lunedì 4 febbraio 2019

Clima: marcia globale del 15 marzo

da il manifesto Edizione del 1 febbraio 2019
dalla pagina https://ilmanifesto.it/lo-sciopero-del-venerdi-della-generazione-verde/


Lo sciopero del venerdì della generazione verde
Clima. «FridayForFuture», migliaia di studenti rispondono all’appello di Greta Thunberg. Il movimento cresce e si prepara alla marcia globale del 15 marzo
Se per salvare il clima decine di migliaia di studenti si mobilitano in Belgio, Germania, Svizzera e altri paesi, è probabile che i giovani saranno al centro della Marcia globale prevista il 15 marzo in quaranta paesi del mondo per chiedere un vero cambiamento nelle politiche ambientali.
Ha evidentemente fatto scuola la studentessa svedese Greta Thunberg, che un venerdì dello scorso agosto iniziò a manifestare per il clima davanti alla sede del Parlamento con il cartello «sciopero della scuola per il clima». In settembre sul suo profilo twitter (dove si definisce «attivista per il clima, sedicenne con sindrome di Asperger») lanciò un appello intitolato FridaysForFuture (i venerdì per il futuro). In seguito è diventata un’icona mondiale, anche grazie ai social media e alla sua capacità di distinguere nettamente fra bianco e nero, mentre le organizzazioni ambientaliste sono obbligate a occuparsi dei problemi in modo complesso.
Greta ha parlato in plenaria alla Conferenza dell’Onu sul clima a Katowce (Polonia), nel dicembre 2018, tirando le orecchie ai leader mondiali, chiedendo di «lasciare i combustibili fossili sottoterra» e «mettere al centro l’equità». Qualche giorno fa è arrivata, dopo un lungo viaggio in treno (l’aereo è di gran lunga più pesante in termini di emissioni di gas serra), al forum economico mondiale di Davos. Il Gotha politico ed economico del mondo ha ascoltato con attenzione il suo duro messaggio: «Qui a Davos parlate di storie di successo, ma il successo finanziario ha avuto un prezzo molto alto», «voglio che andiate nel panico, che sentiate la paura che sento io ogni giorno» e «occorre agire come se la casa stesse andando a fuoco perché così è». Il Forum, del resto, cerca la quadratura del cerchio: crescita economica e compatibilità ambientale.
Ma oltre che alle orecchie dei potenti, le parole di Greta sono arrivate a giovani, adolescenti e adulti che da qualche tempo, in piccoli o grandi gruppi, hanno cominciato a darsi appuntamento il venerdì nelle strade o davanti a palazzi istituzionali per protestare contro la mancanza di azione rispetto al cambiamento climatico. Li guidano e li radunano gli immancabili hashtag: su #SchoolStrike4Climate, la stessa Greta informa sui 30.000 studenti in sciopero in Belgio; mentre Flossie dall’Irlanda spiega che il 15 febbraio tutta la sua scuola e altre saranno in sciopero («Siamo un piccolo paese ma teniamo all’ambiente»). Da Zeist nei Paesi bassi si invitano gli studenti al ventunesimo sciopero scolastico. A Exeter (Regno Unito) lo sciopero sarà il 15 febbraio: «Se migliaia di ragazzi diventeranno milioni, tutti capiranno le conseguenze della crisi climatica e la trasformazione della società umana sarà radicale».
Anche l’Italia si muove. Da alcune settimane ragazze e ragazzi, ma anche cittadine e cittadini, senza bandiere di partito, si ritrovano in varie città ogni venerdì, guidati dagli hashtag #FridaysForFuture e #ClimateStrike – dal momento che gli appuntamenti corrono soprattutto sui social. Oggi in particolare si tengono sit-in a Pisa, Milano, Roma, Brescia, Bologna, Venezia, Roma, Torino, Genova, Taranto.
Non è che l’inizio. La strada non sarà facile. Due tweet di Greta in rapida successione sono eloquenti. Il primo spiega che, secondo un sondaggio, ben il 61% delle persone in Germania sostiene FridayForFuture e SchoolStrike4Climate. Il secondo si rammarica: in Germania la cosiddetta Commissione per il carbone (Commissione tedesca sulla crescita, il cambiamento strutturale e il lavoro) sostiene che la Germania potrà continuare a bruciare carbone fino al 2038.


