venerdì 30 luglio 2021

Il Forum delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari (Unfss): dove le multinazionali continuano a definire i nostri sistemi alimentari e a controllare le nostre diete

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Navdanya International

UNFSS DOVE LE MULTINAZIONALI CONTINUANO A PROGETTARE I NOSTRI SISTEMI ALIMENTARI E A CONTROLLARE LE NOSTRE DIETE

Il Forum delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari (Unfss) non offre il cambiamento di paradigma che sarebbe così urgentemente necessario per raggiungere la sovranità alimentare, la resilienza climatica e un sistema alimentare più equo. Al contrario, mantiene la stessa struttura di potere e comporta un’ulteriore colonizzazione dei cibi e delle diete locali. Il vertice si sta rivelando come l’ennesimo strumento per rafforzare il controllo su cibo e agricoltura da parte delle multinazionali e dei grandi gruppi finanziari, mentre il ruolo della società civile nella governance alimentare globale risulta estremamente limitato.

Le multinazionali stanno usando il summit per convincerci che le loro soluzioni saranno sufficienti e abbastanza ecologiche, in modo da poter mantenere intatto l’attuale sistema di interessi: il sistema non può essere cambiato, gli interessi privati non devono essere minati ma, al contrario, devono essere sostenuti da fondi pubblici. Trincerandosi dietro il linguaggio della necessità di un cambiamento nelle abitudini alimentari globali, le multinazionali hanno “dirottato” l’Unfss per imporre alimenti artificiali industriali e ultra-processati e una più profonda industrializzazione del sistema alimentare. Il modello dei sistemi alimentari industriali indicato dall’Unfss ci porta ulteriormente avanti sulla strada del collasso dei sistemi planetari, della nostra salute, delle nostre economie e della nostra democrazia.

È giunto il momento di ritenere le multinazionali responsabili delle proprie azioni e di sostenere una vera transizione verso un paradigma agroecologico che protegga la biodiversità, la diversità culturale, le economie alimentari locali. In risposta a questo “dirottamento corporativo” dei sistemi alimentari globali, numerose organizzazioni di base e della società civile provenienti da tutto il mondo hanno organizzato un contro-vertice per proporre una vera trasformazione dei sistemi alimentari. Si tratta di gruppi, organizzazioni e comunità che perseguono una reale trasformazione agroecologica, che mette al centro la sovranità alimentare e considera l’importanza dei piccoli agricoltori, delle donne, dei popoli indigeni e del cibo locale biodiverso nel sistema alimentare.

Uno degli aspetti chiave delle proposte del Forum delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari è il focus sulla transizione verso diete “sostenibili” come soluzione alle problematiche del cambiamento climatico e della malnutrizione. Attraverso la retorica sulla necessità di un cambiamento nelle abitudini alimentari globali, e in risposta alle richieste dei cittadini per un futuro più sostenibile, le multinazionali cercano di imporre soluzioni false, ma certamente redditizie ignorando totalmente l’importanza e la necessità di promuovere invece i sistemi alimentari locali ed ecologici per una reale trasformazione sostenibile.


Traccia d’azione 1: il cibo non sicuro rende sicuri i profitti


La Traccia d’Azione 1 “Accesso a cibo nutriente e sicuro per tutti”, promuove la fortificazione degli alimenti, da applicarsi su larga scala, come soluzione alla malnutrizione. La fortificazione degli alimenti consiste nell’aumentare alcune sostanze nutritive nelle piante, sia attraverso la coltivazione convenzionale, sia attraverso la biotecnologia. In questo modo si isola il ruolo di un singolo nutriente dalla vasta rete della biodiversità e lo si sintetizza per creare una nuova varietà di semi da immettere sul mercato. Sebbene questa tecnologia sia descritta nella Traccia d’Azione come essenziale “per affrontare di petto la mancanza di vitamine e minerali essenziali nella dieta quotidiana delle popolazioni vulnerabili”, essa sfocia in un approccio corporativo che mina la capacità delle comunità di rafforzare i propri sistemi alimentari locali basati sulle proprie conoscenze e preferenze culturali e tradizionali.

Ne è un esempio il Golden Rice che è stato modificato in modo tale da contenere alti livelli di beta-carotene per prevenire la carenza di vitamina A e continua a essere pubblicizzato e spinto sul mercato, nonostante la Food and Drug Administration degli Stati Uniti abbia scoperto che i livelli presenti non forniscono alcun beneficio nutrizionale dimostrabile.

La Bill and Melinda Gates Foundation (Bmfg) ha finora finanziato il Golden Rice con 28 milioni di dollari, a cui si aggiunge il finanziamento tramite la partnership diretta della Global Alliance for Improved Nutrition (Gain), anch’essa avviata e finanziata dalla Bmfg e leader di questa Traccia d’Azione. La biofortificazione e le soluzioni tecnologiche hanno quindi rafforzato la dipendenza da una ristretta gamma di colture di base o da singoli ingredienti aggiunti, ignorando così il ruolo centrale della biodiversità nella nutrizione.

