Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni
giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. E' la festa del
terremoto.
La mattina di Pasqua le donne, giunte nell'orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro.
Ognuno
di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all'imboccatura
dell'anima che non lascia filtrare l'ossigeno, che opprime in una morsa
di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione
con l'altro.
E' il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell'odio, della disperazione del peccato.
Siamo tombe alienate. Ognuno con il suo sigillo di morte.
Pasqua
allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi,
l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi,
uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del
sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la
resurrezione di Cristo.
Tonino Bello, vescovo