dalla pagina https://www.avvenire.it/attualita/pagine/porto-darmi-licenze-record
Diminuiscono gli iscritti alle associazioni venatorie, ma
aumentano le «patenti» per caccia e tiro sportivo. Mistero (per legge)
sul numero di armi vendute
Con il rapinatore ucciso a Lodi, quest’anno siamo già a 46 casi con
protagoniste armi legalmente detenute. Non sempre c’è scappato il
morto, ma per quanto l’ultimo episodio potrebbe trovare accoglienza
nella casistica della legittima difesa, per tutti gli altri (tra cui 11
omicidi e 14 suicidi) non vi sono molte attenuanti. Di mezzo c’è sempre
un porto d’armi. L’Osservatorio di Brescia sulle armi leggere (Opal)
ha avviato un archivio informatico sugli episodi di cronaca che hanno
per protagoniste armi da fuoco legalmente possedute. Dalla guardia
giurata che si sbarazza della moglie dopo aver tolto la sicura alla
pistola d’ordinanza, al benzinaio che scambia i carabinieri in borghese
per dei rapinatori e si mette a sparargli addosso, per fortuna con la
mano che trema e il piombo che schizza via a casaccio. «Alcuni episodi
di cronaca recente mi hanno fatto pensare alla necessità di pubblicare
un database degli omicidi e dei reati compiuti in Italia con armi
legalmente detenute», spiega Giorgio Beretta, analista di Opal.
«È
importante - aggiunge - raccogliere in un unico elenco queste
informazioni anche perché spesso le statistiche disponibili sugli
omicidi e sui reati con armi non distinguono tra quelli effettuati da
malfattori e criminali, utilizzando armi illegali, e quelli compiuti
con armi legalmente detenute». Nel 2016 su 115 'femminicidi',
23 sono stati compiuti con armi da fuoco. Lo scorso 16 gennaio a Santa
Maria Capua Vetere (Caserta) un’ex guardia giurata, Franco Sorbo, di 47
anni, ha ucciso la moglie, Teresa Cotigno, di 48 anni, con un colpo di
pistola alla testa e poi si è tolto la vita. Il fatto che la coppia
avesse frequenti litigi e che fosse noto che il marito avesse
ripetutamente minacciato la moglie, non è purtroppo stato motivo
sufficiente per ritirare l’arma all’ex guardia giurata.
La
percentuale di italiani che detiene legalmente delle armi non raggiunge
il 10%. Ma c’è poco da stare tranquilli. «Perché, se è vero che un
femminicidio o un uxorcidio può essere compiuto con qualsiasi
strumento e anche a mani nude, sembra indicare che - argomenta l’esperto
- quando vi è un’arma a disposizione questa viene usata». Alcune
questure si stanno muovendo. È il caso di Treviso, dove è stato ordinato
di riconsiderare la concessione della 'patente' per il possesso di
armi a tutti quegli uomini finiti al centro di segnalazioni o denunce
per liti in famiglia e atteggiamenti violenti. Nel 2016 erano stati già
disarmati 60 cittadini. A 39 di essi è stata revocata la licenza, tra
cui 34 uomini protagonisti di violente liti in famiglia. «Nel 2016 su
115 femminicidi, 23 sono stati compiuti con armi da fuoco. Si tratta -
osserva Beretta - di una percentuale molto alta: il 20% cioè,
praticamente 1 su 5». Gli ultimi dati ufficiali dicono che solo nel
2015 sono state rilasciate 1.265.484 licenze. Solo tre anni prima
erano poco più di un milione (1.094.487).
Negli ultimi anni una
serie di norme approvate quasi in sordina hanno però fatto la
fortuna del mercato delle armi per 'uso proprio'. I permessi concessi
per 'uso sportivo' sono passati da circa 370 mila a quasi mezzo
milione. Con un’anomalia che riguarda i cacciatori. Gli iscritti alle
associazioni venatorie sono poco più di mezzo milione, con un calo di
quasi 250mila aderenti nell’ultimo decennio. Curiosamente è invece
aumentato il numero di permessi per la detenzione d’arma a scopi
venatori.
Ottenere il porto d’armi per difesa personale è molto
complicato: bisogna dimostrare di averne necessità. Ma per la caccia o
il tiro sportivo bastano pochi documenti. Ambiguità corredate
dall’opacità delle norme. Ogni rivoltella e ogni doppietta ha un numero
di matricola. Grazie a questo si potrebbe sapere con millimetrica
esattezza quante armi vengono prodotte in Italia e quante ne vendono
vendute. Ma non c’è alcun obbligo di legge a fornire questo dato. Il
resto, è cronaca nera.