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da il manifesto Edizione del 1 febbraio 2019
dalla pagina https://ilmanifesto.it/in-italia-la-strada-e-lunga/

In Italia la strada è lunga

di Monica Frassoni co-presidente del Partito Verde Europeo

Nonostante in Italia assuma subito un significato da controllo del traffico non c’è dubbio che la definizione “onda verde” sia senza dubbio la più appropriata per descrivere la crescente presa di coscienza che gli sconvolgimenti del clima non saranno un problema lontano bensì una possibile catastrofe o una opportunità qui e adesso.
Dall’estate rovente e instabile, ai rapporti sempre più circostanziati, concreti e comprensibili di migliaia di scienziati, ai successi dei Partiti verdi in varie parti di Europa che si sono fatti trovare pronti con proposte, organizzazione e leader adeguati, al rilievo mediatico dello sciopero del clima della durissima e incrollabile Greta (che dubito avrebbe avuto la stessa eco se fosse stata di Messina o Madrid invece che svedese), alla delusione del topolino partorito in mondovisione dalla Cop di Katowice, all’opera di decine di insegnanti e studenti che hanno trovato nello sciopero climatico un modo molto concreto per trovare una espressione collettiva di un’inquietudine spesso individuale: è evidente che il tema dei cambiamenti climatici e di come fermarli dilaga.
Nel corso di tre settimane gli studenti che si sono attivati in Belgio per lo sciopero del clima sono passati da 3.000 a 35.000 solo a Bruxelles e sono i volti sorridenti di due ragazze, una francofona e una fiamminga che rappresentano con parole chiare e sagge, ma senza semplificazioni banali, il senso della
Mobilitazione che è quella di trasmettere il senso dell’estrema urgenza dell’azione.
Se perfino in Italia sembra che una coscienza su questi temi potrebbe crescere, non significa che siamo già sulla buona strada per affrontarli in modo vincente. Anzi. Il passaggio dalla coscienza all’azione è complicato e suppone una mobilitazione di tutti i settori della società. La mobilitazione spontanea e sistematica degli studenti e dei cittadini è indispensabile certo.
Anche perché non è, ripeto, una pura protesta. Si riempie di contenuti, di parole d’ordine, di storie, di iniziative diffuse e diverse. Di ragazzi e ragazze che studiano e approfondiscono un tema complicato. Ma non basta.
Ci vogliono la sensibilità dei media di dare spazio a questi temi, preparazione e capacità di analisi su fatti e dati degli scienziati e delle ong, ci vogliono soluzioni tecnologiche e la creazione di nuovi prodotti, nuovi mercati e nuovi lavori delle imprese, la capacità della politica e delle istituzioni, ma anche di sindacati e forze sociali, di lasciarsi alle spalle favori e miliardi per imporre una transizione giusta che protegga i più deboli; evidentemente non ci siamo ancora.
Se oggi il candidato Pd Zingaretti non trova lo spazio di citare i cambiamenti climatici fra i punti chiave da discutere con Conte; se ancora Calenda dice pubblicamente che il gas non inquina e un personaggio alla moda come Bentivogli dice che la mobilità elettrica non va bene perché ci ritroveremmo a comprare auto straniere sottovalutando l’eccellenza italiana in bici scooter e bus elettrici e soprattutto pretendendo di fermare il tempo, capiamo che in Italia studenti e ambientalisti hanno un compito più difficile che altrove.
È un compito immane. Ma Una sfida bellissima. Che ci coinvolge tutti e tutte, quando spegniamo la luce ma anche quando consumiamo, ci muoviamo o votiamo. Una sfida che si può ancora vincere. Per poco.