mercoledì 20 marzo 2013

19 marzo: introduzione di don Matteo Pasinato alla serata dedicata all'incontro con Adolfo Pérez Esquivel


Sono convinto che il mondo oggi ha bisogno di pace. Il fatto che ci troviamo qui a parlare della pace, ad ascoltare qualcosa sulla pace … rischia di riempire un’illusione. L’illusione del parlare e dell’ascoltare. Ci sono troppi strumenti che ci stanno costruendo come “spettatori” del mondo. Seduti – anche questa sera – ad essere spettatori. Spettatori che guardano uno spettacolo: a chi piace la pace … sceglierà questa serata. E se ne andrà contento (almeno qualcuno che ancora parla della pace). Oppure se ne andrà scontento (perché nel parlare non è entrato questo o quello, perché non si è condannato qualcosa, perché non si è denunciata con parole chiare una posizione diversa). Allo stesso modo possono trovarsi seduti – da un’altra parte – altri spettatori che preferiscono un altro spettacolo. Che parlano delle operazioni militari come “azioni di pace”, che vedono solo il realismo di economie che ruotano attorno alle armi, non importano se sono armi visto che si tratta di economie, di guadagni e posti di lavoro e commercio … e future economie di ricostruzione.
Forse semplifico troppo, ma ciò che ha in comune l’uomo che preferisce i discorsi sulla pace e l’uomo che preferisce i discorsi sulla rassegnazione all’inevitabilità della non pace, è il fatto che tutti e due sono “spettatori”.
Quello che manca, e questa sera invece è una possibilità, è vedere un uomo pacifico. Un soggetto di pace. Non uno spettatore … ma un attore. Uno che la pace la vive dentro di sé … e la racconta, ma la pace non aumenta in proporzione di quanto ne parla … e non diminuisce la pace che ha dentro se anche il mondo intero andasse nella direzione opposta.
Una chiesa che parla di pace non mi soddisfa del tutto … come si può parlare del vangelo senza averlo dentro … così si può parlare della pace senza averla dentro.
Io soggetto di pace? Questa si è una questione seria … persona di pace al punto da essere in pace perfino se una base è costruita dentro alla nostra città; al punto da essere in pace con cristiani coraggiosi che denunciano manovre di menzogna con cui ogni operazione militare viene protetta … al punto da essere in pace anche con chi ha paura di esporsi. Ma con una cosa soltanto non potrà essere in pace chi è “soggetto di pace”: del suo essere diventato spettatore. Lo spettatore della pace quando non sente parlare di pace rischia di deprimersi (e lottare una guerra per la pace), lo spettatore quando sente parlare di pace rischia di credere che tutto è stato detto (e smettere di pacificarsi con le proprie comode reazioni personali).
Intendevo solo suggerire una semplice attenzione: proviamo ad uscire dalla logica dello “spettatore”, Adolfo Perez Esquivel non è uno spettacolo (mi piace … non mi piace / a favore di chi parla? Contro chi parla?). È una persona che, parlandoci, può aiutarci a misurare quanta pace c’è dentro ciascuno … senza deprimerci e senza pensare che sia sufficiente che stasera se ne sia parlato.
Un po’ come la nuova base miliare nella nostra Vicenza. Si sono predisposte strutture di guerra? Ora sarà il tempo anche delle strutture di pace? Chi crede nel Cristo della Pasqua, non è lasciato in pace. Perché sa che anche il più sigillato sepolcro non può nulla contro la forza della Risurrezione. «Vi do la mia pace». Cristo ha dato la pace dopo il sepolcro … e noi dovremmo cercare la pace prima che si riempiano ancora troppi sepolcri, di vittime innocenti e di vittime militari. L’unica cosa che non è mai vittima sono le armi … l’unica cosa che dovremmo seppellire, nel nome dell’uomo e nel nome di Dio.