3 agosto 2019
Il contesto dell’articolo.
La società attuale, caratterizzata, con Bauman, come «società liquida postmoderna», sembra indebolire il bisogno di riconciliazione, in quanto la rottura delle relazioni appare come la condizione inevitabile del loro ansiogeno consumo «usa e getta». D’altra parte, proprio questo dimostra che, senza relazioni, l’essere umano è destinato – sia sul piano sociale sia su quello individuale – alla morte antropologica, che nasce dalla paura di rimanere privi di ogni relazione, in totale solitudine. Perché l’essere umano è un essere strutturalmente in relazione, fin dall’inizio della sua vita.
Perché l’articolo è importante?
Nel suo articolo, p. Imperatori spiega perché solo alla luce dell’intimo rapporto tra relazione e identità potrà emergere chiaramente come la riconciliazione, nella misura in cui ristabilisce relazioni prima interrotte, non sia un semplice, secondario, «fare la pace» con gli altri e con Dio; ma tocchi, al contrario, l’identità più profonda dell’uomo.
Inoltre, mostra come l’alleanza con Dio, al centro dell’Antico Testamento nella Bibbia, sia un fondamento – caratterizzato da un’essenziale gratuità – della relazionabilità dell’uomo. E ciò non riguarda solo la dimensione strettamente religiosa. L’iniziativa dell’alleanza, infatti, è sempre e solo di Dio. Egli la propone non per riguardo all’uomo e ai suoi veri o presunti meriti, ma soltanto per fedeltà a se stesso. In questa gratuità relazionale, l’essere umano può trovare quella garanzia ultima che gli permette di considerare affidabile la sua relazionabilità.
Passando al Nuovo Testamento, al centro della scena non c’è più il Dio dell’alleanza, ma il Padre, di cui Gesù annuncia il regno: un regno che ha spesso caratteristiche esplicitamente nuziali. Gesù, è il compimento della relazionabilità dell’umano.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
La società attuale, caratterizzata, con Bauman, come «società liquida postmoderna», sembra indebolire il bisogno di riconciliazione, in quanto la rottura delle relazioni appare come la condizione inevitabile del loro ansiogeno consumo «usa e getta». D’altra parte, proprio questo dimostra che, senza relazioni, l’essere umano è destinato – sia sul piano sociale sia su quello individuale – alla morte antropologica, che nasce dalla paura di rimanere privi di ogni relazione, in totale solitudine. Perché l’essere umano è un essere strutturalmente in relazione, fin dall’inizio della sua vita.
Perché l’articolo è importante?
Nel suo articolo, p. Imperatori spiega perché solo alla luce dell’intimo rapporto tra relazione e identità potrà emergere chiaramente come la riconciliazione, nella misura in cui ristabilisce relazioni prima interrotte, non sia un semplice, secondario, «fare la pace» con gli altri e con Dio; ma tocchi, al contrario, l’identità più profonda dell’uomo.
Inoltre, mostra come l’alleanza con Dio, al centro dell’Antico Testamento nella Bibbia, sia un fondamento – caratterizzato da un’essenziale gratuità – della relazionabilità dell’uomo. E ciò non riguarda solo la dimensione strettamente religiosa. L’iniziativa dell’alleanza, infatti, è sempre e solo di Dio. Egli la propone non per riguardo all’uomo e ai suoi veri o presunti meriti, ma soltanto per fedeltà a se stesso. In questa gratuità relazionale, l’essere umano può trovare quella garanzia ultima che gli permette di considerare affidabile la sua relazionabilità.
Passando al Nuovo Testamento, al centro della scena non c’è più il Dio dell’alleanza, ma il Padre, di cui Gesù annuncia il regno: un regno che ha spesso caratteristiche esplicitamente nuziali. Gesù, è il compimento della relazionabilità dell’umano.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- In che modo la società «liquido-moderna» ha messo in discussione il valore della relazione e il nesso tra relazione e identità?
- Qual è il legame tra la morte di Gesù in croce e la riconciliazione con Dio? E perché questo legame dice molto della nostra identità umana?
Mario Imperatori, La Civiltà Cattolica, Quaderno 4059-4060, pag. 209 - 222, Anno 2019, Volume III