Questa falsa equazione si esprime nella Traccia d’Azione attraverso la lode della fortificazione del sale con iodio per combatterne la carenza nell’alimentazione, quale emblema dei miracoli di questa tecnica. Un approccio che, in primo luogo, non mette in discussione il perché gli alimenti debbano essere fortificati, ed inoltre evita di prendere in considerazione la rete di profitti ed interessi privati che sta dietro lo sviluppo di nuovi tipi di colture Ogm. I principi nutritivi raramente funzionano in modo isolato. La tradizionale dieta mediterranea, acclamata come comprovata protettrice contro diverse malattie e contro la malnutrizione, ha effetto unicamente se applicata nella sua complessità. È stato infatti riconosciuto che nessun singolo componente o nutriente di questa dieta composita ha un effetto protettivo dimostrabile se analizzato singolarmente. La biofortificazione, quindi, non tiene conto di come la biodiversità nelle diete sia fondamentale come soluzione alla malnutrizione. In definitiva, la semplice integrazione di una sostanza nutritiva non risolve il problema della malnutrizione generale. Inoltre, non spiega il perché ci sia una diminuzione dei livelli di nutrizione nelle colture e negli alimenti, rivelandosi una soluzione di livello superficiale al problema reale della malnutrizione globale.

Il Manifesto Food for Health (Cibo per la Salute) di Navdanya International, redatto dai maggiori esperti in materia di salute globale ed ecologia, ha analizzato in dettaglio come le sostanze tossiche presenti nella catena alimentare siano una delle cause principali della diffusione delle malattie croniche non trasmissibili. L’agricoltura industriale e la trasformazione del cibo hanno portato al degrado della nostra salute e delle nostre abitudini alimentari, sia ignorando la priorità della nutrizione e della salute nel sistema alimentare, sia immettendo sostanze chimiche e contaminanti in tutta la filiera: dalla produzione, alla trasformazione, alla distribuzione.

Un rapporto pubblicato di recente dall’organizzazione argentina Naturaleza de Derechos, rivela come i residui di pesticidi, vietati nell’UE in ragione degli effetti negativi sulla salute, siano stati riscontrati in grandi quantità in svariati tipi di frutta e verdura destinati ai mercati internazionali e al consumo interno. Le agrotossine sono note per essere cancerogene, interferenti degli ormoni umani e inibitori della colinesterasi. I loro effetti sinergici sono ancora sconosciuti. L’esposizione cronica ai pesticidi e i conseguenti rischi per la salute umana, anche a dosi minime, può avere effetti persistenti e bioaccumulativi con relativi impatti negativi non solo sui parassiti per cui i pesticidi sono stati creati, ma sull’intero ecosistema e sulla salute umana. Considerando tutti questi fattori, risulta evidente come il modo in cui l’Unfss affronta il problema della sicurezza alimentare sia limitato, visto che ignora completamente il ruolo dei prodotti chimici nella produzione e trasformazione degli alimenti industriali come minaccia diretta alla salute umana e alla sostenibilità ambientale.

Gain, che dirige la Traccia d’Azione 1, ha utilizzato per prima il modello del partenariato tra settore pubblico e privato, quando è stata fondata nel 2001 da Bill Gates. Da allora, ha continuato a supportare le soluzioni corporative alla malnutrizione e all’insicurezza alimentare, con un focus esclusivo sulla biofortificazione e altri schemi simili. Molti dei finanziatori di Gain inoltre sono gli stessi di Agra, come la Fondazione Rockefeller, Basf o Unilever, oltre alla Bill & Melinda Gates Foundation da cui ha ricevuto non meno di 251 milioni di dollari tra il 2002 e il 2014.


Traccia d’Azione 2: gli alimenti sintetici ultra-processati, realizzati con tecnologie brevettate per ottenere la diversificazione delle proteine portano solo alla diversificazione dei profitti


La Traccia d’Azione 2, “Transizione verso modelli di consumo sostenibili”, prevede la promozione di prodotti animali artificiali e ultra-processati a base vegetale.

Con il pretesto della “diversificazione delle proteine”, questa cosiddetta soluzione sostituisce in modo conveniente le diete biodiverse e locali con alimenti sintetici ultra-processati, realizzati con tecnologie brevettate che rappresentano una fonte di grandi profitti per le multinazionali agroalimentari e i relativi investitori miliardari. Queste proteine a base di piante e alghe tentano di imitare il gusto e la consistenza delle loro controparti animali “facilitando l’integrazione nella vita quotidiana senza la necessità di acquisire nuove competenze o cambiare il comportamento in cucina, dato che possono essere facilmente utilizzate nelle cucine tradizionali”. Sembra quindi chiaro come l’obiettivo sia quello di incorporare questi ingredienti e cibi, di proprietà delle multinazionali, nei nostri piatti, compresi quelli delle comunità locali e indigene, che si vedranno private delle loro diete tradizionali e sostenibili. Come Navdanya International ha denunciato, gli alimenti artificiali ultra-processati sono basati su brevetti, su metodi di biologia sintetica non sicuri e non testati e costituiscono un modo per le aziende biotecnologiche, in alleanza con i giganti dell’agribusiness, di accedere a un mercato più vasto.

