Sono
convinto che il mondo oggi ha bisogno di pace. Il fatto che ci troviamo
qui a parlare della pace, ad ascoltare qualcosa sulla pace … rischia di
riempire un’illusione. L’illusione del
parlare e dell’ascoltare. Ci sono troppi strumenti che ci stanno costruendo
come “spettatori” del mondo. Seduti – anche questa sera – ad essere spettatori. Spettatori che guardano uno
spettacolo: a chi piace la pace … sceglierà questa serata. E se ne andrà contento
(almeno qualcuno che ancora parla
della pace). Oppure se ne andrà scontento (perché nel parlare non è entrato
questo o quello, perché non si è condannato qualcosa, perché non si è
denunciata con parole chiare una posizione diversa). Allo stesso modo possono
trovarsi seduti – da un’altra parte – altri spettatori che preferiscono
un altro spettacolo. Che parlano delle operazioni militari come “azioni di
pace”, che vedono solo il realismo di economie che ruotano attorno alle armi,
non importano se sono armi visto che si tratta di economie, di guadagni e posti
di lavoro e commercio … e future economie di ricostruzione.
Forse semplifico troppo, ma ciò che ha in comune l’uomo che
preferisce i discorsi sulla pace e l’uomo che preferisce i discorsi sulla
rassegnazione all’inevitabilità della non pace, è il fatto che tutti e due sono “spettatori”.
Quello che manca, e questa sera invece è una possibilità, è
vedere un uomo pacifico. Un soggetto
di pace. Non uno spettatore … ma un attore. Uno che la pace la vive dentro di
sé … e la racconta, ma la pace non aumenta in proporzione di quanto ne parla …
e non diminuisce la pace che ha dentro se anche il mondo intero andasse nella
direzione opposta.
Una chiesa che parla di pace non mi soddisfa del tutto …
come si può parlare del vangelo senza averlo dentro … così si può parlare della
pace senza averla dentro.
Io
soggetto di pace? Questa si è una questione seria … persona di pace
al punto da essere in pace perfino se
una base è costruita dentro alla nostra città; al punto da essere in pace con cristiani coraggiosi che
denunciano manovre di menzogna con cui ogni operazione militare viene protetta
… al punto da essere in pace anche
con chi ha paura di esporsi. Ma con una cosa soltanto non potrà essere in pace
chi è “soggetto di pace”: del suo essere diventato spettatore. Lo spettatore
della pace quando non sente parlare di pace rischia di deprimersi (e lottare
una guerra per la pace), lo spettatore quando sente parlare di pace rischia di
credere che tutto è stato detto (e smettere di pacificarsi con le proprie
comode reazioni personali).
Intendevo solo suggerire una semplice attenzione: proviamo ad
uscire dalla logica dello “spettatore”, Adolfo Perez Esquivel non è uno
spettacolo (mi piace … non mi piace / a favore di chi parla? Contro chi
parla?). È una persona che, parlandoci, può aiutarci a misurare quanta pace c’è
dentro ciascuno … senza deprimerci e senza pensare che sia sufficiente che
stasera se ne sia parlato.
Un po’ come la nuova base miliare nella nostra Vicenza. Si sono
predisposte strutture di guerra? Ora sarà il tempo anche delle strutture di
pace? Chi crede nel Cristo della Pasqua, non è lasciato in pace. Perché sa che
anche il più sigillato sepolcro non può nulla contro la forza della
Risurrezione. «Vi do la mia pace». Cristo ha dato la pace dopo il sepolcro … e noi dovremmo cercare la pace prima che si riempiano ancora troppi sepolcri,
di vittime innocenti e di vittime militari. L’unica cosa che non è mai vittima
sono le armi … l’unica cosa che dovremmo seppellire, nel nome dell’uomo e nel nome
di Dio.