Ecco come si
è presentato il vescovo di Roma: papa Francesco.
Che
segni di speranza posti dal nuovo vescovo di Roma, papa Francesco,
all'inizio della sua missione come pastore della Chiesa cattolica!
Non
ha voluto indossare da subito la mantellina di rosso porpora che è
un segno del potere monarchico, ma solamente l'abito bianco con le
sue scarpe nere e non quelle rosse da pontefice. Si è rivolto subito
alla gente con il saluto popolare “buona sera”, come pure
alla fine del discorso “buona notte e buon riposo”. Si è
inchinato di fronte alla gente chiedendo di invocare la benedizione
di Dio su di lui come vescovo di Roma, invitando al silenzio. Ha
fatto pregare la folla con le preghiere semplici dei fedeli. Ha
usato un linguaggio pastorale riportando il pontificato al suo alveo
pastorale: vescovo di Roma che è la chiesa che presiede la comunione
tra le chiese. Ha dato così un'apertura ecumenica perché non ha mai
usato il nome di papa, sottolineando il cammino da farsi insieme
come vescovo e popolo, recuperando la categoria tanto cara al
Concilio Vaticano II “il popolo di Dio”. Riferendosi al
conclave e ai cardinali non ha usato il termine “signori” ma
“fratelli cardinali”. Per tornare a Santa Marta, la sera
dell’elezione, non ha voluto usare l'auto blu del vaticano ma ha
preferito accomodarsi nell’autobus dei cardinali.
Quanti
altri nuovi gesti nei giorni successivi! Il giorno dopo è andato a
pregare ai piedi di Maria, la madre del Signore, e a prendersi le
valige, lasciate nella casa del clero dove aveva alloggiato prima di
entrare nel conclave, chiedendo di pagare il conto. A pranzo, nella
casa di S. Marta, dove risiedono ancora tutti i cardinali, si sedeva
dove trovava posto nei tavoli tra i fratelli cardinali. Dalla
finestra dell'appartamento, durante il primo Angelus, ha augurato
buon pranzo.
Sono
tutte scelte che dicono un nuovo stile di essere papa sulla base
della semplicità, povertà ed essenzialità della vita, così come
lo richiede il Vangelo.
Questi
piccoli ma grandi gesti hanno toccato profondamente la gente, in
maniera tale che tutti ne parlano con stupore, cogliendone la portata
di novità e di cambiamento sulla scia del grande poverello di
Assisi. Ecco, perché ha scelto il nome di Francesco, come lui ci ha
comunicato con l'impegno di non dimenticarsi dei poveri.
Ci
troviamo di fronte alla forza enorme che hanno i segni di semplicità,
di bontà, di povertà e di tenerezza. Infatti, è impressionante
sentire quanta gente è rimasta toccata da questi gesti, suscitando
tanta speranza. I mass media li raccontano ed evidenziano in maniera
sorprendente.
Siamo
di fronte alla realtà che aveva profetizzato il grande vescovo
Tonino Bello quando affermava che la Chiesa deve far proprio il
potere dei segni e non adottare i segni del potere: “Ecco
perché non dobbiamo più avere i segni del potere ma il potere dei
segni! Non per smania di originalità, ma solo e soltanto per
esigenza evangelica!”.
Questi
segni nuovi del nuovo vescovo di Roma, papa Francesco, rivelano,
senza dubbio, che siamo di fronte a dei segni dei tempi che la nostra
Chiesa deve interpretare e mettere in atto come Nuovi Stili di
Chiesa, potendo così realizzare il sogno di Tonino Bello: la
Chiesa del grembiule e non più la Chiesa del potere.
Tramonte (Padova), 17 marzo 2012
Adriano Sella
(missionario e discepolo di Gesù cristo)