Il cibo sintetico si basa sullo stesso problematico modello agricolo industriale su larga scala, sulle monocolture, sui pesticidi e spesso sulla coltivazione di Ogm, contribuendo così direttamente al già fallito sistema alimentare che sta distruggendo la fauna selvatica, inquinando l’acqua e il suolo, e contribuendo alle emissioni climalteranti. Essendo prodotti altamente lavorati e contenenti sostanze chimiche tossiche, non sono in grado di soddisfare quei requisiti nutrizionali che sono invece presenti negli alimenti integri prodotti in natura. Come nel caso della fortificazione degli alimenti, la semplice aggiunta di proteine isolate, vitamine e minerali alle diete non conferisce gli stessi benefici alla salute degli alimenti interi, i cui nutrienti agiscono in sinergia con altre migliaia di composti.

Quanto a EAT, che guida la Traccia d’Azione 2 del Summit, assistiamo ad un altro caso che tende a modellare i sistemi alimentari globali secondo gli interessi privati. La direzione e il consiglio di amministrazione di EAT sono strettamente connessi al World Economic Forum e i suoi partner includono società come Nestlé e Danone, entrambe leader nella globalizzazione degli alimenti ultra elaborati. Le raccomandazioni presenti nella Traccia d’Azione 2 provengono direttamente dal rapporto EAT-Lancet “Food in the Anthropocene: the EAT-Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems“. Sebbene il rapporto tenti di far emergere come la trasformazione dei sistemi alimentari sostenibili potrebbe essere realizzata attraverso la promozione di “diete sane”, esso sorvola sul ruolo diretto dell’agricoltura industriale e chimica nella creazione di sistemi alimentari insostenibili e malsani. Il rapporto evita totalmente di riconoscere che il passaggio a diete sane dipende da un allontanamento dal paradigma dell’agricoltura chimica. Piuttosto il rapporto promuove la nozione fondamentalmente insostenibile di “intensificazione sostenibile” degli attuali sistemi alimentari, e una transizione globale verso alternative problematiche “a base vegetale”, tralasciando di analizzare i problemi connessi al consumo di alimenti industriali e distogliendo deliberatamente l’attenzione da soluzioni alternative come l’agroecologia.


Diete nutrienti, biodiverse e diversificate: la democrazia alimentare contro il colpo di stato delle multinazionali

 

Se da un lato le aziende multinazionali e i loro partner hanno per molto tempo continuato a promuovere false soluzioni e modelli fallimentari, la vasta piattaforma fornita dall’Unfss ora dà loro il potere diretto di plasmare i sistemi alimentari globali. Attraverso il passaggio intenzionale all’approccio “multi stakeholder”, inventato dal World Economic Forum, le multinazionali hanno rovesciato la bilancia del potere a proprio favore, fornendo allo stesso tempo l’illusione dell’inclusività.

Come sottolineato dal Civil Society Mechanism (Csm), un tale approccio conferisce un maggior potere a pochi eletti nel determinare la politica alimentare globale, mentre tutti gli altri sono relegati a spettatori, chiudendo ogni via possibile in materia di assunzione di responsabilità e negoziazione orizzontale, mantenendo inalterate le strutture di potere e i modelli fallimentari che sostengono.

Il Forum delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari (Unfss) non offre il cambiamento di paradigma e l’approccio olistico che sarebbe così urgentemente necessario per raggiungere la sovranità alimentare, la resilienza climatica e un sistema alimentare più equo.

Navdanya International


Bibliografia

L'Associazione Navdanya International - Onlus è stata creata in Italia nel 2011 allo scopo di sostenere la missione di Navdanya a livello internazionale. L’organizzazione promuove un nuovo paradigma agricolo ed economico, una cultura del “cibo come salute”, in cui prevalgono la responsabilità ecologica e la giustizia economica. Fra gli obiettivi dell’organizzazione emergono la protezione della natura e della biodiversità, la difesa delle culture e delle conoscenze indigene e tradizionali, la difesa del diritto dei consumatori ad un'alimentazione sana e libera da veleni, la tutela del diritto degli agricoltori e dei cittadini comuni di conservare, scambiare, coltivare e selezionare liberamente i semi, nonché il riscatto dei beni comuni come fondamento di un rinnovato senso di comunità, solidarietà e di una cultura di pace. Le campagne internazionali, il coordinamento di incontri, dibattiti e conferenze e le campagne politiche di Navdanya International sono incentrate sull’analisi del contesto dei sistemi agro-alimentari e del loro stretto legame con le condizioni del suolo, della biodiversità e degli ecosistemi, con la resilienza climatica e la giustizia sociale.