere che per fermare una tragedia come quella delle morti in mare sia necessario un disumano sacrificio di vite a perdere, come si faceva all'epoca della barbarie. Mettere a repentaglio vite umane e rifutare di soccorrere i naufraghi come deterrente per non far partire i migranti dalle coste del Maghreb non è degno di un Paese civile. Meglio la piazza allora, più autentica nel suo cinismo, nel gridare “buu” a Francesco, il Papa che ha fatto del suo primo viaggio a Lampedusa uno dei tratti distintivi del suo pontificato. Meglio tentare di convincere chi ha forse il cuore in tumulto e non afferra il messaggio di speranza di un pontefice venuto "dalla fine del mondo" che per evitare un genocidio dell'indifferenza in mare ed arrivare a una gestione ordinata dei migranti sono percorribili altre strade molto meno tragiche e ipocrite.
L’antifona persino smaccata di Salvini pronunciata in quella distesa di bandiere azzurre e tricolori, con i suoi simboli della cristianità utilizzati come amuleti, con quell’uso così feticistico della fede, serve a coprire come una fragile foglia di fico gli effetti del decreto sicurezza, che ha istituito addirittura con delle sanzioni per chi soccorre il “reato di umanità” e ha scaricato per strada uomini donne e bambini già inseriti nei programmi di integrazione, rendendoli privi di diritti civili. Un decreto che ha provocato solo “pianto e stridore di denti” per dirla con Matteo (l’evangelista, non il vicepremier). Gente che studiava, lavorava, assisteva per diventare cittadino del domani tramutata in esseri invisibili senza arte né parte, buoni solo per girare per le strade e ingrossare i pregiudizi xenofobi e correre dietro gli specchietti per le allodole sovranisti. Baciare idolatricamente il rosario in piazza è solo un sacrilegio. E' venuto il momento per i cattolici per indignarsi, come ha scritto in un tweet il direttore di Civiltà Cattolica padre Spadaro.
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Ma con il rosario non si fanno comizi
Confronti e graduatorie tra Papi, ostentazione del Rosario per invocare un aiuto celeste nelle urne, proclami identitari: il leader leghista Matteo Salvini ancora una volta si proclama alfiere del cattolicesimo, ma di un cattolicesimo tutto suo, 'politicizzato' e contraddittorio, piuttosto distante dal magistero del Papa e della Chiesa universale e italiana. Non si può discutere la fede che ciascuno afferma di avere, ma neppure è lecito deformare il messaggio evangelico. E col Rosario si prega, non si fanno i comizi.
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